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ARCHIVIO COMUNICATI 2008

TUTTE  LE INCHIESTE

contestazione a Noa a Melpignano ago 09
INIZIATIVE DA MARZO A MAGGIO 09
Manifestazioni mesi precedenti per la Palestina in Puglia

 

 

 

 

 

DA LEGGERE E DA VEDERE

LIBRI CONSIGLIATI

FILM O DVD

DOCUMENTARI

DA ASCOLTARE

MUSICA

 
 
 

 

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La salute nei distretti della Cisgiordania
 

È terminato il progetto di cooperazione scientifica tra l’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Lecce (IFC-CNR) e l’Istituto di Salute Pubblica e di Comunità dell’Università di Birzeit.

La salute nei distretti della Cisgiordania è il nome che al progetto hanno dato i suoi estensori: il sottoscritto, che ne ha curato il coordinamento; il dott. Maurizio Portaluri che l’ha diretto per gli aspetti medico-oncologici; la professoressa Rita Giacaman e la dott.ssa Niveen Abu-Rmeileh che hanno condotto il progetto nei Territori Palestinesi Occupati.

Il progetto è stato finanziato dall’Assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia e cofinanziato dall’IFC-CNR e dall’ASL di Brindisi. Le attività progettuali hanno riguardato l’analisi geografica di mortalità nei distretti della Cisgiordania; e la valutazione dell’organizzazione, della disponibilità e dell’accessibilità nei Territori Palestinesi Occupati di servizi per l’assistenza di malati oncologici. I risultati scientifici sono stati già presentati in un consesso scientifico internazionale e saranno oggetto di pubblicazione su riviste specializzate. Inoltre, un report completo è stato trasmesso al ministro della salute Palestinese per le valutazioni di competenza.

L’esperienza di cooperazione scientifica è stata estremamente arricchente sia per gli aspetti professionali sia, come spesso accade in questi casi, per gli aspetti umani.

La collaborazione è cominciata in un momento storico difficile per la Palestina. Era la fine del 2008, prima della interruzione della tregua tra Hamas e Israele e l’inizio dell’attacco Israeliano nella Striscia di Gaza, quando ho incontrato a Ramallah alcuni colleghi dell’Istituto di Salute Pubblica e di Comunità dell’Università di Birzeit. Istituto che rappresenta un esempio di ricerca applicata alle reali condizioni di deprivazione della popolazione, come ebbe modo di scrivere il dott. Maurizio Portaluri in un articolo scientifico pubblicato nel 2005 sulla rivista Epidemiologia e Prevenzione.

Dopo quella prima missione se ne sono susseguite altre due, l’ultima agli inizi dello scorso giugno. Abbiamo potuto lavorare a stretto contatto con i colleghi palestinesi, apprezzandone l’elevato spessore scientifico e culturale, l’aria cosmopolita che si respira nei laboratori e nelle aule dell’Università di Birzeit. Abbiamo visitato ospedali a Ramallah, Hebron, Gerusalemme, Betlemme; toccato con mano l’esperienza del registro tumori palestinese, tessuto rapporti con altri medici e ricercatori italiani presenti nei Territori.

Ci sono immagini che porteremo per sempre scolpite nella memoria. Non sono solo le immagini che riguardano lo studio geografico di mortalità. Non sono solo immagini che si riferiscono alla ricerca sulla disponibilità di servizi oncologici. Non sono solo le immagini che hanno a che fare con la sanità Palestinese. Sono immagini maledettamente correlate con la salute di questo popolo.

L’immagine di un muro che imponente si staglia a dividere una nazione, intere città, villaggi, famiglie. Contadini dalle proprie terre.

L’immagine di divise militari che ricordano, se ce ne fosse il bisogno, che sei in un territorio militarmente occupato.

L’immagine di colonie che, in dispregio di decine di risoluzioni dell’ONU, crescono in numero e dimensione.

L’immagine, infine, di una madre che con il suo bambino in carrozzina tenta di passare attraverso un tornello nel centro storico di Hebron; non riuscendoci è costretta ad attraversarlo con il suo bambino in braccio, lasciando ad un gruppetto di bambini il compito di trasportare la carrozzina oltre il recinto.

 

Dott. Emilio Gianicolo

Ricercatore IFC-CNR

Mesagne agosto 2011

 

cliccare qui per vedere Manifestazioni mesi precedenti per la Palestina in Puglia gennaio marzo 2009

 

Fa’ canestro per la Palestina!

Il 2 agosto alle 20.30 al Palaflorio di Bari (Japigia) si incontrano le nazionali di basket di Italia e di Israele. Potrebbe sembrare una normale giornata di sport, ma così non è. Oggi in campo c'è una squadra, quella isra­eliana, che rappresenta uno stato, nato da oltre 60 anni sull’eliminazione, sull’espulsione, sull’oppressione e la discriminazione del popolo palestinese, al quale to­glie - con la violenza e il terrore del suo esercito, nel silenzio complice della ‘comunità internazionale’ - terra, acqua, vita, dignità.

 

Il popolo palestinese non può giocare, non può fare il tifo per la sua squadra, non può spostarsi liberamente nella sua terra, discriminato da un feroce regime di apartheid, oppresso, imprigionato, quotidianamente ucciso e massacrato.

I palestinesi, costretti dalla violenza delle armi già dall’invasione sionista del 1948 a lasciare le proprie case, espulsi dalla propria terra di Palestina nei campi profughi dei paesi arabi limitrofi, sopravvivono a stento, privati anche dei diritti fondamentali. Ad essi e agli altri milioni della diaspora palestinese (oltre 4 mi­lioni di esseri umani condannati all’esilio) Israele im­pedisce di tornare nella pro­pria terra.

 

Un milione e mezzo di palestinesi sono confinati nella Striscia di Gaza, trasformata dal 2007 in una prigione a cielo aperto a causa dell’embargo disumano, deciso e attuato unilateralmente da Israele, una “punizione col­lettiva in violazione del diritto internazionale umanita­rio” (risoluzione del Parlamento europeo, 15.1.2009). Tra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009 l’esercito israeliano ha attaccato Gaza (Operazione “Piombo fuso”) e fatto strage di 1500 palestinesi; migliaia sono i feriti e gli invalidi. Quando i pacifisti del convoglio umanitario della Freedom Flotilla hanno cercato di portare a Gaza farina, medicinali, quaderni scolastici per i bambini delle scuole, l’esercito israeliano, in ac­que internazionali, contro il diritto internazionale e contro ogni diritto, e con un vero e proprio atto di pi­rateria, li ha attaccati e uccisi, deportati e incarcerati in Israele, e sequestrato la nave.

 

I palestinesi con cittadinanza israeliana, vivono, sotto un regime di apartheid più duro di quello combattuto in Sudafrica da Nelson Mandela. Nella Cisgiordania occupata dal 1967, la costruzione del Muro, la pre­senza degli oltre 500 checkpoint e la politica israeliana di colonizzazione prosciugano i mezzi di sostenta­mento della popolazione, rendendo la vita in quel ter­ritorio assolutamente insostenibile.

Oltre 8000 prigionieri politici sono sequestrati nelle carceri israeliane, colpevoli solo di battersi per la li­bertà della loro patria, come lo furono i partigiani in Italia in lotta contro il nazifascismo.

 

Israele ha imposto un divieto de facto per lo sport pa­lestinese.

2004. Israele rifiuta a parecchi membri della squadra di calcio palestinese il permesso di lasciare la Striscia di Gaza, precludendo la qualificazione ai Mondiali.

30 marzo 2006. Israele bombarda lo Stadio palestinese di Gaza, lasciando un enorme cratere al centro.

2006. Coppa del Mondo. I giocatori provenienti da Gaza attendono per settimane al confine di Rafah - controllato da Israele – prima di potersi unire ai loro compagni di squadra in Egitto.

Giugno 2007: Israele impedisce per più di un mese alla nazionale giovanile palestinese di rientrare a Gaza dopo la partita in Giordania.

Nella West Bank e nella Striscia di Gaza, l'occupa­zione israeliana soffoca il funzionamento delle asso­ciazioni e istituzioni sportive e bombarda le strutture utilizzate da giovani palestinesi. Bambini palestinesi a Gaza sono stati assassinati mentre giocavano a calcio. Il controllo israeliano su tutti i confini e tutti gli spo­stamenti rende impossibile alle squadre palestinesi di riunirsi e viaggiare per i giochi nazionali e internazio­nali.

 

Il 2 agosto si gioca una partita di basket. Politica e sport – si dice - non dovrebbe mescolarsi. Ma non pos­siamo chiudere gli occhi di fronte alle sofferenze indi­cibili che Israele provoca alla popolazione palestinese. Tacere sarebbe colpevole, come fu colpevole, da parte di chi sapeva, tacere su Auschwitz e Dachau e l’eliminazione nazista degli ebrei rei solo di essere ebrei.

 

Perciò, anche in occasione della partita di basket


invitiamo i cittadini di Bari e della Puglia

 a mani­festare al Palaflorio per la causa palestinese!

per ricordare al mondo che milioni di esseri umani, milioni di bambini, di donne, di giovani e di anziani palestinesi sono oppressi in tutte le forme e resistono all’oppressore, e chiedono la liberazione della loro terra e dignità per l’umanità umiliata e offesa. Fa’ un canestro per la Palestina!


