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  ottobre 1934 

La comune delle Asturie

un'esperienza rivoluzionaria repressa nel sangue dal generale Franco non ancora divenuto golpista

 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera:

 

La Rivoluzione delle Asturie del 34 fu una insurrezione di differenti forze della sinistra anarchica e comunista asturiana il cui obiettivo era l'abolizione della Costituzione Repubblicana del 1931 e l'instaurazione di un regime socialista. Questa rivolta ebbe luogo all'interno di un processo più ampio della primavera del 1934 in Spagna conosciuto come Rivoluzione del 1934.

Il motore principale furono i minatori, altamente sindacalizzati nelle Asturie, che il 5 ottobre del 1934 presero le armi e in pochi giorni riuscirono ad ottenere il controllo della regione disarmando la Guardia Civil e proclamando ad Oviedo la Repubblica Socialista Asturiana. I generali Goded e Franco, incaricati dal governo centrale di reprimere la rivolta, sconfissero i minatori dopo una dura serie di scontri il 18 ottobre. La repressione lasciò sul campo da cinquecento a 3 mila rivoltosi e ci furono oltre 30 mila arresti. [nota redazionale]

…………………………………………………

Tra i primi interventi di su questo avvenimento c'è quello dei compagni comunisti internazionalisti di cui pubblichiamo un loro documento senza censure come è uso da questa redazione, gradiremmo ricevere e pubblicare interventi di tutti coloro che volessero contribuire con il loro punto di vista su tali fatti

la redazione dell'Archivio Storico Benedetto Petrone


 

Ottobre 1934: la Comune delle Asturie

Un episodio della rivoluzione mondiale

Il moto rivoluzionario dei minatori delle Asturie nel suo settantesimo anniversario[scritto  tra il 2004 e il 2005] non ha certo suscitato grande interesse nei media borghesi. Meglio così. Quando gli studiosi della classe nemica, e i loro ausiliari opportunisti, si danno a ricordare qualcosa che si riferisce alla classe proletaria, lo fanno con la evidente intenzione di corromperne ogni significato.  (da: Il partito comunista; gruppo Internazionalista di Firenze)

Qualcuno, nello svolgere quella miserabile funzione, è perfino arrivato ad affermare che l’Ottobre Rosso delle Asturie è stato espressione non della classe operaia, e dei minatori in particolare, ma della società asturiana, una sollevazione a fine separatista, tipica di quella razza indomabile che sarebbero gli asturiani, con ben in mente il ricordo delle famose Guerre Cantabriche contro Roma. Per quanti confronti si facciano, il contesto storico e sociale delle feroci guerre fra i popoli settentrionali della penisola iberica (e non solo delle Asturie) e le legioni romane è completamente differente. Quelle tribù combattevano per mantenere le loro strutture barbare di fronte allo schiavismo invasore. Alcuni dei loro discendenti, duemila anni più tardi, lottarono invece contro la struttura imperante dell’epoca e, per nostra disgrazia, ancora di oggi: la società capitalista, rappresentata nel 1934 dalla repubblica democratico-borghese.

Qui vogliamo ricordare di come si forgiasse la rivolta, del suo impareggiabile ed eroico slancio, del vergognoso e mille volte traditore isolamento in cui fu chiusa, e della sua sconfitta e della brutale repressione cui fu oggetto.

Tre anni dopo l’instaurarsi della repubblica, i lavoratori spagnoli già avevano avuto modo di verificare e soffrire nelle loro carni martoriate che tipo di repubblica quella fosse e quali interessi difendesse, senza lesinare bastone e piombo. L’aggravarsi della situazione economica fece che le lotte rivendicative andassero radicalizzandosi sempre più, e che le masse operaie e contadine povere punissero con l’astensione coloro che li avevano illusi circa il nuovo regime repubblicano, il blocco repubblicano-socialista (PSOE). Questo si riflesse nelle elezioni del 1933 nel quale la destra borghese ottenne una vittoria parziale, parlando in termini elettorali.

