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Irpinia e Basilicata ribelli: le lotte di ieri-3

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Genova 2001
Ylen


Napoli 19 dicembre 1947, al Congresso del

 Mezzogiorno, le donne di Accettura (MT) leggono il loro Cahier des doleances : un grido di dolore che attende ancor oggi di essere ascoltato. 

(Articolo pubblicato nella pagina Cultura del Quotidiano del Sud/Corriere dell'Irpinia il 31 dicembre 2016)

(inserito nelle pagine annuario 1947/2)

 Pochi conoscono il contributo che diede una piccola schiera di intellettuali  e giornalisti meridionali  che operarono per qualche anno, nella redazione del quotidiano “La Voce” (stampato a Napoli) alla difficile opera di sensibilizzazione della classe politica italiana dell’immediato dopo guerra  alla cosiddetta “questione meridionale”. Affrontando tanti sacrifici e tramite le sottoscrizioni volontarie questo giornale di sinistra che si definiva il Quotidiano del Mezzogiorno, cercò di coniugare interessi di partito, quelli del Partito Comunista Italiano e dell’ala di sinistra del Partito Socialista a cui faceva riferimento quella redazione,  con quelli delle classi più disagiate del Mezzogiorno che  rischiavano di essere escluse dagli aiuti per la ricostruzione e il rilancio economico dell’Italia uscita distrutta dalla guerra e divisa in due tra un Nord industriale ed un Sud prevalentemente agricolo ed arretrato. La Voce nacque con lo scopo di essere il megafono delle istanze di rinnovamento del popolo meridionale, grazie all’entusiasmo di quegli intellettuali, ma presto costretto al silenzio dopo che una ventata di ritorno all’ortodossia di partito  decretasse che fossero solo i giornali di Partito, l’Unità, l’Avanti, ecc,  a fare opera di propaganda politica e  accrescimento culturale delle “masse”.Un giornale dalla redazione diffusa, militante, che aveva sedi nei paesi della Campania, dall’Irpinia, al Sannio,  della Puglia dove per un breve periodo fu stampata un’edizione autonoma, nell’intero Sud.

E ‘ di quella breve parentesi di autonomia ed entusiasmo politico tutto al meridionale, che vogliamo parlare in questo articolo dedicato al Manifesto delle donne di Accettura. Quel venerdì 19 dicembre 1947, il quotidiano La Voce, titolava  a grandi caratteri l’annuncio dell’apertura del Congresso del Mezzogiorno a Napoli.

 

Un appuntamento costruito con grande entusiasmo grazie ad uno sforzo organizzativo senza precedenti, che aveva visto mobilitate  fianco a fianco vecchie e nuove generazioni di militanti ed attivisti politici del  Partito Comunista Italiano di Togliatti, con l’appoggio della sinistra del Partito Socialista e della CGIL , nel voler dare un segnale di speranza e di rinnovamento ad un Mezzogiorno che  dall’Unità d’Italia era stato relegato ai margini della vita del  Paese.  Un  Congresso indetto non a caso nei giorni dell’approvazione del testo finale della Costituzione, con il dibattito politico nell’Assemblea Costituente sempre più acceso e che preannunciava quanto sarebbe stata infuocata prossima tornata elettorale del 1948.

Le forze di sinistra in vista di ciò, consapevoli che per vincere occorreva attirare le simpatie e l’appoggio degli strati popolari, dei disoccupati, dei braccianti e dei contadini poveri, ma anche della metà del cielo, le donne che nel Sud sono state sempre relegate a ruoli marginali, e senza le quali le propbabilità di vittoria del nascente Fronte Popolare nei confronti del nuovo blocco conservatore, a guida Democristiana sarebbero state nulle.

Quel Congresso doveva essere la “Costituente” di quel  Mezzogiorno che voleva farsi sentire e mostrare il meglio di se stesso, nelle sue diversità, deciso ad affrontare e superare i mali comuni che lo affliggevano. In questo contesto va letto l’articolo relativo al “Manifesto” delle donne di Accettura.

