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pagine dell'annuario dell'archivio 1918-1945 

il 1940/1

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10 giugno 1940.Il giorno della follia. La parola d’ordine è vincere!

 La festa della Regia Marina  a Brindisi.

Il Duce alle donne: adempiete il vostro compito!

Coppi vince il 28esimo Giro d'Italia

I paradossi della Storia.

Ottant’anni fa il giorno della follia. Il duce del fascismo, Benito Mussolini, rompe gli indugi e nonostante il parere contrario di generali ed ammiragli e  di alcuni suoi collaboratori, dal balcone di Piazza Venezia annuncia la dichiarazione di guerra a Francia ed Inghilterra.La folla di camice nere in delirio  che  lo osanna in piazza è l’equivalente a qualche milione di moderni like sui social per dimostrare il consenso che ha dietro le spalle e zittire ogni opposizione interna  compresa quella stessa nel Partito Fascista.

Giorno della follia si intitola il libro di Grimaldi e Bozzetti, edito per Laterza, molti anni fa. Un titolo veramente azzeccato e che trovò conferma appena tre anni dopo, prima con la caduta del Fascismo , come forza di governo nel luglio del 1943 e il conseguente arresto di Mussolini, poi con l’8 settembre 1943  e l’armistizio ed infine il 25 aprile 1945 con l’Insurrezione, la Liberazione e la fucilazione di Mussolini e dei maggiori gerarchi.

“-La parola d’ordine dalle Alpi all’Oceano indiano è VINCERE!!!-

 Annuncia a titoli cubitali il Giornale d’Italia, in prima pagina il giorno dopo, con le teste munite di elmetto del Re Vittorio Emanuele III e di Mussolini come fossero il Giano Bifronte a difesa dell’Italia. Ma il popolo italiano sei anni dopo, con il referendum, strapperà l’elmetto al superstite di quella coppia, Vittorio Emanuele e alla monarchia Sabauda, scegliendo la Repubblica nata dalla lotta al fascismo.

“-10 giugno: la festa della Marina. La potenza navale italiana nella grande funzione imperiale per la libertà dei mari e l’indipendenza economica del paese”-

titola Il Giornale d’Italia nel paginone speciale dedicato alla Forza armata , simbolo dell’Italia del Mare Nostrum e la minuziosa lista fotografica della sua consistenza è riprodotta per influire positivamente su chi nel giorno della follia collettiva , fosse stato perplesso su quella scelta disastrosa per l’Italia  e per le sue stesse forze armate.

Il fatto che  proprio sul giornale che esalta la dichiarazione di guerra, sia la Marina presa ad esempio tra le forze armate è uno dei paradossi di cui spesso si nutre la Storia . Paradossale è che , tre anni dopo, la Regia Marina Italiana, l’8 settembre 1943,  sia l’unica Forza armata che non si sfaldi e fedele alle sue tradizioni, ubbidendo agli ordini del governo Badoglio, quel che resta di essa si si consegni agli alleati ed in seguito prosegua la guerra, ma contro la Germania.Un atto di fedeltà pagato da migliaia di marinai e tra questi l’equipaggio della corazzata Roma e i martiri di Cefalonia.

“-Brindisi, 10 giugno 1940, la festa della Marina celebrata con la deposizione di una corona d’alloro al Monumento al Marinaio All'austero rito hanno preso parte   tutti  gli  stendardi  e gli equipaggi delle unitò navali del Basso Adriatico.-”Riporta lo stesso giornale nel trafiletto dedicato alla identica cerimonia tenutasi al Vittoriale a Roma.

E’ l’ennesimo paradosso, proprio a Brindisi si rifugia il Re e il governo di Badoglio, dopo l’armistizio e Brindisi per cento giorni è la capitale del Regno del Sud, uno dei  primi passi, della lotta per la Liberazione, verso un’Italia senza il fascismo e l’occupazione nazista.

Nello stesso paginone speciale il Giornale d’Italia riporta l’incontro del Duce con le donne fasciste:

“-Il Duce riceve le allieve delle Scuole Superiori del Partito

 I compiti della donna fascista specialmente nell’ ora presente

La cronaca

Il Duce ha ricevuto a Palazzo Venezia, presenti il Segretario del Partito e il Vice Segretario Dottor Mezzasoma, le allieve delle tre Scuole superiori femminili del Partito per dirigenti fasciste di economia domestica, per assistenti fasciste sociali e per dirigenti tecniche fasciste massaie rurali e allieve della Scuola dell'I. N. F. A.I.L. per assistenti fasciste del lavoro.

Le allieve, che si erano disposte in quadrato nell'ampia Sala delle Battaglie, sono state presentate al Duce dall'Ispettrice del P. N. F .Contessa Carosi-Martinozzi.

Al « Saluto al Duce » ordinato dal Segretario del Partito ha fatto eco una vibrante manifestazione, che si è rinnovata più entusiasticamente allorché il Duce ha rivolto loro il suo saluto, ricordando quali siano i compiti della donna fascista in ogni evenienza e specialmente nella ora presente.”-

 

E ‘ il terzo dei paradossi di quella pagina da follia, poiché l’appello alle donnne di continuare a chinare al testa, angeli del focolare e conforto da vedove agli orfani della guerra imminente, è un appello rivolto a quel mondo femminile che dal regime fascista vide negata la prima richiesta  di emancipazione , quelle del diritto del voto. Saranno le donne partigiane, le staffette le combattenti le martiri per la libertà che se lo guadagneranno negli anni seguenti, quelli della lotta partigiana , imponendo nella Costituzione Repubblicana la parità dei loro diritti.

COPPI VINCE IL GIRO D'ITALIA!

La notizia che quel giorno sconvolse il popolo di italiani sportivi e amanti della bicicletta fu quella della vittoria  del giro d'Italia da parte di un giovane ciclista della squadra della Legnano:

 Fausto Coppi, vinceva il primo duello sul vecchio campione, Gino Bartali

Giovani campioni alla ribalta

il 28ettenne Coppi vince il Giro d'Italia precedendo tutti gli assi della strada

Bartali vincitore del Gran Premio della Montagna a 45' dal primo

 

 Questo è il quarto paradosso di quel giorno: se il nome di Coppi distrasse un po' il popolo italiano in quel giorno tragico, fu Bartali a riprendersi questo primato, nel 1948. nei giorni seguenti all'attentato a Palmiro Togliatti ed in cui si rischiò la guerra civile. Nacque la leggenda del Bartali che salvò l'italia da una tragedia imminente...

 

 

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