 

I comitati per la Palestina delle province pugliesi

Tadamon Filastin فلسطين  تضامن (Solidarietà - Palestina)

Comitato di solidarietà col popolo palestinese in Terra di Bari

Bari - II Str. Priv. Borrelli n. 32

tadamonbari@gmail.com

 


 

TARANTO 7 GIUGNO INIZIATIVA PER LA PALESTINA

ore 18 piazza della Vittoria

aderisce anche lo lo slai cobas per il sindacato di classe aderisce


proletari comunisti partecipa all'iniziativa contro l'eccidio israeliano
della nave pacifista e in solidarietà con il popolo palestinese
a taranto per lunedì 7 giugno ore 18 piazza della vittoria


proletari comunisti aderisce e partecipa alle manifestazioni pro palestina
in esse porta la denuncia dello stato sionista di tipo nazista e
dell'imperialismo USA_ITALIA
la solidarietà al popolo palestinese e alle forze che conducono contro lo
stato sionista la lotta armata antimperialista
l'indicazione della necessità della guerra di popolo di lunga durata come
arma del popolo palestinese e dei popoli arabi per l'autoderminazione
nazionale e sociale

proletari comunisti è contro la parola d'ordine due popoli, due stati ed è
per la eliminazione politico-giuridica dello stato di israele
proletari comunisti sostiene le iniziative di lotta contro le comunità
sioniste esistenti nei paesi imperialisti

proletari comunisti
giugno 2010 ro.red@libero.it


Lecce 31 Maggio 2010
Piazzetta "DE PACE"- ore 18.30-22.00
Presidio / Sit-in CONTRO

il criminale attacco terroristico
dello stato razzista
d'Israele

verso le navi pacifiste che cercavano di portare aiuti umanitari
nella STRISCIA di GAZA sottoposta
a blocco navale e ad un embargo criminale che dura ormai da 4 anni.

19 morti e oltre 60 feriti, un vero e proprio atto criminale e terroristico di
stato,
con l´obiettivo di spaventare definitivamente i volontari internazionali
dopo aver terrorizzato già la popolazione della Striscia di Gaza distrutta
con i bombardamenti dell´operazione "Piombo Fuso" del dic. 2008 / gen. 2009.

Le navi di "Freedom Fotilla" avevano a bordo più di 700 passeggeri, -
INTERNAZIONALISTI, provenienti da ogni parte del mondo-,
e volevano consegnare 10 tonnellate di aiuti umanitari, tra cui cemento,
medicine,
generi alimentari, case prefabbricate e 500 sedie a rotelle elettriche.

La COALIZIONE,
organizzatrice della Freedom Fotilla,
formata dal Free Gaza Movement (Fg), European Campaign to end the siege of
Gaza (Ecesg), Insani yardim vakfi (Ihh), Perdana global peace organisation,
Ship to Gaza Greece, Ship to Gaza Sweden, e International Committee to lift the
siege on Gaza,
LANCIA UN APPELLO ALLA COMUNITA' INTERNAZIONALE
per chiedere a Israele di fermare questo brutale attacco contro civili
che stavano tentando di portare aiuti di vitale importanza ai palestinesi
imprigionati a Gaza e di consentire alle navi di continuare il loro cammino.
L'attacco è avvenuto in acque internazionali, in violazione del diritto
internazionale.

Molti gli stati allertati nel bacino del Mediterraneo.
Fra questi la Turchia e la Grecia: NON CREDIAMO AI LORO SPORCHI GIOCH.
La Turchia massacra i curdi e l'opposizione antagonista, di classe,
comunista,
rappresenta il puntello della Nato nel Mediterraneo e coopera militarmente con
Israele.
La Grecia, invece, da un lato opprime i lavoratori con il lavoro precario e in
nero, tagli alla spesa sociale, licenziamenti, prepensionamenti e blocco dei
salari, dall'altro è costretta
ad indebitarsi, sempre di più, con il FMI (Fondo Monetario Internazionale)
e la BCE (Banca Economica Europea) per il tasso degli interessi da pagare al
5%, dall'altro a partecipare a missioni di guerra come l'operazione congiunta
con l'aviazione israeliana "Minoan 2010" dal 25 Maggio al 3 Giugno di
quest'anno, nel Mar Egeo.

SOLIDARIETÀ con i lavoratori IN LOTTA greci, curdi, turchi e palestinesi
contro il CAPITALISMO, il SIONISMO e l'IMPERIALISMO !!!

PASSA PAROLA - DIFFONDI - PARTECIPA

CSIDF (Collettivo di Solidarietà Internazionalista "Dino Frisullo"-Lecce.

FOGGIA 17 APRILE 2010

17 aprile – giorno del prigioniero politico palestinese

Appello per un Presidio - sabato 17/4 h.17 - Foggia

Corso Vittorio Emanuele – zona pedonale

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Il 17 aprile è in Palestina, il giorno del prigioniero politico. Infatti il 17 aprile del 1974 ci fu lo storico rilascio di Mahmoud Hijazi Baker, il primo dei prigionieri politici palestinesi.

Per il popolo palestinese il carcere è pane quotidiano, il regime fascista sionista arresta, imprigiona, tortura quotidianamente uomini donne e bambini, non c’è famiglia in Palestina che non abbia visto incarcerare un figlio, un marito, una moglie. I dati in merito a queste condizioni sono agghiaccianti, solo a partire dal 2000 (anno dello scoppio della seconda intifada) fino al 2008 sono oltre 65.000 uomini, 750 donne e 7.500 ragazzi ad essere finiti nelle carceri sioniste.

jihad-gefangAttualmente si contano circa 8.000 detenuti, di cui molti malati terminali per problemi oncologici, che necessitano di cure urgenti. Durante i mesi della seconda Intifada i decessi in carcere sono stati 72. I  dati di settembre 2008 parlano di 69 prigioniere politiche detenute nelle carceri Israeliane, di cui 6 bambine. 400 sono i detenuti che hanno un’età tra i 13 e i 18 anni, la maggior parte delle volte detenuti in carceri per adulti, con gli stessi “trattamenti” durante gli interrogatori e senza alcuna assistenza psicologica e medica. Dopo la scomparsa di Arafat nell'ottobre 2004, e con lui del simbolo più forte e condiviso dell'unità dei palestinesi, i simboli che richiamano all'unità dei palestinesi sono la lotta per il “ritorno dei profughi”, quella per la “difesa di Gerusalemme” e soprattutto quella per la “liberazione dei prigionieri politici”. La questione dell'unità nazionale passa oggi sempre più attraverso la centralità della lotta per la liberazione dei prigionieri politici, lotta che non esisterebbe senza la loro resistenza, la quale rafforza quella della popolazione.

 

Proprio in questi giorni si sta assistendo ad un nuovo e pesantissimo attacco israeliano.

Le autorità sioniste hanno approvato un piano che prevede la costruzione di 549 abitazioni per i coloni a sud di Gerusalemme, distruggendo le case abitate dai palestinesi. Sono numerosi gli scontri a fuoco tra militari israeliani e membri della Resistenza palestinese, muniti purtroppo in molti casi solo di pietre. Continuano inoltre i raid degli F16 israeliani nei territori circostanti la Striscia di Gaza ed in particolare a sud di Rafah sui tunnel di collegamento con l’Egitto, unica via contro l’embargo.

Di fronte a questa nuova aggressione dettata dalla volontà del governo israeliano di espandere ulteriormente le proprio “colonie”, non tardano ad arrivare le dichiarazioni dei leader internazionali.

Il premier USA Obama vorrebbe stupirci con il suo “no” a questi ulteriori piani espansionistici, tuttavia le sue dichiarazioni rientrano appieno nel gioco israeliano di equilibri e di interessi in Medio Oriente.

Infatti, se da una parte l’imperialismo USA teme che il popolo Palestinese, che non ha mai chinato la testa, rappresenti un fulgido esempio di lotta per le Resistenze dei popoli iracheno e afgano, dall’altra in questo periodo di crisi, si teme che la decennale solidarietà internazionale al popolo palestinese, in particolare europea, rafforzi la lotta all’interno degli stessi paesi imperialisti.

Teniamo alta la bandiera della solidarietà contro un’occupazione fascista che incarcera, tortura e riduce in cattività i popoli!

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LIBERTà PER IL POPOLO PALESTINESE!!  INTIFADA FINO ALLA VITTORIA!!

 

Solidali con la Palestina

APRILE 2010 -  f.i.p. via miracoli, 11 FG

 

vedi anche 

Brindisi per Gaza

restiamo umani

BARI 30 MARZO 2010

ITALIA INIZIATIVE GIORNATA DELLA TERRA


Comitato per la Palestina in terra di Bari
Comunità palestinese in Puglia

Palestina - Giornata della terra

Martedì 30 marzo 2010 - ore 19.30

Centro culturale - via Borrelli 32 Bari

Inaugurazione della Mostra fotografica sulla Gaza Freedom March

interventi di

Taysir Hasan: La "giornata della terra": perché?

Mimmo Colaninno: La Gaza Freedom March

Poesie di amore e lotta per la Palestina lette da
Amira Abu Amra
Gino Locaputo

Coordina: Andrea Catone


****

Il 30 marzo il popolo palestinese ricorda la Giornata della terra.

Gli eventi che commemorano questo giorno particolarmente importante, risalgono al 30 marzo 1976, a partire dalla confisca, da parte dell´occupazione israeliana, di centinaia di ettari di terreni di proprietà palestinese in zone a maggioranza arabo-palestinese, in particolare in Galilea.

A seguito di questo atto, gli arabi nei territori occupati nel 1948 dichiararono uno sciopero generale, sfidando, per la prima volta dall´occupazione del 1948, le autorità israeliane.

La riposta militare di Israele fu forte: l´esercito, appoggiato da corazzati, ha invaso le cittadine palestinesi, uccidendo e ferendo diverse persone inermi.

Le proteste iniziarono il 29 marzo, con una manifestazione popolare a Deir Hanna, repressa con la forza, e seguita da un´altra, a Arraba, dove la reazione militare israeliana fu ancora più forte e portò all'uccisione di Khair Yassin e al ferimento di altre decine di cittadini.

