ritorna ad  HOME PAGE osservatorio

E' consentita la riproduzione , ,senza fini di lucro dei materiali prodotti dall'Osservatorio sui Balcani di Brindisi  con l'obbligo  di riportarne esplicitamente la fonte.

OSSERVATORIO SUI BALCANI DI BRINDISI

 CHI SIAMO  NEWS  Mail  INCHIESTE/ARTICOLI  ARCHIVIO
 URANIO U 238   PUGLIA MILITARIZZATA  IL FUTURO MILITARIZZATO MIGRANTI E FFAA MILITARIA RECENSIONI

OPEN AREA Pugliantagonistainforma

Archivio storico   Benedetto Petrone

Pugliantagonista homepage
categorie

ARMI NON LETALI/1 animali in guerra!

Pagine

correlate

Armi

armamenti

NLW  armi non letali

 il nuovo fucile Beretta Arx160


Controllo di massa

i problemi delle banche dati


In questa pagina dedicata all'uso degli animali in impieghi militari troverete:

topi antimine

cinghiali israeliani sminatori

fot0 cane antibomba italiano in Afghanistan 2010

Un’armatura per cani, per proteggere i nostri amici in guerra

http://www.endoacustica.com/blog/tecnologia/

armatura-per-cani-per-proteggere-i-nostri-amici-in-guerra/

gli uomini delle forze armate impegnati in difficili teatri di guerra quali Afghanistan e Iraq, come per i poliziotti di pattuglia in città, la presenza di un cane, oltre ad essere di supporto nelle operazioni di pattugliamento grazie al suo olfatto, è anche un importante conforto psicologico specialmente per chi si trova lontano da casa.

Quindi, è importante che i nostri amici a quattro zampe siano in grado di avere lo stesso livello di protezione dei loro compagni a due gambe, ovviamente senza che questo ne comprometta la libertà di movimento o causi loro sofferenza.

Bassandosi su tali esigenze, è stata quindi creata la prima armatura per cani, prodotta in Canada da K9 Storm, che oltre a fornire una protezione passiva dai proiettili, consente al soldato o al poliziotto di restare in contatto con il cane anche a distanza.

Questo è ottenuto tramite una telecamera, un microfono e dei piccoli altoparlanti, incorporati nell’armatura e che, tramite un collegamento wireless, consentono a chi gestisce il cane di vedere quello che lui vede grazie alla telecamera, e di inviargli comandi tramite il sistema audio, fino a circa 250 metri di distanza.

L’armatura è il risultato di 11 anni di lavoro da parte del fondatore di K9 Storm, un lavoro soprattutto mirato a minimizzare la scomodità per i cani che la indossano, che possono soffrire per il sovraccarico o per il calore, specialmente se costretti ad indossarla per lunghe ore. Il modello Intruder con telecamera e microfono ha un peso inferiore ai 250 grammi, e la sua leggerezza nell’uso si traduce in una certa pesantezza sul portafogli, con un costo di circa 20000 dollari.

Ma per i nostri amici a quattro zampe, nessun prezzo è troppo alto

 

decorazioni militari agli animali

Decorato Treo, eroe d'Afghanistan a quattro zampe

Una medaglia dall'esercito inglese a un labrador cacciatore di esplosivi che, col suo fiuto, ha salvato la vita a centinaia di soldati di Sua Maestà.video

 

http://www.iagiforum.info/viewtopic.php?f=21&t=8919

Il labrador Sadie che ha combattuto in Afghanistan

L’ultimo insignito della decorazione è stato il labrador inglese “Sadie”, che ha ricevuto la Dickin Medal il 6 febbraio 2007 per aver individuato pericolosi ordigni esplosivi in Afghanistan nel 2005, durante la sua assegnazione presso il “Royal Gloucestershire, Berkshire and Wiltshire Light Infantry”, salvando numerosi militari della NATO da potenziali attentati letali.

