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ARTICOLI DI A. MAZZEO E ZANOTELLI

Contro i pirati, aerei USA alle Seychelles. Li controlla Sigonella


di Antonio Mazzeo


L´amministrazione Obama potenzia ulteriormente il dispositivo militare per combattere la pirateria marittima a largo delle coste dell´Africa orientale. Tre aerei P-3 Orion e 112 militari in forza al VP-26 "Tridents", lo squadrone dell´US Navy con base a Maine, sono stati trasferiti nell´aeroporto internazionale di Mahe, Seychelles. Gli Orion opereranno congiuntamente ai velivoli senza pilota UAV "MQ-9 Reaper" che il Comando navale statunitense per l´Europa e l´Africa NAVEUR NAVAF (con sede a Napoli) ha trasferito nell´arcipelago qualche mese per eseguire missioni d´intelligence, sorveglianza e riconoscimento delle imbarcazioni dei pirati. I velivoli P-3 Orion sono stati messi a disposizione di Africom, il Comando delle forze armate statunitensi per il continente africano, ma la pianificazione e il coordinamento delle operazioni sono stati assegnati alla Combined Task Force (CTF) 67 di Sigonella (Sicilia) che dirige le forze aeree
 della Marina USA nel Mediterraneo.
L´utilizzo in Corno d´Africa degli aerei da pattugliamento dell´US Navy è stato pianificato dal Pentagono da diverso tempo. Nell´agosto del 2009, un P-3 Orion di stanza nella grande base aeronavale siciliana aveva effettuato dei test operativi a Mahe, congiuntamente al dislocamento degli UAV "Reaper" e di 75 tra tecnici e militari preposti al loro funzionamento. "I velivoli P-3 Orion alle Seychelles possono assicurare la copertura di una vasta aerea marittima", ha dichiarato John Moore, comandante del CTF-67. "Hanno un´autonomia di volo che può arrivare alle otto ore e saranno utilizzati a tempo indeterminato ed esclusivamente per missioni anti-pirateria". Per l´occasione, il VP-26 "Tridents" dell´US Navy ha modificato le insegne degli aerei rischiarati nell´Oceano indiano: i tradizionali siluri che sormontano l´emblema del gruppo di volo sono stati sovrapposti a forma di X, assumendo il tetro aspetto della bandiera
 con il teschio degli antichi pirati dei Carabi.
Gli aerei P-3 Orion, progettati e prodotti dall´industria Lockheed per pattugliare i mari ed intervenire nella guerra contro navi e sottomarini, a partire dagli anni `90 sono stati orientati sempre più alle attività d´intelligence e riconoscimento e alla cosiddetta "lotta al terrorismo". Per la loro versatilità, sono usati a supporto delle forze terrestri USA e NATO in Iraq ed Afghanistan e in missioni di "sorveglianza" del Mediterraneo, del Golfo Persico e dell´Africa orientale, sempre sotto il controllo del CTF-67 di Sigonella. La definizione di "aerei-spia" non è però del tutto appropriata per gli Orion. Essi sono infatti veri e propri famigerati strumenti di guerra e con duplice capacità, convenzionale e nucleare. Possono imbarcare siluri "Mark 46" e "Mark 50", missili AGM-84 "Harpoon" e AGM-65 "Maverick", cannoni da 127 mm, mine antinavali, bombe a caduta libera.
L´utilizzo di questi aerei per contenere i tentativi di sequestro di unità mercantili e petroliere in rotta nel Golfo di Aden e nell´Oceano indiano, non è nuovo. A partire dell´autunno 2008, l´aeronautica militare spagnola ha dislocato un imprecisato numero di P-3 Orion a sostegno della crociata internazionale contro la pirateria che vede impegnate una trentina di navi da guerra di Stati Uniti, NATO, Unione europea, Cina, Russia, India, Giappone e di alcuni paesi mediorientali. Una dispendiosissima campagna autorizzata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che non è stata in grado però di ridurre gli assalti. Al contrario, il 2009 si è concluso registrando un record nel numero degli arrembaggi e dei sequestri navali nelle acque dell´Africa orientale. Secondo il Centro di studio sulla pirateria dell´International Maritime Bureau, lo scorso anno sono state attaccate 214 grandi imbarcazioni, 47 delle quali sono finite in mano agli
 assalitori. L´anno prima, sempre secondo l´International Maritime Buerau, gli assalti erano stati 111, il 200% in più del 2007. Una evidente escalation, dunque, che testimonia il fallimento delle strategie d´interventismo militare contro un fenomeno dalle profonde radici sociali, politiche ed economiche. Washington però non sembra aver compreso la lezione e rilancia l´offensiva anti-pirati a suon di P-3 Orion e velivoli senza pilota.