La notizia dell´uccisione di Yassin amplificò le proteste in tutte le aree arabe. Il giorno successivo furono uccise altre cinque persone: Raja Abu Raia, Khader Khalaylah, Khadija Shawahneh, di Sekhnin; Muhsen Taha di Kufor Kenna, e Rafat al-Zuhairi di Ain Shama.

La Giornata della terra è stata un punto di svolta nei rapporti tra le autorità israeliane e le masse palestinesi dei territori del '48. Le autorità israeliane, con la loro risposta, hanno voluto dimostrare a tutti quelli che, per la prima volta, protestavano apertamente contro l´occupazione, chi sono "i padroni della terra".

La Giornata della terra ha aiutato a riunire il popolo palestinese dei territori occupati, la cui lotta, fino ad allora, era limitata all'iniziativa dei singoli o di piccoli gruppi. Tale risposta popolare ha risvegliato i palestinesi che avevano accettato l´occupazione israeliana del 1948, credendo che il progetto israeliano avrebbe accolto qualsiasi minoranza razziale o religiosa non ebraica.

La Giornata della terra non finisce il 30 marzo, ma prosegue fino ai nostri giorni. Le politiche di confisca continuano ancora, così come i progetti coloniali israeliani. Crescono gli atteggiamenti razzisti che tentano di togliere ai palestinesi il diritto politico, legale e esistenziale, e non solo la terra.


all'attenzione delle/i compagne/i di Roma e Provincia

ROMA, Martedi 30 marzo
GIORNATA DELLA TERRA
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA CAMPAGNA (BDS) BOICOTTAGGIO, DISINVESTIMENTI E
SANZIONI contro l'apartheid israeliano
o ore 15.30 Aprilia Supermercato - Azione di informazione e sensibilizzazione
sulla campagna BDS - rete di Nettuno

o ore 17.00 Supermercato COOP Prenestina - Azione di informazione e
sensibilizzazione sulla campagna BDS - Forum Palestina

o ore 17.00 Sala del parlamento Europeo Via 4 novembre 149 - Tribunale Russel
- Rapporto Goldstone su Gaza - Action for Peace

o ore 17 Garbatella Largo delle 7 chiese - Impianto di un Olivo vicino al
monumento d Rachel Corrie - Associazione Germogli

o ore 18 via Ostiense 152/b CdB S. Paolo
Assemblea/Dibattito "il muro c'e' e si vede...ma che nasconde?
con Bassam Saleh, Luigi Sandri, Enzo Mangini
Interromperemo l'assedio di Gaza via mare Progetto di Free Gaza Movement
Presentazione di Paola Mandato

2. Mercoledì 31 marzo ore 17,30 - Redazione di Carta Sala Pintor - Via dello
Scalo di San Lorenzo 67
Incontro Pubblico
con Wehbi Badarni, attivista e sindacalista palestinese del sindacato "Sawt al
Amal" - La Voce del Lavoratore -

Interverranno
Emidia Papi - RdB Vincenzo Miliucci - Cobas Roberto Cortese - SdL - Forum
PALESTINA

Il Calendario degli eventi può essere consultato sui siti Web, continuamente
aggiornati, di:
"Forum Palestina" www.forumpalestina. org
"Sguardo sul Medio Oriente" www.sguardosulmedio riente.it

RESTIAMO UMANI

TOUR IN PUGLIA DI VITTORIO ARRIGONI 

PRIMA TAPPA BRINDISI 26 NOVEMBRE 2009


 

VIDEO CONCERTO 99 POSSE- SCIAMANO-VIVIANA FONZINO-SCIASKALLO- TIRAKECHè

BRINDISI 19 Settembre 2009 SCIAMANO e VIVIANA FONZINO http://www.youtube.com/watch?v=WzA07CzIOIU

BRINDISI: Tirakechè Aprono concerto dei 99 POSSE 19 - 09 - 2009 http://www.youtube.com/watch?v=o_yTQdTt6No

BRINDISI Curre Curre Guagliò 99 posse CONCERTO 19 settembre 2009 http://www.youtube.com/watch?v=E9jd2-6xnek

SCIAMANO 99POSSE TIRAKECHé http://www.youtube.com/watch?v=OwGaOkYpZIQ

 

Pubblicato su Quotidiano di Brindisi 21-09-2009

CONCERTO 99 POSSE A BRINDISI, PER GAZA CON UNA CODA DI POLEMICHE SULL’INUTILE ED ECCESSIVO DISPIEGAMENTO DI FORZE

 

Ieri sera,19 settembre 2009, si è tenuto, all’interno del Teatro Impero di Brindisi, l’atteso  concerto dei 99 POSSE , introdotti e accompagnati  dai rapper tarantini  Sciamano, Viviana Fonzino, SciaKallo e dalla band barese dei Tirakechè.

 

 Diverse centinaia di giovani , e meno giovani, hanno salutato con la loro presenza e lunghissimi applausi il ritorno dei 99 POSSE dopo 7 anni di inattività,affollando le poltrone del teatro Impero. Dal 5 gennaio del 2002, quando la 99 POSSE tenne il suo ultimo concerto a Napoli, molte cose sono cambiate: Il gruppo ritrova un'Italia in piena emergenza democratica ed economica, un Paese in declino nel quale si sperimentano inedite politiche repressive che alimentano nel corpo sociale sempre più frequenti episodi di razzismo e intolleranza mentre la voglia securitaria cresce nel paese.

 

La band napoletana famosissima  negli anni 90,  nata e cresciuta all’interno dei Centri Sociali e che si è esibita in tutti i luoghi dell’underground della musica, negli spazi occupati e autogestiti dalla “SINISTRA ANTAGONISTA”   oggi attraverso il messaggio musicale continua a battersi contro il Fascismo e il Razzismo.

 

Inutile esibizione di forze dell’ordine

A nostro avviso, esagerato lo spiegamento di forze dell’ordine e speciali e  in particolare il Nucleo Operativo della Guardia di Finanza di Brindisi con il reparto cinofilo.

All’ingresso del teatro  tutti gli spettatori sono stati sottoposti al controllo dei cani antidroga.

Questo inconsueto spiegamento di forze con relativo dispendio di denaro pubblico (in straordinari per gli agenti, etc) ha determinato un grandissimo risultato: il sequestro di ben 2 grammi di Hashish come è stato denunciato da Zulù, il Leader dei 99 Posse , esibendo e leggendo il verbale di sequestro durante il concerto. Immediata la risposta del pubblico con proteste e urla contro le forze speciali che presidiavano e controllavano l’interno e l’esterno del teatro, anche dopo il concerto la gente ha protestato, cantato e urlato slogan contro questa scelta di blindare un concerto il cui scopo era di alto valore morale: raccogliere fondi per la popolazione di uno dei luoghi più sfortunai della Terra e della Palestina: GAZA, la città martirizzata quest’inverno dall’operazione “Piombo Fuso” delle forze armate Israeliane.Pino Marella , uno degli organizzatori della serata di beneficenza ha tenuto a sottolineare che una parte dell’incasso andrà all’ISM INTERNATIONAL SOLIDARIETY MOVEMENT  del quale il giornalista italiano Vittorio Arrigoni  è uno dei cooperanti presenti da tempo a Gaza.

 

Cronaca e foto a cura della redazione Brindisina di Pugliantagonista.it

 

Brindisi 20 settembre 2009

 

 

VEDI TUTTE  LE NOSTRE INCHIESTE

 


 

99 POSSE IN CONCERTO A BRINDISI

19 Settembre al Teatro Impero di Brindisi,


A sostegno dell 'ISM GAZA in difesa dei diritti umani in Palestina


Torna la storica band napoletana 99 Posse dopo sette anni dall'ultima esibizione dal vivo.
Il gruppo, in tour a settembre nelle principali città italiane, sceglie la Puglia quale seconda tappa dopo Napoli.
La formazione vede Luca Zulù Persico alla voce, Massimo Jrm Jovine al basso, Marco Messina alle macchine, Sascha Ricci alle tastiere, Claudio Klark Kent Marino alla batteria.

Un concerto unico, in programma il 19 Settembre al Teatro Impero di Brindisi, non solo perché unica data in Puglia, ma perché parte di un progetto di solidarietà da tempo promossa dalla rassegna "Interferenze Sonore".

Il progetto "Brindisi X Gaza" prende vita subito dopo l'ultimo massacro di gennaio in Palestina, presente con banchetti in tutti gli spettacoli organizzati dalla rassegna vuole essere strumento informativo circa le gravi violazioni dei diritti umani in atto nella Striscia di Gaza e contribuire concretamente, con una raccolta fondi, per sostenere i volontari dell'ISM.

L'International Solidarity Movement è una Ong. palestinese da anni impegnata a fianco della popolazione nella lotta di resistenza civile e non violenta contro l'occupazione sionista in Palestina.

