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SAN VITO DEI NORMANNI,EX BASE USAF:

la storia e quale futura destinazione ?

A distanza  di 10 anni dalla formale  radiazione da parte dell'aviazione americana di questa famosa base di spionaggio elettronico ancora non si riesce  ad avere sicurezza su quale sarà il suo destino finale, anzi essa  è al centro di nuove polemiche, come mai?

Per comprendere tutto ciò proviamo brevemente a ripercorrerne la sua lunga e travagliata storia.

SAN VITO E LA GUERRA FREDDA.

La base USAF di San Vito  dei Normanni fu attivata , grazie ad uno dei tanti accordi segreti tra governo italiano e gli Stati Uniti d'America, in piena Guerra Fredda l'1 novembre 1960.

  LA SCHEDA

Nel 1959 arrivarono i primi americani a San Vito dei Normanni che diedero il via  alla costruzione delle installazioni logistiche che permisero poi al 6917.mo Radio Squadron Mobile nel novembre del 1960 a entrare in attività.

Nel frattempo si procedeva alla costruzione  di quella mastodontica e per molti, misteriosa, struttura che prese il nome di "The Elephant's Cage (la gabbia dell'Elefante).

Essa era un’antenna radiogoniometrica ad alta frequenza AN/FRLG costituita da una grande struttura circolare, a cerchi concentrici,, mentre nei bunker sottostanti lavoravano quotidianamente centinaia di specialisti dell'intercettazione, traduttori e crittografi che, grazie a quelle antenne e a potentissime apparecchiature radio,  che ascoltavano ogni comunicazione telefonica, radio, telex, telegrafica, video, dati proveniente, non solo dal blocco orientale, ma anche dai cosiddetti paesi amici occidentali, compresa l'Italia.

In effetti già dal 1967 l 'attività di spionaggio di San Vito passa alle dipendenze operative alla NSA (National Security Agency) , la più segreta delle centrali di spionaggio americana, quella che di fatto gestisce il famigerato sistema ECHELON e le sue derivazioni.

INIZIA IL DECLINO

All'inizio degli anni 80 si avvia il ridimensionamento degli organici USA , per una serie di tagli al bilancio militare statunitense, ma anche con l'affermazione della tecnologia satellitare che rendeva superflue ed antiquate le grandi installazioni fisse come  San Vito.

La Guerra del Golfo del 91 fu l'ultima operazione convenzionale alla quale partecipò la base e  da aprile 93 cessò di operare con lo scioglimento del 6917.mo Security Group e del gruppo di Sicurezza Navale.

SAN VITO CAMBIA VOLTO

Alla fine del 93 ,a  Brindisi, giunsero i reparti delle forze speciali Navy Seal, seicento uomini della Joint Operation Task Force-2, assegnata alle missioni "Deny flight “e “Provide Promise", mentre i loro

 elicotteri Black Stallion e le cannoniere volanti AC-130 ”Spectre” stazionavano presso le piste dell'Aeroporto militare Pierozzi di Brindisi,

BRINDISI UNA CITTA' IN GUERRA.

Dal 1994 e fino a tutto il 1999 Brindisi visse un periodo che la riportò indietro di sessant'anni , facendole ricordare i lutti e le distruzioni che l'avevano colpita durante la seconda guerra mondiale.

Con l’acuirsi della crisi con  la Serbia la città si ritrovò con i missili del sistema Spada posti a difesa di essa e degli impianti industriali perché ritenuta obbiettivo di contrattacco missilistico serbo.

GLI USA SE NE VANNO

Con la fine della guerra del Kosovo, San Vito perse definitivamente ogni importanza, partirono i Navy Seal, i loro  aerei ed elicotteri, ad eccezione di un reparto addetto alla sorveglianza del perimetro esterno  e alla efficienza della stazione di osservazione solare della NSA.

SAN VITO PASSA AGLI ITALIANI, ...O MEGLIO ... AI MILITARI

Il 24 LUGLIO 2003 nella base americana di RAMSTEIN , in Germania, con una cerimonia ufficiale , alla presenza del colonnello Casertano (per lo Stato Maggiore  dell' AM) e del comandante dell'Aeroporto di Brindisi, Rolando Tempesta, avviene il passaggio di San Vito dall'Aeronautica USA a quella italiana,.

L’accordo parla di un periodo transitorio di due anni  in cui San Vito dovrà rimanere in carico all’Aeronautica italiana,per poi transitare all’amministrazione scelta dallo stato italiano.

La NSA NON MOLLA!

Solo una  piccola, ma importante porzione della base, resta americana, con un recinto autonomo ed è quella della Solar Optical Observing Network stazione di osservazione solare con le sue sofisticate apparecchiature e radar, di competenza della NSA. Gli addetti non indossano divise e la loro presenza nel teritorio è “invisibile”. Echelon impone discrezione!…

QUALE SARA’ IL FUTURO PER SAN VITO’?

Negli ultimi quattro anni abbiamo assistito ad  un balletto di posizioni che ha del grottesco in cui si ritrovano coinvolti tutti i soggetti che hanno condizionato il territorio brindisino compresa l’Onu che nel 2007 dopo una visita del nuovo segretario dell’ONU riesce ad ottenere l’uso di parte delle aree della ex base per scopi logistici (ingrandimento delle capacità dei depositi  dell’ONU) e operatici,( scuola di addestramento al peacekeping)...

 QUALI PROPOSTE ALTERNATIVE?

Innanzitutto che San Vito sia realmente smilitarizzata, ridandone il controllo pieno alle amministrazioni locali di competenza e che possa divenire un centro di incontro tra i popoli che si affacciano quel mare che è costellato dei  lutti  della disperazione, della guerra, dell’emarginazione. L’utilizzo delle sue strutture potrebbe essere molteplice ,contemplando parte delle stesse proposte già sinora prospettate, ovvero facendone un campus universitario, dando così sede fisica alla  tanto reclamata università di Brindisi, riattivando gli alloggi e le strutture sportive di cui il territorio brindisino è fortemente carente, dando uno spazio alle organizzazioni del volontariato e del pacifismo, utilizzando a tal fine per convegni , conferenze , dibattiti, mostre , proiezioni, i due cinema ed il teatro lasciati dagli americani, infine utilizzando i bunker abbandonati per edificarvi un Museo della Guerra Fredda, affinché le future generazioni possano comprendere come la follia  del militarismo  sia arrivata a concepire  l’annientamento totale dell’Umanità come Soluzione Finale e quindi sappiano trarre insegnamento nella costruzione di percorsi di pace e di comprensione tra tutti i popoli.

 OSSERVATORIO SUI BALCANI DI BRINDISI

                                                         osservatoriobrindisi@libero.it

Versione ridotta di documento  d’inchiesta dell’Osservatorio sui Balcani di Brindisi  del luglio 2004 aggiornata al luglio 2007.Riproduzione consentita riportando la fonte

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