Africom pianta le tende alle Seychelles

di Antonio Mazzeo

13 settembre 2009


Il Comando generale delle forze armate per il continente africano, Africom, mobilita uomini e mezzi per proteggere dalla pirateria l´industria turistica delle Seychelles. E a difesa dei turisti a cinque stelle non saranno lesinati i più sofisticati sistemi di guerra. Così, dal prossimo mese di ottobre, un numero imprecisato di velivoli senza pilota UAV "Reaper" sarà trasferito nell´arcipelago che dista più di 1.000 miglia dalle coste dell´Africa meridionale. "Le Seychelles hanno un ruolo è importante per assicurare la libertà di navigazione a beneficio di tutte le nazioni", ha dichiarato Vince Crawley, portavoce del Comando Africom di Stoccarda. "Sono una piattaforma ideale per osservare i vasti corridoi marittimi dell´Oceano Indiano ed assistere i nostri sforzi contro la pirateria".
I "Reaper" saranno utilizzati in missioni d´intelligence, sorveglianza e riconoscimento. Con una lunghezza di 20 metri, questi velivoli possono volare per 30 ore consecutive ad una velocità di oltre 440 chilometri all´ora, con un raggio operativo di 4.800 chilometri. Dotati di sofisticate telecamere e numerosi sensori per captare qualsiasi oggetto si muova nell´oceano, i "Reaper" sono guidati a distanza utilizzando stazioni terrestri e satellitari. Utilizzati per la prima volta nel conflitto afgano, gli MQ-9 "Reaper" dell´US Air Force continuano ad operare dalla base aerea di Kandahar per missioni di spionaggio e attacco con missili e bombe a caduta libera. Il Comando di Africom assicura comunque che i velivoli senza pilota destinati alle Seychelles non saranno armati. "I Reaper saranno ospitati presso l´aeroporto internazionale di Mahe, la capitale", ha spiegato Vince Crawley. "E saranno in un numero sufficiente per avere
 costantemente un aereo in volo a copertura del centinaio di isole che compongono l´arcipelago".
A supporto della missione degli UAV giungeranno a Mahe 75 militari statunitensi. Il Comando per le operazioni navali in Europa ed Africa, "NAVEUR NAVAF", con sede nella città di Napoli, ha pure deciso di dislocare a tempo indeterminato nelle Seychelles due velivoli da pattugliamento marittimo P-3 Orion, attualmente operativi nelle stazioni aeronavali di Sigonella e Diego Garcia. "Il trasferimento dei nostri P-3 Orion rafforzerà notevolmente la conduzione delle operazioni di sorveglianza delle acque territoriali delle Seychelles da parte degli aeri senza pilota", ha dichiarato il generale William Ward, comandante di Africom.