 

http://contenuti.interfree.it/118/IDNotizia8167.htm

Robot guardiani e spie volanti

Pensato per monitorare il volo degli uccelli, il robot che sa volare e' stato progettato in Olanda (ma ancora e' un prototipo). In volo e' praticamente identico a un rondone e servira' anche per controllare il traffico, sorvegliare edifici, scoprire segreti militari. Si chiama Roboswift, il piccolo robot sapra' mimetizzarsi tra gli uccelli in volo e, grazie alle sue tre microcamere, potra' fornire ai naturalisti informazioni inedite sui volatili e persino spiare dall'alto le attivita' umane. Frutto degli studi di un team composto da ricercatori delle universita' di Delft e di Wageningen, Roboswift avra' un'apertura alare di 50 centimetri e pesera' solamente 80 grammi. A distinguerlo dai rondoni in carne ed ossa ci sara' solamente una piccola elica al posto del becco, che pero' una volta azionata sara' praticamente invisibile. Secondo i progettisti, che presenteranno un primo prototipo nella prossima primavera al Mav08, una delle piu' importanti esposizioni di microaerei, la sua caratteristica migliore sara' l'elevata manovrabilita'. Grazie ad un nuovo sistema basato su quattro "piume" indipendenti tra loro, le sue ali sono state progettate ad imitazione di quelle delle rondini e saranno capaci di piegarsi ed estendersi cambiando la superficie esposta all'aria. In questo modo, il robot potra' compiere complesse evoluzioni e seguire gli stormi per almeno 20 minuti. In volo solitario, limitando i consumi, potra' volare per circa un'ora spinto da un motore elettrico alimentato da delle batterie ai polimeri di litio.

[REDAZIONE WEB INTERFREE]

http://contenuti.interfree.it/118/IDNotizia8100.htm

 

Lotta al crimine: robot volanti e telecamere
08/06/2007 - Telecamere volanti nel centro di Liverpool: nuova frontiera della telesorveglianza. Si tratta di un robot autonomo capace di volare fino ad un massimo di 500 metri di altezza e riprendere tutto quello che vede. Siamo ancora a livello di test, ma il fatto ha fatto molto parlare (privacy a rischio?). The Register spiega come queste sperimentazioni siano per ora localizzate a Liverpool e coinvolgano un drone robot di origine tedesca, noto come hicam microdrone, capace di volare fino ad un massimo di 500 metri di altezza e di catturare video e immagini. Il drone spiaIl drone puo' volare sia pilotato da terra che in modo autonomo, tracciando rotte che sfruttino il suo sistema GPS. Il produttore assicura per ora fino a 20 minuti di volo continuato. Tra le feature che piu' interessano la polizia anche la capacita' di visione notturna. Secondo i costruttori si tratta di un dispositivo capace di volare quasi senza far rumore, una caratteristica che evidentemente agevolerebbe il lavoro della polizia nel caso in cui vengano tracciate operazioni illegali sul territorio.

Anche in Giamaica le telecamere vengono impiegate massicciamente per arginare il crimine. Il governo della Giamaica ha incaricato infatti una societa' britannica di installare telecamere a circuito chiuso negli incroci di alcune citta' per cercare di porre un freno al crimine e dare maggiore sicurezza ai turisti che frequentano l'isola caraibica. Le autorita' di Kingston spiegano che le telecamere saranno sistemate nelle zone con maggiore densita' di reati. L'impresa inglese arrivera' in Giamaica la prossima settimana, ma non si sa quando mettera' in funzione gli impianti. Al momento non se conoscono nemmeno i costi.

E in Italia? Non siamo certi ai livelli di robot volanti ma a telecamere non siamo messi male. Un esempio. A Torino (quartiere San Salvario) i carabinieri hanno condotto operazioni di lotta alla spaccio con l'uso mirato delle telecamere. Appostamento, osservazione, documentazione meticolosa dell'attivita' dei pusher attraverso ore di filmati, prima di far scattare l'operazione finale. E cosi' e' stato: con l'ultimo blitz dei carabinieri sono stati fermati molti spacciatori extracomunitari. Spiega il procuratore aggiunto, Francesco Saluzzo ''Voglio esprimere il mio profondo apprezzamento per il lavoro svolto dai carabinieri, questo tipo di intervento che va al di la' dell'arresto mordi e fuggi porta risultati incredibilmente preziosi. L'osservazione prolungata della scena permette di addebitare a ciascun soggetto una pluralita' di episodi criminali, non solo il singolo caso di spaccio. Cosi' stiamo togliendo dalla circolazione un gran numero di spacciatori''.

