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RESISTENZA AL NAZIFASCISMO /4

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RESISTENZA
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2)28 /7/43 Bari strage antifascisti
3)Giovanni Pesce il comandante partigiano
4)Arrigo Boldrini comandante Bulow
5) Gino Donè il partigiano che conobbe il CHE
6) Più forza all'ANPI e alla resistenza
 
 
 
 
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Benedetto Petrone
 
Genova 2001
 

 

Ylenia
 
 
 

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 ARRIGO BOLDRINI comandante "BULOW"

ONORE AL COMANDANTE BULOW

Nato a Ravenna il 6 settembre 1915, morto a Ravenna il 22 gennaio 2008 Medaglia d’Oro al Valor militare, Presidente onorario dell'ANPI.

Quel piccolo uomo che non sapeva  fare lunghi discorsi ma che riuscì a portare la guerra di resistenza in pianura, tra le paludi...

 

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Da Repubblica del 22 gennaio 2008

RAVENNA - E' morto Arrigo Boldrini, lo storico comandante partigiano 'Bulow' e presidente onorario dell'Anpi. Aveva 92 anni e dall'8 gennaio era ricoverato in gravi condizioni all'ospedale di Ravenna.

Per molti anni presidente nazionale dell'Anpi, era nato nella città romagnola il 6 settembre 1915. Da tempo viveva in un centro gestito da un amico sacerdote.

Il 4 dicembre 1944 i partigiani di Boldrini, comandante della 28/a Brigata Garibaldi 'Mario Gordini', e i reparti alleati dell'VIII Armata britannica liberarono Ravenna con un'offensiva combinata. Esattamente due mesi dopo 'Bulow' fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare, con una grande manifestazione pubblica nella piazza di Ravenna, dal generale Richard McCreery, comandante dell'Ottava Armata.

Si portava appresso quel nome di battaglia per le sue capacità militari. Durante una riunione clandestina disse che non si poteva abbandonare la pianura al nemico tedesco, che era necessaria la 'pianurizzazione' della guerra partigiana, fino a liberare Ravenna. I suoi compagni lo ascoltarono poi uno di loro (poco dopo fucilato dai nazisti) sentenziò: 'Mo' chi sit, Bulow?, cioè 'Ma chi sei, Bulow?', alludendo al generale tedesco che sconfisse Napoleone. E' stato lo storico presidente e animatore dell'Anpi (l'associazione partigiani d'Italia). Ed è rimasto famoso l'appello lanciato nell'agosto 2004, nell'ultimo discorso da presidente, quando la maggioranza al governo annunciò di voler tagliare i fondi proprio per la celebrazione dei sessant'anni della Resistenza. Chiese contributi ai Comuni e ai cittadini "perchè - aveva detto - bisogna ricordare degnamente il cemento dell'identità e dell'unità nazionale".

Durante una manifestazione per il cinquantesimo della Resistenza, lo stesso Boldrini sintetizzò così il suo messaggio: "Noi abbiamo combattuto per quelli che c'erano, per quelli che non c'erano e anche per chi era contro...". Questa - ricordano in tanti - è stata sempre la sua profonda, autentica e leale convinzione.

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                L'ANPI di RIMINI lo ricorda così:

http://www.anpi.rimini.it/notizie.php?id=94

 

 

RICORDO DI ARRIGO BOLDRINI
IL “COMANDANTE BULOW”
di Tino Casali
Ravenna, 24 gennaio 2008

