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31/7/07-31/7/08

  avviso  articolo nave ucraina: erroneamente  nell'elencare i nomi degli operatori tv uccisi a Mogadiscio si faceva il nome di Palmisano al posto di Miran Hrovatin, ci scusiamo con tutti i visitatori e preghiamo ai webmaster che avessero riprodotto il nostro articolo di correggerlo  inserendo quindi il nome di Miran hrovatin grazie: la redazione dell'Osservatorio

 

Approfondimento sulla notizia del sequestro da parte di pirati somali di una nave ucraina carica di carri armati di fabbricazione russa.

Di  Antonio Camuso

Osservatorio sui Balcani di Brindisi

 LA NOTIZIA

Ancora un sequestro di una nave da parte dei pirati che operano nelle acque tra la Somalia e la penisola arabica. Questa volta ad essere attaccato è stato un mercantile ucraino battente bandiera del Belize, la Faina. La nave era diretta in Kenya con circa 30 carri armati T-72 e altri mezzi corazzati.

 


La Faina è stata arrembata dai pirati nell’Oceano Indiano vicino alle coste somale nella giornata di giovedì 25 settembre 2008. Il ministero degli Esteri ucraino ha precisato che a bordo ci sono 21 persone dell'equipaggio: 17 cittadini ucraini, compreso il capitano, tre cittadini russi e un lettone. La notizia è stata confermata anche a Nairobi dalla Seafares Association Programme secondo cui i mezzi corazzati giunti in Kenya sarebbero dovuti giungere via terra in Sud Sudan.

Il rischio principale, stando agli osservatori, è ora quello che tali carri armati possano arrivare nelle mani degli insorti somali, egemonizzati dal gruppo fondamentalista islamico “al Shabaab” (gioventù in arabo), che è ritenuto una costola di al Qaida, e già controlla in larga misura parti strategiche del territorio somalo. Le conseguenze, viene sottolineato da fonti diplomatiche in Kenya, potrebbero essere devastanti in una situazione come quella della Somalia già di per sé tragica.

Nell'ultimo mese circa una ventina di barche sono state oggetto di assalti al largo delle coste della Somalia. Il governo spagnolo ha inviato un Lockheed P-3 Orion, un pattugliatore marittimo multiruolo, per perlustrare l'area. L'Unione europea ha creato una cellula di coordinamento per avviare lavori di vigilanza nella zona. La Russia ha già inviato una nave militare di pattugliamento per combattere la pirateria in Somalia. A riferirlo è Igor Dygalo, portavoce della marina del Cremlino. Tale decisione è finalizzata alla lotta '”degli attacchi dei pirati” inclusi quelli contro i “cittadini russi”, ha detto il portavoce Dygalo.

Dal sito di unita.it Pubblicato il: 26.09.08 http://www.unita.it/view.asp?idContent=79370

IL COMMENTO DI ANTONIO CAMUSO

Quella che si vuol far passare come una notizia di  “normale “ pirateria sulle coste somale  nasconde invece un complesso intreccio di interessi tra trafficanti d’armi, lobby dei complessi militar-industriali ed accordi segreti tra paesi come la Russia  e l’Ucraina e la stessa NATO

Mentre ancora non si è spento il putiferio alzatosi tra Russia e NATO a causa della guerra in Georgia e che vede l’Ucraina anch’essa schierata come la Georgia per un ingresso nella  NATO e lo stesso governo arancione di Kiev in posizioni antagoniste a Mosca , un piccolo fatto come questo misterioso sequestro fa uscire allo scoperto quelli che sono invece i reali rapporti tra questi paesi e la stessa NATO.

L’analisi del fatto:

Dal Mar Nero sotto gli occhi della flotta NATO e americana giunta a dare dimostrazione di forza alla Russia di Putin, una nave ucraina stipata di carri armati  provenienti dall’arsenale russo si dirige attraversando il Mediterraneo, poi, sotto gli occhi della flotta internazionale che pattuglia la zona antistante il Libano, attraversa il Canale di Suez  ed infine imbocca il Mar Rosso e l’Oceano Indiano dove vi è un altro pattugliamento NATO senza che  a nessuno venga in mente di controllarla  e di scortarla a destinazione  visto il pericoloso carico.

Una destinazione che sa tutto di un’operazione di triangolazione come quelle   che abbiamo conosciuto essere la costante nei traffici di armi: carri russi e di chissà quale altro stato bisognoso di far “cassa” vendendo materiale bellico surplus, imbarcati su nave ucraina, bandiera del Belize, destinazione di sbarco, un porto del Kenya e poi arrivo nel Sud Sudan, dove teoricamente questi pesanti carri armati T72, un gioiello degli anni 70/80 equivalenti ai nostri Leopard dovrebbero cimentarsi in qualche nuova guerra d’Africa.

Insomma un gioiello di triangolazioni ed intrecci come quelli che la giornalista Ilaria Alpi e l’operatore Miran Hrovatin stavano indagando quando furono uccisi proprio a Mogadiscio in Somalia, negli anni 90.

Ancora una volta esce a galla la fratellanza di sangue e di interessi che  lega  i macellai mondiali, i complessi militar-industriali  e dei servizi segreti NATO e Russi . una fratellanza che li trova accomunati a continuare a fomentare le guerre nella disgraziata Africa per poter continuare la rapina delle sue ricchezze in maniera incontrastata.

Per adesso a muoversi è la Russia che oltre a pensare di salvaguardare la pelle e i possibili segreti che i due "misteriosi"russi presenti su quella nave, che in altre situazioni simili si è scoperto essere uomini del KGB, vuol anche assicurarsi che questo proficuo traffico non venga ulteriormente disturbato.

ANTONIO CAMUSO

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19-20 SETTEMBRE 08 ,AFGHANISTAN: DUE ATTACCHI  AI SOLDATI ITALIANI IN DUE GIORNI : il ministro La Russa ordina di indagare sul perchè di questa recrudescenza contro noi ..."buoni taliani!"  La sindrome di Giarabub avanza...un libro da consigliare al ministro...

Nella  provincia di Bagdis ed intorno alla "ridotta" di Bala Morghab il cerchio dell'offensiva talebana si stringe quotidianamente col moltiplicarsi degli attacchi alle truppe della NATO  ed in particolare dei soldati italiani. Sotto molti aspetti si sta riproponendo per i nostri comandi politico-militari quella che eufemisticamente il sottoscritto ha definito la Sindrome di Giarabub.