La presenza militare USA è stata richiesta dalle autorità governative locali dopo gli attacchi pirati ai danni di alcune imbarcazioni in navigazione tra le isole. Lo scorso mese di aprile, il presidente delle Seychelles, James Michel, aveva interrotto una visita ufficiale in Giappone dopo che due unità nazionali erano state sequestrate a largo delle isole Comoros. Qualche giorno dopo, la nave da crociera MSC "Melody", in rotta da Durban (Sud Africa) verso Genova con oltre 1.000 passeggeri e 550 membri d´equipaggio, veniva avvicinata da un´imbarcazione pirata che però veniva individuata e prontamente bloccata da una fregata spagnola. "Simili incidenti - ha dichiarato il presidente Michel - sono pericolosi non solo perchè sono atti di terrorismo, ma perchè potrebbero spingere le navi da crociera fuori dalle nostre acque territoriali e ferire gravemente il turismo nazionale".
La dipendenza del paese dalla valuta straniera è totale. Incapaci di pensare a qualsivoglia forma di sviluppo autocentrato o perlomeno ad una diversificazione delle fonti d´ingresso economico, per le autorità di governo la difesa del turismo di lusso diviene vitale, a costo di accelerare il trasferimento di isole ed isolotti ai privati e dare il via alla militarizzazione USA dell´arcipelago. Già un anno prima della crisi legata ai pirati somali, il tasso di occupazione del settore alberghiero aveva subito una flessione del 60-65 per cento. A favore delle Seychelles è intervenuto il Fondo monetario internazionale con un credito di emergenza, mentre il Club di Parigi ha annullato il 45% di un debito di 215 milioni di euro.
In funzione anti-pirati, le Seychelles hanno dotato la propria Guardia Coste di due moderne imbarcazioni veloci. Hanno inoltre chiesto a diversi paesi di trasferire loro unità militari a presidio delle acque territoriali. L´autorità legislativa ha già approvato un patto di "cooperazione militare" con le forze armate USA, mentre il Dipartimento della Difesa ha stanziato a favore del paese 300.000 dollari per il triennio 2008-2010 nell´ambito del programma di addestramento "IMET International Military Educations and Training". Consiglieri militari e personale specializzato del "Combined Joint Task Force - Horn of Africa (CJTF-HOA)", il reparto interforze USA di stanza a Gibuti, operano a fianco dei militari locali sin dal 2005. Nel maggio 2009, gli uomini del Comando Africom di Stoccarda hanno tenuto un ciclo settimanale di conferenze ed incontri con le autorità civili e militari locali in vista del "miglioramento delle procedure di
 controllo del traffico aereo" e di un "rafforzamento dell´impegno bilaterale a favore della sicurezza e dell´intelligence e ridurre l´attività criminale nell´Oceano Indiano". Il mese successivo nei principali porti delle Seychelles hanno fatto una lunga sosta operativa le unità da guerra della Combined Task Force (CTF) 151, la forza multinazionale attivata dal comando della 5^ Flotta USA in Bahrein per pattugliare le acque dell´Oceano Indiano e del Golfo di Aden.
A fianco delle imbarcazioni militari delle Seychelles opera pure da qualche tempo una nave portaelicotteri della Marina indiana, armata di cannoni "Bofors" da 40 mm.. Sessanta marines francesi sono invece a bordo di una decina di grandi unità per la pesca del tonno che resteranno nelle acque delle Seychelles sino alla fine di ottobre.


