Archivio storicol'archivio dei movimenti pugliesi"Benedetto Petrone"

per non dimenticare Benedetto Petrone, Fabrizio Ceruso, Walter Rossi. Saverio Saltarelli...

chi siamo documenti ricordi memoria fondi      foto/  video mail
Bari

Brindisi/ Ostuni

Lecce Taranto Foggia Italia  Mondo
 

ritorna a HOME PAGE

 
categorie/index

pagine dell'annuario dell'archivio 1945-1967 

il 1949/1

link

1800/1918
1918/1945
1945/1967

1968

1969/1976
1977
1978/1990
1990/2001
2001>>
 
Resistenza
l'altra Resistenza
Antifascismo
Puglia rossa
Irpinia ribelle
Iniziative
Benedetto Petrone
 
Genova 2001
Ylenia
 

è consentita  la riproduzione a fini non di lucro dei materiali dell'Archivio Storico Benedetto Petrone con l'obbligo di riportarne  la fonte

1 ottobre 1949

nasce la Repubblica Popolare Cinese 

vent'anni dopo  l'evento festeggiato dai marxisti-leninisti di tutto il mondo

quarant'anni dopo tante  le riflessioni.

Ne riportiamo alcune inviateci nell'occasione:

Il ruolo degli anarchici cinesi nella Rivoluzione

La rivoluzione cinese vista dai comunisti internazionalisti

 

1949-2009: la Cina è il nuovo centro del mondo

---

Altri link consigliati:

B. Casati: A PECHINO CON ADAM SMITH E GIULIO TREMONTI
Supplemento allegato al n. 6 di "Gramsci oggi" - settembre 2008
http://www.gramscioggi.org/Supplemento%20a%20Gramsci%20oggi-006-2008.pdf

Le vittorie decisive delle forze rivoluzionarie e la costituzione 
della RPC
http://www.resistenze.org/sito/te/cu/st/cust9i25-005567.htm

Il passaggio dell´esercito popolare di liberazione all´offensiva 
strategica
http://www.resistenze.org/sito/te/cu/st/cust9i25-005568.htm

Nuovo libro - Mao: Scritti filosofici
http://www.resistenze.org/sito/se/li/seli9i28-005593.htm

Libro online - Mao: Sulla dittatura democratica popolare
http://www.resistenze.org/sito/ma/di/ct/mdct9i24-005544.htm
60° anniversario della Repubblica Popolare Cinese - dal people's Daily 
Online

INCLUDING CELEBRATIONS' VIDEO LIVE COVERAGE:

http://english.people.com.cn/90002/97623/index.html

Watch CCTV Live!

http://english.cctv.com/live/

Chi vuole balcanizzare la Cina e perché (rassegna di articoli)
http://www.cnj.it/documentazione/cina.htm

---


http://www.resistenze.org/sito/te/cu/st/cust9i24-005536.htm

www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 24-09-09 
- n. 288

1949: nasce la Repubblica Popolare cinese.
2009: la Cina è il nuovo centro del mondo.

di Sergio Ricaldone

Il 1949 è stato un anno cruciale della storia contemporanea.
Il 4 aprile, con la firma a Washington del Trattato Nord Atlantico 
(Nato), l´Occidente mette a punto la sua poderosa macchina militare 
anticomunista. La guerra fredda contro l´URSS supera la soglia del 
conflitto ideologico e la Nato mostra al suo mortale nemico i suoi 
denti al plutonio. Le bellicose intenzioni di fermare con qualsiasi 
mezzo, inclusa la bomba atomica, l´espansione delle idee comuniste e 
dei movimenti di liberazione antimperialisti erano già state 
annunciate dai kilotoni che quattro anni prima avevano incenerito 
Hiroshima e Nagasaki.