 La scelta  della NATO di mantenere la FOB "base avanzata" di Bala Morghab è l'equivalente di quella che fece nel lontano 1940 il comando della Decima armata sotto la supervisione di Italo Balbo, di mantenere a tutti i costi un forte presidio militare nella "ridotta Marcucci",  in un'oasi pressocchè sconosciuta a molti, Giarabub, lontana circa duecento chilometri di deserto dalle rotabili costiere sulle quali si svolse la "guerra d'Africa". Per tre anni lungo le strade costiere vi fu  l'alternarsi di offensive e controffensive delle forze italotedesche  al comando di Rommel contrapposte agli inglesi, neozelandesi, australiani e loro alleati, mentre il deserto, quello vero, ove erano allocate Giarabub e l'oasi di Gialo,  fu tenuto a distanza dai cingoli dei  pesanti carri armati tedeschi ed inglesi.

Allora  all'iniziale motivazione  di "tenere su tutta la linea  del reticolato Graziani" per motivi di orgoglio militare, in seguito si aggiunse quella di costringere gli inglesi a distogliere notevoli forze dal settore costiero, onde  eliminare la spina nel fianco di Giarabub che impediva la libera circolazione delle piste che portavano nel profondo del deserto libico e dalle quali le forze speciali inglesi (le SAS) avrebbero condotto incursioni alle spalle dello schieramento italo-tedesco.

 Fu così che la traumatica  esperienza  per circa un migliaio di italiani e ausiliari libici  di 12 mesi di assedio e poi una lunga prigionia, divenne un'epopea da leggenda che ammantò di eroismo un fatto militare di proporzioni infinitesimali rispetto ai milioni di uomini che morirono per esempio sul fronte russo. Oggi l'esercito italiano sta vivendo in quel piccolissimo posto  dell'Afghanistan che si chiama Bala Moghab un'esperienza che ha alcune similitudini se pur con particolari paradossalia causa della scelta della NATO di ostentare una sua presunta capacità di controllare il teritorio grazie a truppe dotate di armi tecnologicamente avanzate.

A Giarabub , l'attaccante erano le colonne inglesi ed australiane formate da veloci autoblindo e camionette potentemente armate, mentre i soldati italiani e libici comandati dal famoso Colonnello Castagna avevano mitragliatrici austriache , preda bellica della prima guerra mondiale,  qualche cannone anticarro, vecchi camion anch'essi residuati della Grande Guerra, nessuna copertura aerea, gallette e acqua razionate.

In Afghanistan nella "ridotta" Bala Morghab  armi e munizioni di tutti i calibri non mancano, la pasta asciutta e  la carne con l'acqua minerale sono assicurati eppure,  nonostante che la situazione  degli armamenti  sia praticamente l'opposto,  per gli italiani o per le forze Nato che a rotazione occupano quella Base, sembra di vivere  i giorni di Giarabub.

 I convogli di autoblindo superprotette e potentemente armate degli  italiani sono quotidianamente presi di mira con attacchi a colpi di mine improvvisate e agguati a colpi di fucile e razzi ed addirittura come narrato dall'inviato di Panorama si arrivi sino all'attacco alla stessa ridotta Marcucci...pardon... Bala Morghab con colpi di mortaio e missili.

 Così , nonostante la presenza della copertura aerea NATO gli aggressori ,  piccoli gruppi di cinque sei guerriglieri che si muovono a piedi o su moto, scompaiono tra rocce e sabbie di quell'aspro territorio mettendo una seria ipoteca sulla credibilità che forze potentemente armate come quelle italiane e NATO possano riuscire a mantenere il controllo di un territorio che fino a qualche tempo fa era considerato un'isola felice e che qualcuno, nella stessa coalizione antiterrorismo,  aveva malignamente obbiettato per la scelta fatta nell'affidarlo alla custodia degli italiani.

Come è possibile tutto ciò? Forse dovremmo consigliare ai nostri generali e innanzitutto il signor ministro  Ignazio La Russa di andarsi a rileggere il libro del colonnello Castagna che narra della difesa di Giarabub per cercare una via di uscita ( lo può trovare nelle edizioni della Longanesi, anche in versione tascabile e se fa un giro la domenica a Porta Portese lo troverà a modico prezzo su qualche bancarella!)

 

 A quanto pare son passati i tempi dei raduni di nostalgici del ventennio a cui partecipava il signor ministro ed in cui era facile ritrovarsi a rivedere  tra camerati  i film d'epoca  come quello sulla difesa di Giarabub ed a cantare l'omonima canzone che il regime fascista,  pur sotto le bombe angloamericane,  faceva imparare a memoria ai giovani "figli della lupa".

http://www.fabiofattore.it/canzone.php

Se il ministro rileggesse quel libro si accorgerebbe quanto " le scimmie" di Castagna ( era così che gli australiani chiamavano i nostri soldati ausiliari libici che alla guerra di trincea preferivano la guerriglia) sapendo muoversi  nel deserto a piedi, con un sorso d'acqua  e trasportandosi appresso spezzoni e bombe  d'aeroplano,  le utilizzavano, modificandole, per minare il percorso delle autoblindo inglesi o anche lanciandole come bombe anticarro. Con questa tecnica  , come scriveva nel suo libro Donald Cowie " the champaigns of Wavell" ....-molti ardimentosi giovani di Sydney, Melbourn, Adelaide, Perth, Brisbane, ecc caddero con  la fronte in giù in quella sabbia...-"

Oggi sono"le scimmie" afghane/talebane che modificando vecchi ordigni  e mine di cui è pieno l'Afghanistan, conducono con quella tecnica gli agguati alle forze NATO. Per adesso, grazie alle superbindate e costosissime Lince e molta fortuna, le perdite su quel settore sono ridotte a qualche ferito e molti mezzi distrutti (con relativo danno al contribuente italiano) ma fino a quando questa paradossale situazione potrà andare avanti?

Tra pochi giorni inizierà il settimo anno di guerra, una guerra lunga come quella della Seconda Guerra mondiale, che per noi italiani significò anche la perdita di Giarabub e dei suoi eroici e sfortunati difensori.

ANTONIO CAMUSO

OSSERVATORIO SUI BALCANI DI BRINDISI

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Prosegue la nostra inchiesta sul futuro  militarizzato attraverso le analisi dei documenti prodotti da aziende che operano del settore militare e dalle Forze Armate.