 


 

La faTTORIA DEGLI ANIMALI VA IN GUERRA

topi antiesplosivo


   api addestrate


Rintintin va alla guerra


 

LA FATTORIA DEGLI ANIMALI VA IN GUERRA!

( dal quotidiano SOLE-24-0RE del 26/03/03 )

Il porto iracheno di Umm Qasr, vitale per far giungere approvvigionamenti militari e aiuti umanitari in Iraq, è stato bonificato dalle mine. Lo ha detto oggi il generale americano Vincent Brooks in una conferenza stampa al Comando centrale in Qatar, trasmessa dalla Cnn. (Ansa, 26 marzo, 14.44)

L'approfondimento
Non sappiamo ancora con certezza come sia stata effettuata la bonifica di Umm Qasr, porto del sud dell'Iraq importantissimo dal punto di vista strategico. In genere per queste operazioni vengono utilizzati mezzi navali appositi, chiamati "cacciamine". Una volta esistevano i "dragamine", ma la differenza è fondamentale perchè i primi fanno esplodere le mine disseminate mare che sono di vari tipi - acustico, magnetico a influenza ecc. - contrastandole con un azione analoga a quella di una nave vera (in sostanza, se la mina è magnetica si simula il campo magnetico di una nave grande, se acutizza il suo rumore ecc). Le mine vecchio tipo infatti (della Seconda guerra mondiale) dragate da un natante rozzo non esistono più da un pezzo.
Ma nei giorni scorsi si è appreso anche che per queste delicate e importanti operazioni belliche la Marina militare Usa ha arruolato un tipo particolare di "forze speciali", scegliendo tra i delfini e le otarie.
I delfini, poco più di una decina di esemplari divisi in tre gruppi, tra cui alcuni figli di cetacei veterani della prima Guerra del Golfo del 1991, lavora principalmente in appoggio alla nave Uss Gunston Hall, diretta appunto a Umm Qasr. Il comando ricevuto è sminare la rotta battuta dalle navi che trasportano aiuti umanitari.
Il corpo scelto di otarie, 20 mammiferi super addestrati usciti dalla base californiana della marina americana di San Diego, sono invece di stanza al largo del Barhein con la Quinta Flotta. Le otarie, arruolate per la prima volta in questa guerra al terrorismo e al rais di Baghdad, si sono dimostrate in addestramento reclute infaticabili. Con il loro inconfondibile verso, una via di mezzo fra un latrato e un ruggito, i "sea lions" si tuffano nelle profondità delle acque del Golfo, raggiungendo in pochi secondi profondità anche di 300 metri. Senza stancarsi mai. Senza mai dover tener conto degli obblighi della compensazione, come invece devono fare i sommozzatori di razza umana.
Del resto, l'idea di usare gli animali in battaglia è molto molto antica. Forse infatti l'esempio di un esercito a quattro zampe più incredibile della storia rimane quello messo in piedi da Annibale, quando nel 218. a.C. portò 37 elefanti sulle Alpi per stupire e colpire il l'esercito romano.

La buona notizia però è che questa volta però né delfini né otarie dovranno "sacrificare" la propria vita, anche se la metteranno a rischio per i loro commilitoni umani. Ma non è sempre stato così.

"Delfini-kamikaze" (loro malgrado)
Ai delfini in passato è stato infatti chiesto di "morire per le guerre degli esseri umani: durante la prima Guerra del Golfo 1991-1992, i militari montarono sul muso di questi cetacei ordigni esplosivi, mandandoli a schiantarsi contro il nemico e rubando il copione ai moderni kamikaze musulmani. Ma la strategia non piacque alle associazioni animaliste che insorsero contro la Us Navy, facendo saltare i piani di attacco. E prima ancora di quegli anni, i primi delfini usati in battaglia dagli Usa risalgono al Vietnam, dove per la prima volta entrarono in azione anche orche ammaestrate.
durante i conflitti.
Anche l'Unione Sovietica, non solo gli Stati Uniti, nel periodo della Guerra fredda, ha avuto per anni programmi top secret di addestramento militare per attacchi con i delfini. Le Forze Speciali Sovietiche erano dotate di una delle divisioni di cetacei più famosa, quella di stanza Sevastopol. In quella base i cetacei venivano addestrati anche ad essere catapultati a mare dagli elicotteri da altezze pari a circa cento metri, per raggiungere più rapidamente il luogo dell'azione. Alla fine della guerra fredda, la maggioranze di questi animali fu venduta per poche decine di dollari agli acquari di Turchia, Malta e Israele. Sempre la Russia arrivò sulle prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo per aver usato un bellissimo beluga bianco, addestrato a lanciarsi contro le navi nemiche con una bomba agganciata alla testa.