Dopo avere imbottito i propri servizi segreti e quelli dei paesi 
alleati con migliaia di gaglioffi nazisti riciclati, l´imperialismo 
americano sta velocemente scivolando nel maccartismo. I fascisti al 
potere in Portogallo e Turchia diventano membri a pieno titolo della 
Nato. Nella Spagna di Francisco Franco si tengono manovre militari 
congiunte con gli Stati Uniti. Col dito sul grilletto il Pentagono 
scruta quel che succede a Berlino e lungo la frontiera dell´Elba, 
oltre la cosiddetta "cortina di ferro". Il nemico storico per 
antonomasia sta a Mosca ed è guidato da Giuseppe Stalin, il più 
popolare tra i vincitori della seconda guerra mondiale. E quel che è 
peggio ecco arrivare il 14 luglio l´annuncio che l´URSS ha 
sperimentato con successo il suo primo test atomico. Si dissolve così 
il pesante ricatto nucleare antisovietico del dopo-Hiroshima.

La vittoria della rivoluzione cinese.

E´ probabile che Washington si sia distratta o abbia sottovalutato 
quello che stava succedendo alcuni fusi orari più ad oriente di Mosca 
(più tardi Mac Arthur cercherà di rimediare alla distrazione 
proponendo il bombardamento atomico della Cina...)  E´ in quel contesto 
internazionale che la Lunga Marcia dei comunisti cinesi guidata da 
Mao, iniziata quindici anni prima, si avvia verso il suo trionfale 
epilogo. Nel gennaio l´Esercito Rosso libera Pechino e in aprile, in 
singolare coincidenza con il Congresso Mondiale dei Partigiani della 
Pace, anche Nanchino, capitale del regime nazionalista, viene liberata 
dall´Esercito rosso. Infine, con la caduta dell´ultima roccaforte, 
Chunking, il regime nazionalista di Ciang collassa e il poco che 
rimane si rifugia sull´isola di Formosa scortato dalla IV flotta 
americana. Il primo ottobre dello stesso anno, con la proclamazione 
della Repubblica Popolare, viene sanzionata la vittoria della terza 
grande rivoluzione che ha segnato e cambiato il corso della storia 
mondiale moderna dopo quella francese del 1789 e dopo quella russa del 
1917.

Gli anni della Lunga marcia

Dopo 15 anni la Lunga Marcia è conclusa. Il lungo cammino dei 
centomila partigiani cinesi guidati da Mao per sottrarsi alla feroce 
repressione dei nazionalisti di Ciang Kai-shek era iniziato il 16 
ottobre 1934 da Ruijin. Dopo undicimila km percorsi superando montagne 
e grandi fiumi e sostenendo durissimi scontri armati, il 19 ottobre 
1935 raggiungono Yanan e qui i soppravissuti si fermano. Sono rimasti 
solo in ottomila ed è l´inizio di una lunga epopea. Si preparano 
politicamente e si formano militarmente per poter affrontare una 
"guerra popolare di lunga durata". Ma da quel pugno di uomini 
d´acciaio, "flessibili come il bambù", nasce un esercito di operai e 
contadini sempre più grande che nello spazio di 15 anni saprà compiere 
imprese sbalorditive: prima resistendo ai ripetuti tentativi militari 
di annientamento del Kuomintang, poi nella dura lotta contro 
l´occupazione giapponese (magistralmente evocata da Katharine Hepburn 
nel vecchio film "La stirpe del drago"), e infine, terminata la 
seconda guerra mondiale, travolgendo e sconfiggendo per l´ultima volta 
i nazionalisti di Ciang sostenuti dagli americani.