L'ARMATA AEREA IMPERIALE SI ROBOTIZZA

di Antonio Camuso

... l’Italia e la Germania che partecipano  alle missioni NATO , ma anche al progetto  NATO UO (year) 2020, dopo aver acquistato qualche anno fa la prima generazione di Predator da ricognizione , pochi giorni fa secondo notizie provenienti dal congresso Americano, hanno richiesto l’acquisto di aerei Robot-killer...

un articolo pubblicato sulle home page di http://www.disinformazione.it

 e http://webnotizie.blogspot.com/


11 settembre 2001 attacco alle torri gemelle di NY

 Una sorpresa o gli avvertimenti rimasero inascoltati sotto la pressione delle  lobby dello scudo spaziale?

riproponiamo

un articolo di Antonio Camuso apparso a pag7 del Manifesto del 18/11/2001


pubblicato da:

http://www.mentereale.com/index.php/200809071741/News/Articoli/

GLI-AFGANI-CHE-MATTACCHIONI.html

GLI AFGANI CHE MATTACCHIONI!

...solo noi italiani li possiamo capire.

una cronaca semiseria di Antonio Camuso dell'Osservatorio sui Balcani di Brindisi

Afghanistan, Herat, 7 settembre 2008 :un kamikaze si fa saltare in aria al passaggio di un convoglio militare italiano la notizia rivelata dalla polizia afgana e da un reporter di France press  il Comando militare italiano dopo qualche ora è stato costretto a confermarlo.                                                                    I nostri CC indagano per scoprire se è stato  un attentato...  o invece una delle  espressioni di festeggiamento afgano.

Molto strani questi afgani per dimostrare la loro gioia! Quello sbadato di Gino Strada che da più di un decennio è lì con gli ospedali di Emergency  nei suoi interminabili interventi in TV ci aveva nascoste molte cose sugli afgani...

Non ci aveva detto che quando si sposano organizzano grandi feste nel deserto, dove confluiscono in carovane di animali e auto e torpedoni e  che montano lì dei caravan serraglio che sembrano accampamenti militari. Nel bel mezzo della festa,a notte fonda incominciano a sparare in aria con tutto l'armamentario che si portano addosso che sembrano l'antiaerea di Saddam.

Poi quando qualche aereo  o qualche elicottero della NATO gli risponde,lanciando come omaggio nuziale per la sposa un paio di bombe a grappolo e un po' di fosforo per tenerli caldi tutta la notte,...eccoli lì che si lamentano e incominciano a rompere le balle a quel povero Karzai tanto che non gli fanno mai ultimare la sua enciclopedia che distribuirà ai generali della NATO su usi e costumi del popolo afgano!

Ultimamente,  soddisfatti della presenza dei militari USA e NATO nel loro paese,  hanno incominciato a disporre fuochi pirotecnici ai margini delle strade e li fanno scoppiare quando passano carri armati , autoblindo e camion pieni dei soldati della Coalizione occidentale. Questi ultimi non gradiscono molto queste espressioni di fratellanza e gli rispondono male a colpi di mitragliatrice.

Gli afgani sono riandati da Karzai per protestare:-"Ma perchè ci sparano? Sì è vero, qualche volta esageriamo nella potenza dei fuochi d'artificio ma che ci vogliamo fare?

Russi, pachistani, Cia e Iran ci hanno lasciato un mucchio di roba che a dargli un calcio fa un bel botto e così abbiamo messo su l'Azienda Artigiana Afgana dei palloni di Maradona.  I cooperanti, che son venuti insieme alla coalizione,  ci hanno detto che dovevamo ingegnarci a costruire imprese artigianali con quello che abbiamo sul posto e con le nostre capacità tecniche. Noi lo abbiamo fatto e ci sparano addosso?

Quelli della NATO,  con la fissazione delle sigle invece li chiamano IED ( ordigni improvvisati) che noi collochiamo secondo la tecnica degli scugnizzi napoletani che da tempo immemore piazzano i tric_trac in mezzo alle rotaie dei tram di Piazza Garibaldi per vederli esplodere quando le ruote di acciaio ci passano sopra. Caro Karzhai se a Napoli questo si può fare perchè qui no?"-

Karzhai , scocciato per l'ennesima interruzione  gli disse:"-Gli occidentali son gente seria. Mica son mattacchioni come noi afgani. Non lo capiscono che non ce n'è uno tra noi che a causa di bombardamenti, invasioni ecc, non sia diventato scemo di guerra!"-

(Il povero Gino Strada all'inizio non capiva come mai il venerdì,  giorno di festa arriva negli ospedali di Emergency tutta quella gente con un piede amputato: lo ha scoperto quando è stato invitato ad una partita di calcio.  Vide così che all'uscita fuori campo della palla ,  dal pubblico dei tifosi della squadra che aveva fatto il fallo,  ritornava indietro la palla modificata con  una piccola mina antiuomo così il calciatore avversario appena la calciava... BUM! tra lo sganasciarsi del ridere di tutta la curva! Poichè questo scherzo è diffusissimo in Afganistan nessuno si sogna mai di colpire di testa una palla  recuperata dalla linea al di fuori del campo. E'' uno scherzo che glielo facevamo spesso ai russi quando ci obbligarono ad assistere alle loro partite che per noi erano una noia...lo sapevano bene che a noi andiamo matti per i giochi duri come contenderci la carcassa di qualche montone correndo a cavallo.

Gino Strada  quando scoprì l'inghippo rimase così choccato che  è rimasto muto...qualcun altro dice che preferisce non divulgare la notizia  altrimenti i soldi per protesi e stampelle  non gli arrivano,  poichè le assicurazioni non pagano quelli che si fanno male apposta!)

Insomma Karzai disse  seccamente ai sempliciotti afgani:

"-Dovete far vedere agli americani, agli italiani e a tutti quelli che sono qui per il bene nostro che voi li amate tanto che sareste pronti a morire piuttosto che far del male ad uno di loro!"-

Gli afgani ritornarono a casa e consultandosi con i loro saggi più anziani  cercarono di capire cosa volesse dire Karzhai , ma poi  svelti come fulmini afferrarono pienamente il senso delle sue parole.

Da qualche tempo hanno organizzato una specie di gioco che è quello  di  riempirsi di fuochi d'artificio e farli scoppiare  quando passa qualche convoglio militare.  Certo qualche volta esagerano nel quantitativo,  ma normalmente a farsi male è solo lo scugnizzo afgano che ha deciso di immolarsi gridando:"-Viva la Nato! viva gli Americani! "- Al massimo  sono i suoi compagni di gioco che gli sono vicini  che risultano feriti dalle schegge e poi per paura di buscarle dalla mamma corrono dalla polizia e dicono che sono stati feriti durante un attacco Kamikaze.

