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Ylenia
 

27 novembre 1946

La madre delle bufale italiane:

70 anni fa il falso della  morte di De Gasperi

 

In queste ore sta montanto la polemica tra Grillo e il responsabile dell’Antitrust che ha proposto un controllo da parte delle Agenzie europee sulla diffusione di notizie false sulla Rete, le cosiddette bufale. Sappiamo che  dei social media come Facebook stanno mettendo  già in atto alcune norme precauzionali sui rischi da diffusione di “bufale”, onde evitare che il loro rapido diffondersi in Rete possa provocare reazioni incontrollate, sino al rischio che qualche mente esaltata possa compiere atti inconsulti contro degli innocenti a causa di esse,   come è successo qualche mese fa negli Stati Uniti.

Che le bufale siano nate con l’uomo sociale, lo sappiamo, ma come oggi,  esse, nell’era della Rete e della globalizzazione, siano divenute uno strumento di manipolazione dell’opinione pubblica, ne stiamo prendendo lentamente coscienza, ed una conferma su come noi italiani siamo particolarmente affezionati alle bufale, lo si vede dal loro successo in quell’opinionepubblica, in particolare quella giovanile e dichiaratamente “incazzata contro tutto e tutti”.

Una constatazione che sembrerebbe confermare il rapporto di amore, quasi di riconoscenza del nostro Paese ,con le bufale. Sì, perché alcuni passaggi fondamentali della nascita dell’identità nazionale  sono stati contrassegnati da notizie false corse in suo aiuto o invece che ne hanno messo in pericolo la sua esistenza.

Vogliamo ricordare  succintamente il Carlo V, sceso con una poderosa armata dalla Francia, presentatosi dinanzi alla libera Firenze,pronto a far sentire la voce dei suoi cannoni fermato dalla risposta, datagli da Pier Capponi :-“I  fiorentini faranno suonare le loro campane!”-, facendogli presupporre che al loro suono sarebbero accorsi in aiuto gli eserciti degli altri comuni. La bufala riuscì in pieno e per quella volta Firenze fu risparmiata dai francesi.

Un’altra bufala, questa volta tramessa sulla prima rete moderna di cui si era dotato il Regno delle due Sicilie, quella telegrafica, fu di aiuto  a Garibaldi e ai suoi Mille garibaldini, nella conquista del Meridione e  propedeutica all’ Unità d’Italia.

Sbarcati a Marsala, una volta impossessatisi dell’ufficio telegrafico di quel porto, scoprirono che l’addetto Franco Fortini aveva già lanciato l’annuncio dello sbarco da due navigli di uomini armati. Il garibaldino Giovanni Battista Pentasuglia, non perdendosi d’animo e puntando la pistola alla tempia del povero telegrafista( una scena rivista in tanti “spaghetti-western”) gli fece ritrasmettere un breve messaggio di smentita, una bufala : “- Ci siamo sbagliati, si tratta di due vapori  che scaricano merci.”- Fortunatamente dall’altro lato  chi ricevette la bufala la prese per buona e dopo aver dato dell’imbecille al povero telegrafista di Marsala, fermò la mobilitazione delle truppe borboniche che, se prontamente avvisate, avrebbero potuto far naufragare sin dal nascere la spedizione dei Mille, magari con un appello sulla rete telegrafica che chiamasse la popolazione a difendersi da uno sbarco di feroci briganti, così come era avvenuto per Carlo Pisacane e i suoi trecento, qualche anno prima, con un’altra bufala trasmessa a suon di campane.

La falsa notizia della morte di De Gasperi

La nostra storia repubblicana, visse il 27 novembre 1946, esattamente 70 anni fa,  uno dei momenti più drammatici, se pur per poche ore, a causa di un’altra bufala tramessa sulla Rete, anch’essa telegrafica, questa volta delle Ferrovie dello Stato, quando un giovane apprendista al telegrafo della Stazione di Milano trasmise l’annuncio della morte prematura del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. 

Una notizia che cadeva in un momento in cui de Gasperi con un traballante governo a quattro, democristiani, repubblicani, socialisti e comunisti, era un ago della bilancia  insostituibile, dovendosi barcamenare  tra le enormi difficolta economiche e finanziarie di un’Italia uscita distrutta dalla crisi , la necessità di rivolgersi agli Stati Uniti per averli,   le insoddisfazioni di disoccupati, reduci, partigiani e con una destra fascista e monarchica decisa a prendersi la rivincita dopo la sconfitta referendaria di pochi mesi prima.

