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da Repubblica.it

Herat, militari italiani sparano
Uccisa bimba di 13 anni, tre feriti

http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/esteri/afghanistan-

13/italiani-bambina/italiani-bambina.html

HERAT - Una bambina afgana di 13 anni è morta uccisa dai colpi di mitragliatore sparati da un blindato italiano di pattuglia nella zona occidentale dell'Afghanistan. Secondo l'Esercito, la macchina non si è fermata all'alt dei militari; secondo lo zio della bambina uccisa, al volante dell'auto, stamane pioveva molto in quella zona e se non si è fermato è perchè ha "visto le luci quando era troppo tardi".

Viaggiavano per assistere ad un matrimonio. La famiglia di afghani stava andando ad Herat per assistere ad un matrimonio. Viaggiavano, lo zio, la bambina ed altre tre persone rimaste ferite, su una Toyota Corolla, una delle macchine maggiormente segnalate come possibili autobomba, lo stesso modello di auto sulla quale sedevano Nicola Calipari e la giornalista Giuliana Sgrena, quando una raffica partita da un blindato americano uccise il funzionario dei Servizi segreti ad un check point sulla strada per l'aeroporto di Bagdad, il 4 marzo 2005.segue su>>>
Repubblica.it

   


IL COMMENTO di Antonio Camuso

Quanto scriviamo oggi è da ritenersi il proseguimento di altri articoli e approfondimenti che l’Osservatorio ha condotto ultimamente sulla situazione afgana relativamente all’impiego dei nostri militari in un contesto che si va aggravando.

Il ferimento a morte della bambina afgana e il caso Calipari

 

La notizia dell’uccisione di una bambina e del ferimento dei suoi parenti, da parte di soldati italiani in Afghanistan, ci riempie di dolore e ci fa  istintivamente condannare l’accaduto, attribuendo esso alla reiterazione della volontà dei governi italiani a mantenere truppe in quel teatro di guerra, pur sapendo che esse vanno incontro  sempre più a rischi per se stessi oltre che al ripetersi di deprecabili incidenti come quello accaduto.

Le circostanze del fatto, così come sono state spiegate dai portavoci militari italiani,  squarciano parzialmente  il velo di silenzioso riserbo che ultimamente è caduto sulla nostra presenza militare in Afghanistan e sulla ulteriore decisione di rafforzare, anche su richiesta del presidente USA Obama il nostro contingente militare.

“… Più aerei, più mezzi più uomini,  sperando che questo serva a dare quel colpo di grazia alla guerriglia talebana più intransigente e cercando la collaborazione dei talebani moderati, ovvero i signori dell’oppio più malleabili all’odore dei dollari.”…

 Purtroppo nel frattempo la situazione sul campo è tesissima,  se dobbiamo vederla analizzando quanto è successo oggi e i nervi, anche per i soldati più esperti,  sono a fior di pelle.

Se a soli quattro chilometri del campo militare più importante della zona di Herat, tre mezzi militari potentemente armati e blindati vedendo arrivare,  anche se a  velocità sostenuta, sulla sua naturale corsia di marcia una macchina, si son sentiti tanto minacciati per porre  in essere manovre quali  quelle che hanno poi portato al tragico incidente, dobbiamo dire che la situazione anche per noi italiani è molto grave e dà troppo l’impressione di reazione da contingente assediato, per lo meno psicologicamente.

Le circostanze ci ricordano amaramente un altro incidente, quello in cui furono coinvolti l’agente  dei servizi Calidari e l’inviata del Manifesto qualche anno fa, a Bagdad.

Anche lì si parlò di velocità sostenuta dell’auto italiana, che il marines aveva fatto i segnali luminosi atti a far segnalare l’alt alla macchina dei Servizi italiana , che il marines avesse sparato in aria e poi solo una piccola raffica e che l’autista  dell’auto non si era voluto ostinatamente fermare se non dopo il fattaccio.