Ultimamente,  poichè gli americani appena vedono il gruppo di scugnizzi che si mette a gridare"- USA! USA!"-  gli sparano addosso,  gli afgani , tutti studenti che hanno saltato la scuola che da loro si chiama "Madras"- ( altro posto noiosissimo dove devi impararti a memoria centinaia di versetti del Corano ) si sono inventati di lanciarsi dalle finestre dando fuoco alla miccia dei  petardi così finalmente gli americani capiscono che quelli sono fuochi d'artificio organizzati per loro e non attentati!

Gli italiani,  che sino a questo momento se la sono quasi cavata bene grazie a delle nuove autoblindo  corazzate,  ci conoscono meglio e  fino a quando non ci scappa il morto o il ferito non lo fanno sapere in giro quando scherziamo con loro e ci ricambiano di tanto affetto regalandoci penne , quaderni, giocattoli, pannolini e ci fanno pure le vaccinazioni. Poi si fanno fotografare tutti sorridenti con gli  scugnizzi quando li trovano a scuola  invitandoli a non saltarla troppo spesso perchè poi a chi porteranno tutto quel ben di Dio?

Antonio Camuso

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Due bersaglieri feriti accidentalmente in Afghanistan.

Durante un avio-rifornimento, il vento ha spostato dalla traiettoria un fusto di carburante lanciato con un paracadute. I militari non sono gravi. L’incidente è avvenuto verso le 7,30 locali a Bala Morghab, una località nella provincia di Badghis (nel settore occidentale dell’Afghanistan), dove gli italiani da poco gestiscono una ”Fob”, cioè una base operativa avanzata. Un fusto di carburante lanciato da un C-130 con un paracadute, ha colpito infatti “due caporalmaggiori del 1° Reggimento bersaglieri di Cosenza. Hanno riportato forti contusioni, ma niente di grave. Hanno già avvertito personalmente le famiglie”, ha detto da Herat il colonnello Carmelo Abisso, portavoce del contingente italiano nella Regione Ovest, precisando che quattro ore dopo l’incidente i due erano già nell’ospedale da campo di Herat.

http://www.ultimenotizie.tv/notizie-dal-mondo/fusto-di-carburante

-ferisce-2-soldati-italiani-in-afghanistan.html


 

 UN aggiornamento del 2/9/08 al precedente articolo dell'Osservatorio sui Balcani di Brindisi sui due bersaglieri feriti accidentalmente in Afghanistan.i

Con  le precisazioni  sulla  località( Bala Morghab , distretto Bagdis) dove è avvenuto questo " banale incidente" confrontando con quanto appare descritto nell'articolo di Biloslavo apparso su Panorama  questa settimana possiamo dire di avere azzeccato in pieno le brevi considerazioni e ipotesi del contesto in cui poteva essere accaduto il fatto in questione e che riportavamo nel nostro articolo del 31 agosto 2008 e che conferma come in quel luogo vi sia attualmente una situazione simile a quella raccontata nel  reportage di Panorama, ovvero un ritorno della presenza italiana, ma anche una minacciosa presenza talebana.

La località di Bala Morghab è proprio quella specie di Alamo  che le forze NATO stanno mantenendo in una parte di territorio che sta divenendo il sentiero di Ho chi minh che permette l'infiltrazione talebana nei territori alle spalle dello schieramento statunitense a Sud del paese. Quel fortino va a divenire  il luogo che i nostri militari, in Afghanistan, si  ricorderanno come la loro Giarabub: un pugno di case in una zona desolata, un campo trincerato dove l'importante è far presenza e di tanto in tanto se coperti dall'aviazione fare una puntata per evitare che  i principali nodi di comunicazione viaria diventino preda della guerriglia talebana.

Un luogo che a volte diventa esso stesso un obbiettivo privilegiato  di attacchi con razzi e mortai e che in caso di assedio o di difficoltà di controllo della rete viaria  deve essere rifornito con il lancio con il paracadute di tutto ciò che è necessario. Quanto questa operazione  ( l'aviolancio) sia anch'essa delicata è evidente anche per chi non è un esperto  di cose militari. Se fatto a quota elevata e con il nemico che controlla il territorio circostante rischia di essere un boomerang; il materiale spinto dal vento può andare a rifornire i nemici! a questo punto si ricorre a quello che è un lancio quasi a volo radente con il paracadute che si apre giusto per attutire l'impatto del " pacco" con il terreno , la sicurezza di centrare l'obbiettivo ma il rischio come è successo l'altro giorno che il materiale lanciato divenga quasi una bomba gettata in testa ai propri soldati specialmente se questi ultimi non hanno una preparazione specifica a simili situazioni.

Nel racconto di Biloslavo si parla di personale dei corpi speciali impiegato presso quel fortino durante la battaglia dei primi di  agosto,  ma l'altro ierii i militari feriti non appartenevano a corpi d'elites,  segno evidente che l'impegno sempre più gravoso del nostro contingente costringe ad impiegare i " soldati normali" in luoghi pericolosi dove prima si cercava di metterci solo i nostri "supermen" , onde evitare un prezzo di sangue politicamente pesante di fronte all'opinione pubblica.E'  a questo punto obbligatorio  per il governo italiano e per i generali  che si dica chiaramente  al Parlamento e a tutto il popolo italiano come la missione in Afghanistan sarà d'ora in poi lacrime, sangue e tanti soldi dei contribuenti italiani...

Antonio Camuso

Osservatorio sui Balcani di Brindisi

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PUBBLICATO SU :  http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o12647

vedi dossier Panorama

http://blog.panorama.it/mondo/2008/08/31/

afghanistan-diario-di-guerra-dallultimo-avamposto-italiano/


Due bersaglieri feriti accidentalmente in Afghanistan.

 

La  notizia  è stata lanciata  quest’oggi,  31 agosto 2008,  dalle agenzie e confermata dal portavoce dello Stato Maggiore Esercito  che comunque  ha assicurato che i soldati non erano gravi, che il fatto era stato un incidente dovuto ad un fusto di carburante lanciato con il paracadute da un C130  che aveva investito, forse a causa del vento, i nostri due soldati.

Si faceva sapere che il tutto era avvenuto in una FOB nel distretto di Bagdis ad occidente di Kabul.

Per chi non è esperto in cose militari quanto avvenuto può sembrare una cosa banale  in un contesto quale quello dell’Afghanistan, dove attentati ed attacchi in quest’ultimo anno si sono moltiplicati facendo cadere la Nato nel terrore di essersi invischiata in un conflitto infinito e sempre più costoso.