Asini dell'intifada
I palestinesi invece hanno usato almeno un paio di volte nell'intifada un asino: alla povera bestia sono stati legati una ventina di chili di esplosivo come basto. Il risultato è che spesso i soldati israeliani sparano (ovviamente uccidendoli) su tutti gli animali che ai posti di blocco vedono senza accanto un padrone, vero o presunto.

Cani sui campi minati

Durante la Seconda guerra mondiale era in uso lanciare mute di cani su un terreno sospetto di contenere mine antiuomo per bonificarlo prima di un assalto di fanteria. Per avvicinarsi agli ordigni inesplosi da far brillare, gli artificieri usano, oggi, dei piccoli robot telecomandati: essi sono, tuttavia, poco maneggevoli, molto costosi, spesso imprecisi, frequentemente inefficaci. Talora si inceppano. E quindi si è tornati all'uso dei cani, addestrati però, a trovare le mine e a segnalarle, non mandati allo sbaraglio a farsi saltare in aria.

In Afghanistan combatterono anche i polli

In Afghanistan, invece, la Us Army varò l'Operation Kuwait Field Chicken (familiarmente conosciuta con l'acronimo KFC, che in America è molto noto come nome di una catena di fast food che vende pollo fritto, La Kentucky Fried Chicken), il piano che prevedeva l'uso sul campo di battaglia di 43 polli. Il KFC serviva a tutelare le truppe in caso il nemico avesse avuto intenzione di usare armi chimiche, batteriologiche o gas venefici. Purtroppo ben 41 dei 43 soldati a due zampe non ressero le fatiche del viaggio e arrivarono morti a destinazione.

Contro i giapponesi si pensò di usare i pipistrelli
Un altro inedito programma di guerra con animali fu messo in campo, sempre dagli americani, durante la Prima guerra mondiale. Il programma si chiamava Project X-Ray e consisteva nell'usare una flotta di pipistrelli per attaccare alcune basi giapponesi. Sulla schiena di questi animali erano stati legati dispositivi incendiari, ma i pipistrelli finirono con l'attaccare il nemico sbagliato. Ed il piano saltò.

Il futuro: il topo bionico contro le mine
Individuare mine anti-uomo inesplose (o anche cercare i sopravvissuti ad una catastrofe tra le macerie) potrebbe essere in futuro molto più semplice. Un esercito di topi-robot telecomandati, capaci di sostituire l'uomo nell'ingrato compito, è infatti lo scenario delineato da un gruppo di ricercatori statunitensi.
Ribattezzato Robo Rat dai giornalisti scientifici non è altro che un topo in carne ed ossa che risponde a qualsiasi comando impartito dall'uomo attraverso stimoli elettrici inviati direttamente al suo cervello. La creazione di questa sorta di topo-rambo che un domani potrebbe essere impiegato per decine di missioni impossibili è stata descritta qualche mese fa sulla rivista scientifica britannica Nature.
Finanziato dalla Darpa, l'istituto di ricerca del Pentagono, il progetto è stato affidato agli scienziati della State University di New York (Suny), che hanno utilizzato parte del lungo lavoro di ricerca già realizzato per dare ai pazienti sottoposti a interventi di amputazione la possibilità di 'sentire' gli arti artificiali.
Come si comanda "Robo Rat" a distanza è presto spiegato. Nel cervello dell'animale sono stati inseriti tre micro-elettrodi a loro volta collegati ad una piccola ricetrasmittente allacciata sul dorso della bestiolina. I micro-elettrodi sono stati collegati a due parti specifiche del cervello: quella utilizzata dall'animale per rilevare la presenza di un oggetto attraverso i baffi e quella che dà al topo la sensazione del piacere.
Per guidare il topo verso un oggetto è stato sufficiente intervenire sul suo cervello con impulsi elettrici attraverso un semplice computer portatile. Dopo sole 10 lezioni, il topo aveva già imparato che - rispondendo all' impulso elettrico di spostarsi ora a destra, ora a sinistra o di proseguire dritto - avrebbe ricevuto un impulso nella parte del cervello che controlla il senso del piacere.

