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Archivio Storico
Benedetto Petrone
 
 
Genova 2001
Ylenia
è consentita  la riproduzione a fini non di lucro dei materiali dell'Archivio Storico Benedetto Petrone con l'obbligo di riportarne  la fonte

11 settembre 1926 

 

 L’attentato a Mussolini e lo sfortunato anarchico Gino Lucetti. 

 

 Con i se non si fa mai la storia, e nessuno può dire con serietà quello che sarebbe avvenuto ove la storia non avesse camminato come effettivamente ha camminato. (Alessandro Cutolo)

…C'è chi lo vide ridere -davanti al Parlamento -aspettando l'esplosione -che provasse il suo talento,-c'è chi lo vide piangere -un torrente di vocali -vedendo esplodere -un chiosco di giornali…(il bombarolo-storia di un impiegato-Fabrizio De Andrè)

 
Oggi  11 settembre 2016 , l’anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle (e al cuore degli Stati Uniti d’America) da parte di Al Qeda,  è ricordato con  contrastanti sentimenti nel nostro travagliato mondo, dove le illusioni sull’avvento  di un Nuovo Ordine Mondiale sotto la bandiera del capitale globalizzatore, son miseramente cadute e il regno del Caos e della Guerra civile infinita e Globale incombe sempre più.

Se un atto di terrorismo senza precedenti, come quello di 15 anni fa suggellò l’inizio di una nuova era, un altro  , questa volta fallito, di 90 anni fa , forse se  fosse riuscito, avrebbe potuto cambiare notevolmente il corso della storia del Novecento e modificare positivamente  la nostra attuale realtà. Purtroppo però , come disse Alessandro Cutolo: ”-… con i se non si fa mai la Storia, e nessuno può dire con serietà quello che sarebbe avvenuto ove la Storia non avesse camminato come effettivamente ha camminato….

Stiamo parlando di Gino Lucetti, il giovane anarchico carrarese che mancò per un soffio il suo obbiettivo, Sua Eccellenza Benito Mussolini,  Primo Ministro  e Duce del Fascismo, nel momento in cui stava per consolidare il regime e cancellare ogni opposizione politica e sindacale ai suoi progetti e al blocco di potere capitalistico che lo aveva sostenuto.

L’11 settembre 1926, Gino Lucetti, anarchico individualista (come si definiva), rientrato clandestinamente in Italia, dopo esser fuggito in Francia per aver sparato ad un fascista, si appostò, dietro un chiosco di giornali,  armato di una bomba a mano e di una rivoltella,  a Porta Pia, a Roma in attesa  del passaggio dell’auto blu di Mussolini, diretto come ogni giorno da casa a Palazzo Chigi. All’arrivo del Duce , uscì dal suo nascondiglio, lanciando contro la vettura, una  nera Lancia Lambda,  una bomba a mano SIPE  che sfortunatamente mancò il finestrino di pochi centimetri e rimbalzando sulla carrozzeria esplose per terra ferendo alcuni passanti . L’anarchico Gino Lucetti, fu ben presto immobilizzato, nonostante fosse armato di una rivoltella.

L'edizione de IL GIORNO , 12 settembre 1926

 

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 Dai giornali dell’epoca custoditi , nei fondi dell’Archivio Storico Benedetto Petrone , abbiamo scelto il napoletano Il Giorno ( “Politico, letterario , illustrato del mattino”), che nell’edizione del 12 settembre a caratteri cubitale dava l’annuncio del mancato attentato al Duce:

“-l’Attentato al Primo Ministro. Una bomba lanciata contro l’auto del Presidente. Il Duce incolume. Otto feriti.L’arresto del criminale. Lo sdegno della Nazione”

A seguire, in prima pagina,   le reazioni delle diverse personalità, a partire dal Re, dei maggiori rappresentanti delle organizzazioni del Partito Fascista, sino ai rallegramenti del Papa per lo scampato pericolo. Nel comunicato ufficiale e nella cronaca del fatto , inviati ai giornali, attraverso l’agenzia di notizie Stefani, l’equivalente italiano dell’HANSA, vengono alla luce alcuni particolari interessanti.