A pochi metri da dove oggi ci ritroviamo iniziò la Resistenza armata di Arrigo Boldrini al nazifascismo.
L’otto di settembre, in Piazza Garibaldi, qui accanto, una piccola folla di persone, incredule ed incerte, disorientate, dopo il messaggio di Badoglio alla radio, si domandavano se la guerra fosse veramente finita.
Salito sul basamento della statua di Garibaldi, alzando il tono della voce, Arrigo Boldrini sgombrò il campo dalle illusioni: “Cittadini – urlò – il governo di Badoglio ha deciso di concludere con un armistizio il conflitto voluto da Mussolini contro la volontà, gli ideali e gli interessi del popolo italiano. Hitler e i suoi generali contrasteranno con ogni mezzo questo proposito. Per difendere la pace, per salvare l’Italia, dobbiamo scacciare i tedeschi e i fascisti dalla nostra terra…”
Fu questa la prima indicazione, il primo ordine, potremmo dire, del leggendario comandante Bulow, che si sarebbe guadagnato il nome di battaglia per la sua eccezionale capacità strategica e per avere concepito e saputo realizzare la “pianurizzazione” della guerra partigiana.
Prima di chiunque altro, Bulow aveva capito qual era in questa terra la tattica necessaria, sino ad allora ritenuta vincente soltanto se condotta sulle colline e in montagna. Bulow ebbe ragione perché conosceva la sua gente e sapeva che avrebbe capito e avrebbe partecipato, perché è gente che, avendo strappato per secoli i campi alle paludi, avrebbe saputo accettare anche l’estremo sacrificio della vita per difendere la terra conquistata, per difendere la pace, la libertà e per costruire la democrazia.
Arrigo Boldrini credeva fermamente nella coralità e nel valore unitario della Resistenza, e sapeva parlare ai suoi compagni del valore insopprimibile dell’unità nell’azione.
Pagine straordinarie della storia della Resistenza e della città di Ravenna furono scritte in quei giorni.
Bulow seppe convincere gli anglo-americani della necessità di liberare e di salvare il centro della città, di conservare intatto il patrimonio artistico della zona, di risparmiare a tutta la popolazione molti altri mesi invernali mentre imperversava una temperie di agonia e di distruzioni.
Arrigo Boldrini seppe realizzare in una zona di pianura, di terre e di acque intersecate e pressoché impercorribili un’azione militare e una manovra perfette, che misero in fuga i nazisti dopo una battaglia durissima.
Il Generale Richard McCreery, comandante dell’Ottava armata, decorò Boldrini, per questa azione con la Medaglia d’oro al Valor militare.


Bulow, che gli inglesi chiamavano “l’inafferrabile”, per la sua capacità di uscire combattendo dai rastrellamenti nazifascisti, divenne componente di primo piano del Comando del Corpo Volontari della Libertà.
E fu proprio il Corpo Volontari della Libertà che riuscì a realizzare l’unità tra le diverse formazioni militari di tutte le brigate che ne facevano parte, indipendentemente dal tipo di antifascismo e di antinazismo che muoveva alla lotta le donne e gli uomini delle diverse formazioni, fossero comunisti, socialisti, cattolici e repubblicani o liberarli o monarchici.
È questa la cifra politica dell’azione e del pensiero di Arrigo Boldrini nella lotta armata e nella militanza civile per la costruzione della democrazia del nostro Paese dopo la fine della guerra.
Bulow fu un grande italiano, che dedicò ogni energia della sua intera esistenza per liberare il Paese, per difenderlo, per farlo progredire nella pace e nella libertà, per realizzare la Costituzione.
Prima nella Consulta Nazionale, poi nell’Assemblea Costituente e, quindi, in Parlamento, alla Camera prima e al Senato dopo, per dieci legislature, sempre eletto nelle file del PCI, vicepresidente della Camera dei Deputati o semplice parlamentare, Arrigo Boldrini ha sempre dedicato alle istituzioni il suo impegno politico e civile, limpido e fermo.
Bulow, comandante militare nella Resistenza, fu il primo presidente dell’ANPI, dotato di una capacità infinita di ascoltare e di una capacità concreta di coinvolgere e mobilitare le persone, di organizzare i cittadini, di guidare, nelle stagioni più difficili del terrorismo e dello stragismo, le battaglie civili necessarie per mantenere il Paese ben fermo nel solco dei valori della Resistenza e della Costituzione, sempre avanzando sul cammino della democrazia.
Fu, forse, la sua modestia, sorprendete per un uomo di tanto valore, coniugata ad un rigore di pensiero di azione di estrema coerenza che consolidò intorno a lui una stima estesa ed affettuosa. Il suo sorriso timido e allegro allo stesso tempo, era capace di trasmettere forza e convincimento.
Bulow ci lascia una eredità che non dobbiamo disperdere, quella di un uomo coerente che, pur nel quadro degli irrinunciabili ricordi della guerra di liberazione sapeva pienamente capire il presente e viverlo nella consapevolezza di tutti i fermenti di cambiamento che nel Paese nascevano e di cui erano protagoniste le nuove generazioni. E ai giovani seppe sempre parlare, dei giovani seppe sempre comprendere e difendere le ispirazioni e le speranze, con i giovani seppe sempre predisporre le azioni necessarie per costruire un futuro sempre più libero e democratico, parlando sempre con tutti nel nome di una unità di azione che non poteva tollerare protagonismi e soggettivismi che ne riducessero la vera sostanza unitaria. La morte di Bulow ci trasmette questa eredità, che noi riceviamo, che noi gli promettiamo, congedandoci da lui, di realizzare nell’azione, che fu la sua e che sarà la nostra.
È questo l’impegno che assumiamo oggi qui per onorarti, Comandante Bulow, mentre da te ci congediamo con dolore e con affetto infiniti.