In Afghanistan invece ci sono cani (italiani e non robot)
Anche in Italia, comunque, vengono addestrati cani "sminatori". E un team di specialisti italiani, con quattro cani antimine e antiesplosivo, è giunto ieri in Afghanistan, diretto alla base del contingente degli alpini, a Khost, una delle zone più densamente minate del paese. È la prima volta che l'esercito italiano impiega dei cani a supporto delle attività dei nuclei di bonifica ordigni esplosivi. Nell'area di Khost sono quasi quotidiani gli incidenti, soprattutto ai danni della popolazione locale, dovuti a mine e trappole esplosive vecchie e nuove. Compito di Gein (il nome è stato italianizzato così), Baks, Mapi e Megan sarà soprattutto quello di precedere le pattuglie appiedate degli alpini nelle loro ricognizioni anti-terrorismo. I cani provengono dal gruppo cinofilo dell'esercito, che si trova a Grosseto, e prima dell'Afghanistan hanno svolto una lunga preparazione: negli ultimi due mesi sono stati impiegati in Kosovo, dove hanno tra l'altro scoperto alcune cluster bomb, le micidiali bombe a grappolo. Del team di specialisti fanno parte il maggiore Ugo Gaeta, comandante del gruppo cinofilo dell'Esercito, un sergente istruttore e tre conducenti dei cani provenienti dal terzo e dal nono reggimento genio guastatori.

Un museo ai "caduti"

Gli animali, possiamo quindi concludere, hanno sempre accompagnato l'uomo in battaglia. Ed ora a Londra sta per realizzarsi il primo cimitero per gli «eroi» di guerra con coda, pelo e anche ali e pinne. Conterà oltre un milione di sterline, sarà chiamato Animals in War Memorial Fund ed avrà come mascotte il soldato 2709, un eroico piccione che ha sacrificato la propria vita per la corona nella guerra '15-'18. L'Animal in War Memorial Fund sarà una sorta di mausoleo in onore dei milioni di animali britannici morti in guerra per Sua Maestà. Con sculture ed epitaffi saranno ricordati i cani da trincea della prima guerra mondiale, i canarini usati per individuare la presenza di gas letali, i muli da soma ed i cavalli da guerra, così come i delfini immolati contro le navi nemiche. E, stando a quanto riferiscono le cronache, solo il memoriale in pietra e bronzo dedicato agli eroi non umani sarà grande almeno quattro mila metri quadrati.



 
api antiesplosivo?

 www.animalieanimali.it

 info@animalieanimali.it

 (Ieri, oggi e domani)

API CONTRO TERRORISMO,ADDESTRATE A RICONOSCERE EPLOSIVO

                                                                                 www.animalieanimali.it

                                                                          info@animalieanimali.it

                                                                              (Ieri, oggi e domani)

Addestramento di diciotto mesi nel Nuovo Messico.

29 novembre 2006 - Dal miele all'esplosivo. Le nuove leve della lotta contro il terrorismo potrebbero essere le api addestrate a riconoscere gli esplosivi. L'annuncio arriva dai ricercatori americani del Los Alamos National Laboratory, nel Nuovo Messico, laboratorio leader nelle armi nucleari. Gli insetti infatti tirano fuori la loro proboscide, la stessa che usano per estrarre il miele, quando individuano le sostanze contenute negli ordigni, in un'automobile come in una cintura sospetta.