     



Gli artigli di Africom nelle guerre del Congo



di Antonio Mazzeo
9 febbraio 2009


Lo spettro del Comando per le operazioni USA in Africa, Africom, si aggira nel sanguinoso teatro di guerra della Repubblica Democratica del Congo. Un lungo articolo apparso il 6 febbraio sul New York Times, ha rivelato che l´offensiva scatenata a metà dicembre nel nord del paese dalle forze armate ugandesi contro i ribelli dell´Esercito di Resistenza del Signore (ERS), è stata pianificata e finanziata dal Comando Africom di Stoccarda (Germania). L´intervento contro le basi realizzate all´interno del parco nazionale di Garamba, sarebbe stato del tutto fallimentare: le milizie, uscite illese dai bombardamenti, si sarebbero poi vendicate contro la popolazione civile, massacrando più di 900 persone, in buona parte donne e bambini.
Stando al New York Times, la richiesta di appoggio al blitz contro le bande controllate da Joseph Kony, è stata fatta nell´autunno 2008 dal governo dell´Uganda all´ambasciata USA di Kampala. Il mese successivo sarebbe giunta l´autorizzazione personale del presidente George W. Bush. Diciassette consiglieri ed analisti militari sono stati così inviati in Uganda dal Comando di Africom "per lavorare a stretto contatto con gli ufficiali locali, fornendo un milione di dollari di rifornimenti, intelligence e riprese satellitari" sui luoghi in cui si nascondevano i miliziani dell´ERS. I consiglieri statunitensi avrebbero pure contribuito a pianificare le operazioni di bombardamento degli accampamenti in Congo, e il contemporaneo intervento via terra di oltre 6.000 militari delle forze armate di Uganda e Repubblica Democratica del Congo.
Secondo quanto dichiarato al New York Times da un anonimo ufficiale USA, il 13 dicembre, giorno prima dell´attacco, alcuni militari statunitensi si sarebbero trasferiti in un sito protetto al confine tra Uganda e Congo per un "meeting finale di coordinamento" con il comando delle forze armate ugandesi, "senza tuttavia partecipare direttamente alle operazioni di combattimento". "Una densa nebbia ritardò l´attacco di alcune ore, e si perse l´effetto sorpresa", ha aggiunto l´ufficiale. "Quando gli elicotteri ugandesi bombardarono il rifugio di Mr. Kony, questo era vuoto. Le forze terrestri penetrarono diverse miglia nella foresta, ma arrivarono parecchi giorni e trovarono solo un paio di telefoni satellitari e alcuni fucili".
Il governo di Kampala ha tuttavia presentato l´offensiva di dicembre come un grande successo, attribuendosi la distruzione del centro di controllo e dei magazzini dell´ERS, la morte di parecchi ribelli e finanche il riscatto di un centinaio di bambini soldato. Una versione che oggi si scopre del tutto falsa ma soprattutto omissiva delle gravissime negligenze delle truppe ugandesi e congolesi, che avrebbero così abbandonato la popolazione ad una feroce rappresaglia degli uomini di Joseph Kony. "I militari hanno fatto assai poco per proteggere i villaggi vicini", hanno denunciato i rappresentanti di alcune organizzazioni non governative congolesi. "Le truppe hanno fallito nell´isolare le vie di fuga e non hanno inviato soldati in molte cittadine vicine dove i ribelli massacravano gli abitanti. Intanto i leader ribelli sono fuggiti mentre i loro combattenti, divisisi in piccoli gruppi, hanno continuato a saccheggiare villaggio dopo villaggio
