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          riportarne  la fonte
            
          LA PAGINA DI
          DORIANA GORACCI 
            
          http://www.reset-italia.net/2009/10/07/ 
          da-genova-passando-per-il-1944-ci-siamo-distratti-e-finiti-in-fumo/ 
           
           
          video foto e link 
           
           
           
           
           
          La prima  notizia che rende "giustizia"  risale al
          6 ottobre 
          2009, ed è  l´apertura di un processo per Fatti del 1944:
          "Sei dei 
          sette ex ufficiali nazisti ritenuti responsabili di alcune stragi
          avvenute 
          tra Emilia e Toscana nel 1944, nella quali vennero uccisi oltre 350 
          civili, sono stati rinviati a giudizio dal tribunale militare di 
          Verona. Il processo per gli ex ufficiali tedeschi delle SS si aprirà 
          l´11 novembre". 
           
           
           
          Bene, si apre la Porta del Processo. 
           
           
           
          Oggi 7 ottobre 2009 una porta si è invece  chiusa,  su
          Genova 2001 
          (l´anno delle Torri Usa qualcuno non sa altrimenti): "Assolti
          per non 
          aver commesso il fatto l´ex capo della Polizia Gianni De Gennaro e l´ex 
          dirigente della Digos di Genova Spartaco Mortola accusati di aver 
          indotto alla falsa testimonianza l´ex questore di Genova Francesco 
          Colucci in riferimento all´ irruzione della Polizia nella scuola Diaz 
          durante il G8 del 2001´´. 
           
           
           
          Dalla Stampa 
          si apprende  riguardo  alla strage di  Torino alla
          Thyssen dove 
          morirono bruciati 7 operai, che "In quel periodo il personale
          mostrava 
          un certo disinteresse al posto di lavoro». Il primo imputato a
          deporre 
          al processo Thyssen è l´ex responsabile della sicurezza sul lavoro
          di 
          corso Regina Margherita, Cosimo Cafueri, e le sue iniziali
          affermazioni 
          danno subito conto che non intende arroccarsi in una linea difensiva
          di 
          minimizzazione delle proprie responsabiltà. Almeno non solo. Il 
          «quadro» ora in pensione comincia dalla «distrazione» degli
          operai, ci 
          ritorna su: «La gente aveva la testa da un´altra parte, in fabbrica. 
          Forse per via dell´annuncio della chiusura dello stabilimento. Lo 
          avevano notato anche gli ispettori dell´Asl (quelli ora sotto 
          inchiesta, ndr.) e avevano raccomandato più attenzione». Lui era 
          «abbastanza preoccupato che qualcuno si facesse male». 
           
           
           
          Dopo il 1944, di stragi 
          ne abbiamo avute, non ce le siamo e hanno fatte mancare, gli 
          esiti...delle indagini, spesso non hanno neanche indagati. Forse la
          colpa 
          è di quel 1944, non se ne esce da questa Liberazione, se degli uni o 
          degli altri  Armadi. In mezzo ci sono sempre dei Giusti, che un
          loro 
          parere ce l´hanno e lo fanno rispettare, chiudendo Armadi, Bauli,
          Case, 
          Scuole, Posti di lavoro, Università, Ospedali, Centri Sociali e 
          Culturali ed elevano Muri e Carceri,  dove è inutile e vano
          scrivere 
          come Danilo Dolci : "chi tace è complice" . 
           
           
           
          A nulla valse per il suo processo, 
          una delle tante persecuzioni non solo legali, avere come difensore 
          Pietro Calamandrei a Palermo nel 1956 e testimoni Elio Vittorini e 
          Carlo Levi. Il Processo l´ebbe subito,  fù arrestato e
          successivamente 
          scagionato, ma gli si riaprì ben presto un´ altra Porta, insieme a
          Franco Alasia, un nuovo processo per volontà parlamentare, 
          durò sette anni e furono entrambi condannati, con pena poi condonata. 
          Per la Valle del Belice, il `68  significò un terremoto vero e
          tutto 
          quello che trascina la Ricostruzione e siccome allora, per fortuna non 
          oggi...," si marcisce di chiacchiere e di ingiustizie, la Sicilia
          muore" 
          nacque per volontà di Danilo Dolci, il 25 marzo 1970, la prima 
          emittente privata e  illegale d´ Italia, "Radio Libera
          Partinico". 
           
           
           
          E la Porta fù abbattuta: " le forze di polizia fanno 
          irruzione nei locali del Centro, interrompono le trasmissioni, 
          arrestano i responsabili".    
           
           
           
          Dicono che per un Nuovo Ordine Mondiale, 
          a me sembra antico, si susseguano guerre, stragi, catastrofi
          climatiche 
          e non accidentali sulla nostra terra e ci si senta svuotati da tanti 
          Eventi, fino al punto di chiedere pietà ma "anche la tua pietà
          gli è nemica". 
           