Eppure il piccolo incidente di oggi ha nelle poche striminzite dichiarazioni dell’esercito elementi molto interessanti e che confermano quanto la situazione sia grave e sempre più gravosa anche per le tasche dei contribuenti italiani.

Esaminiamo il primo punto: la presenza di nostri bersaglieri in una FOB in una parte del territorio abbastanza lontano dalle zone un tempo ritenute infestate da talebani e che invece ora ,  a quanto pare,  necessita di avere distaccamenti  sul territorio,  presidiati anche da piccole unità, pur col  rischio di rimanere isolati a causa del l’aumento della presenza della guerriglia.

L’urgenza di un aviolancio di qualche fusto di carburante è sinonimo di una situazione  di emergenza  in cui l’alto costo dell’invio di un C130 per rifornire di qualche centinaio di litri di carburante  una Base Avanzata è stato messo in conto ( nelle nostre tasche di contribuenti) pur di rifornire uomini e mezzi che altrimenti avrebbero dovuto attendere tempi lunghi e altro pericolo per la colonna rifornitrice.

E’ quindi evidente che anche in quella zona un tempo sicura sta divenendo sempre più zona di guerra a tutti gli effetti e l’immagine dei nostri soldati e soldatesse che distribuiscono pannolini e fanno vaccinazioni dovrà a chiare lettere essere cancellata per essere sostituita a quella di una lunga e usurante guerra in un territorio in cui l’Armata Rossa  negli anni 80 perse un numero impressionante di uomini e mezzi e la reputazione di essere un esercito invincibile.

Questo lo sa la NATO e per questo motivo le richieste di rinforzi  a tutti i Paesi e nuove regole d’ingaggio che vedano una maggiore libertà nell’uso di artiglierie e mezzi aerei su zone  anche abitate da civili: lo sa anche il governo italiano  che dovrà trovare giustificazione per i futuri costi in uomini, mezzi e denaro se vorrà mantenere gli impegni presi.

Cos’è una FOB?

Ce lo dicono i manuali dell’esercito italiano: la Forward Operating Base è una base avanzata temporanea (o meno) avente scopo di fornire supporto sanitario, munizioni, carburanti ecc per le operazioni tattiche di comando e controllo e comunicazioni su una certa area. Solitamente è fornita di una aviosuperficie o un eliporto. ( in parole povere è un posto avanzato di combattimento, quasi direttamente al contatto con il nemico!)

Solitamente , aggiungiamo noi, essa è il “tentacolo” di una Fire Base ovvero di un campo trincerato difeso da potenti artiglierie quale per esempio è stato quello che accolse gli alpini  della task force Nibbio , a Khost , sempre in Afghanistan nel 2003 e che li vide coinvolti in uno scenario ben diverso di quello una operazione “umanitaria” bensì quello di una difficile operazione di controguerriglia tra i monti e sotto gli attacchi dei mujhaeddin. In quell’occasione fecero bella mostra i  nostri mortai da 120 mm nuovi di zecca che tirarono alcune centinaia di colpi  (umanitari) contro gli attaccanti la Fire Base “Salerno”.

Un’operazione tenuta al pubblico quasi segreta per molti mesi e che solo alla sua conclusione il ministro Martino disse che aveva tirato un  bel sospiro di sollievo.

Allora ce la cavammo bene anche se tutte le problematiche dell’operare con automezzi in zone dove le rotabili sono scarse e mal ridotte e dove dietro ogni masso ci può essere un guerrigliero furono ben evidenziate.

Fu cosi che ufficiali e soldati italiani si ritrovarono ad assaporare gli stessi problemi del rifornimenti di carburante che facevano  ricordare quelli della seconda guerra mondiale nel deserto libico.

Spesso questo carburante al quale si approvvigionano i nostri nelle Fire Base o nelle FOB è trasportato da autisti locali o affittati da compagnie private americane e spesso quel carburante stranamente è inquinato e  di una cattiva qualità che manda in tilt il motore dei nostri VM90 che sono la spina dorsale dei movimenti veloci sulle rotabili afgane.

In caso di dubbi sulla veridicità di quanto detto,  chiedetelo agli autisti della task force degli alpini che tra il 30 aprile e 4 maggio 2003 si ritrovarono letteralmente appiedati e bestemmianti sul carburante che gli americani gli avevano rifornito in una FOB nella Bermel Valley in pieno di una operazione di caccia al talebano!

Quanto è avvenuto oggi  potrebbe esser visto in questo contesto o comunque è anche sinonimo di operazioni militari  difficili su un terreno che sempre più sta divenendo  “difficile”...

 

Antonio Camuso

Osservatorio sui Balcani di Brindisi

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22 AGOSTO 2008:  FERITI TRE ALPINI  ITALIANI A KABUL!

nei giorni scorsi uccisi 10 paracadutisti francesi e feriti altri 20

IN AFGHANISTAN VA TUTTO BENE?

ultim'ora il governo di Kabul accusa la NATO di un bombardamento nella provincia di Herat che ha causato 76 vittime tra donne e bambini. la NATO ammette e dice che apre un'inchiesta ma afferma di aver ammazzato comunque almeno 30 talebani quindi non lamentiamoci troppo per i danni collaterali...

Un approfondimento di Antonio Camuso per l'Osservatorio sui Balcani di Brindisi

Che le cose stiano diventando pesanti in Afghanistan lo si sapeva da tempo:

Un impegno logistico non indifferente per la NATO ,  un'alleanza militare le cui competenze un tempo arrivavano alle sponde orientali del Mediterraneo, un impegno che avrebbe dovuto terminare con la sconfitta dei talebani e l'insediamento di un governo più o meno fantocci come quello di Karzai e che si sperava concluso o per lo meno ridotto  da parte degli USA prima dell'attacco  all'Iraq.

Invece non è così, stiamo entrando nel settimo anno di guerra,con un impegno militare lungo quanto la seconda guerra mondiale e che rischia di  avere troppe analogie con il Vietnam dopo la caduta di Musharraf

Il Pachistan infatti rischia ormai di divenire la riserva umana di questa guerra infinita, una riserva che sembra inesauribile tal quale fu il Vietnam del Nord  nel conflitto di Indochina   Le cifre,  se credessimo ai rapporti militari NATO sono di perdite da capogiro per le formazioni talebane:ogni settimana  a detta della NATO vengono ammazzati la media di cento talebani in scontri, bombardamenti o attacchi sulle zone tribali. Numeri che porterebbero a cifre di trenta_cinquantamila talebani ammazzati all'anno senza contare dei feriti che ponendo una media da tre a  cinque ogni morto farebbero un numero ancora più impressionante  da 150.000 a 250.000 feriti talebani.