Americani e giapponesi sostengono il Kuomintang contro l´Esercito Rosso

Per dissipare ogni dubbio sul sostegno offerto dall´imperialismo 
americano al loro alleato Ciang Kai-shek ricordiamo che fin dal giorno 
stesso della capitolazione del Giappone gli Stati Uniti agirono 
freneticamente per sottrarre al popolo cinese i frutti della vittoria. 
Lo racconta nel suo libro, "Breve storia della Cina moderna" edito da 
Feltrinelli nel 1956, il giornalista inglese della Reuter, Israel 
Epstein, un testimone oculare che ha trascorso quasi tutta la sua vita 
in Cina, sia nelle zone controllate dal Kuomintang che in quelle 
liberate: "Il primo passo fu l´ordine del generale Mac Arthur 
all´esercito giapponese in Cina di non arrendersi alle forze popolari, 
seguito dalle precise istruzioni di Ciang Kai-shek al generale 
Okamura, comandante in capo del nemico, di resistere alle forze 
comuniste". Significava che gli aggressori giapponesi avrebbero 
continuato a conservare le proprie armi e mantenuto il controllo delle 
grandi città della Cina settentrionale e centrale fino all´arrivo 
delle truppe americane che, nel frattempo, dai sessantamila soldati 
impiegati nel periodo cruciale della guerra contro il Giappone, quelli 
sbarcati in Cina a sostegno del Kuomintang furono aumentati fino a 
centoquarantatremila. Ma non era più il 1919 o il 1939. I rapporti di 
forza tra imperialismo e movimenti rivoluzionari erano cambiati, 
sopratutto in Cina. E Mao lo ricorda senza ambiguità: "...Se l´Unione 
Sovietica non fosse esistita, se non ci fosse stata la vittoria sul 
fascismo nella seconda guerra mondiale, se l´imperialismo giapponese 
non fosse stato sconfitto, se non fossero sorte le democrazie 
popolari, se le nazioni oppresse dell´Oriente non fossero insorte, e 
se non ci fosse stata la lotta tra le masse di popolo e i dirigenti 
reazionari degli Stati Uniti, dell´Inghilterra, della Francia, 
dell´Italia, del Giappone e di altri paesi capitalisti, se tutti 
questi fattori non si fossero combinati, le forze reazionarie 
internazionali che si gettavano su di noi sarebbero state 
incomparabilmente più forti di quello che non siano ora. Avremmo 
potuto vincere in tali circostanze? Evidentemente no." (1).

Una massa sempre più grande di popolo si stava raccogliendo intorno al 
partito comunista ormai pienamente maturo, il cui prestigio cresceva 
senza interruzione intorno al vittorioso esercito popolare. 
Politicamente e militarmente, come fu tristemente ammesso da una 
relazione militare americana riassunta nel "Libro bianco sulla Cina" 
del Dipartimento di Stato, le truppe del Kuomintang finirono per 
trovarsi "in una posizione non dissimile da quella dei giapponesi 
durante la loro guerra contro la Cina".

Il peso geopolitico del gigante Cina

Per le sue dimensioni geopolitiche (già nel 1949 la Cina contava con i 
suoi 600 milioni di abitanti, un quarto della popolazione del pianeta) 
e la poderosa spinta antimperialista proiettata sui popoli del Terzo 
Mondo la vittoria della rivoluzione cinese è stato un punto saliente 
della storia contemporanea. Qualunque sia il giudizio su Mao - errori 
politici inclusi - difficile per chiunque negare l´entità storica dei 
suoi risultati: ha sconfitto l´accoppiata Kuomintang/imperialismo 
americano, ha inflitto durissime lezioni all´impero del Sol Levante, 
ha ricomposto l´unità della nazione e reso la Cina indipendente e 
sovrana realizzando quello che l´imperatore Qin, più volte citato da 
Mao, aveva compiuto 22 secoli prima (2).