Un De Gasperi che solo due mesi prima aveva visto i partigiani di Novara,  Asti e dintorni  riprendere le armi e salire in montagna, un’anticipo di cosa sarebbe successo  se fosse stata vera la notizia della sua morte. Fortunatamente  non fu così (pur riserbandoci di ritenerlo colpevole di altre discutibili scelte a partire  dalla rottura del patto antifascista e l’adesione dell’Italia alla NATO), e scoperta la bufala, l’Italia si risparmiò una guerra civile in un momento in cui non se lo poteva proprio permettere.

Riportiamo fedelmente la cronaca sulla bufala della morte di De Gasperi, tratta dal giornale ad ispirazione liberale “ Risorgimento” stampato a Napoli e la cui Redazione era ad  Angiporto Galleria Umberto I, Napoli

RISORGIMENTO, venerdì 29 novembre 1946, centro pagina:

“-La falsa notizia  dell’improvvisa morte del Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi si è diffusa ieri in tutta l’Italia settentrionale e specialmente a Milano e Torino in seguito ad una singolare beffa alla quale le autorità stanno indagando da 24 ore.

I fatti sono stati ricostruiti sin’ora quanto segue: alle ore 19 l’alunno contrattista Alessandro Quartiroli di Giovanni nato a Castel San Giovanni nel 1926 residente a Milano, addetto all’ufficio telegrafico della stazione centrale milanese, mentre svolgeva il suo servizio , senza aver prima interrogato il dirigente, trasmetteva di sua iniziativa all’ufficio corrispondente di Torino un telegramma del seguente tenore che ha asserito di aver ricevuto dall’ufficio telegrafico  della stazione centrale di Bologna: Servizio tutti  da Roma. D.G.23-24-18. Contiene movimento.Per morte di on De Gasperi , domani 28  esponete tutti impianti bandiera a mezz’asta. Firmato Di Raimondo. L’ing Raimondo comè noto  è il direttore generale delle FFSS..

In un primo sommario interrogatorio il Quartiroli dichiarava di aver creduto vera la notizia  e di averla trasmesse all’ufficio telegrafico di Torino in perfetta buonafede, ciò in contrasto con il suo comportamento durante la ricezione  sia durante la ritrasmissione del dispaccio. Il Quartiroli infatti,  nel momento in cui ha apppreso la notizia non solo rimaneva indifferente senza rederne edotto il capoturno, ma procedeva sempre di sua iniziativa  alla immediata ritrasmissione senza annotarlo nel registro.

Il Quartiroli ha dichiarato  di aver poi appreso dall’ufficio telegrafico di Bologna che la trasmissione era falsa e che si trattava di uno scherzo e pertanto ne aveva avvertito il collega di Torino con un altro dispaccio che annullava il precedente. Intanto la notizia  che si diffondeva tra i telegrafisti di Torino( e su tutta la rete telegrafica del Nord-Italia, NdR)  era raccolta da un funzionario del compartimento delle FFSS il quale intuendo l’infondatezza si affrettava a chiedere conferma al capoturno della’ufficio emeittente. Dall’esame risalendo al percorso fatto dalle comunicazioni si avevano tracce tra Milano e Torino mentre con Bologna non vi era traccia smentendo il Quartiroli.

Si sta cercando di capire se da Bologna sia mai partita la notizia nel frattempo, il Quartiroli dopo un sommario interrogatorio è stato messo a disposizione  dell’ufficio politico dellala questura di Milano, L’amministrazione FFSS ha avviato un’inchiesta amministrativa e tecnica.”-

 A garantire l’alternanza  sul diritto di bufala furono i sostenitori del partito di De Gasperi, quando poco più di un anno dopo, nella campagna  elettora le del 1948, fecero piangere sangue dalle Madonne di tutta Italia, impaurite dal rischio della vittoria del social comunisti alle elezioni politiche, ma questa è un’altra storia…

ANTONIO CAMUSO –

Archivio Storico Benedetto Petrone ,

Brindisi 30 dicembre 2016

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

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