Poichè  le operazioni militari su quel territorio si svolgono solo in alcuni mesi a causa delle condizioni climatiche dobbiamo dividere per tre per avere delle cifre corrispondenti ad un minimo d realtà ma sono sempre impressionanti: dovremmo essere  10-15.000  i talebani morti e trenta-quarantamila feriti, ovvero l'equivalente di mezzo esercito italiano messo fuori combattimento.

Naturalmente di civili ammazzati per errore il numero è top secret,  salvo quando Karzai alza un po' la voce,  ma giusto per chiedere in cambio  come risarcimento qualche danaroso aiuto per per il suo clan e quelli locali che lo appoggiano.

Se è così gli avvertimenti in sede NATO che chiedevano un forte aumento di partecipazione dei paesi NATO presso quella zona di operazione. Su questo punto a maggio di quest'anno ho già redatto una nota che troverete a piè pagina

A gettare il terrore nel campo Nato è stato poi l'annuncio  di questi giorni del congelamento dei rapporti NATO-Russia con il rischio della chiusura dei corridoi militari e le basi nelle repubbliche exURSs che confinano con l'Afghanista e che risultano essere la retrovia logistica per quel fronte!

Questa sarebbe la peggiore delle ipotesi poichè qciò renderebbe inutile qualunque aumento NATO  di uomini e mezzi in Afghanistan venendo a mancare quella la cinghia di trasmissione delle macchine militari moderne: la logistica.

L'episodio di oggi del ferimento degli alpini in  un attacco con un ordigno più o meno telecomandato va inquadrato  come una naturale conseguenza dell'attività  di ricerca mine depositi di armi e stupefacenti che il contingente italiano supportato dai Ranger alpini , truppe speciali e militari Afghani conduce con risultati di rilievo ma che prima o poi portano a risposte della controparte.

Un'attività che per esempio nel distretto di Surobi a 70 km da Kabul ha portato alla scoperta di 50 depositi di armi e 2000 kg di stupefacenti

Un risultato equivalente di tutti i sequestri avvenuti nell'intera provincia di Kabul  e che  è divenuto fonte di studio da parte dei vertici ISAF che vorrebbero operare il modus operandi presso gli altri comandi regionali.

Dietro cifre da far inorgoglire più di qualche generale e qualche ministro della Difesa sappiamo bene che  è quella che  presso il nostro Stato Maggiore a Kabul si chiama " modello operativo poliedrico" : fasci di banconote e di aiuti presso i capi locali che segnalano o fanno trovare qualche depositi di armi e munizioni e il buon senso di non urtare la suscettibilità  e le usanze della popolazione chiudendo  qualche volta un occhio o tutti e due

E' evidente che se queste operazioni, come dicono presso lo SM , concorrono all'implementazione della sicurezza  del distretto di Kabul, da parte talebana e dei capi ribelli a Karzai questo non è preso di buon grado e qualche volta la segnalazione di un deposito di armi può esser una trappola come è stato in questo caso.

Da quello che possiamo immaginare la classica unità di genieri per la bonifica , affiancata da una sezione di 12 militari di scorta,  si muoveva verso la zona da ripulire da mine o altro materiale esplosivo e che sia stata colpita da ordigni telecomandati a filo, a radiocomando o semplicemente con meccanismi di ritardo tali che hanno " graziato" il VM90P dei nostri alpini,  esplodendo con una frazione di secondi dopo il passaggioe danneggiandolo solo posteriormente.  Fortunatamente c'è stato solo il ferimento lieve dei soldati  ma altre volte le cose non sono andate così e le conseguenze son state ben più gravi.

 Domani si riapriranno le solite polemiche sui mezzi inadatti, su maggiori protezioni dei mezzi e sul fatto che è meglio far muovere i soldati "umanitari" su carri armati o autoblindo superprotette e solo con la protezione aerea e quella degli specialisti delle forze speciali.

Sappiamo anche che  le ricadute di tutto ciò sono una lievitazione delle spese, ovvero maggiori tasse per i cittadini o ancora tagli ai servizi sociali e ancor peggio  un 'ulteriore spostamento verso una presenza " guerresca" del nostro contingente in Afghanistan rendendolo simile agli altri con il rischio di far la fine di francesi ed americani, ovvero divenire un bersaglio ambito come lo fummo in Iraq.

Sotto le pressioni NATO, USA e dei generali cosa deciderà il governo Berlusconi e quale atteggiamento avrà la cosiddetta opposizione?

Antonio Camuso

Osservatorio sui Balcani di Brindisi

22 agosto 2008

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i6 maggio 2008 ultim'ora-

le truppe italiane saranno più coinvolte nelle operazioni di guerra in Afghanistan

i ministri Frattini e La Russa concordano:

 -" i soldati italiani non saranno i furieri della NATO!"-

 nuova retorica  militaresca degli esponenti del nostro governo o invece tentativo di salvare la crisi tutta interna alla Missione ISAF della NATO?

una nota dell'Osservatorio sui Balcani di Brindisi

Non si è spenta ancora l'eco dell'ultimo attentato contro le nostre truppe di stanza nella capitale Kabul, con il ferimento grave di un nostro giovane soldato,   che , da parte di esponenti del nostro governo partono       dichiarazioni volte a  dimostrare la capacità dell'attuale governo Berlusconi di prendere decisioni ferme, sia che si tratti di ripulire le strade di Napoli passando sui corpi dei manifestanti antidiscariche, che di spostare i nostri militari sui fronti della guerra al terrorismo.

In piena campagna elettorale è stata sollevata la boutade della modifica delle regole d'ingaggio dei nostri militari in Libano quasi che  il loro esiguo  contingente potesse risolvere il problema del disarmo degli hezbollah, dove il potente esercito israeliano non era riuscito in quasi vent'anni.Alla luce degli accordi interlibanesi  di questi ultimi giorni che vedono Siria, Iran e Arabia Saudita,  fare da pacificatori nel martoriato Libano, i nostri  fanfaroni politicanti incapaci di comprendere come vanno le cose del Medioriente, hanno preferito vergognosamene fare marcia indietro:-Nessuna variazione delle regole d'ingaggio!  Vanno  bene quelle che ci sono!-

Le nostre truppe in Afghanistan se richieste dalla NATO andranno a combattere nel SUD con tempi di preavviso di sole 6 ore!