A Gaza ha documentato i crimini di guerra israeliani nell'ultimo massacro di gennaio,
e ogni giorno schiera volontari internazionali come scudi umani a protezione dei contadini e dei pescatori palestinesi continuamente vittime del terrorismo di stato d'Israele.

http://palsolidarity.org/
http://guerrillaradio.iobloggo.com/

Posto unico ? 11,50
Inizio ore 21,30

INFO PREVENDITE: 349 5403328 - 327 4437988




 

INIZIATIVE IN PUGLIA PER PALESTINA DA MARZO A MAGGIO 2009

Comitato di solidarietà con il popolo palestinese in terra di Bari
 
Mercoledì 27 maggio
Ore 19.00
c/o Centro studi di via Borrelli 32
 
Seminario sul tema

 
L´acqua, un ruolo centrale nell´occupazione della Palestina
 
Negli ultimi giorni di maggio Bari ospita un importante convegno internazionale sull´acqua [cfr. il programma al sito www.federutility.it. Per la critica alla sua impostazione generale, tendente alla privatizzazione sotto varie forme, piuttosto che alla pubblicizzazione di questo bene primario fondamentale per garantire il diritto alla vita, cfr. il comunicato del comitato di Bari del CONTRATTO MONDIALE SULL'ACQUA (http://www.contrattoacqua.it/public/journal/), riportato in calce].
Tra gli ospiti di rilievo vi è una folta delegazione israeliana, con una sessione specifica a cura del Ministero degli esteri di Israele e dell´Ambasciata di Israele sul tema "Gestione della carenza d´acqua: politica e tecnologia" (tra l´altro Israele è l´unico paese, oltre l´Italia, ad intervenire con rappresentanti ufficiali del governo).
Non conosciamo il contenuto della relazione dei rappresentanti del governo israeliano sulle politiche di gestione della carenza d´acqua. Sappiamo molto bene però che proprio sull´approvvigionamento e la distribuzione dell´acqua emerge con chiarezza una politica di discriminazione razziale di tipo coloniale a danno della popolazione palestinese, in particolare in Cisgiordania e a Gaza.
Di questo intendiamo parlare - dati alla mano - nel seminario che proponiamo il 27 maggio. L´occupazione israeliana della Palestina significa la sofferenza quotidiana di un popolo oppresso, privato anche di un bene primario ed essenziale quale è l´acqua. È questo che intendiamo dire e denunciare, a questo vogliamo dare evidenza e voce, lì dove il convegno ufficiale di villa Romanazzi Carducci stende un´assordante cortina di silenzio.

 
 
http://www.voltairenet.org/article148185.html
Colonizzazione et apartheid
L´acqua, un ruolo centrale nell´occupazione della Palestina
di André Rousseau * - 21 maggio 2007
 
Come in tutte le zone aride, il problema dell´acqua, nel Vicino Oriente, è fondamentalmente politico. Sin dall´inizio della colonizzazione l´acqua è diventata un problema centrale nella politica israeliana di occupazione della Palestina e dell´annessione del Golan. Questo testimonia della politica discriminatoria di Tel Aviv. Vitale, l´acqua è al cuore di tutta la strategia militare e coloniale israeliana.
           
Fiume vicino al Campo dei rifugiati di Al Faraa prosciugato in estate a causa del pompaggio eccessivo delle sue acque a monte da parte delle colonie israeliane.
Il Vicino Oriente è una terra arida. Se ci si limita alle tre regioni dove il problema dell´acqua si pone in modo preponderante, Giordania, Israele e Territori palestinesi, si constata che lo sfruttamento reale delle risorse per soddisfare la domanda attuale, è molto vicino, anzi superiore, a ciò che è effettivamente disponibile.
Così, nel 1994, il consumo d´acqua in Israele supera i 2000 milioni di metri cubi l´anno, quando le risorse rinnovabili non eccedono i 1500 milioni di metro cubo l´anno. In Giordania, il deficit d´acqua sale nel 1999 a 155 milioni di metri cubi e le falde acquifere hanno subito un sovra-pompaggio del 180%. Il caso è ancora più netto nella striscia di Gaza che sfrutta le proprie energie rinnovabili al 217%, cosa che pone notevoli problemi, sia per la qualità dell´acqua nelle falde, che per l´avvenire, dato il rischio di disseccare queste falde, tra cui molte non rinnovabili.
Foto: Fiume vicino al Campo dei rifugiati di Al Faraa prosciugato in estate a causa del pompaggio eccessivo delle sue acque a monte da parte delle colonie israeliane
 
Storia
Già nel 1919, Chaim Weizman, dirigente dell´organizzazione Sionista Mondiale, scrive al primo ministro inglese Lloyd Gorge che "l´insieme del futuro economico della Palestina dipende dal suo approvvigionamento d´acqua per l´irrigazione e l´energia elettrica". I confini interessati inglobano, oltre la Palestina, il Golan e i Monti Hermon in Siria, il sud del Libano e la riva est del Giordano.
Un anno dopo, nell´ ottobre 1920, lo stesso C. Weizman scrive al segretario del Foreign Office: "Se la Palestina fosse amputata del Litani, dell´Alto Giordano e dello Yarmouk, senza neanche parlare della riva ovest del mare della Galilea (Lago di Tiberiade), non potrebbe essere economicamente indipendente. E una Palestina debole ed impoverita non sarebbe d´alcuna utilità per nessuna potenza."
Nel 1941, D. Ben Gourion dichiara: "Dobbiamo ricordarci che per radicare lo Stato ebraico, bisognerà che le acque del Giordano e del Litani siano comprese all´interno delle nostre frontiere". Ben Gurion e Moshe Dayan erano dall´inizio favorevoli ad invadere il sud del Libano fino al Litani.
Dayan proclamava nel 1954: "la sola cosa necessaria è trovare un ufficiale (libanese), anche solo un Maggiore... potremo sia convincerlo sia comprarlo perché si dichiari da sé stesso il salvatore della popolazione maronita (cristiana). In seguito l´esercito israeliano entrerebbe in Libano, occuperebbe i territori necessari ed instaurerebbe un regime cristiano che si alleerebbe con Israele. Il territorio a sud del Libano sarebbe totalmente annesso e tutto sarebbe perfetto." Si capisce, le ulteriori invasioni del sud del Libano erano programmate da tempo!
Dal 1953, Israele comincia a deviare le acque del Lago di Tiberiade per irrigare la costa ed il Neguev, senza consultare né la Siria, né la Giordania, e preleva una parte delle acque del Giordano. Nel 1964 il National Water Carrier (trasporto dell´acqua per canalizzazioni) (in rosso sulla carta Passia) è operativo.
La Siria e la Giordania intraprendono allora la costruzione di barriere sullo Yarmouk e la deviazione del Baniyas per trattenere l´acqua a monte del Lago Tiberiade e impedire così ad Israele di pompare l´acqua. Israele li accusa allora di aggredirli e bombarda i lavori fino allo scoppio della guerra dei 6 giorni.
Il Libano sospetta anche Israele di pompare la sua acqua sotterranea dal bacino di Hasbani River [1].
La guerra del 1967 permette ad Israele di accaparrarsi le risorse di Gaza, della Cisgiordania e del Golan.
Nel 1978, questo Stato invade il Sud del Libano e devia attraverso il pompaggio una parte del Litani fino al 2000, data in cui si ritira, a seguito della resistenza degli Hezbollah che si forma in questa regione.
L´annessione del Golan, soprannominato il "castello d´acqua", permette il controllo del bacino d´alimentazione a monte del Giordano, e si traduce nell´espulsione della maggior parte della popolazione (100.000 persone), ciò che, allo stesso tempo, permette ad Israele di recuperare l´acqua che non è più consumata localmente.
Nel 1994, Israele e la Giordania firmano un trattato di pace con una clausola sull´acqua sfavorevole ai giordani. Con la Siria, che propone di negoziare tutto, in particolare l´acqua, contro un ritiro totale dell´occupante del Golan, le discussioni riprese nel 1999 sono bruscamente interrotte da Ehoud Barak.
Quanto agli accordi di Oslo del 1993, se riconoscono di fatto "i diritti dell´acqua dei palestinesi" rinviano il loro negoziato alle discussioni finali sullo Stato dei Territori Palestinesi.
Anche quei responsabili israeliani, cosiddetti moderati, hanno rifiutato d´impegnarsi sull´acqua secondo il protocollo di Ginevra.
La politica israeliana dell´acqua

Figurina 1 : piantina delle risorse d´acqua in Palestina.
Dal 1936, Walter Clay Lowdermilk s´ispirò ai grandi lavori, condotti allora nel Tennessee Valley negli Stati Uniti, per proporre la messa in opera di una "Jordan Valley Tennesse Authority" posta sotto sorveglianza internazionale.
Questa idea fu ripresa in gran parte dal piano Johnston per la vallata del Giordano, dal nome di un inviato del Presidente americano Eisenhower, in vista di creare un´autorità regionale nel 1954-1955, fondata su una cooperazione interstatale dei Paesi sulla riva del Giordano, al fine di assegnare e gestire al meglio le risorse d´ acqua.
 
La legge sull´acqua di Israele
Tuttavia Israele decise altrimenti. La sua legge sull´acqua del 1959 fa delle risorse idriche "una proprietà pubblica (...) sottomessa al controllo dello Stato." Il contenuto legale, il valore economico e sociale della proprietà fondiaria e le risorse che essa contiene, risultano allora profondamente modificate.
Ciò dà luogo ad un sistema che impedisce ai palestinesi di disporre liberamente delle proprie risorse idriche, instaurando una sistematica discriminazione.
Ma la politica messa in opera dal 1967 a Gaza ed in Cisgiordania è di un altro ordine di grandezza. Dai primi giorni dell´invasione della Cisgiordania e di Gaza nel 1967, sono sancite due misure:
1 - interdizione di ogni nuova infrastruttura idrica, trivellazione e pozzi senza autorizzazione,
2- confisca delle risorse in acqua che sono dichiarate proprietà dello Stato conformemente a questa legge israeliana sull´acqua del 1959 che ha nazionalizzato la risorsa.
Per applicare la sua legge sull´acqua, Israele usa ad oltranza decreti militari: il settore principale di discriminazione è quello degli intralci imposti alle trivellazioni dei pozzi.
350 pozzi palestinesi funzionano attualmente in Cisgiordania, 23 di essi, che rappresentano il 6,5 %, sono stati scavati dall´inizio dell´occupazione, a profitto esclusivo delle colonie di ripopolamento.
Il diritto di scavare dei nuovi pozzi necessita di un permesso, rilasciato a discrezione delle autorità israeliane. Dal 1975, sono state imposte delle quote ed il loro superamento implica delle pesanti multe (sono stati installati dei contatori): Le quote non sono aumentate che di 4 volte...
La quantità d´ acqua disponibile per gli agricoltori della Cisgiordania è gelata dal 1967: il tetto è fissato a 90-100 milioni di metri cubi all´anno per 400 villaggi. Viceversa, la quantità d´ acqua destinata alle colonie ebraiche è aumentata del 100% nel corso degli anni 1980.
 