Naturali domande

In questo caso a far la parte del marines ci sono soldati italiani  e ci poniamo delle naturali domande:

Quale dovrebbe essere la velocità pericolosa alla quale è vietato andare in Afghanistan senza attirarsi il fuoco delle truppe della coalizione?

Ma a quanto si può arrivare sulle polverose e accidentate strade afgane con una macchina commerciale, con quattro persone a bordo senza spaccare sospensioni o uscire fuori strada?

Per appurare quale sia questa velocità che mezzi hanno a disposizione i nostri uomini? (Telelaser, autovelox, ecc)

Se  la valutazione è stata fatta con l’uso dei soli occhi, è stato spiegato ai nostri uomini che in  determinate condizioni luminose, la presenza  di polvere che si solleva nella scia dell’auto sospetta non è caratteristico solo dell’andatura dell’auto ma anche del terreno, del vento ed altri fattori?

Che gli autisti di due mezzi che vanno in rotta di collisione hanno una sensazione falsata della velocità di entrambi poiché essa è frutto delle due velocità?

Ci domandiamo a che velocità andavano i nostri mezzi?

Se è quella che conosciamo dai racconti raccolti da corrispondenti e militari da noi intervistati è quella sempre del “piede a tavoletta” per evitare gli ordigni telecomandati.

Il colore dell’automezzo.

E’ stato detto che la Toyota bianca è stata ritenuta sospetta proprio dal colore, poiché la maggior parte degli attentati son fatti con macchine bianche ed in particolare Toyota.

Ma  se il bianco è il colore ricercato da tutti coloro che vivono nei paesi desertici, dove occorre che i raggi solari non vengano assorbito dalla carrozzeria per evitare l’effetto forno, ciò vuol dire che la maggior parte degli afgani si devono disfare delle loro automobili per evitare di divenire facile bersaglio di reazioni inconsulte da  parte dei soldati occidentali?

Inoltre,  il colore  bianco è quello che determina in particolari condizioni luminose  un effetto particolare di gigantismo, ovvero quello di far apparire il mezzo più grande rispetto ad altri simili e quindi se in movimento, specialmente se ti viene incontro ti da un’errata valutazione della velocità che esso ha.

Di questo, per esempio ,  ne  subirono , le conseguenze i nostri soldati in Africa Settentrionale, durante la seconda guerra mondiale,  che dovettero fronteggiare i carri armati inglesi dipinti appositamente di bianco per poter moltiplicare l’effetto psicologico della grandezza e della velocità dei tanks

La cosa più grave è poi il fatto che ben tre mezzi dopo aver fatto fuoco contro un’automobile sospetta,  se la siano svignata  senza curarsi di sapere che cosa avevano combinato o neanche provare ad inseguire probabili terroristi che avrebbero potuto fare qualche macello contro altri colleghi e che solo in seguito hanno saputo che ben diversi erano gli occupanti dell’auto sospetti,  beh… questa suona proprio come la balla raccontata dal marines Lozano sulla strada dell’aeroporto di Bagdad!

Quale sarà la naturale conclusione delle inchieste aperte sul caso?

Due sono le possibili soluzioni:

1)      i soldati che hanno fatto fuoco così prontamente ed efficacemente come da disposizioni ricevute avranno un encomio

2)      il responsabile della pattuglia, i diretti superiori, generali compresi,  che hanno impartito le regole d’ingaggio tali da portare a questo incidente, dovranno essere tutti processati non lasciando solo o soli coloro che hanno materialmente premuto il grilletto,

L’esperienza c’insegna  che la prima soluzione sarà in pool position per il verdetto finale.

Antonio Camuso

Osservatorio sui Balcani di Brindisi

osservatoriobrindisi@libero.it

www.pugliantagonista.it/osservatorio.htm

  Brindisi 3 maggio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

Afghanistan

1)su attacchi a italiani da maggio a settembre 2008

2)Alpini, silenziatori e crisi mondiale10/10/08

3) 3 maggio 2009 , uccisa bambina afgana da soldati italiani

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