Come sono stati istruite ? L'allenamento e' durato 18 mesi: prima sono state esposte all'odore di sostanze esplosive, dalla dinamite al plastico C-4, ma anche del propellente Howitzer, utilizzato nei dispositivi improvvisati in Irak, e poi hanno ricevuto un premio di acqua zuccherata. 'Quando le api percepiscono la presenza degli esplosivi, tirano semplicemente fuori la proboscide - ha spiegato il ricercatore Tim Haarmann in una intervista telefonica alla Reuters - Non e' necessario essere un esperto nel comportamento degli animali per capire che non ci siano dubbi sul suo significato. Siamo soddisfatti del successo del nostro lavoro per le sue implicazioni nella difesa e nella sicurezza nazionale'.

I primi tentativi del progetto 'Stealthy Insect Sensor Project' erano stati fatti con le vespe, ma le api si sono dimostrate piu' 'promettenti'. Possono essere trasportate in un contenitore grande quanto una scatola da scarpe e utilizzate, ad esempio, negli aeroporti o nei check point in Iraq. Il prossimo passo sara' quello di costruire le scatole adeguate per questi superinsetti, oltre all'addestramento delle guardie per il loro impiego. 'Sarebbe straordinario poter salvare delle vite umane grazie a questo progetto' ha concluso Haarmann.

(ANSA)


TOPI ADDESTRATI ALLA RICERCA DI ESPLOSIVI


delfini addestrati dall'US Navy
l'USO DEGLI ANIMALI IN FUNZIONE ANTISOMMOSSA, ANTITERRORISMO E SPIONAGGIO SI ESTENDE DOPO CANI, DELFINI E API , AI TOPI.

22/07/07 Colombia addestra topi "antiesplosivo".

La polizia colombiana sta addestrando dei topi per localizzare esplosivi e presto invierà esemplari in Spagna e Messico per dimostrazioni pratiche.

Dopo tre anni di esercitazioni ed esperimenti , riferisce l'ufficiale che coordina il programma, "sette topi sono ora in grado  di rintracciare sostanze esplosive con  una percentuale  di successo del 98%. I roditori , spiega, "si alzano sulle zampe posteriori  per segnalare gli esplosivi ai poliziotti". E alla prossima generazione, assicura "saranno più bravi".

Televideo RAI 22/07/07 ore 0615


RINTINTIN VA ALLA GUERRA!

Con la notizia, circolata oggi 26 maggio 05, dell’attacco “suicida” di un cane-bomba contro un convoglio militare americano a Kirkuk (nord di Baghdad), possiamo affermare che siamo giunti alla fase più inumana di questa sporca guerra, quella in cui uomini ed animali sono chiamati a dare il loro contributo di sangue affinché il petrolio continui ad alimentare le fornaci dell’economia capitalista nell’era della Globalizzazione.

Qualche tempo fa si è avuta notizia di un fallito attentato di un asino bomba, ma precedentemente dobbiamo annoverare a questo nobile animale l’aver trainato un carrettino dotato di un micidiale lanciarazzi che colpì una struttura che ospitava personalità americane, in pieno centro di Baghdad. Si narra che il povero animale fu ritrovato che vagava per strada, reso sordo dall’esplosione dei razzi, con attaccato quel che rimaneva del carretto lanciamissili.

Qualche giorno fa c’è stato il ritrovamento di una mucca-bomba, che indossava sulla schiena un ordigno inesploso per qualche problema tecnico. Oggi infine  la prematura morte di un cane-bomba che è saltato in aria prima che raggiungesse il suo bersaglio, il solito convoglio americano.

Come ho già anticipato su un mio commento, a queste notizie circolato in rete, episodi che coinvolsero animali durante precedenti guerre di liberazione/ guerriglie ve ne sono ed uno in particolare è statore riportato in film storici sulla guerra d’Algeria e che personalmente ho potuto verificare intervistando un exsottufficiale della Legione Straniera che prese parte all’ultima guerra coloniale francese.

Si tratta dell’uso dei cammelli come trasportatori di bombe per i combattenti algerini all’inizio degli anni 60.

Siamo storicamente alla fase due della rivolta algerina, quella che vedeva una parte della Legione dare la caccia ai ribelli tra le gole degli UADI, tra le montagne, nel deserto e contemporaneamente impegnati nell’impedire che armi ed esplosivi giungessero alle cellule dell’ELN. l’esercito di liberazione di Ben Bella e Boumedienne, nascosti in Algeri, Orano e le altre città algerine.