Il primo è che inizialmente l’anarchico  fornì delle generalità false , facendosi chiamare Ermete Giovannini, di professione scalpellino e nato  a Castelnuovo, in Garfagnana, nel 1900,  affermando di essere un reduce, e di esser venuto dalla Francia direttamente per colpire il Duce. Il secondo particolare è che era armato di un’altra bomba a mano SIPE abbandonata inesplosa  nella fuga e di una rivoltella di medio calibro “armata di proiettili Dum Dum”.Le fasi concitate dell’arresto sono descritte in maniera romanzesca , sulle quali abbiamo qualche dubbio, visto che altre versioni vedono l’anarchico bloccato da un passante, mentre si rifugiava in un portone:

”-…l’auto di Mussolini che prosegue indenne verso Palazzo Chigi, mentre il conducente dell’auto di scorta , scorgendo l’anarchico fuggire, la dirige al suo inseguimento rimanendo però impigliato con le ruote nei fili di ferro di delimitazione delle aiuole. Da essa scendono di corsa gli agenti della scorta, il maresciallo capo Dottarelli Achille e il vice brigadiere Motta Orazio, che a piedi proseguono la caccia all’attentatore , catturandolo…”-.

Le reazioni  ufficiali di Mussolini sono  caratterizzate da una doppia esigenza: quella di apparire un capo di Stato capace di non perdere la testa e scatenare una rappresaglia tale che ridia fiato alle opposizioni e a quella parte del Paese  che non dimentica la crisi  politica conseguente all’assassinio dell’onorevole socialista  Matteotti, ma dall’altro di promettere un giro di vite contro  gli antifascisti fuoriusciti all’estero e ai loro difensori interni ed esterni, compresa la Francia che li ospita. L’introduzione della pena di morte invocata  a gran voce dal “popolo fascista” che nel comizio-adumata  tenutosi nella sera a Piazza Colonna , viene ventilata  nel roboante discorso di Benito,  ma non per sé, ”-… abituato al pericolo, ma per la Nazione Italian a che strenuamente lavora  e la cui tranquillità non può essere turbata da un gruppo di criminali”.

 Il richiamo al compattamento intorno alla sua figura, del blocco capitalistico che lo ha appoggiato è ben preciso nelle sue parole: “-…Come abbiamo abolito il sistema degli scioperi rotativi  e permanenti (ilarità della folla)intendiamo frenare la serie di attentati ricorrendo anche all’applicazione della pena capitale  (acclamazioni entusisastiche) così diventerà sempre meno comodo mettere in pericolo l’esistenza del regime e la tranquillità del popolo italiano . Voi sapete che non parlo invano e….preannunzio azioni che sono nel carattere  e con il metodo del nuovo fascista italiano…”- ( il comizio termina con “a noi”,  saluti romani e il canto di Giovinezza da parte della folla)

Intanto come leggiamo in seconda pagina  a pagare le prime conseguenze sono i pochi parlamentari dell’opposizione presenti in Parlamento che vengono minacciati , insultati e costretti ad abbandonarlo:

 “-…l’onorevole fascista Barbiellini insieme ad altri due , gli onorevoli  Rotigliano e Pennavaria, si avventa contro l’onorevole  Gronchi del Partito Popolare ( che in seguito diverrà un discusso presidente della Repubblica italiana a fine anni 50) che pallido in volto cerca di negare il coinvolgimento del suo partito, ma costretto a forza ad abbandonare il Parlamento come succede anche all’onorevole massimalista Cavina…”-. Ben presto ogni opposizione parlamentare sarà cancellata con un plebiscito farsa a favore del Duce e la pena di morte introdotta qualche anno dopo, in occasione di un altro sfortunato attentato alla vita del Duce.

Ma la resa dei conti  e un segnale  ai fascisti poco ortodossi e riottosi al presidenzialismo del Duce, sono avvisati attraverso una velina scritta sul fascistissimo Impero, che si stampa a Roma e che lancia precise accuse contro  i”rinnegati  fuoriusciti”:

“-… in Francia vi è un’ organizzazione di rinnegati italiani cappeggiati dal terzetto Cesarino Rossi, Bazzi e De Ambris…che dispongono di denaro… e che sono certamente i mandanti diretti del Giovannini…” 

 Sono nomi che oggi a noi non dicono nulla ma  che furono protagonisti delle cronache dell’epoca, avendo partecipato attivamente ad alcuni momenti che accompagnarono l’avvento del Fascismo. Il primo, Cesare Rossi è la figura più controversa, quadrumviro e vice segretario del Partito fascista,  a lui fu affidata la polizia segreta di Mussolini e scaricato da quest’ultimo in occasione dell’assassinio di Matteotti. In seguito a questa vicenda fuggì in Francia,  da dove in seguito, caduto in un tranello rientrò in Italia  nel 1928 per essere arrestato dalla polizia fascista  e condannato a 30 anni , infine esiliato fu sull’isola di Ponza. Il caso vorrà che sulla stessa isola si ritroverà il Gino Lucetti, l’attentatore di Mussolini, al momento dell’arrivo degli Alleati che li libereranno entrambi. In seguito, nel processo bis Matteotti, nel 1947, il Cesare Rossi sarà prosciolto.