Utilizzazione della "Legge degli Assenti"
Con il pretesto della sicurezza, la "legge degli Assenti" è rinforzata dalla proclamazione delle " zone o regioni speciali".
Conformemente all´ordinanza militare sulla "proprietà abbandonata", Israele prende possesso di queste terre, espropriando in tal modo un numero imprecisato di pozzi che erano utilizzati dai palestinesi che hanno subito l´esodo del 1948 e da allora considerati "assenti".
Pure, la legislazione israeliana sottomette certe regioni della Cisgiordania a delle regolamentazioni rigide: "regioni sottomesse a razionamento", "distretti di drenaggio", "regioni di sicurezza militare".
E´ il caso di una striscia di terra lungo il Giordano, dichiarata "zona militare", che i palestinesi utilizzavano per irrigare. Queste misure limitano ulteriormente l´accesso dei palestinesi all´acqua, che è acquistata ad alto prezzo - quello dell´acqua potabile - dagli agricoltori palestinesi per i bisogni dell´irrigazione.
Prima del 1967, questa pratica era sconosciuta dalle popolazioni palestinesi: per la Cisgiordania, le autorizzazioni concernenti l´utilizzo delle acque erano generalmente accordate dall´autorità giordana. Nella striscia di Gaza, nessun sistema di permesso esisteva prima del 1967 e l´utilizzo dell´acqua derivava dal diritto consueto.
Così, attraverso le ordinanze militari n° 450 e 451 del 1971, il diritto di concedere delle licenze di utilizzo dell´acqua, prerogativa del Direttore del catasto giordano, è stato trasferito alle autorità israeliane: Secondo diverse fonti, da 5 a 10 permessi sono stati concessi dal 1967.
Ugualmente, dal 1975, il rifacimento e la pulizia dei pozzi sono sottoposti ad autorizzazioni israeliane, in pratica mai accordate. Israele ha riconosciuto la sua politica di limitazione dei nuovi permessi per i palestinesi con il pretesto di un´economia dell´acqua e di miglioramenti dei metodi d´irrigazione che permettano una maggiore produttività dell´agricoltura locale!
 
La Mekorot
Queste pratiche discriminatorie sono istituzionali: il governo israeliano, l´Agenzia ebraica e il Fondo nazionale ebraico (FNJ) controllano la Mekorot (Compagnia di gestione israeliana) e la Tahal (Compagnia di pianificazione delle risorse in acqua di Israele), il cui l´obiettivo comune è il sostenimento esclusivo degli interessi israeliani. L´integrazione dei servizi israeliani, imponendo una centralizzazione di queste compagnie e sopprimendo la partecipazione delle popolazioni locali, pone i territori palestinesi in una situazione di dipendenza giuridica e amministrativa.
La Mekorot sviluppa dal 1967 un´erogazione di fornitura a profitto quasi esclusivo delle colonie. Lo sviluppo e la manutenzione dei sistemi municipali palestinesi sono stati abbandonati, mano a mano che la Mekorot controllava ed estendeva la propria rete di distribuzione.
Nei settori palestinesi non serviti dalla Mekorot, lo stato di mantenimento è tale che fino al 40% dell´acqua trasportata in Cisgiordania si perde lungo il percorso. Il sistema idraulico palestinese è restato al suo livello dal 1967.
A Tulkarem, queste perdite si elevano al 60%, a Ramallah al 20% e la creazione d´infrastrutture idrauliche che collegano le colonie di ripopolamento tra loro, stringe i territori palestinesi in uno stretto quadrilatero.
A Gaza, la situazione è ulteriormente più drammatica, poiché l´acquifero costiero sovra-sfruttato è adesso infiltrato da acqua marina.
Per il futuro stato palestinese, l´eventuale divisione della rete idrica sarà difficile ed onerosa.
 
Ineguaglianza nell´accesso e nel prezzo
Ma non è sufficiente che la risorsa esista, bisogna anche che questa sia accessibile ed i coprifuoco e i blocchi continui portano a situazioni drammatiche.
Le distruzioni delle reti di distribuzione e delle riserve obbligano a far venire l´acqua in camion-cisterne, rincarandone il prezzo che può raggiungere fino a 40 NIS al metro cubo (più di 8 euro), o circa 10 volte il prezzo inizialmente domandato dalla municipalità.
Nei Territori Occupati Palestinesi dal 1967, le reti sono frequentemente sotto il controllo diretto dei coloni, che, quando lo desiderano, possono chiudere le paratoie di distribuzione degli avamposti in direzione dei villaggi palestinesi.
Se gli Israeliani beneficiano dell´acqua corrente tutto l´anno, i palestinesi sono vittime di tagli arbitrari, in particolare durante l´estate. Quanto al prezzo pagato da un consumatore palestinese, esso è, in principio, lo stesso che per un israeliano, quando il PIL è 20 volte più elevato in Israele che in Cisgiordania.
In realtà l´acqua è notevolmente sovvenzionata per le colonie ebraiche cosicché un palestinese deve pagare 4 volte più caro che un colono, per accedervi.
Così una famiglia palestinese può spendere centinaia di shekels al mese, quando i suoi introiti non oltrepassano i 1500 NIS mensili. (1 NIS = 0,21 euro = 1,37 FF; 1 euro = 4,7 shekels).
 
"L´Autorità Palestinese dell´Acqua"
In tali condizioni, "l´Autorità Palestinese dell´Acqua" che è stata creata dall´Oslo 1, faceva già una magra figura, prima di essere annullata dall´Oslo 2, poiché è Israele che gestisce i flussi.
Essa fungeva soprattutto da capro espiatorio di fronte al malcontento delle popolazioni palestinesi, e ha perso la sua ragione di essere con la distruzione sistematica delle infrastrutture (le cisterne) e l´impossibilità di controllare l´inquinamento.
 
Stato dei luoghi idrogeologici e ripartizione del consumo d´acqua
Il consumo medio ed annuale di un israeliano (357 metri cubi) è quattro volte superiore a quello di un palestinese della Cisgiordania (84,6 metri cubi). Il consumo domestico di un cittadino israeliano è tre volte maggiore di quello di un palestinese.
Il consumo agricolo è egualmente molto più alto, e la politica israeliana di sovvenzioni incoraggia, di fatto, un consumo elevato.
Doloroso handicap per l´agricoltura palestinese: le colonie irrigano il 60% delle loro terre coltivate, contro il 45% in Israele ed il 6% in Cisgiordania.
La legislazione descritta sopra permette ad Israele di soddisfare i suoi bisogni in acqua grazie a deviazioni che somigliano a delle vere e proprie depredazioni.
Dal 1967, la conquista del Golan ha permesso di disporre del Baniyas come delle falde e corsi d´acqua che percorrono il Mont e gli danno il suo soprannome di "castello d´acqua".
Il Golan apporta ad Israele più di 250 milioni di metri cubi d´acqua all´anno. Il Golan e lo Yarmouk forniscono così circa un terzo del consumo totale israeliano.
Di conseguenza, il 75% delle acque del Giordano sono deviate da Israele prima che raggiungano i Territori.
In Cisgiordania, tre sorgenti forniscono un altro terzo delle riserve idriche ad Israele, che consuma circa l´86% dell´acqua della regione.
I palestinesi ne utilizzano dall´8 al 12%, e le colonie israeliane dal 2 al 5%. Dopo più di trent´anni d´occupazione, circa 180 villaggi della Cisgiordania continuano a non essere collegati ad un sistema di distribuzione.
Il controllo delle sorgenti d´acqua è nelle mani della compagnia israeliana Mekorot, che distribuisce ogni anno 110 milioni di metri cubi ai 1,5 milioni di palestinesi (circa 73 metri cubi per abitante), 30 milioni di metri cubi ai 140.000 coloni (ovvero 214 metri cubi per colono), mentre 460 milioni di metri cubi sono diretti ad Israele.
Questa compagnia pratica non solo una distribuzione, ma anche tariffe discriminatorie. Fa pagare 0,7 $ il metro cubo per uso domestico e 0,16 $ per l´agricoltura agli israeliani, mentre non esiste prezzo differenziato per i Palestinesi che devono pagare 1,20 $ il metro cubo. Fortunatamente questa falda si rigenera facilmente grazie alle precipitazioni abbondanti.
A Gaza la superficie del territorio è ridotta e le precipitazioni scarse. Si stima che solo 35 milioni di metri cubi penetrino nel suolo per raggiungere la falda freatica. Visto l´accrescimento della popolazione (da 50000 persone prima del 1948, oggi si è passati a 1,2 milioni, con una corrispondenza di 29 metri cubi d´acqua per abitante e per anno!), questa falda acquifera è sovra-sfruttata, ed il 70% delle sue risorse è danneggiato.
Gli israeliani pompano in modo troppo importante vicino la striscia di Gaza e prosciugano i pozzi palestinesi dove l´acqua disponibile è salmastra ed ormai inquinata. Non esiste fiume nella striscia di Gaza, ma un wadi (letto di corso d´acqua prosciugato n.d.t) che riunisce le acque di più wadi nella regione.
Gli israeliani hanno stabilito delle piccole dighe su questi wadi e la sola acqua che scende ormai nel Wadi Gaza è quella usata e non riciclata della città di Gaza. La striscia di Gaza ha, da adesso, ricevuto un certo sostegno internazionale per risolvere in parte la crisi dell´acqua (desalinizzazione, importazione d´acqua e lotta contro l´inquinamento), ma questo resta insufficiente in rapporto alla domanda locale.
 