Il potenziale innovativo dei comunisti cinesi

Un dettaglio che molti trascurano, osservando la Cina di oggi, è lo 
stretto, inscindibile rapporto esistente tra la natura comunista del 
potere politico e i ritmi sempre più incalzanti del suo sviluppo 
economico. Pur segnata - come ogni sfida rivoluzionaria - da passi 
avanti e passi indietro e da una dialettica interna, talvolta molto 
acuta, che ha imposto in certe fasi dello sviluppo economico 
correzioni di linea e cambiamenti di rotta (talvolta sorprendenti), le 
scelte innovative e le riforme compiute dai comunisti cinesi mostrano 
una sostanziale continuità con quelle tracciate sessant´anni prima dai 
padri fondatori della Repubblica popolare. Già ai tempi di Mao il PIL 
cinese presentava un rispettabile livello di crescita medio del 6,2% 
(3).  Da quando la riforma economica di Deng ha optato per un 
riedizione della NEP leninista in salsa cinese, lo sviluppo ha 
raggiunto ritmi quantitativi e qualitativi che nessun altro paese al 
mondo è in grado di eguagliare. E´ così che, dopo 60 anni di leggende 
anticomuniste, di previsioni apocalittiche e di tentativi di 
strangolamento, Pechino è ora diventata il centro del mondo. Il 
turista occidentale rimane sbalordito dalla selva di grattacieli che 
stanno connotando l´urbanistica delle grandi città cinesi. Le 
autostrade, le ferrovie, gli aeroporti offrono un´immagine di 
modernità ed efficienza che è quanto di meglio si possa vedere oggi. 
Fino a pochi anni fa il confronto di città come Pechino e Shangai 
veniva fatto con Nuova Delhi e Mumbai, ora viene fatto con New York e 
Los Angeles ed è l´America a mostrare i segnali della propria 
decadenza (4).  Ma questa è solo l´immagine esotica della Repubblica 
Popolare.

"Diritti umani" finti o reali ?

Il bilancio della Rivoluzione cinese è di ben altro spessore e non 
teme confronti proprio a partire dai tanto evocati "diritti umani". Il 
più importante di questi diritti, quello del cibo, è stato risolto da 
alcuni decenni in una nazione che prima della liberazione era 
devastata da micidiali carestie: "Le razioni alimentari procapite sono 
più alte in Cina che negli Stati Uniti" ricordava già 10 anni fa, il 
29/12/1999 su La Stampa di Torino, Neal D. Barnard. Ma anche gli altri 
"diritti umani", istruzione, lavoro, sanità, casa, sono in espansione 
assai più rapida di quanto lo siano in altri Paesi di capitalismo 
globalizzato. Mentre nel resto del mondo la distanza tra ricchi e 
poveri è in continua, scandalosa crescita, in Cina la tendenza è di 
segno contrario: nel rapporto con i più ricchi i poveri diventano 
sempre meno poveri. A fare la differenza è ancora una volta il colore 
rosso del potere politico. Se è vero che il comunismo, inteso come 
"sistema", non è ancora nato in nessun paese al mondo, Cina inclusa, 
il partito politico al potere a Pechino sta dimostrando di saper fare 
egregiamente il suo lavoro in questa fase di transizione senza perdere 
di vista il punto d´approdo finale. Con buona pace di coloro che si 
autoconsolano all´idea che il comunismo in tutte le sue versioni sia 
morto e seppellito.

Come evolve la competizione Cina - USA.