Esse in poco meno di una decina di punti elencavano i mali che affliggevano questo piccolo paesino sperduto dell’entroterra della regione più povera d’Italia, la Basilicata. Sorprende leggere che in questo borgo di 5000 anime , dove mancava acqua , luce, servizi igienici, dove la fame di terra e di lavoro costringeva alla povertà e all’emigrazione la gran parte degli abitanti, vi fosse  in quel dicembre 1947 un centinaio di donne iscritte all’UDI (Unione Donne Italiane) organizzazione femminile dei partiti di sinistra, tenendo conto che appena due anni prima, al Congresso dell’UDI,  tenutosi nell’ottobre 1945, a Firenze, l’unica regione a non essere rappresentata fosse proprio la Basilicata, per mancanza di delegate donne. E’ questo un segno come l’Italia in quei due difficilissimi anni  fosse in continuo rinnovamento ed era percorsa da una voglia di cambiamento e partecipazione  alla vita politica e sociale e dove le donne volevano dire la loro. Quel “Cahier des doleances” delle donne di Accettura, lo specchio dei mali che affliggono gran parte del Sud, pubblicato sul quotidiano la Voce, nell’edizione napoletana,  è anche la richiesta di scuse a quell’intellettualità, “di sinistra”, che per troppo tempo aveva  dimenticato la”cenerentola” delle regioni d’Italia, la Basilicata.

 In quest’opera ritroviamo uomini come Mario Alicata,  che fu il direttore per alcuni anni della Voce, membro della commissione meridionale del PCI, consigliere comunale a Napoli, che diede vita a diverse iniziative di confronto tra le forze sociali democratiche del SUD .

Egli, in seguito divenuto segretario regionale del PCI della Calabria, indirizzò i suoi sforzi perla sua rinascita. Grazie alla sua opera fu costituito nel 1950 il Comitato nazionale per la rinascita del Mezzogiorno, che utilizzando il metodo dell’inchiesta dal basso, di cui  il” Cahier des doleances” delle donne di Accettura ne era un esempio, permise in seguito di dare un contributo a quell’inchiesta “sulla miseria e le condizioni di lavoro delle popolazioni meridionali”  che  fu illustrata dallo stesso Alicata, in una commissione parlamentare che pose le basi ad una politica più vicina al Meridione. Da essa scaturirono risposte , spesso contradditorie come le “cattedrali nel deserto” , i poli industriali degli anni 60, imposti dall’alto, e  avulsi dal contesto in cui si insediarono,  ma in ogni caso generarono speranza in chi di emigrazione o di fame non voleva morire. Se pubblichiamo questo articolo non è un caso poiché riteniamo  che sia giunto il momento che  la classe politica italiana debba umilmente  ricominciare ad ascoltare il nostro Sud. Il cahier des doleance di Accettura

Nella VOCE del 19 dicembre 1947, nella terza pagina dedicata al dibattito culturale sul Meridione, accanto ad un articolo di Emilio Sereni :lotte di popolo e canti del Mezzogiorno in cui campeggia la foto di Antonio Gramsci , è pubblicato il “Cahier des doleances” delle donne di Accettura e di cui pubblichiamo qui di seguito, nel suo testo integrale, l’ordine del giorno con il quale le donne di Accettura, paese di 5000 abitanti  in provincia di Matera, aderiscono al Congresso del Mezzogiorno. Nel suo linguaggio acuto questo autentico “cahier de dottrine” rappresenta una impressionante testimonianza delle condizioni di vita delle popolazioni meridionali dell’epoca, ed insieme un segno tangibile di quello sforzo di organizzazione delle masse popolari meridionali, anche di quelle femminili che spingeva  i confini delle democrazia ben oltre i limiti segnati dalle carte della vecchia geografia politica del Mezzogiorno.

“-L’anno 1947, addì 11 del mese di dicembre , nella sede della sezione Partito Socialista Italiano, gentilmente concessaci per l’occasione , presenti circa un centinaio di iscritte, dopo ampia discussione è stato approvato all’unanimità il seguente Ordine del giorno:

L’Unione delle donne di Accettura fiduciosa nel buon esito del Congresso democratico del Mezzogiorno, convinta che solo mettendo alla luce del sole le vergognose piaghe che da secoli deturpano il Mezzogiorno d’Italia sarà preso a cuore il problema della nostra Terra.

Espone alcune delle tante piaghe che , pur essendo di Accettura, non mancano al 99 per cento dei comuni del Mezzogiorno:

a)Abitazioni. L’80 per cento delle famiglie vive in un solo vano che fa da cucina , da camera da letto per i genitori e i figli, (sempre numerosi), da sala da pranzo, da deposito magazzino di legna , generi alimentari e attrezzi. Vani per lo più a piano terra, ma non pochi, sotto il livello stradale. La luce e l’aria quasi sempre è data solo dalla porta, che anche in casa o di malattia di uno dei componenti del nucleo famigliare o di intemperie, deve necessariamente rimanere aperta.