Conseguenze sull´ambiente
Per i vari tipi d´uso, il consumo medio in acqua dei palestinesi in Cisgiordania a Gaza rappresenta circa 150 metri cubi a persona all´anno, quando i coloni della Cisgiordania ne consumano tra 799 e 800 metri cubi. Di conseguenza, le acque sotterranee sono state sovra-sfruttate.
Dall´occupazione in Cisgiordania e a Gaza, dal 70 all´80% delle città e dei villaggi palestinesi non ricevono che qualche ora d´acqua a settimana, obbligando la popolazione a fare delle riserve nei bidoni, anche in condizioni igieniche dubbie, mentre le postazioni militari israeliane e le colonie sono alimentate 24 ore su 24.
Queste ultime vivono come se fossero in un Paese europeo, invece la popolazione palestinese ha sempre gestito la sua acqua considerando l´aridità della regione.
In più, lo sviluppo agricolo israeliano si attua in contraddizione con le risorse in acqua disponibili. I palestinesi non hanno il diritto di scavare pozzi, mentre i coloni lo possono e a grandi profondità (300 a 500 metri).
Così, non solo è proibito ai palestinesi scavare nuovi pozzi senza autorizzazione militare israeliana, ma soprattutto i loro pozzi non devono oltrepassare 140 metri di profondità, mentre quelli dei coloni possono raggiungere 800 metri.
 
Aggravamento della situazione
Dalla seconda Intifada , la situazione è ancora degradata, poiché l´esercito israeliano ed i coloni attaccano in modo quasi sistematico i pozzi, impediscono ai palestinesi di accedere all´acqua e alla fine cercano di spingerli a partire. A causa di questo, il costo dell´acquisto delle cisterne d´acqua è considerevolmente aumentato, passando da 3 $ al metro cubo a 7$.
Gli elicotteri israeliani bombardano le cisterne sui tetti delle case così come i pozzi importanti, come fu il caso a Rafah.
L´acqua delle falde della Cisgiordania è rivendicata dai palestinesi, che sottolineano sia come Israele la sfrutti attraverso pozzi profondi, sia che l´80- 90% delle falde dovrebbero essergli restituite, poiché sono situate sulle colline della Cisgiordania. In più gli stessi reputano che lo Stato israeliano abbia violato la convenzione di Ginevra ( stipulando lo status quo dei suoli dei Territori occupati) scavando pozzi per i propri impianti, tanto da bloccare lo sfruttamento palestinese dell´acqua. Del resto questi pozzi avrebbero prosciugato quelli meno profondi dei villaggi tradizionali.
Per Gaza, il problema proviene dai pozzi scavati nella falda freatica. Secondo l´autorità palestinese, gli israeliani hanno pompato nelle falde, nelle immediate vicinanze della striscia di Gaza, causando così l´ attuale forte salinizzazione dei pozzi.
Aggiungiamo che il 31% delle comunità palestinesi non sono collegate: dipendenti da Mekorost, che fa ciò che vuole, esse si ritrovano spesso non alimentate, sia dal fatto che i camion cisterna vengono bloccati ai check point, sia perché l´acqua è salmastra, come a Gaza e nella falda orientale in Cisgiordania.
 
Il vero ruolo del Muro e la politica dell´annessione
E´ in nome di una pretesa - e illusoria - sicurezza che i governi israeliani successivi hanno rifiutato di applicare le risoluzioni dell´ONU che gli intimava di ritornare entro le frontiere del 1967 - la cosiddetta linea verde - e in particolare di rendere alla Siria l´altopiano del Golan.
In realtà, la politica dei "fatti compiuti", guidata dalla volontà conosciuta di conquista territoriale d´Israele (il sogno del "Grande Israele biblico" di certi dirigenti israeliani), ha soprattutto per obiettivo quello di mettere le mani sul 90% delle risorse d´acqua della regione, che dovrebbe essere effettivo quando il Muro sarà terminato.
Questa politica, pianificata per cacciare i palestinesi della Cisgiordania attraverso il prosciugamento dell´accesso alle loro risorse in acqua, è destinata a passare attraverso qualche piccolo rimprovero internazionale!
Che si giudichi sul terreno! Il tracciato del Muro segue una logica deliberata: massimo di terre, minimo di popolazione, in vista dell´annessione e dell´espansione futura delle colonie. Il tracciato di quest´ultimo segue accuratamente le principali colonie, ma è anche stabilito sul dominio delle migliori terre e sul recupero ottimale degli accessi all´acqua.
Separare i pozzi dalle terre porta prima di tutto a prosciugare quest´ultime, alla perdita degli investimenti e dei raccolti, poi all´abbandono e dunque al recupero da parte di Israele per via della "Legge sui terreni non coltivati".
Per esempio, nelle regioni di Qalqiliya e Tulkarem, nel giugno 2003, più del 50% delle terre irrigate sono rimaste isolate e più del 5% distrutte, 50 pozzi su 140 e 200 cisterne si ritrovano isolati o in zona cuscinetto, 30 km della rete d´irrigazione e 25 pozzi e cisterne sono state distrutti, interessando 51 comunità, ovvero più di 200.000 persone, di cui il 40% sono adesso senza risorse.
Un rapporto dell´ONU indica che, tra la firma degli accordi di Oslo nel 1993 ed il1999, 780 pozzi che fornivano acqua per uso domestico e per l´irrigazione sono stati distrutti. Quanto ai settori dove, malgrado tutto, sussiste qualche produzione, come le serre a Qalqiliya, la chiusura delle vie di comunicazione rende impossibile ogni commercio.
La chiusura dei campi di lavoro, già effettiva a Gaza da più di dieci anni, si accelera oggi con la costruzione del Muro in Cisgiordania.
A Rafah, nella striscia di Gaza, dove la demolizione sistematica di centinaia di case è stata condotta dall´esercito d´occupazione, le infrastrutture corrispondenti come le cisterne, le reti di distribuzione e riserve pubbliche sono state distrutte.
Questo è stato il caso, in particolare, all´inizio del 2003, della stazione di pompaggio di due pozzi che forniscono l´acqua al 50% degli abitanti della città. Questi due pozzi fornivano 6000 metri cubi d´acqua al giorno (di buona qualità e non salmastra) sui 13000 giornalieri consumati dai 130000 abitanti. Uno di questi due pozzi era stato costruito nel 2001 dall´Autorità Palestinese con l´aiuto dei fondi del governo canadese.
Nel marzo 2003 e dopo l´inizio della seconda Intifada, i danni nei Territori occupati sono risultati essere: 151 pozzi, 153 sorgenti, 447 cisterne, 52 cisterne mobili (tanker), 9128 cisterne da tetto, 14 riserve, 150 Km di canalizzazioni che servono più 78000 case [2].
 
L´avvenire?
E´ inaccettabile che Israele possa accaparrarsi la quasi totalità delle risorse idriche della regione al profitto esclusivo dei suoi cittadini - minoritari in numero.
Il fatto innegabile che le sue risorse siano insufficienti per permettere

Figurina 2 : Annessione delle risorse d´acqua da Israele
Esempio di Quaqiliya che indica il Muro in blu, e che rinchiude la zona dei pozzi e delle risorse (cifre scritte in blu).Questa zona annessa da Israele (zona in verde fra il muro e la "linea verde del 1967".In verde pure sulla piantina), fa parte del territorio palestinese, ed è ora separata dal Muro. I Palestinesi non hanno più risorse a loro disposizione. (Le colonie sono in rosa)
 
un´utilizzazione dell´acqua simile a quella dei paesi temperati dovrebbe al contrario incitare alla ricerca di un modus vivendi dei popoli della regione.
Ora, Israele rifiuta fino ad ora ogni patteggiamento su questo argomento, tanto con l´Autorità Palestinese che con i suoi vicini, come prova la sua politica nel sud del Libano e nel Golan.
La politica internazionale dell´acqua, che era stata iniziata negli anni 50 con il Piano Johnston, è stata accantonata da Israele. Sarebbe ora che, sotto l´egida dell´ONU, si tenga una conferenza internazionale con i paesi confinanti, coscienti che il regolamento politico sulla base delle risoluzioni ONU è indissociabile dalla divisione equa dell´acqua.
E´ anche evidente che se, in Palestina, un solo paese, laico, permettesse all´insieme della popolazione di vivere sotto le stesse leggi, la risoluzione del problema dell´acqua sarebbe più facile.
Aspettando, lo status quo conduce direttamente ad una catastrofe annunciata. Ricordiamoci che, nella storia della Mesopotamia, intere civiltà sono scomparse a causa dell´ insufficienza delle risorse idriche.
               André Rousseau
Al nome del "Collectif Girondin de Soutien au Peuple Palestinien".
1] David Paul, "Water Issues in the Arab - Israeli Conflict"

[2] fonte: Palestinians Hydrology Group, marzo 2003

 
 

 
 
Oggetto: Convegno "H2Obiettivo 2000" organizzato da Federutility.

