ARCHIVIO STORICO BENEDETTO PETRONE

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RICORDI

SALVATORE DE CAROLIS

SEZIONE 1: Brindisi
1)Salvatore de  Carolis
2)Pietro Alò
3
) Gino Carrino

SEZIONE 2:Ostuni

SEZIONE 3: Lecce
1)Angelo Bagordo

SEZIONE 4: BARI
1) Benetto Petrone" Benny"

2)Dino Frisullo

SEZIONE 5: Taranto
1) Moustaki


SEZIONE6 : FOGGIA 1)Luigi Pinto

ITALIA:

1)Maurizio Arcano

2)Francone Coppini

 

 


RICORDANDO SALVATORE:LE INIZIATIVE

 

Ciao,  Salvatore...

7 maggio 2002-7 maggio 2007:

Un ricordo di Salvatore De Carolis a cinque anni dalla sua morte.

Fu nel mese in cui   fiorivano le rose e  le piante alla cui cura si  era dedicato , nell’ultima parte della sua vita, che il cuore di Salvatore, a soli 44 anni , si fermò.

In ognuno di noi compagni che avevamo condiviso  con lui sogni e speranze, delusioni , sconfitte e gioiosi momenti , quella notizia cadde come una ghigliottina sulla parte del nostro animo in cui si serbano i più intimi sentimenti.

Ognuno di noi  rimaneva orfano di pezzi di vita che sapevamo ormai non più ripetibili senza Salvatore.

Per qualcuno, addirittura,  Salvatore aveva influito su scelte importanti della propria esistenza ed ora rimaneva il vuoto.

“-Non è possibile! E’ uno dei soliti scherzi di Salvatore!-“

 Durante la veglia funebre , in un’atmosfera surreale, ci ritrovammo in più di uno, di fronte  alla sua salma, ad attenderci  che  saltasse in piedi per annunciarci che ancora una volta ce l’aveva fatta in barba a tutti.

Era  sua  la capacità di far scaricare “la tensione di gruppo”, attraverso lo scherzo , capovolgendo i rapporti strutturati tra i diversi soggetti, portando così chi si atteggiava a leader a dover subire lo scotto della burla e dimostrare a tutti di accettarla in nome  dell’unità del gruppo.

La riuscita di questo gioco di ruolo presupponeva  una grande capacità di conoscenza  dell’animo umano ed una elevata sensibilità che in lui era unica,  come il suo cuore.

Un cuore che l’aveva sostenuto nei momenti più duri della sua breve esistenza ; nelle lotte studentesche e sociali  ma innanzitutto nei momenti di antifascismo militante, in cui sapevi che avevi di fronte a te, nello scontro di piazza , i cuori neri pronti a dissetarsi con il tuo sangue o quello del compagno o della compagna che ti stava a fianco. In quei momenti quel ragazzino con gli occhialini era capace di avere salda la mano come un vero partigiano.

 Ma,  subito dopo il suo cuore ritornava  a rincorrere la vita, col sorriso sulle labbra ma anche  con una umiltà che rasentava una timidezza da liceale,  che sembrò non lasciarlo mai.

Così mi apparve quando lo conobbi nel lontano 1970, in una  delle tante riunioni del Movimento Studentesco brindisino che si facevano allora nel Centro Servizi Culturali vicino alla pizzeria Romanelli: un ragazzino minuto,  silenzioso,  dai capelli neri e dallo sguardo serio  ma che covava  dentro una grande ironia nei confronti del vuoto macinare di paroloni  dei galli cedroni di questo o quel gruppo extraparlamentare.

 E sulla critica alla moda dell’epoca di far sfoggio di capacità  oratoria,  mentre era all’ordine del giorno in tutta Italia repressione poliziesca e provocazione fascista,  che  un gruppo di compagni  , tra cui Salvatore , si ritrovò a macinare l’idea  di una forma di aggregazione diversa,  che partisse dal basso e che non rispettasse le rigide regole settarie.

Salvatore,  dopo una breve militanza nel PcdI (ml)  contribuì alla nascita di Lotta Continua brindisina,  facendo di essa un’organizzazione  radicata sul territorio e tra ampie fasce giovanili e proletarie, nonostante che a Brindisi fosse  arrivata  in ritardo rispetto  alla presenza storica dei gruppi M-l,   come quello nel quale militavo.

In quegli anni , nonostante la sua giovanissima età,  Salvatore divenne il punto di congiunzione e riferimento di tutte le iniziative antifasciste volte a contrastare la presenza dei cuori neri, in una città in cui l’anima  rautiana era maggioritaria tra i più alti rappresentanti del  MSI brindisino.