Fu proprio questo che motivò la svolta a sinistra, puramente verbale d’altronde, nella direzione del PSOE. Così l’ultrariformista Largo Caballero e il suo seguito imbastirono una campagna al fine di spaventare le destre con parole mai usate prima: rivoluzione sociale, dittatura del proletariato, che potevano impressionare i bacchettoni ignoranti, ma non i circoli del potere reale della borghesia, più preoccupati per il crescente radicalismo delle masse operaie e contadine che per gli eccessi verbali dei riformisti.

È in questo periodo che, su iniziativa del Blocco Contadino e della Sinistra Comunista (la quale non ha alcun legame con la nostra corrente [la S.C. italiana]) si dette il via alla Alleanza Operaia. Con una impostazione erronea fin dal principio, queste organizzazioni, che si presumevano critiche di fronte al riformismo socialdemocratico e lo stalinismo, dettero vita ad un Fronte Unico che raggruppava tutte le organizzazioni proletarie, sindacali o politiche, e che manteneva un carattere puramente difensivo. Così dichiarava le sue intenzioni l’Alleanza Operaia di Barcellona: «Le entità sotto firmatarie, di tendenze e aspirazioni dottrinali diverse, però unite nel comune desiderio di salvaguardare le conquiste conseguite fino ad oggi dalla classe lavoratrice spagnola, hanno costituito la ‘Alleanza Operaia’ per opporsi al trionfo della reazione nel nostro paese, per evitare qualsiasi tentativo di colpo di Stato o l’instaurazione di una dittatura, qualora così si facesse, e per mantenere intatti, indiminuiti, tutti quei vantaggi conseguiti fino ad oggi, e che rappresentano il patrimonio più pregiato della classe lavoratrice».

Come sostengono le nostre posizioni sul Fronte Unico politico, il riformismo-stalinismo può solo adempiere ad un compito di sabotaggio degli interessi operai e rivoluzionari. La classe operaia internazionale aveva bisogno, allora e oggi, di un unico partito realmente rivoluzionario e libero da compromessi con altre organizzazioni politiche, per quanto proletarie che fossero, e si sarebbe dovuto stabile un Fronte Unico solo fondandosi sulla base delle rivendicazioni economico-sindacali, capaci di mobilitare sul terreno immediato le più vaste masse proletarie.

Il sabotaggio di PSOE-UGT non tarderà a manifestarsi in occasione dello sciopero contadino dell’inverno 1934. Il padronato agrario, incoraggiato dal trionfo elettorale dei suoi rappresentanti, aveva deciso di revocare le maggiorazioni salariali che il proletariato dei campi aveva ottenuto con dure e sanguinose lotte. La Federazione dei Lavoratori della Terra (UGT), spinta dal profondo rancore dei contadini contro gli attacchi padronali, indiceva allora lo sciopero generale in tutte le campagne spagnole, in un momento propizio, la mietitura. Ma lo sciopero fu tradito dagli stessi che lo avevano proclamato, negandogli la solidarietà del proletariato delle città ed isolando i lavoratori agricoli dal resto della classe operaia. Da parte sua la CNT, contraria, e non le mancavano i motivi, alla collaborazione con i riformisti del PSOE-UGT, non appoggiò lo sciopero contadino, anche a seguito della sconfitta dei precedenti, come sempre, prematuri e disorganizzati movimenti insurrezionali, che erano stati repressi ferocemente dallo Stato borghese.

Ciononostante, la CNT regionale delle Asturie avrebbe abbracciato senza riserve la sua inclusione nella Alleanza Operaia. Era un fatto incontestabile la stretta e fraterna unione esistente fra i lavoratori minatori delle due centrali sindacali, UGT e CNT, nelle Asturie e in Leon, conseguenza delle speciali caratteristiche del lavoro nelle miniere di carbone che facevano vedere nel compagno affiliato all’altra centrale sindacale un fratello di classe, un altro sfruttato con gli stessi desideri di lotta e di emancipazione sociale. Questo fattore, di fondamentale importanza nello sviluppo della lotta di classe, avrebbe determinato l’unità senza crepa alcuna del proletariato minerario delle Asturie.