Il convegno "H2Obiettivo 2000" organizzato da Federutility con la collaborazione dell´Acquedotto Pugliese SpA, in programma il 28 e 29 maggio prossimi presso Villa Romanazzi Carducci, promuove una logica di privatizzazione dei servizi pubblici e dell´acqua, il bene pubblico per eccellenza, in continuità con la politica che ha animato il Forum Mondiale sull´acqua di Istanbul, secondo il quale l´acqua deve essere considerata un bisogno - e, dunque, un bene economico commercializzabile da cui trarre profitto - e non un diritto umano inalienabile.
Il convegno riceve contributi, fra gli altri, dalla Veolia Eau, prima multinazionale del settore idrico a livello mondiale, in Italia dal 1884 e oggi presente attraverso diverse società su tutto il territorio nazionale fra cui Acqualatina S.p.A., che dall´inizio della sua attività ha aumentato le tariffe fino al 300% (non "giustificate" neanche da un miglioramento del servizio) interrompendo il servizio a coloro i quali non si potevano permettere di pagare. Del resto, Silvano Morandi, Amministratore Delegato di Acqualatina, in un´intervista rilasciata al TG3 lo scorso marzo, ha sostenuto "se il cittadino non vuole avere il servizio idrico da parte di Acqualatina non deve far altro che dare disdetta e approvvigionarsi in modo differente con un pozzo e con una fossa imhoff". La Veolia, secondo Amnesty International, si è anche resa responsabile (quando ancora si "chiamava" Vivendi) di una serie di violazioni dei diritti umani in molti Paesi asiatici e sud americani.
Allo stesso Convegno prenderanno parte, inoltre, esponenti del Ministero degli Esteri Israeliano e dell´Autorità delle acque di Israele, cioè i rappresentanti di uno Stato che pratica l´occupazione militare, la segregazione e il massacro nei confronti del Popolo Palestinese, e che si appropria con la forza delle armi delle risorse idriche degli Stati confinanti, nonché di quelle della popolazione palestinese.
La Regione Puglia non può in alcuna maniera legittimare queste politiche.
Chiediamo, dunque, alla Giunta Regionale di ritirare il Patrocinio concesso a questa iniziativa, e al Presidente della Regione Nichi Vendola e all´Assessore alle Opere Pubbliche Onofrio Introna di non prendere parte all´iniziativa come previsto dal programma ufficiale del convegno (www.federutility.it).
Perché si scrive acqua ma si legge diritto alla vita e alla democrazia.
 
Primi firmatari:
COMITATO DI BARI CONTRATTO MONDIALE SULL'ACQUA, COMITATO DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO PALESTINESE IN TERRA DI BARI, Daniela Dovolich, Francesco Altamura (Bari), Silvia Moresi, Alessandra Lorusso, Maria Russo, Silvia Dipinto, Oronzo Mario Schena (delegato RdB ufficio scolastico provinciale di
Brindisi), Paola Rotolo, FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L'ACQUA, Rosario Attanasio, COMITATO SPONTANEO DI LOTTA CONTRO ACQUALATINA (FORMIA), Don Angelo Cassano, MEET UP 100 MASSERIE DI CRISPIANO, Avv. Stefano Palmisano (Presidente di "Salute Pubblica"), COMITATO "L'ACUA DI PREVALLE" DI PREVALLE (BS), ATTAC VERCELLI, Gianni De Giglio (Sinistra Critica Bari),Sergio Moccia e Catia Esposito (Mugnao di Napoli), Claudio Giambelli (Roma), Lidia Passante, Carlo Fino, COMMERCIO EQUO E SOLIDALE COOP. SOC. ONLUS LECCE, COMITATO UMBRO ACQUA PUBBLICA, Giuseppe Brescia (Bari), Matteo Pagliara (Portavoce Spazio Sociale Zei di Lecce), Giorgio Verardi (Lecce), Dr Paolo Ferrari (candidato Sinistra e Liberta´), Domy Sbiroli, Tarcisio Bonotto (Proutist Universal Verona),Prof Giulio Girardi (Roma), Prof Bruno A. Bellerate (Rocca di Papa, Rm), Antonio Pedone (Perugia), SALENTO NO WAR - COORDINAMENTO SALENTINO CONTRO LA GUERRA E CONTRO LE BASI MILITARI, COMITATO PER LA DIFESA DEI DIRITTI DEGLI IMMIGRATI (LECCE), Katia Baglivo, SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE (Taranto), Antonio Antonelli, SARO-WIWA - ASSOCIAZIONI MULTIETNICA DI INTERCULTURA E SERVIZI, SINISTRA CRITICA - BARI, Francesca Rubino (Fasano - Br), Leonardo Tamberi, METICCIA - ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE,
Valentina Ceppaglia, AMICI DI BEPPE GRILLO -Taranto, COORDINAMENTO PROVINCIALE P.R.C. Bari, Antonella Alicervi (Firenze), Maria Gabriella Lerario, Roberto Budini Gattai (Universita´ di Firenze), Isabella Molina, Beatrice Romano (Firenze), Giacomo Muscatella, Sandra Cangemi, giornalista (Milano), Ing. Giovanni Zaffarana, Marilisa Picca (Mola di Bari), ASSOCIAZIONE A.S.C. EUROPA, Mirko Sgaramella (Bari), MOVIMENTO PER I DIRITTI DI CAPITANATA DI TORREMAGGIORE, OSSERVATORIO SUD - BARI; INGEGNERIA SENZA FRONTIERE - BARI; CIRCOLO DI MOLFETTA DI LEGAMBIENTE; ASSOCIAZIONE CITTADINI E TERRITORIO - BARI; COMITATO CITTADINO ACQUA PUBBLICA APRILIA; Eugenio Scardaccione, dirigente scolastico - Bari;
Giovanni Cataldo, impegnato nel volontariato cattolico, Terlizzi.

iniziative del mese di marzo  a Bari e nella provincia di Lecce a favore popolo palestinese

BARI Martedì 31 marzo - Ore 17.30

                     aula A della Facoltà di Lingue (via Garruba 4)

Comitato di solidarietà col popolo palestinese in Terra di Bari
 
Il 30 marzo si celebra in Palestina la "Giornata della terra" per ricordare l'esproprio delle terre palestinesi in Galilea da parte del governo israeliano e dell'allora ministro dell'agricoltura Ariel Sharon.

È un'occasione per rievocare i tragici avvenimenti del 1976, quando gli arabi-palestinesi rimasti in Palestina dopo l'occupazione israeliana del 1948 - e la conseguente espulsione della maggior parte del popolo - scesero in piazza per difendere il diritto alla loro terra. Ventotto  anni di occupazione erano stati, infatti, segnati da leggi repressive, coprifuoco, divieto di spostamento, terrorismo, immiserimento, confisca delle terre, distruzione dei villaggi, divieto di espressione e di organizzazione. Tentativi tutti di cancellare ogni identità fisica, storica, culturale dalla terra palestinese.

La storia ricorda che quel giorno gli arabi-palestinesi affrontarono a mani nude i carri armati. Risultato: sette caduti, tra cui una donna, decine e decine di feriti, centinaia di arresti. Si apriva, così, una pagina nuova nella lotta palestinese, con una coesione popolare sempre più stretta.

Ed è appunto da quel marzo 1976 che la lotta palestinese è lotta per il mantenimento della terra.

Giornata del ricordo, quindi, che verrà celebrata in tutto il mondo, in cui i palestinesi ricorderanno le tragiche tappe della loro esistenza.

Israele fino ad oggi ha continuato la politica di occupazione ed espropriazione della terra palestinese con l'espansione continua degli insediamenti colonici, la confisca e l'appropriazione delle risorse idriche, la devastazione ambientale, lo smantellamento delle strutture economiche e sociali palestinesi e l'umiliazione costante della popolazione sottoposta ad occupazione e privata di ogni diritto civile e sociale.

Invitiamo tutti a cogliere e ad amplificare il profondo legame che unisce la lotta del popolo palestinese a quelle degli altri espropriati del pianeta, di coloro che vedono ogni giorno la loro terra e le loro risorse assediate e distrutte dagli interessi del mercato globale.

Ciò che avviene in Palestina è l'annientamento di un popolo che vuole continuare a vivere sulla terra che abita e coltiva da millenni e che rischia invece l'espulsione e la condanna ad essere rinchiuso nelle riserve ad esso  In occasione della Giornata della terra
                        BARI Martedì 31 marzo - Ore 17.30

                     aula A della Facoltà di Lingue (via Garruba 4)

La guerra contro Gaza non si è conclusa con la fine dei bombardamenti israeliani, ma continua con l'embargo e con l'assedio, continua con il silenzio. Rompiamolo.

Incontro-dibattito con

Taysir Hasan

Comunità Palestinese di Bari

Ester Pignone

Educatrice, volontaria internazionale, di ritorno da Gaza

Augusto Ponzio

Professore ordinario, Dipartimento di Pratiche Linguistiche e Analisi di Testi, Università di Bari

Coordina

Andrea Catone

Comitato di solidarietà col popolo palestinese in Terra di Bari



iniziative nel mese di marzo nella provincia di Lecce a favore popolo palestinese

INIZIATIVE DI CONTROINORMAZIONE E DI LOTTA:
- Domenica 15 marzo a Salve;

- Giovedì 19 marzo a Casarano, presso ed in collaborazione con il Centro
Sociale
  "U Kefir": presentazione del libro "La pulizia etnica della Palestina "
dello storico
  Ilan Pappe a cura di Alfredo Tradardi, responsabile dell´ISM-Italia, -
International
  Solidarity Movement -; esposizione di mostre fotografiche e lettura di
poesie. ,

- Venerdì 20 marzo, a Lecce, presso ed in collaborazione con il Teatro
"Astragali", via
  Candido 23: presentazione del libro "La pulizia etnica della Palestina "
dello storico
  Ilan Pappe a cura di Alfredo Tradardi. Porterà il suo saluto, in
solidarietà con la
  lotta del popolo palestinese, la Comunità marocchina del Salento.