Un astuto (e crudele) sotterfugio fu quello dell’utilizzare i cammelli, animali dall’aspetto pacifico come staffette per i “ dinamitardi” algerini.

Il metodo era semplice: inserire attraverso il “didietro” dei cammelli i candelotti di dinamite e poi farli passare indisturbati attraverso i checkpoint della Legione.

Una volta giunti a destinazione il destino del cammello”dinamitardo” era segnato: squartato vivo era liberato del suo fardello d’esplosivo, ma anche della sua miserabile esistenza.

Quest’espediente colse di sorpresa i francesi che per molto tempo non riuscirono a comprendere come i guerriglieri algerini delle città si rifornissero dell’esplosivo. Fu grazie ad una soffiata o forse sotto tortura che i legionari seppero dei cammelli-bomba e così in molte città i poveri animali poterono entrare solo preventivamente squartati dai francesi, non avendo quest'ultimi né apparecchiature a raggi X o cani antiesplosivo a sufficienza per controllarli tutti.

Insomma quella Guerra d’Algeria fu proprio una vitaccia da cammello!

Notizie di questo genere   a noi spettatori delle guerre ipertecnologiche dove la morte è elargita tramite missili e bombe intelligenti trasportati da aerei invisibili o UAV robotici, ci danno un certo senso di fastidio, ritenendo un inutile crudeltà coinvolgere nei nostri giochi di guerra i nostri fedeli amici a quattro zampe.

“Roba da incivili, sottosviluppati come solo certi popoli possono essere !”- direbbe qualche radical-chic all’Oriana.

Purtroppo non è così o meglio tutto ciò avviene quando la Guerra diviene così Totale che coinvolge tutti gli esseri viventi coabitanti il territorio in guerra, animali compresi.

In questo caso anche quelli che noi definiamo i nostri migliori amici sono coinvolti ed il caso dei cani è emblematico!.


cani antisommossa e antiesplosivo
Anche l'Esercito Italiano dopo le forze di polizia si dota di unità cinofile.

Il cane bomba, ovvero il RITORNO DI RINTINTIN!

Sì, perché di ritorno bisogna parlare, poiché il cane bomba non è un invenzione del fondamentalismo mussulmano come qualcuno fra poco ci racconterà, bensì invece frutto d’accurati progetti, selezioni ed esperimenti tenutisi nel cuore dell’Europa, durante lo scontro tra la Germania hitleriana e la Russia sovietica durante la seconda guerra mondiale.

Come ricorda nelle sue memorie il Maresciallo russo Zukov, fu il generale Panfilov (poi morto nella difesa di Mosca) ad avere l’idea dei cani-bomba. Questi cani poliziotto, che indossavano una forte carica d’esplosivo munita di un detonatore, condotti da soldati Kirghisi furono addestrati nel salire sui carri armati tedeschi per poi farsi esplodere. Zukov racconta di una brigata di trecento cani anticarro che si sacrificò in un assalto sul fronte di Leningrado, morti tutti dopo però esser riusciti a far saltare in aria una decina di Panzer tedeschi.

Quest’idea piacque tanto ai tedeschi che la fecero propria e crearono vere e proprie scuole di guerra per cani bomba che avrebbero dovuto contrastare le sterminate divisioni di carri armati Stalin T-33 che ormai nel 45 dilagavano verso la Germania. Cani muniti di mine magnetiche che come i loro colleghi russi con un balzo avrebbero terminato gloriosamente finire la loro esistenza. Fu in un campo, ormai vuoto, fu trovato dai soldati americani il piccolo cucciolo di pastore tedesco che divenne famoso per il pubblico televisivo (in bianco e nero) degli anni cinquanta e che noi ricordiamo come Rintintin, la cui mamma indossando una mina magnetica nazista era morta nel Secondo Macello mondiale

Antonio Camuso

Osservatorio sui Balcani di Brindisi  osservatoriobrindisi@libero.it

Brindisi 26 maggio 2005

 


 

Vedi anche:

 

FUTURO MILITARIZZATO