 nel nord-est del Congo, facendo a pezzi, bruciando e bastonando a morte chiunque incontrassero". Testimoni oculari raccontano che i miliziani hanno sequestrato centinaia di bambini. Nell´area compresa tra le città di Doruma, Tomati e Faradje sono stati denunciati casi di stupri su bambine di 10 anni d´età e l´incendio di centinaia di abitazioni. Stime ufficiali parlano di oltre 900 vittime.
Mostrando un certo cinismo, gli ufficiali statunitensi intervistati dal New York Times, hanno ammesso che l´operazione militare è stata "poco pianificata e poveramente realizzata". "Noi avevamo detto ai nostri partner di prendere in considerazione una serie di suggerimenti ed alternative - hanno aggiunto - ma le loro scelte erano le loro scelte. Alla fine, questa non era una nostra operazione". Una dichiarazione di auto-assoluzione analoga a quella utilizzata dal Comando di MONUC, la missione delle Nazioni Unite in Congo, anch´essa incapace di difendere la popolazione dai massacri degli uomini al soldo di Joseph Kony. Solo che nel caso di MONUC, la condivisione dell´operazione non è stata rinnegata. Il 15 ottobre 2008, quando le forze terrestri dell´Uganda si stavano concentrando alla frontiera con il Congo, il capo della missione internazionale di paecekeeping, colonnello Jean-Paul Dietrich, aveva pubblicamente offerto il "supporto
 logistico" della missione ONU per "questa operazione di contenimento dei ribelli dell´ERS".
I militari USA sono presenti in Uganda da più di un decennio, contribuendo all´addestramento, alla fornitura di armamenti e all´equipaggiamento pesante delle forze armate nazionali. Nel 1996, uno squadrone VP-16 dell´US Navy di stanza a Sigonella aveva dislocato a Kampala i suoi aerei di riconoscimento P3C-Orion per raccogliere e smistare informazioni al Tactical Support Center della base siciliana, relative ai "profughi e ai rifugiati presenti al confine con lo Zaire", come al tempo si chiamava la Repubblica Democratica del Congo. Qualche anno più tardi fu inviato in Uganda anche un contingente della 35^ Brigata di Artiglieria Aerea USA che operava presso la base di Suwon, Corea del Sud.
Dopo l´11 settembre 2001, le forze armate ugandesi hanno partecipato a numerose esercitazioni "anti-terrorismo" in Corno d´Africa e nella regione dei Grandi Laghi, sotto il comando della Combined Joint Task Force-Horn of Africa, la task force che gli Stati Uniti hanno attivato presso la base di Camp Lemonier, Gibuti. A partire dal gennaio 2007, alcuni reparti d´elite si sono insediati nella regione settentrionale dell´Uganda, operando congiuntamente con i militari locali contro l´Esercito di Resistenza del Signore. È stata accertata la presenza di uomini dell´US Army Corps of Engineers e dell´US Air Force di stanza a Ramstein, Germania ed Aviano, Pordenone.
Il 9 aprile 2008, il generale William "Kip" Ward, comandante in capo di Africom, giungeva all´aeroporto di Entebbe, una delle maggiori basi operative USA in Africa, per una visita di tre giorni ai reparti militari dislocati in Uganda. Il 10 aprile, Ward si trasferiva nel distretto settentrionale di Gulu per incontrare il personale militare della Combined Joint Task Force-Horn of Africa in un accampamento utilizzato anche dal personale dell´Agenzia per lo Sviluppo statunitense USAID. Il giorno successivo il Comandante di Africom partecipava ad un incontro con 200 cadetti del college ugandese di Jinja. Tra gli istruttori di questo istituto di formazione alla guerra, alcuni ufficiali della task force che gli USA hanno installato a Gibuti e i professori del Naval War College (NWC) di Newport, Rhode Island.