Il primo ottobre 1934, dopo la rituale rappresentazione parlamentare, il governo Samper aveva presentato le dimissioni. Correvano insistenti voci circa la formazione del nuovo governo che avrebbe incluso un membro della Confederazione Spagnola dei Diritti Autonomi (CEDA), partito filo-fascista che rappresentava gli interessi della borghesia agraria e industriale. Se questo si fosse realizzato, proclamavano solennemente i caporioni del PSOE-UGT, avrebbero chiamato allo sciopero generale e sarebbe stata la rivoluzione. La CEDA andò a far parte del governo, e quelli che avrebbero dovuto fare la rivoluzione si limitarono a chiedere al presidente della Repubblica, con uno sciopero generale pacifico, le dimissioni del governo Lerroux-CEDA.

La situazione che si creò nella classe operaia spagnola è facile da immaginare. Le masse, desiderose di affrontare armate la reazione borghese, vedevano passare i giorni senza che niente succedesse, salvo alcuni episodici scambi di colpi d’arma da fuoco e poco più. Esistevano armi sufficienti per dare il via ad una insurrezione operaia con prospettive di riuscita, però mancava la volontà politica rivoluzionaria di farlo. Il Lenin spagnolo (come gli stalinisti avrebbero chiamato Largo Caballero prima di affrettare la sua caduta in piena guerra civile) dimostrò di non esser altro che un volgare Kerensky.

Mentre questo succedeva a Madrid, nell’altra zona determinante di Spagna, forse la maggiore, accadeva altrettanto a seguito della mossa maestra della piccola borghesia catalanista, che deteneva il potere della Generalitat e alla politica opportunista della Alleanza Operaia catalana, che lasciarono ogni iniziativa nelle mani della sempre borghese Generalitat. Altro fattore determinante, soprattutto a Barcellona, dove era la principale forza proletaria, fu il rifiuto della CNT, che diffidando della svolta a sinistra del PSOE, si limitò al mero appoggio verbale. Sommiamo a questo i ripetuti e scapigliati tentativi insurrezionali precedentemente orditi dalla FAI (organizzazione anarchica che controllava politicamente la CNT), e che avevano lasciato esausta la combattiva milizia confederale.

L’atmosfera sociale spagnola, come può provarsi, era svreccitata, e il suo scaricarsi nel bacino minerario delle Asturie avrebbe presto attratto l’attenzione mondiale.

È certo che l’Alleanza Operaia delle Asturie, il cui embrione era il patto CNT-UGT del marzo 1934, avrebbe inglobato sia il PSOE (trascinatovi dalla forza degli avvenimenti però con la stessa volontà disfattista e riformista che a Madrid) e altre forze politiche, fra le quali il Blocco Operaio e Contadino e la Sinistra Comunista summenzionati (dalla cui fusione sarebbe nato successivamente il POUM) e la succursale stalinista spagnola, il PCE, che all’indomani dell’insurrezione si sarebbe accodato ad un’Alleanza Operaia che fino al giorno prima aveva tacciato di controrivoluzionaria. La combattività dei minatori ancora una volta metteva in evidenza che le loro organizzazioni si vedevano sorpassate da masse proletarie che si collocavano alla loro sinistra al grido di guerra “Fraterna unione proletaria” che faceva tremare la borghesia e suoi accoliti.

Il fallimento dell’adunata patriottica che le destre avevano organizzato a Covadonga per il mese di settembre fu effetto dell’azione contundente della classe operaia delle Asturie. Questo parziale successo avrebbe influito molto sullo stato d’animo dei minatori, i quali, a partire da questo momento, dedicheranno tutte le loro energie alla preparazione dell’insurrezione. Se crediamo alle dichiarazioni del riformismo, l’innesco dell’insurrezione sarebbe stata, all’inizio di ottobre, l’inclusione nel governo dei membri della CEDA.