Senza tediare chi legge con cifre e statistiche rintracciabili ovunque 
(persino nei santuari del capitalismo globale, BM e FMI) ci limitiamo 
a ricordare ciò che scrivono oggi certi sostenitori della bizzarra 
tesi che il comunismo sia defunto, ora che la Cina, col mondo in piena 
crisi recessiva, è più che mai la locomotiva trainante dell´economia 
mondiale: "Obama studia il modello cinese (...) La Cina è l´unica grande 
economia mondiale che può vantarsi di avere evitato il contagio della 
recessione (...) A fine anno il suo PIL aumenterà del 7,9%. Un exploit 
che sembrava impossibile. (...) Questa divaricazione (con l´Occidente) 
si spiega con la diversa natura del sistema cinese. Economia mista con 
tanto mercato e tanto Stato. (...) Nella gara sulla modernità delle 
infrastrutture, è l´America che arranca con anni di ritardo dietro la 
Cina" (5).  Da un quadro del genere risulta chiaro su quale terreno 
Cina e Stati Uniti si affrontino nella sempre più serrata competizione 
economica-finanziaria, politica e militare. Per gli Stati Uniti 
d´America la coppia capitale finanziario-cannoniere rimane 
l´inseparabile opzione di sempre e poggia su un bilancio militare di 
oltre 600 miliardi di dollari, su centinaia di basi militari sparse su 
gran parte del pianeta e sui B52 sempre pronti al decollo per 
esportare ovunque la "democrazia" modello Bagdad e Kabul. Si chiamava 
e si chiama imperialismo. La Cina, viceversa, pur non rinunciando con 
mezzi adeguati alla sua difesa, si afferma invece, sui mercati e in 
politica estera, utilizzando un ben altro "arsenale", quello 
finanziario e industriale. Nessun soldato cinese ha mai varcato le 
frontiere del paese. Le sue armi offensive sono: i prezzi competitivi 
e gli standard tecnologici dei suoi prodotti con cui "bombarda" e 
conquista i ricchi mercati del Nord; il libretto degli assegni con cui 
la Bank of China elargisce prestiti ai paesi in via di sviluppo, con 
tassi di interesse vicini allo zero; l´esercito di tecnici e operai 
che edificano modernissime infrastrutture in Africa, Asia e America 
latina. A giudicare dai risultati devono essere proprio queste le armi 
che fanno più paura all´imperialismo.

Note:

(1) "Storia della Cina contemporanea" a cura del collettivo 
dell´Accademia politico-militare di Tung-Pei. Editori Riuniti, 1955.

(2) "Anche i critici più severi devono riconoscere che la Lunga Marcia 
diede un contributo essenziale contro l´invasione imperialista, contro 
i residui feudali, per la costruzione di uno Stato moderno nella più 
grande nazione del pianeta. Ebbe una grande influenza su tutti i 
popoli del Terzo mondo nella decolonizzazione del pianeta. F.Rampini, 
La Repubblica, 16 ottobre 2004.

(3) Samir Amin : Il socialismo di mercato in Cina. La rivista del 
manifesto, gennaio 2001.

(4) "Oggi lasciare Pechino e arrivare a New York è un po´ come fare un 
salto nel passato. Parti da un aeroporto che forse è il più bello e 
moderno del mondo (...) una vetrina luccicante di modernità, pulizia, 
efficienza e cortesia. (...) Già a bordo del volo Continental CO88 
Pechino-New York sei subito confrontato con i segnali fisici della 
decadenza americana: gli aerei sempre più vecchi e sporchi, il 
servizio penoso, un´aria di trasandatezza che contrasta con 
l´attenzione al consumatore-passeggero delle compagnie asiatiche. 
L´arrivo avviene allo scalo di Newark, che è pur sempre meglio del 
caotico JFK, eppure anche lì il primo contatto è con il "vecchiume" 
dell´America: tutto é antiquato, talvolta lercio, talaltra cade a 
pezzi. Se prendi il taxi per andare in città, è il decadimento della 
rete stradale-autostradale che ti colpisce rispetto alla Cina. In 
fatto di infrastrutture la Cina non sta solo vincendo la gara con 
l´India: per ora ha stravinto anche la sfida con l´America"  
F.Rampini, La Repubblica delle donne, - Pensieri in trasloco - 29 
agosto 2009.

(5) La Repubblica, F.Rampini - Obama studia il modello cinese - 27 
luglio 2009

Gramsci Oggi, settembre 2009 - www.gramscioggi.org


Ringraziamo i compagni comunisti internazionalisti milanesi per averci inviato questo contributo  di ricerca on line

 

 

 

 

 

 

   

HOME PAGE


OPEN AREAL'informazione

 di

 

 

Osservatorio sui Balcani

di Brindisi

 

osservatoriobrindisi@libero.it

 

Archivio Storico
Benedetto Petrone
 
mail provvisoria
archiviobpetrone@libero.it