Giochi di Guerra ad Aviano, sognando l´Africa


di Antonio Mazzeo



Ci vuole fantasia a simulare un´operazione di guerra in Africa utilizzando uno scenario nel nord-est d´Italia, proprio adesso che ghiaccio e neve la fanno da padroni. Ma il Pentagono vuole completare prima possibile il dispositivo per intervenire "efficacemente" nel continente africano, così anche la base aerea di Aviano, Pordenone, va bene per un´esercitazione militare di pronto intervento. Il nome in codice è "Lion Focus 2009", e prevede il dispiegamento e attivazione di un centro di comando e controllo per sovrintendere al pronto intervento in Africa di personale e mezzi delle forze terrestri statunitensi.
A quest´esercitazione, predisposta dal nuovo Comando per le operazioni USA in Africa, AFRICOM, partecipano circa 360 militari dell´Aeronautica, dell´Esercito, della Marina e del Corpo dei Marines, impegnati nella pianificazione strategica e il coordinamento di unità presenti in località differenti d´Italia e Stati Uniti d´America. Il tutto è diretto dal Comando SETAF (Southern European Task Force) di Vicenza, da due mesi a questa parte rinominato "SETAF/US Army Africa", per assumere la conduzione delle operazioni dell´Esercito USA nel continente africano.
La SETAF ha inviato ad Aviano un contingente di 40 specialisti nel settore delle telecomunicazioni, per montare un vero e proprio accampamento con shelter, centri di controllo e apparecchiature radio. Altra località utilizzata per l´esercitazione "Lion Focus 2009" è la base di Longare, sino a qualche anno fa un deposito di armi nucleari tattiche dell´US Army e dove, secondo gli attivisti no-war del Presidio Permanente di Vicenza, sarebbero stati avviati imponenti lavori sotterranei top secret.
Lo scalo aereo di Aviano - una delle principali basi nucleari in Europa dell´US Air Force - entra dunque a far parte del "club" delle basi USA in Italia destinate al comando e al supporto delle missioni AFRICOM. Ad Aviano e Vicenza si aggiungono infatti la stazione aeronavale di Sigonella (Sicilia), vero e proprio "hub per le operazioni di rifornimento e carico dei velivoli diretti verso il continente africano; la base di Camp Darby (Livorno), che assicurerà la movimentazione di uomini, mezzi e armamenti dell´US Army; e il complesso navale di Napoli-Capodichino-Gaeta, sede del Comando per le Forze Navali USA in Europa e della VI Flotta, a cui sono state pure attribuite le funzioni di comando della neo costituita "US Naval Forces Africa". Secondo indiscrezioni trapelate al Pentagono, la stessa città di Napoli è tra le candidate più accreditate ad ospitare entro un paio di anni il quartier generale di AFRICOM, oggi a Stoccarda
 (Germania), per avvicinarlo il più possibile all´area geografica d´intervento.
Le attività allo US Naval Forces Africa sono frenetiche, anche perché a fine gennaio sarà dato il via nelle acque occidentali del continente alla prima missione 2009 "APS" (Africa Partnership Station), l´iniziativa della Marina Militare statunitense finalizzata - secondo quanto si legge nei comunicati degli strateghi di Washington - all´"addestramento delle flotte navali africane nella lotta contro i problemi che interessano la regione, come il contrabbando di droga, la pirateria, le attività di pesca non regolari, l´immigrazione illegale e il traffico di persone".
Ma anche nel resto d´Europa si moltiplicano le installazioni riconvertite ai nuovi piani di penetrazione militare USA in Africa. In Germania, oltre al Comando generale di Stoccarda, sono presenti lo scalo aereo di Ramstein, predisposto per ospitare le forze aeree di "AFAFRICA" (le stesse che è facile prevedere opereranno pure da Aviano), e Boeblingen, sede del comando delle forze del Corpo dei Marines per il continente africano (MARFORAF).
Un ruolo chiave è stato pure ritagliato per il complesso aeronavale di Rota-Cadice, Spagna, altra possibile destinazione finale del quartier generale di AFRICOM. A conferma di quelle che sono le reali intenzioni di Washington nel continente nero, all´inizio del nuovo anno, la base di Rota è stata prescelta come "area primaria" ove trasferire il personale militare "liberato dopo essere stato tenuto come prigioniero di guerra o come ostaggio nel corso di una missione in Africa". Secondo quanto dichiarato dall´US Africa Command, "Rota è stata individuata come località di ricovero, trattamento medico-psicologico e riabilitazione per la prossimità della Spagna all´Africa, e inoltre perché lo scalo aereo dell´installazione e l´ospedale militare distano tra loro solo meno di un miglio".
Nella base aerea britannica di Molesworth è stato invece installato iI centro d´intelligence d´eccellenza del Comando USA per l´Africa. A questo fine, la scorsa settimana un reparto di 150 militari è stato trasferito da Stoccarda a Molesworth. Altri 150 dipendenti civili del Dipartimento della Difesa raggiungeranno la base britannica nei prossimi mesi. Secondo quanto preannunciato da Vince Crawley, portavoce di AFRICOM, la nuova stazione d´intelligence "scambierà informazioni con il NATO Intelligence Fusion Center e l´US European Command´s Joint Analysis Center, ospitati entrambi a Molesworth".


       
 