Che significa questa dichiarazione del ministro Frattini del 26 maggio 2008?

7 ANNI DI GUERRA!

titolava  così un famoso periodico degli anni 50 e 60 che attraverso le immagini fotografiche raccolte da cinegiornali di guerra della seconda guerra mondiale ha ricordato a più generazioni come quel conflitto e le sue tragedie fosse durato un tempo che per molti era sembrato infinito eppure ...

AUTUNNO  2001 dopo l'attacco alle torri gemelle di NYork la coalizione internazionale contro il terrorismo a guida Usa e con coinvolgimento NATO iniziava le operazioni di guerra contro i talebani afghani e  le milizie di Bin Laden di stanza in Afghanistan.

Sembrò una passeggiata militare condita con  spettacolari bombardamenti, milizie, mercenari, commandos, scannamenti di prigionieri per strada o nelle prigioni  e poi  finalmente si salutò l'arrivo della democrazia.

Estate 2008, sette anni dopo...

A distanza di sette anni il quadro è ben diverso, pur nelle mille contraddizioni di quel paese , con le donne che indossano i burqa, la legge islamica che fa da padrona, il paese  ha aumentato a dismisura la sua produzione di papavero , pur riconoscendo d'altro canto che   l'83% della popolazione accede ai servizi sanitari e si è dato un forte impulso alla scolarizzazione compresa quella femminile, mentre si è messo mano alla ristrutturazione della rete viaria, fondamentale per un paese orograficamente così difficile.

Ma la battaglia principale. quella contro i talebani nel sud del Paese non è stata vinta nonostante sette anni di impegno militare USA e NATO,  gravoso e pieno di polemiche per i tanti civili ammazzati per sbaglio, per le perdite tra militari occidentali e soldati regolari afgani che vanno man mano crescendo a causa della irachenizzazione degli attacchi guerriglieri.

 Sempre più statunitensi e canadesi richiedono un maggiore coinvolgimento degli altri contingenti della NATO compreso quello italiano ma, il problema vero non è spostare mille o duemila uomini nelle zone calde del paese. 

ISAF VENTI DI CRISI?

 titolava così la relazione del generale tedesco Bruno Karsdof, capo si Stato maggiore dell'Isaf alla conferenza sulla sicurezza a Berlino il 4 luglio 2007, a circa sei anni di guerra una relazione impietosa in cui sui due piatti della bilancia son messi  le conquiste avutasi in campo socio-umanitario in parti importanti del paese, grazie ai cospicui contributi internazionali e l'opera delle ONG e associazioni umanitarie, ma anche la pesante cverità che nel 40 % del paese il controllo del governo di karzai è praticamente nullo e in zone come  come la provinchia dell'helmand appena conquistate dalle forze NATO, una volta ritirate le truppe occidentali i guerriglieri ritornano immediatamente ad infiltrarsi debolmente contrastati dalle truppe di Karzai.

Senza mezzi termini e facendo il paragone con la missione NATO nel Kosovo , a detta del generale tedesco occorrerebbe un intervento di...800.000 per assicurare  il pieno controllo del territorio di un paese grande due volte quanto l'attuale Germania. Stiamo parlando di una cifra rispetto alla quale i 40.000 uomini dell'ISAF rappresentano una cifra ridicola e che  conferma come qwuella dell'Afghanistan è una guerra finita in partenza : due modi di concepire il tempo, quello occidentale pesato a suon di dollari? o euro? e dall'altro quell'orientale con lo scorrere immutato degli inverni e delle primavere sugli altopiani afgani, con le preghiere quotidiane nelle madras del vicino pachistan, con il rincorrersi di bambini scalzi su strapietrose, con il te preso nelle tende dei clan delle zone tribali, con il...

ma la crisi dell'ISAF non è puramente militare , ma anche paragonata al Vietnam crisi di sostegno dell'opinione pubblica.

 Dice testualmente così il Capo di Stato Maggiore dell'ISAF:"-non c'è alternativa dobbiamo avere successo, nell'interesse nostro, della nostra Alleanza e del popolo afgano"-

L' ordine in cui son messi i tre punti fa comprendere come per la NATO la guerra afgana rischia di divenire un pesante precedente politico militare che ne metterebbe in cattiva luce la sua credibilità internazionale e darebbe un calcio poderoso a quel concetto strategico della NATO varato a Washington nel suo 50mo, dopo la "splendida vittoria" sulla Serbia nel 1999 e che decretava la NATO come forza politico-militare avente campo d'intervento

a fronte di questo rischio il ritornello dei vertici militari NATO è da anni lo stesso:.. più risorse, più sostegno..

ma in tempi di crisi economica chi sarà pronto a far fare altri sacrifici ai proprioi cittadini-consumatori per mandare altri soldati, altri carri armati nel lontano Afganistan?

Chi vorrebbe morire per Danzica?

questa  tragica domanda fu ritorta contro l'opinione pacifista europea ed americana che  non voleva entrare in guerra contro la germania nazista pochi giorni prima dell'invasione della Polonia nel  settembre 1939

 per gli interventisti la frase classica fu : oggi Danzica, domani Parigi e Londra e poi il mondo intero sotto il tallone nazista...

agitando questi spettri il segretario generale  della NATO , Jaap de Hoop Sheffer  a Washingngton nel gennaio 2004 lanciando l'ennesimo appello per più truppe e più coraggio daglia alleati NATO, ha detto:"- la nostra priorità immediata è quella di sistemare le cose in afghanistan, non possiamo permetterci di fallire...se noi non andiamo in Afghanistan, sarà l'afghanistan a venire da noi...-

son pasati 4 anni  e nulla è cambiato, neanche il governo italiano in carica , che agitando manie di gradeur vorrebbe mostrare i muscoli con sparate come quella della diminuzione dei tempi di intervento dei soldati italiani nel Sud del paese. per chi è stato in quelle lande pietrose sa che nel muoversi le ore diventano giorni e i giorni settimane ed intanto i ribelli nel giro di pochi minuti scompaiono come neve al sole confusi  nella popolazione

ANTONIO CAMUSO

OSSERVATORIO SUI BALCANI DI BRINDISI


 


 

4 AGOSTO 2008 MILITARI NELLE CITTA’

4 AGOSTO 2015, BARI, LA BATTAGLIA DEI FORNI 

ovvero …lo scenario possibile della militarizzazione del territorio.