Poi giunse il 74,  l’anno delle stragi  e del golpe strisciante e nacque nell’animo di tanti compagni la sensazione che  tempi terribili sarebbero giunti e che  la crisi capitalista avrebbe prodotto  contraddizioni tali che le rigide forme schematiche dei gruppi, compresa Lotta Continua,  non sarebbero state capaci a dare risposte adeguate.

Avanzava il movimento femminista, ma anche  covava nell’animo di quello che  era definito allora il proletariato giovanile la voglia di riprendersi la vita e il diritto all’esistenza.

E’ in questo contesto che si determina la frattura tra Salvatore e Lotta Continua e che lo vedrà  fino agli anni 80 a spingere infaticabilmente sulla costruzione di un soggetto collettivo totalmente orizzontale  in cui non ci fossero leader, in cui il rispetto tra i singoli compagni fosse l’elemento determinante ed in cui la forma antagonista fosse capace però di proporre e raggiungere risposte concrete alle esigenze nate nella lotta.

Furono gli anni in cui ci si confrontò con le istanze femministe e con i gruppi alternativi, con gli omosessuali del FUORI e con tutte le esperienze che ribollivano ai confini di quello che rimaneva del Movimento a Brindisi, ma non solo .

Nacque in quel contesto  l’affettuoso rapporto con Angelo Bagordo di Lecce, ma anche quello con i tanti volti e anime dell’Autonomia sociale e del Movimento 77 nazionale, non precludendo nessun confronto  in nome di quell’egualitarismo che fu  per tanto tempo la bandiera dei “compagni “del circolo proletario “ prima e poi del centro Sociale di via Santa Chiara (Brindisi) .

Da questa ferma posizione ne ricevemmo un grande rispetto,  nel corso degli anni,  sia dalle tante altre realtà di movimento  nazionali ma addirittura dagli avversari politici.

Per Salvatore il 77  fu l’anno della verifica,  in parte amara, dei limiti  e della frammentazione esistente tra le diverse anime di quell’antagonismo sociale che si era venuto a maturare, nei dieci anni precedenti, di lotte anticapitaliste , ma fu anche l’anno in cui sbocciò l’amore con quella che è stata la compagna che gli è stata vicino fino all’ultimo.

Un amore cieco e infinito di cui me ne parlò lungo tutto il viaggio che facemmo insieme a tappe, verso il convegno contro la repressione, del movimento 77 a Bologna, un amore che gli fu di sostegno nei momenti duri del riflusso del movimento, della repressione attuata a botta di teoremi Calogero, nel vedere tanti di quei compagni “ del Banco di Napoli” e dei “ giardinetti del Porto” suicidarsi con le droghe sintetiche  e l’eroina.  Un amore che gli permise anni dopo a superare una terribile malattia e che lo vide sottoporsi dolorose cure.

Vennero gli anni 80 e nacque l’esperienza del Circolo proletario, del Centro Sociale e di Radio Casbah, le lotte Antinucleari contro le centrali a Carbone e antimilitariste, le iniziative a sostegno della causa palestinese e contro l'apartheid in sud Africa,  poi l’esperienza dell’occupazione della struttura abbandonata di Restinco che divenne una comunità di recupero unica nel suo campo e in cui Salvatore riversò la sua voglia di fare nella cura degli animali e degli alberi, portandolo poi a quella che fu la sua attività principale: divenne “ l’uomo che piantava alberi”  quasi volesse far rinascere con essi, i tanti compagni persi per strada , i tanti ammazzati come cani da fascisti o sgherri, o semplicemente dal vuoto infame della perdita dei sogni della nostra generazione.

Quella generazione i cui volti e  storie  si trova ancora traccia rovistando in ingiallite copie di giornali, riviste , fanzine, manifesti volantini , vecchie foto in bianco e nero e filmati in super 8  che un gruppo di compagni di Brindisi, Lecce e Taranto vuol tramutare in un archivio della memoria di movimento di quegli anni e che sia capace di poter rendere merito a quei giovani che in Puglia lottarono in condizioni particolarmente difficili.

Un archivio-fondazione non solo per non dimenticare ma anche per proporre attraverso forme di confronto e di dibattito suggerimenti ed idee alternative all’ingrigimento di quel termine “sinistra” a cui stiamo assistendo.

Un modo,  pur modesto, per contribuire a mantenere acceso  quel fuoco  di ribellione che ribolliva nel petto di quei giovani che vissero quell’esperienza ed in particolare il 77 , un fuoco che in Salvatore non si spense mai.

Ciao compagno “fuochista” Salvatore….

 

Il tuo fratello e compagno Tonino  Camuso

Brindisi 7 Maggio 2007

Pubblicato sul blog del GRANDENUD

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