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Cossutta alla Senato commemora il Comandate Bulow

Onorevoli colleghi,

mi unisco alle nobili parole del presidente Marini e vi chiedo un ulteriore momento di riflessione sulla figura di Arrigo Boldrini, del quale sono stato amico e compagno per oltre mezzo secolo.

Della sua presenza nella Consulta, poi alla Camera e al Senato, ci ha parlato il Presidente. Al Parlamento Boldrini ha dedicato scrupolosamente il suo impegno politico e civile. All'Italia ha donato il suo esempio.
Arrigo Boldrini è stato un grande italiano, cresciuto nell' amore per la libertà, a cominciare dall'educazione ricevuta sin dall'infanzia dal padre, libertario romagnolo, ed alla causa della libertà ha dedicato la sua vita. Militare ed ufficiale nella Seconda guerra mondiale rientra, nell' agosto del 1943, nella città natale, in licenza di convalescenza dalla Jugoslavia (dove per un anno aveva comandato una compagnia di fanteria alle Bocche di Cattaro) e, alla folla riunita, alla notizia dell' arn1istizio, nella serata dell' 8 settembre, Boldrini parla con grande passione e con forte determinazione, incitando all'unità nella lotta.
La guarnigione dell' esercito, abbandonata dal comandante, si sfascia; comincia subito l'addestramento per il passaggio alla guerriglia. Nominato comandante - il comandante Bulow - della piazza di Ravenna, quando l'VIII Armata inglese si attesta attorno a Cervia, salpa dal litorale di Porto Corsini in barca a remi, attraccando a Milano Marittima il 18 novembre. Prende contatto con il comando del IO Corpo d'armata canadese e concorda il piano per un' operazione congiunta tra partigiani e forze alleate per la liberazione della città. I partigiani cominciano a muoversi in diverse colonne, per dare inizio a quella che fu chiamata la «battaglia delle Valli» a nord di Ravenna. Al suo comando, una formazione di circa 700 uomini si appresta ad attaccare i capisaldi nemici disseminati fra gli acquitrini; riesce a superare le difese tedesche, nonostante lo sbarramento dei carri armati e dell'artiglieria pesante. Ferito, continua a combattere, lasciando stupiti anche gli alleati inglesi per il suo valore. La battaglia si conclude il 6 dicembre. Ravenna è libera. E da Ravenna Boldrini continua con i partigiani, a fianco degli alleati, la guerra di liberazione verso il Nord.
Il 4 febbraio 1945, a guerra conclusa, a Ravenna, il generale Richard McCreery, comandante in capo dell' VIII Armata, decorerà di medaglia d'oro al valor militare Arrigo Boldrini in quella stessa Piazza Garibaldi dove, nella serata dell' 8 settembre, egli aveva incitato la folla al combattimento contro nazisti e fascisti.
Alla fine della guerra, Boldrini diverrà presidente dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia, animatore dell' intesa fra tutte le associazioni partigiane e cornbattentistiche e, più recentemente, anche presidente della Fondazione del Corpo volontari della libertà. Grande, onorevoli colleghi, fu il ruolo del CVL, grazie al quale si è riusciti allora a realizzare l'unità delle diverse formazioni militari, di tutte le brigate che facevano capo, distintamente, a comunisti, socialisti, cattolici, repubblicani, liberali, monarchici. Unico caso in Europa. Neppure in Jugoslavia, dove la Resistenza fu imponente, si era riusciti a realizzare l'unità di tutte le formazioni militari.
I vincoli di solidarietà cementati nel corso della guerra fra quegli uomini (Ferruccio Parri, Luigi Longo, Enrico Mattei, Riccardo Lombardi, Sandro Pertini, Giorgio Amendola) rimarranno sempre vivi. Straordinari, persino emblematici, i rapporti di fraterna amicizia tra i due grandi ravennati: il comunista Boldrini e il democristiano Benigno Zaccagnini, il paritigiano «Tommaso Moro». Una storia parallela cominciata nella canonica di Piangipane, paese ad una decina di chilometri da Ravenna. Amici sino alla fine. Avevano fatto un patto, dopo la guerra: chi fosse sopravvissuto avrebbe fatto all'altro il discorso al funerale. E così è stato. Fu Boldrini a tenere l'orazione funebre per l'indimenticabile segretario della Democrazia Cristiana Benigno Zaccagnini nel novembre del 1989.
Ricordare Boldrini, onorevoli colleghi, ricordare quegli uomini che ci hanno indicato l'esempio dell'unità e che l'hanno saputa costruire per la libertà, per il rinnovamento democratico dell'Italia, per il progresso sociale è oggi per tutti noi -credo - ammonimento severo.
In questa nostra Italia, scossa in questi tempi da tante bufere politiche, sociali, civili, è questo l'impegno che mi sento qui di esprimere, io, partigiano come loro, oggi unico appartenente al Corpo volontari della libertà in quest'Aula, a voi tutti. Per la Repubblica, per l'Italia democratica.