Quella di oggi potrebbe essere una data storica nell’avvento di un futuro sempre più militarizzato in un contesto di catastrofe globale. Antonio Camuso, da tempo portavoce dell’Osservatorio sui Balcani di Brindisi e studioso dei problemi della militarizzazione della società, propone per l’occasione uno stralcio significativo del suo racconto " L’ultimo disertore " in corso di stesura ed ambientato in un mondo che giorno per giorno, in maniera preoccupante, sembra a noi avvicinarsi rapidamente.Il titolo di questa pagina vuol ricordare un’altra battaglia, quella dei ponti di Nassirya , in cui fu coinvolto il nostro esercito e su cui si è posato un pietoso silenzio nonostante i tanti interrogativi ed inchieste nate anche grazie agli articoli dello stesso autore su Liberazione ed altri media. Concediamo la divulgazione a fini non di lucro con l’obbligo di riportarne in maniera completa la fonte

 

 

Da L’ULTIMO DISERTORE…

LA BATTAGLIA DEI FORNI

 

Bari , 4 agosto 2015

Il Maresciallo di prima classe Gavino Sassu fu svegliato dal sergente Wu Minh, si stropicciò gli occhi, stiracchiandosi all’interno del Blindato Puma e cercò di riordinare le idee dopo una notte popolata da incubi.

Il giorno prima, 3 agosto 2015 , a Bari si era passata una giornata di ordinaria follia con l’ennesimo tentativo di qualche centinaio di baresi della Città Vecchia, in gran parte donne e bambini, di superare le barriere antisommossa, poste lungo corso Vittorio Emanuele II, per raggiungere l’area dei depositi alimentari e dei forni sita tra via Sparano e via Dante Alighieri.

Le barriere acustiche erano entrate in funzione con scarsi risultati poiché da qualche tempo i gruppi sovversivi, che fomentavano le sommosse popolari, avevano escogitato un metodo singolare per ovviare alla mancanza di caschi isolati acusticamente.

Era il metodo"Cavallo Pazzo": nei punti di raduno si allestivano palchi stile Festival rock con amplificatori di elevata potenza davanti ai quali i manifestanti danzavano in preda a droghe sintetiche, alcool e qualunque cosa li rendesse fuori di sé, nel caso non fosse sufficiente la fame che li angosciava perennemente.

Resi praticamente sordi , avendo sostato dinanzi agli amplificatori per ore, partivano in corteo per cercare di superare le barriere antisommossa..

Così era stato anche ieri, 3 agosto ‘15 e quando la situazione si era messa male, il maresciallo Sassu aveva dato l’ordine in cinese agli uomini del terzo bersaglieri della brigata Garibaldi.

Da tempo , dare un ordine in italiano sarebbe stato inutile, poiché nei reparti dell’esercito italiano "impiegati nella difesa delle aree strategiche del Paese ed in ordine pubblico" era stato vietata la presenza di militari di grado inferiore di origine italiana ed in particolare meridionali. Questa circolare ministeriale era stata conseguenza degli  ammutinamenti seguiti alla repressione dei tumulti del 2012.

Il reparto di Sassu era composto essenzialmente da cinesi ed altri immigrati di origine asiatica che dopo un periodo di due anni nelle file dei reparti di O.P. conseguivano la cittadinanza europea e la carta alimentare argento .

Un reparto che il giorno prima si era comportato valorosamente; ad un ordine dato da Sassu avevano sparato per qualche minuto lacrimogeni e pallottole di gomma secondo i manuali dettati dalle nuove regole d’ingaggio NATO ( approvate dal governo di emergenza Berlusconi-Veltroni del 2012) e poi si era passati ai fucili mitragliatori armati con proiettili ad energia cinetica costante, potenzialmente non mortali ma capaci di mettere Ko qualunque manifestante.

Dall’altra parte della barricata i cecchini ( la maggior parte scugnizzi baresi arruolati dai sovversivi nella "brigata generale Nicola Bellomo", un generale italiano che nel 43, insieme agli scugnizzi baresi aveva liberato Bari dai nazisti)) annidati tra le mura annerite dagli incendi del palazzo Prefettura avevano bersagliato i cinesi del reparto Bersaglieri a colpi di RPG e fucili di precisione., obbligandoli a rifugiarsi nei blindati Puma e Dardo.

Lo scontro era durato meno di un’ora ed aveva lasciato sul terreno qualche decina di morti ed alcuni di essi giacevano ancora lì, impigliati nel filo spinato che circondava il teatro Piccini, sede attuale del comando dell’Esercito Italiano a Bari….

Il maresciallo Gavino Sassu sorseggiando il caffè portatogli dal sergente Wu Minh , ingoiò un paio di pillole di Simpax ( un derivato della simpamina), il doppio della razione di ordinanza consentita nell’esercito ma…tanto non se ne fotteva più nulla,… nella giornata avrebbe ingoiato altri intrugli clandestini per dimenticare quanto successo negli ultimi sette anni e non fare a pugni con la propria coscienza.

Ricordava il 4 agosto del 2008, quando il governo Berlusconi , con la debole vergognosa protesta dell’opposizione , aveva inviato i primi reparti dell’Esercito ad affiancare le forze di polizia " per migliorare la sicurezza dei cittadini e la tutela di aree di interesse strategico nazionale".

Anche Gavinu con il grado di caporale era stato tra i primi a fare quell’esperienza, giovanissimo, orgoglioso nella sua tuta impeccabile e la Beretta 92 al fianco, che insieme a carabinieri e poliziotti, anch’essi in divise fiammanti che passeggiando tra le strade delle grandi città conversavano amabilmente con negozianti e gente per bene.

Il popolo italiano, che qualche mese prima aveva eletto Berlusconi a capo del governo, aveva applaudito e la Lega Padana aveva urlato che era giunta l’ora di finirla con gli extracomunitari che invadevano le nostre città

Che ironia della sorte! Oggi se non fosse stato per loro, gli immigrati in divisa, quello scugnizzo barese che stava lì a marcire, ormai cadavere, impigliato nel filo spinato , con la bocca aperta in una smorfia orribile, forse sarebbe riuscito a saccheggiare i forni di via Sparano , qualificati da tre anni aree di interesse strategico nazionale…

 

Tratto dal racconto " L’ultimo disertore"’ in corso di stesura dello stesso autore

 

Antonio Camuso osservatoriobrindisi@libero.it

Osservatorio sui Balcani di Brindisi

Pubblicato alla pagina http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/bari_battaglia_forni.htm

E sulla open area di pugliantagonista

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Brindisi 4 Agosto 2008


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08/02/2009 07.21

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