           
           
          L´ istinto, non la ragione, mi fà  sentire solo Puzza  di 
          bruciato e  vergogna per certi scheletri e  corpi, per
          esserci 
          convissuti tutte e tutti noi sotto allo stesso Tetto che ci governa, 
          ieri come oggi. 
           
           
           
          Cercando un´ immagine che possa tradurre quanto emerge dentro, penso
          a certe giornate dedicate alla Salute Mentale, alla Parola Restituita,
          al Teatro Sociale, Civile, di Strada  e dico che anche quella può
          essere una via,una dimora del tempo sospeso, 
          dove tornare a dare la parola e ri-prendersela, non solo quella e con 
          poesia, molta ostinata  passione perchè i Muri e le Porte da
          abbattere 
          sono infinite come la guerra. Senza paura. 
           
          Doriana Goracci 
           
          "Ma anche chi non mangia o le sue storie 
           
          non dice al vicino attento, 
           
          se lo guardi, ti guarda con il cuore 
           
          negli occhi, quasi, con spavento, 
           
          a dirti che non ha fatto nulla 
           
          di male, che è un innocente." 
           
           
           
          Pier Paolo Pasolini  da Terra di lavoro 1956 
           
           
           
           
           
           
           
           
           
           
           
           
            
          ORRORE
          DAL CARCERE DI PAVIA 
          UN
          DETENUTO TUNISINO LASCIATO MORIRE COME UN CANE... 
          UNA
          SEGNALAZIONE/CORRISPONDENZA DI DORIANA GORACCI 
          Allego 
          il testo da me personalmente trascritto, di due lette autografe che mi
          sono pervenute per posta privata e con mailing list ma che non ho
          capacità tecnica di allegare e sicuramente qualcuno l’avrà già
          fatto o lo farà. La prima è la testimonianza dei detenuti della
          Prima Sezione di Pavia, compagni di cella di Sami
          Mbarka Ben Garci , l’altra già ieri circolata sulla
          stampa, parzialmente o integralmente. Per finire
          l’articolo dettagliato della Provincia Pavese. 
          Vi prego di diffondere. Non
          “scendiamo nel gorgo muti”. 
           
          Verrà la
          morte e ha avuto i loro occhi. 
          Doriana Goracci 
          p.s. ho trovato ora dei “dettagli” in proposito su CNR
          MEDIA 
          
          
          Egregio signor Avvocato! noi detenuti della 1a abbiamo
          assistito alla lunga agonia del suo povero cliente, una morte lenta e
          umiliante. Sicuramente non pagherà nessuno per questa morte, ma le
          assicuriamo che si poteva evitare benissimo, bastava un pizzico di
          umanità in più.Era diventato come un prigioniero nei campi di
          concentramento vomitava acidi e sveniva davanti agli occhi di tutti
          veniva aiutato da noi detenuti per fare la doccia altrimenti poteva
          morire nel suo vomito! 
          Ma non è stato fatto assolutamente niente tranne che lasciarlo morire
          nella sua cella sotto gli occhi del compagno che più di tutti ha
          visto spegnersi un essere umano!! La preghiamo vivamente di non
          arrendersi alle falsità che le verranno dette perchè il suo povero
          cliente è stato lasciato morire sotto gli occhi di tutti noi! 
          Prima di lui si è impiccato un altro ragazzo seminfermo e invalido al
          75%  dopo averlo riempito di sedativi e spedito a San Vittore. Il
          padre di questo povero ragazzo ha denunciato la sua storia su Rai 3
          nel programma di Tirabella accusando il carcere di Pavia di aver
          lasciato morire il proprio figlio!! La preghiamo di andare fino in
          fondo con la speranza che non succeda mai più che delle vite umane
          diano uno spettacolo di un campo di concentramento finchè non si
          spengono nella più totale indifferenza. Sarebbe una bella  e
          giusta cosa se l’Indagine che verrà fatta si arricchisse anche
          delle testimonianze dei detenuti della 1a sezione. Le porgiamo i
          nostri più sinceri saluti 
          I detenuti della 1a sezione di Pavia! 
           
           
           
          Ciao Amore speriamo che tu stia bene tanti auguri x il Ramadan
          speriamo che ti porta fortuna  e tanti auguri alla tua famiglia
          per il ramadan e tanti auguri a tutto il mondo mussulmano x il
          Ramadan, io sto morendo sono dimagrito troppo, credimi non riesco
          neanche ad alzarmi dal letto, spero Dio che   fai presto
          Amore mio ma no dirlo a mia madre, bisogna accettare il destino, io ho
          ricevuto la tua lettera ti dico che mi dispiace iolosciopero non lo
          tolgo di questa vita a me non me ne frega niente STO MORENDO!!! 
          SAMI 
           