 

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ed ancora L'ANPI

http://www.anpi.it/uomini/boldrini.htm

 

Le operazioni belliche erano ancora in corso quando, il 4 febbraio 1945, il generale Mac Creery, comandante dell’VIII Armata, appuntò sul petto del "comandante Bulow" (questo il nome di battaglia di Boldrini) la Medaglia d’Oro al Valor militare. La cerimonia si svolse sulla piazza di Ravenna liberata proprio dalle formazioni di Bulow, che da quel momento si sarebbero aggregate alle armate anglo-americane sino alla resa totale dei nazifascisti.
Impossibile dire di Boldrini in poche righe, a cominciare dall’educazione all’amore per la libertà ricevuta dal padre, una popolare figura di internazionalista romagnolo, sino alle sue gesta nella Resistenza e sino all’attività politica e parlamentare nel dopoguerra. Ci hanno provato Silvia Saporelli e Fausto Pullano in un bel documentario presentato il 6 ottobre 1999 nella sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. Erano presenti i Presidenti di Camera e Senato e seduto in prima fila c’era proprio "Bulow", "un uomo di pace che – come ha sottolineato il Presidente Mancino – ha sempre onorato la Patria, il Parlamento e la sua parte politica".
Di Arrigo Boldrini, parlamentare per diverse legislature e presidente nazionale dell’ANPI, ha scritto a suo tempo Gian Carlo Pajetta: "È un eroe. Non è il soldato che ha compiuto un giorno un atto disperato, supremo, di valore. Non è un ufficiale che ha avuto un’idea geniale in una battaglia decisiva. È il compagno che ha fatto giorno per giorno il suo lavoro, il suo dovere; il partigiano che ha messo insieme il distaccamento, ne ha fatto una brigata, ha trovato le armi, ha raccolto gli uomini, li ha condotti, li conduce al fuoco"....
 

nota della redazione dell'Archivio  St.BPetrone : abbiamo ricordato il comandante Bulow anche nelle pagine del nostro sito dedicate all'altra resistenza

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