L’altro accusato della prima ora dalla stampa fascista è l’Alceste De Ambris, un sindacalista rivoluzionario, interventista, redattore del “Manifesto dei fasci di Combattimento, nel 1919,  mazziniano,  compagno di D’Annunzio nell’impresa di Fiume, ma in rotta con  il fascismo che marciava su Roma e favorevole alla pacificazione nazionale. Insultato e minacciato dai fascisti , nel 1922 fuggito in Francia , proprio pochi giorni prima dell’attentato di Mussolini, il 3 settembre 1926  era stato colpito, come tanti altri  antifascisti, dalle misure  punitive del regime che privavano  della cittadinanza dei beni posseduti in Patria coloro che all’estero facessero propaganda  e attività contro il Regime. In seguito  De Ambris diverrà presidente della Lega Italiana dei diritti dell’Uomo, e morirà in esilio, nonostante che Mussolini avesse dato segnali di benevolenza su un suo possibile rientro  in Italia

Gino Lucetti, anarchico perseguitato dal Fato.

Che Gino Lucetti fosse un tipo perseguitato dalla sfortuna lo conferma , non solo  la mancata eliminazione del Duce, ma anche la sua tragica fine.

Confinato sull’isola di Ponza, nel 1943 è liberato dagli Alleati, sbarcati a Salerno, rifugiatosi ad Ischia, il 17 settembre 1943  ( questo mese sembra che lo perseguiti implacabilmente) durante un bombardamento effettuato da bombardieri tedeschi, cercò rifugio su di un motoveliero. Il natante fu però colpito  da una bomba tedesca, affondando e trascinando con sé il povero anarchico. In sua memoria , fu dato il nome ad una brigata partigiana anrchica  che combattè nel Ferrarese :…-“ Dai monti di Sarzana-  un dì discenderemo,
allerta partigiani del Battaglion Lucetti-.Il Battaglion Lucetti,-son libertari e nulla più...
-fedeli a Pietro Gori  noi scenderemo gi
ù

La storia non si fa coi se, … ma… se…

Se  quell’atto che qualcuno definirebbe terroristico, altri di giustizia proletaria e di antifascsimo militante, fosse riuscito, la Storia avrebbe cambiato il suo corso e quanto?

Lasciateci immaginare la notizia della morte di Mussolini cosa avrebbe scatenato tra l’opinione pubblica , tra gli oppositori del regime  e  nelle file dello stesso partito fascista e dei suoi sostenitori, compresa la Monarchia. Avrebbe indotto gli antifascisti  a seguire l’esempio di Lucetti ed ad organizzarsi clandestinamente in azioni armate con gruppi  precursori dei SAP e delle brigate partigiane, o la crisi interna tra le diverse fazioni del partito fascista avrebbe portato ad un nuovo quadro politico, con un asse Ciano- Balbo?

 A chi avrebbe dato il nuovo incarico di Presidente del Consiglio , il re Vittorio Emanuele III?  

Adolf Hitler ,  negli stessi giorni  dell’attentato,  muovendo i primi passi per un consolidamento della  sua influenza nel partito Nazista, a distanza di appena un anno dall’esser stato scarcerato dopo un fallito Golpe.  Il dittatore nazista , sarebbe divenuto tale  e avrebbe compiuto la sua ascesa travolgente senza il richiamo alla vittoria  del regime fascista in Italia?

 Le forze di opposizione tedesche, socialisti e comunisti,  con un Italia  non Mussoliniana, avrebbeo avuto più determinazione ad opporsi al nazismo ed ad Hitler?

Se questo fosse accaduto, forse, la tragedia della seconda guerra mondiale, la grande madre dei massacri  globali  che dal Novecento continuano sino ai giorni d’oggi, si sarebbe potuta evitare?

La stessa costruzione della  bomba atomica  e del suo uso per fini bellici si sarebbe potuto impedire?

 Lo strapotere dei diversi complessi militar-industriali mondiali che oggi influenzano peaantemente  il destino del mondo sarebbe stato ridimensionato in un mondo in cui  fascismo e nazismo fossero stati  in breve tempo ridotti a fenomeni  politici  irrazionali  e transitori ?

Purtroppo la Storia non si fa coi se, ma apprendere le sue lezioni e prevenire è cosa buona e giusta….

Antonio Camuso

Archivio Storico Benedetto Petrone 

11 settembre 2016