           
          PAVIA, LO SCIOPERO DELLA FAME FATALE AL DETENUTO TUNISINO 
          Detenuto morto, ultimi giorni dentro e fuori dall’ospedale 
          Novantasei ore di odissea prima di morire. Lo psichiatra lo aveva
          rimandato in carcere 
          PAVIA. Cinque giorni sospeso nel limbo della burocrazia, in attesa che
          si trovasse la forma di ricovero e di 
          cura più adeguata. Nel frattempo Sami Mbarka Ben Garci, il tunisino
          di 42 anni detenuto a Torre del Gallo, 
          che aveva ingaggiato da un mese e mezzo uno sciopero della fame
          estremo, è morto. Tre giorni dopo che il 
          sindaco di Pavia aveva firmato il trattamento sanitario obbligatorio.
          L’inchiesta avviata dalla Procura di Pavia 
          dovrà fare luce sugli accadimenti dei suoi ultimi giorni di vita. E
          sulle eventali responsabilità. Gli atti sono 
          ancora coperti da segreto, ma tra le carte ci sono parecchi punti da
          chiarire. 
          La richiesta di aiuto. Alla fine del mese di agosto, il medico del
          carcere, Pasquale Alecci, segnala il 
          problema al magistrato di sorveglianza, Marco Odorisio, e
          all’amministrazione penitenziaria. Il detenuto non 
          mangia cibi solidi da quasi 40 giorni. Beve, da quanto riferisce lo
          stesso detenuto, solo acqua e zucchero. E’ 
          dimagrito 21 chili e non si regge in piedi, ma è lucido e determinato
          nella scelta di portare avanti una forma di 
          protesta contro una condanna ritenuta ingiusta. Anche a rischio della
          propria vita. Il medico prima, e il 
          magistrato di sorveglianza poi, chiedono al Ministero di intervenire,
          disponendo il ricovero del tunisino in una 
          struttura adeguata. Per la precisione, un centro diagnostico
          terapeutico attrezzato per il ricovero dei detenuti. 
          L’ospedale San Paolo, ad esempio, che ha un reparto apposito. E
          anche l’istituto penitenziario di Opera è 
          attrezzato. 
          La visita psichiatrica. Il primo settembre, in attesa che si chiarisca
          la faccenda del ricovero, il detenuto 
          tunisino viene portato in ospedale d’urgenza. Sta molto male, e
          Torre del Gallo non ha un presidio sanitario 
          adeguatamente attrezzato. Tanto più che, a quanto pare, da un paio di
          settimane mancano nel carcere sia il 
          cardiologo che lo psichiatra. Il tunisino arriva in ospedale ma
          rifiuta le cure. Viene visitato da uno psichiatra, 
          che lo trova lucido e capace di intendere e volere. Per il medico non
          esistono gli estremi per un trattamento 
          sanitario obbligatorio. Il detenuto torna in carcere a Pavia. 
          La risposta del Ministero. Il 2 settembre il Ministero risponde alla
          richiesta del magistrato di sorveglianza, 
          ma non ritiene necessario trasferire il detenuto in un centro
          diagnostico terapeutico dell’amministrazione. Il 
          “rifiuto” è motivato dal fatto che non esisterebbero, in Italia,
          centri clinici penitenziari adatti a curare un 
          detenuto che sia in sciopero della fame. Il Ministero invita a tenere
          sotto controllo il detenuto, per evitare che 
          commetta gesti estremi, valutando anche la possibilità di un
          trattamento sanitario obbligatorio. Il giorno 
          stesso il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo firma il Tso. 
          La decisione del magistrato. E’ sempre del 2 settembre il
          provvedimento del magistrato che, dopo la 
          risposta del Ministero, dispone il ricovero in una struttura esterna
          all’a mministrazione penitenziaria. Nel caso 
          specifico, il Policlinico San Matteo. Il magistrato, che agisce con
          tempestività, dice anche di non condividere 
          la decisione del Ministero, visto che l’o biettivo del ricovero di
          un detenuto che è in sciopero della fame non è 
          tanto quello della cura, secondo il magistrato, bensì la possibilità
          di intervenire subito nel caso di un 
          aggravamento delle condizioni cliniche del paziente. 
          I ritardi. Il detenuto entra in ospedale, al San Matteo, il 3
          settembre. Se vi sia stato un ritardo (lo sciopero 
          della fame inizia il 17 luglio, ma a metà agosto le condizioni del
          tunisino sono già preoccupanti) sarà la 
          magistratura ad accertarlo. Fatto sta che il 4 settembre le sue
          condizioni invece di migliorare si aggravano. Il 
          paziente è sottoposto a terapia medica (il diario clinico è sotto
          sequestro, quindi non è possibile sapere i 
          dettagli della cartella) e sorvegliato. Ma nella notte del 5, alle
          3,45, il detenuto muore. Dopo cinque giorni 
          frenetici. Una fretta che non è bastata a salvargli la vita. 
          (15 settembre 2009) 
          http://laprovinciapavese.gelocal.it/dettaglio/detenuto-morto-
           ultimi-giorni-dentro-e-fuori-dall’ospedale/1721237 
          
            
          
           
           
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