La iniziale mancanza di armamento fu supplita con l’impiego di grandi quantità di dinamite, strumento di lavoro che, maneggiato da quegli esperti, avrebbe subito dato i suoi frutti. Una dopo l’altra sarebbero cadute in mano dei minatori rivoluzionari le caserme della Guardia Civile e di Assalto del bacino carbonifero, però i lavoratori delle due grandi città, Oviedo e Gijon, avrebbero mantenuto un atteggiamento di attesa, con uno sciopero generale pacifico controllato direttamente dal riformismo. Questo sarà uno dei fattori determinanti l’inizio della sconfitta.

Dopo duri combattimenti i lavoratori rivoluzionari presero possesso delle vie della capitale della provincia, Oviedo, e del principale porto delle Asturie, Gijon. Però in nessun momento la direzione PSOE-UGT, chiaramente maggioritaria nel proletariato, lanciò la parola d’ordine di unirsi ai minatori. Questi, e gli operai della CNT di Gijon, che a mala pena riuscirono ad armarsi, dopo essersi battuti valorosamente contro un nemico molto meglio armato, e che li bombardava impietosamente dall’aria, dovettero ripiegare verso le miniere. Intanto l’aviazione stava facendo stragi fra gli operai e preparando l’avanzata dei mercenari della Legione e dei regolari negri inviati per primi dal governo della Repubblica borghese, che non si fidava della lealtà delle truppe di rinforzo, che per lo più simpatizzavano con i rivoluzionari e alcuni dei quali, sottufficiali e soldati, sarebbero passati ad ingrossare lo loro file unendosi alla sorte dei loro fratelli di classe.

Nelle retrovie tutto era dedicato all’azione militare ed officine e fabbriche erano convertite alla produzione di strumenti offensivi e difensivi. Però la carenza di munizioni si fece presto sentire. I numerosi prigionieri fatti fra le forze dell’ordine furono ben trattati dai minatori ed assistiti se feriti. Ma poco sarebbe stata riconosciuta alla classe operaia questa sua magnanimità nel momento della repressione borghese, massiccia ed indiscriminata come è sua norma.

Poco a poco gli operai andavano esaurendo le munizioni finché fu forza trattare la resa. Non sarà mantenuta alcuna delle garanzie offerte dal generale massone Lopez Ocha, il quale in compagnia del suo camerata Franco, diresse le azioni repressive. Queste raggiunsero tutti i settori della popolazione mineraria delle Asturie, non solo i membri dei comitati rivoluzionari, contandosi a centinaia gli assassini di uomini, donne e anche bambini piccoli. Niente sembrava placare la sete di sangue operaio della borghesia e dei suoi criminali assoldati. Nel frattempo, il resto del proletariato spagnolo osservava attonito la atroce carneficina, immobilizzato dai suoi dirigenti. La Comune asturiana cadrà eroicamente, abbandonata alla sua sorte da quegli stessi che, due anni dopo, avrebbero ripetuto la medesima politica, stavolta con carattere generale e con l’impronta dell’autentico genocidio, su tutto il territorio di Spagna.

("Il Partito Comunista"  giornale Comunista Internazionalista. - Firenze,  n° 311 - marzo-aprile 2005)CIRCOLO DI INIZIATIVA PROLETARIA
GIANCARLO LANDONIO
VIA STOPPANI,15
-21052 BUSTO ARSIZIO -VA-
(Quart. Sant´Anna dietro la piazza principale)
- a poca strada dall'uscita autostrada A8 Laghi -
e-mail: circ.pro.g.landonio@tiscali.it

 

 

 

Nota della redazione

 

 

 

 

 

 

 

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