Oltre ai componenti della famiglia alloggiano nello stesso vano, sistemandosi alla meglio, polli conigli e maiali, e spesso l’asino.

L’indigenza e la ristrettezza dello spazio costringono a dormire in uno stesso letto l’intera famiglia ; si deve solo sanità morale del nostro popolo se i casi di incesto non sono frequenti.

Ma se la sanità morale resiste da noi non così la sanità fisica; l’ambiente in cui viviamo, il lavoro sfibrante, al quale siamo sottoposti, la scarsa alimentazione, la malaria, l’acqua che tratteremo in appresso, fanno sì che i nostri figli, quando sopravvivono (sono pochi!) crescano deboli, pallidi e piccolini, con i segni inconfondibili di una razza in disfacimento; giovani di vent’anni mostrano di averne quaranta.

b) Acqua potabile: Un paese ricco di acque e di buone acque, ironia della sorte, non ha mai acqua sufficiente e igienicamente pura. L’acquedotto locale attraversa una zona franosa e ad ogni sensibile spostamento del terreno s’interrompe costringendo la popolazione ad attingere acqua dai pozzi e dalle cisterne, o s’inquina permettendo l’infiltrazione del terreno.

c) Fognature: Qualche famiglia ha il gabinetto di decenza, una o due il bagno, nessuna famiglia l’acqua corrente in casa.

d)Assistenza sanitaria :Il più vicino ospedale dista circa 100 kmt.

 

e) Comunicazioni: si è collegati col capoluogo e con i comuni sede di Pretura , dell’ufficio IIDD (imposte dirette), del Registro, con lo scalo ferroviario che dista 32kmt, con una autocorriera giornaliera, escluso i festivi, , che nonostante l’orario di partenza, ore 5, 40 non arriva in tempo per i primi treni e costringe per molte ore in attesa in stazione, e non permette il ritorno in sede nella stessa giornata anche a coloro che si recano al paese più vicino.

f) Scuole: Manca un edificio scolastico, le scuole sono locate in stabili privati didatticamente e igienicamente inadatti.

g) Terreni: Il territorio di Accettura , in gran parte alpestre e sterile , dopo un anno di  estenuante lavoro non dà in media che tre sementi. Centinaia di ettari di terreni della foresta demaniale di Gallipoli Cognato che in tempi non remoti apportavano la ricchezza al paese ora sono vietati alla colonizzazione. Dopo tante e dispendiose pratiche, bontà sua,  il Demanio ha concesso circa 50 ettari di terreni da mettere a coltura.

Copia del presente viene trasmessa al comitato Direttivo dell’UDI, via Giustiniani 5, Roma e al Comitato iniziativa Congresso Democratico Piazza Dante Napoli.”-

Purtroppo  il paese di Accettura , le cui radici risalgono ben prima della dominazione romana, nonostante questo appello, fu dimenticato da Dio e dagli uomini anche nel periodo degli investimenti nel Mezzogiorno degli anni 60 e divenne un paese destinato  allo spopolamento e all’emigrazione: ne fanno fede le migliaia di accetturesi sparsi per tutto il mondo e il trend negativo dei suoi abitanti che dei circa 5000  del 1947,  l’anno in cui fu redatto  il Cahier, oggi  poco più di un terzo, 1900 sono ivi ufficialmente residenti .

Accettura  è ricordato unicamente ogni  maggio quando è meta di turisti da ogni dove, per i flokloristici tradizionali riti, di origine italica pre-romana, relativi al culto degli alberi e delle foreste. Esso è come in quel lontano dicembre 1947, il simbolo di quell’Italia che attende, a 70 anni di distanza, che la Costituzione sia pienamente applicata, affinchè tutti i cittadini si ritrovino in Essa e da Essa possano far rinascere il nostro Paese. Un’Italia  che nell’attuale mondo globalizzato, dei dictat degli imperi e dei monopoli finanziari ed industriali, corre il rischio di far la fine dell’antico paese di Accettura e delle popolazioni lucane. In questa opera di rinascita  sarà  ancora una volta fondamentale il ruolo della metà del cielo, le donne, così come  giustamente credevano i redattori della Voce,  che pubblicarono le loro istanze di giustizia sociale e di dignità umana, con il Cahier des doleances.

Antonio Camuso

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