- Sabato 28 marzo, a Lecce, dalle ore 17.00 in poi, in Via Trinchese,
Piazzetta De Pace,
  di fronte ai Magazzini Zara, SIT-IN di Protesta in occasione della
campagna
  internazionale di boicottaggio dei prodotti israeliani;
- Domenica 29 marzo, dalla mattina alla sera, in occasione della "GIORNATA
della
  TERRA" (Palestinese), presso la villa Comunale di Corigliano d´Otranto, in
  collaborazione con  l´Associazione  "Maieutica" di Martano:  musica,
lettura di
  poesie, allestimento di mostre fotografiche e presentazione del libro
  "Palestina 1881 - 2006" di e con Fabio De Leonardis.

COLLETTIVO SALENTINO INTERNAZIONALISTA "Dino Frisullo"
COLLETTIVO IQBAL MASIH

Fip. 12/03/2009 - Viale Udine, 11, (Lecce

PALESTINA LIBERA

IERI SENZA SE E SENZA MA
dalla parte degli EBREI CONTRO IL  NAZIFASCISMO
OGGI SENZA SE E SENZA MA
dalla parte dei PALESTINESI
CONTRO GLI EBREI SIONISTI E RAZZISTI ISRAELIANI
PERCHÉ NON CI SIAMO DIMENTICATI:

-   dei 22 mesi di brutale assedio israeliano imposto a un milione e mezzo
di
    esseri umani, residenti nella Striscia di Gaza, privandoli delle
forniture più elementari;
-   del boicottaggio israeliano e internazionale verso il governo
palestinese
    democraticamente eletto;
-   dell´ isolamento forzato con la Cisgiordania, separazione imposta per
isolare
    e punire la popolazione di Gaza per la sua scelta democratica
"scorretta".
-   dei 160 mila ulivi sradicati negli ultimi due anni in Cisgiordania con
vari
    pretesti: esigenze militari, costruzione di aree e parcheggi;
-   del furto continuo dell´acqua del fiume Giordano e delle falde acquifere
palestinesi
    da parte dei sionisti israeliani che, in tal modo, utilizzano 350 litri
di acqua pro capite, al giorno,
    lasciandone ai palestinesi appena 70 litri, quando, invece, l´ OMS
(Organizzazione Mondiale
    della Sanità) ne raccomanda un minimo di 100 litri;
 -  la costruzione del Muro della Vergogna, - lunga più di 600 km. e larga
800 metri -,
    che attraversa territori palestinesi e li spiana, dividendo i
palestinesi
anche all´interno
    della medesima provincia, città o addirittura villaggio, rinchiudendoli
in ghetti, bantustan, -
    così come denunciato dal vescovo anglicano del Sudafrica, Monsignor
Tutu.
PERCHÉ

 - Lo stato di Israele, prima dell´ ultimo attacco contro la popolazione
civile di Gaza, ha violato
   la tregua 117 volte, nel silenzio complice della Europa, del mondo e
della
società civile;
-  ha sequestrato, violentato ed ucciso i legittimi rappresentati del
governo
palestinese,
   democraticamente eletto;
-  ha massacrato,con brutale follia, più di 1300 persone ferendone più di 6
mila, - quasi un terzo
   i bambini -, solo nell´ ultimo attacco criminale del dicembre scorso
contro la popolazione
   indifesa di Gaza;
-  ha utilizzato, anche in quest´ ultimo crimine, bombe non convenzionali: a
grappolo, al fosforo
   bianco e DIME (Dense Inert Metal Explosive);

                                    PERCHÉ NON SCORDEREMO MAI:

-  i 17.500 morti, in maggioranza donne e bambini, dell´invasione israeliana
del Libano
   nel 1982 ed i 1.700 civili palestinesi uccisi nel massacro di Sabra e
Chatila;
-  la strage dei 106 civili libanesi che si erano rifugiati nella base dell´
Onu a Qana nel
   1996;
-  il massacro dei rifugiati di Marwahin, ai quali gli israeliani avevano
ordinato di
   abbandonare le proprie case e che poi sono stati assassinati dai
proiettili sparati da un
   elicottero israeliano;
-  i mille morti, quasi tutti civili, durante i bombardamenti israeliani del
Libano, nel 2006;
-  l´occupazione dei territori palestinesi da parte dello stato razzista di
Israele - che dura dal 1948 -
   e la costruzione dj nuove colonie, che violano e ignorano TUTTE le
risoluzioni dell´Onu;
-  i 4.349.946 rifugiati palestinesi di cui 1.278.678 nei campi profughi,
sparsi fra Giordania, Libano,
    Siria, Cisgiordania e Striscia di Gaza, (dati UNRWA maggio 2006);
-  La Disposizione militare nr. 58 del 1967 , meglio conosciuta come Legge
della proprietà assente
   con cui, lo stato di Israele incamera i terreni e le proprietà dei
profughi palestinesi;
-  i 10.298 Prigionieri palestinesi -(dati del 30 settembre 2006);
-  i 4 mila minori arrestati nell´arco degli ultimi 5 anni, 321 dei quali
sono ancora in prigione, in
   campi di concentramento o centri di detenzione;
-  che il 4% dei minori arrestati sono sotto detenzione amministrativa, vale
a dire che non hanno
   subito un regolare processo e non ci sono accuse specifiche contro di
loro;

                                         Per tutto questo e molto altro
ancora:

ESIGIAMO la fine dell´occupazione israeliana in Cisgiordania ed a
Gerusalemme
Est, la fine dell´embargo contro la popolazione palestinese di Gaza ed il
congelamento di tutti gli accordi economici politici e militari tra Italia
ed
Israele;
sosteniamo il diritto del popolo palestinese a resistere ed a liberarsi dall´
oppressione israeliana e, nel solidarizzare con la lotta contro l´imperialismo
degli Stati Uniti e del neocolonialimo europeo in Medio Oriente;
RIVENDICHIAMO la liberazione immediata di tutti i Prigionieri palestinesi.
PARTECIPIAMO alla campagna internazionale di boicottaggio dei prodotti
israeliani del 28, 29 e 30 marzo 2009;

 

qui stiamo e
qui restiamo

Corrispondenza da Gaza della compagna Ester  di Bari presente nella delegazione  italiana che sta cercando di portare aiuti alla popolazione

domenica primo marzo la delegazione dei medici e partita per Il Cairo dove
siamo rimasti per due giorni per completare la procedura necessaria con l
ambasciata, e in questo periodo non siamo rimasti con le mani in mano, ma
abbiamo visitato l ospedale al falastin, dove abbiamo potuto incontrare alcuni
dei feriti palestinesi trasportati al cairo per ricevere cure piu adeguate: la
situazione e difficile davvero

ragazzi giovanissimi ormai senza gambe, senza
orecchie ed un ragazzo di soli 15 anni senza entrambi gli occhi e con il viso
completamente deturpato: tutti senza speranze per il futuro, mutilati per
sempre, nel corpo e nell anima.

l ultima che abbiamo incontrato e stata una
bambina di soli 5 anni, in coma e senza la calotta cranica: il suo cervello
senza protezione era semplicemente avvolto da garze.

sono tornata anche il
giorno successivo per incontrarli, perche questi giovani sono stati felicissimi
della nostra visita, sono stati felicissimi di incontrare qualcuno che non
palestinese si preoccupasse della lorte sorte. e quando sono arrivata, il
medico che ci ha portati nelle stanze, ci ha comunicato che la piccola era
morta in mattinata.

evito di descrivere il mio stato d animo, e sufficiente
descrivere ciò che abbiamo visto.

mercoledi siamo partiti per rafah con tanta
rabbia in corpo per le notizie sempre piu sconfortanti riguardo la situazione a
gaza, ma con la sicurezza dataci dall ambasciata, di poter entrare nelle
prossime ore, perche l apertura del valico era nell aria,

ma amara sorpresa,
non solo il valico era chiuso, ma abbiamo scoperto che l ambasciata non aveva
fatto il lavoro che avrebbe dovuto, poichè i servizi di sicurezza egiziani, ci
hanno detto che loro non hanno l autorizzazione da parte del ministero degli
interni, il quale a sua volta sostiene di non aver ricevuto alcuna notizia da
parte dell ambasciata.

questa si e giustificata dicendo di non essere a
conoscenza degli avvenuti cambiamenti della procedura, ma che si sarebbero
attivati, per aiutarci.

oggi e giovedi e nulla e cambiato, mentre a gaza
continuano i bombardamenti israeliani.

anche noi abbiamo sentito ieri i
cannoneggiamenti in prossimita del mare ed oggi si e sentito un forte boato
proveniente dall interno della striscia.

intanto i pochi palestinesi che
riuscivano a passare hanno raccontato che nella mattinata di oggi vi sono stati
tre morti ma non hanno saputo dire il numero dei feriti: la notizia ci e stata
confermata da al jazira.

intanto alcuni compagni del forum palestina venuti
anche loro in delegazione e le delegazioni dei medici inglese e americana,
hanno deciso di fermarsi a dormire, come segno di protesta, presso il valico.


questa sera, mentre sto scrivendo mi e giunta da gaza la notizia che il valico
aprira lunedi per gli stranieri.

si spera che sia vera la notizia ma l
atteggiamento dell ambasciata italiana e davvero deplorevole, hanno perfino
avuto il coraggio di dirci che dal valico di taba al confine israeliano, è più
facile passare.

tutto cio che sta succedendo serve solo per fiaccarci, farci
andar via da rafah cercando di prenderci in giro con gentilezza.

qui stiamo e
qui restiamo

hajester


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