e Il missionario comboniano Alex Zanotelli, a Napoli dopo anni di missione in Kenya, ci fa pervenire stasera il seguente appello da lui stesso firmato:“Le comunità cristiane in Italia hanno appena celebrato il Natale, una festa così carica di messaggi di pace. La stessa Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio) è venuta ad accentuare questo tema per i credenti. Ma noi cristiani ci accorgiamo di quello che stiamo celebrando? Come facciamo a proclamare la pace in chiesa mentre non ci accorgiamo che la neghiamo con le scelte violente sia nostre che dei nostri governi? Come possiamo celebrare il Natale, la festa della vita, con il massacro dei bimbi palestinesi,vera strage degli innocenti? Come possiamo celebrare il Natale senza che questo “urlo” di sofferenza umana, dei palestinesi come anche di tanti altri popoli (dai congolesi ai ceceni),non venga a disturbare le nostre coscienze addormentate di cristiani di Occidente? Ci rendiamo conto che tanta di questa sofferenza è dovuta alle scelte militaristiche dei nostri governi? Un esempio incredibile è l’annuncio fatto poco prima di Natale dal nostro ministro degli Esteri Frattini che Africom, il supremo comando americano per le truppe di terra e di mare per l’Africa, troverà posto a Napoli e a Vicenza. Africom, creato nel 2007 dal presidente Bush e inaugurato il primo ottobre 2008 a Stoccarda (Germania), è guidato oggi dal generale afro-americano William “Kid” Ward. Il generale ha speso il 2008 a cercare una base per questo comando in Africa. Ma la forte azione diplomatica del Sudafrica contro la presenza di Africom nel continente, ha impedito agli Usa di trovarla. Come ultima chance gli americani hanno pensato di trovarla nel paese più vicino all’Africa, la Spagna ed esattamente a Rota (Cadice), ma Zapatero si è opposto. Non rimaneva che l’Italia! E il Governo Berlusconi è stato ben felice di dare il benvenuto ad Africom a Vicenza e a Napoli .(Nel 2008 il comitato campano Pace e Disarmo aveva scritto un libro dal titolo profetico: Napoli chiama Vicenza, che descrive la pesante militarizzazione del territorio campano dotato di sette basi militari: Usa e Nato!). Il ministro Frattini ha anche detto che si tratta di “strutture di comando che operano nel quadro Nato”. Bugia! Il comando Africom è uno dei sei comandi unificati del Pentagono. Frattini ha anche dichiarato che non ci sono truppe da combattimento, ma solo componenti civili. Altra bugia! Africom è il comando unificato militare statunitense che ha come scopo la lotta al terrorismo e l’addestramento dei militari africani oltre alla protezione degli enormi interessi americani in Africa .E proprio per potenziare Africom, gli Usa hanno costituito due nuovi corpi: i Marines per l’Africa (Maforaf) e il Diciassettesimo Stormo dell’aeronautica militare Usa con il nome di Afafrica. Quest’ultimo opererà soprattutto da Vicenza e Sigonella, oggi la più grande base aerea nel Mediterraneo. Le forze armate USA hanno fatto già sapere che 750 militari verranno assegnati a Napoli e a Vicenza. Frattini ha anche detto che la scelta del governo è stata presa dopo aver informato i paesi africani che hanno espresso grande supporto per questa decisione! Strana democrazia quella del governo Berlusconi che tiene nascosta una tale decisione al Parlamento e consulta invece i governi africani! Il nostro governo dando il suo consenso a Washington contribuisce alla nuova operazione di stampo coloniale mirante al controllo delle aree strategiche dell’Africa. Le domande che sorgono sono molte e inquietanti sia per il nostro governo e parlamento, sia per le amministrazioni della Campania e di Napoli, sia per la Chiesa italiana. - Governo e parlamento: in quali sedi e con quali procedure è stata presa questa decisione di grande importanza strategica? Perché il parlamento italiano non è stato informato e non c’è stato nessun dibattito parlamentare? Il PD ha qualcosa da dire a riguardo? Oppure c’è un accordo bipartisan su tutto questo? - Regione Campania e Comune di Napoli: la Regione Campania, nella persona del suo presidente Bassolino, è stata almeno consultata? E la sindaca di Napoli, Rosa Iervolino, è stata almeno interpellata, dato che Africom sarà posizionato a Napoli? - Chiesa italiana: Come mai la Cei non ha alcuna parola da dire su scelte militaristiche così scellerate? Come mai gli istituti missionari e le realtà missionarie laicali come la Focsiv non reagiscono a decisioni militaristiche così gravi? Come facciamo ad inviare missionari ,suore, laici in Africa se non denunciamo scelte come queste che rendono l’Africa sempre più schiava e sfruttata?Se , come missionari, vogliamo proclamare buona novella ai poveri, dobbiamo avere il coraggio di denunciare con forza queste virate militaristiche del nostro governo.Non e’ questa la missione globale a cui come missionari siamo chiamati? Mi aspetto una presa di posizione pubblica da parte degli istituti missionari operanti in Africa. A tutti chiedo di inviare una mail al ministro degli Esteri Frattini e al ministro della Difesa La Russa , protestando per la scelta di Africom a Vicenza e a Napoli.

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