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movimenti antinucleari

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è consentita  la riproduzione a fini non di lucro dei materiali dell'Archivio Storico Benedetto Petrone con l'obbligo di riportarne  la fonte

Oggi 24 febbraio 2009 Berlusconi annuncia l'accordo con la Francia per la fornitura di centrali nucleari da installare anche in Italia. Ma dove saranno installate? la Puglia rimane la candidata n° 1  a causa del suo basso rischio sismico e la presenza del mare.

La notizia da il messaggero.it

http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=15222&sez=HOME_INITALIA&npl=&desc_sez=

ROMA (24 febbraio) - A 22 anni dal referendum che disse «no» al nucleare, l'Italia ritorna in campo dopo la firma dell'accordo Italia-Francia.

Enel e Edf si impegnano a «sviluppare, costruire e far entrare in esercizio» in Italia «almeno 4» centrali nucleari di terza generazione avanzata del tipo Epr (European pressurized water reactor) e di rendere la prima unità italiana operativa non oltre il 2020. Le centrali Epr sono impianti che appartengono alla classe dei reattori nucleari europei ad acqua pressurizzata. Mentre i reattori di seconda generazione resteranno attivi nel mondo fino al 2065, i primi impianti Epr si stanno costruendo in Finlandia Olkiluoto), in Francia (Flamanville, con la partecipazione dell'Enel) e in CIna (Taishan).

Le centrali Epr sono reattori a fissione in cui il nocciolo viene refrigerato utilizzando acqua naturale o leggera (per distinguerla dall'acqua pesante). Una delle loro principali caratteristiche è la maggiore sicurezza rispetto alle altre centrali della stessa classe. I reattori Epr prevedono infatti più sistemi di protezione: quattro sistemi indipendenti di refrigerazione d'emergenza (ognuno capace da solo di refrigerare il nocciolo del reattore dopo lo spegnimento); contenimento metallico attorno al reattore; contenitore e area di raffreddamento passivo del materiale fuso; doppia parete esterna in calcestruzzo armato spessa 2,6 metri e progettata per resistere all'impatto diretto di un grosso aereo di linea. Dal punto di vista delle scorie, invece, queste centrali non offrono particolari novità, se non la possibilità di processare le scorie in modo da separare le più pericolose, riducendo il volume complessivo. Più lontani nel tempo sono invece le centrali di quarta generazione, che secondo gli esperti potranno diventare una realtà solo fra il 2030 e il 2040.

«Quando sarà completato l'iter legislativo e tecnico in corso per il ritorno del nucleare in Italia - si legge nella nota dell'accordo - Enel ed Edf si impegnano a sviluppare, costruire e far entrare in esercizio almeno 4 unità di generazione, avendo come riferimento la tecnologia Epr (European Pressurized water Reactor), il cui primo impianto è in costruzione a Flamanville in Normandia e che vede la partecipazione di Enel con una quota del 12,5%. L'obiettivo è di rendere la prima unità italiana operativa sul piano commerciale non oltre il 2020».

Enel estenderà poi la propria partecipazione al programma nucleare in Francia, con la realizzazione di altre cinque centrali, a partire dal reattore di Penly recentemente autorizzato. «Enel ha espresso la volontà di partecipare all'estensione del precedente accordo sul nucleare a suo tempo raggiunto con Edf per la realizzazione in Francia di altri 5 reattori Epr, a partire da quello che recentemente il Governo francese ha autorizzato nella località di Penly», recita il testo dell'accordo.




COMUNICATO CONFEDERAZIONE COBAS

Comunicato Stampa della Confederazione Cobas sul protocollo nucleare italo-
francese

Berlusconi strombazza felicità per la firma degli intenti con Sarkosy per la
costruzione di 4 centrali nucleari in joint venture con la Francia ( e altre
imprese a perdere ,come fu già per il catastrofico impegno italiano - 5000
miliardi di lire buttati negli anni ´80 - nel Superfenix di Malville).
Altro effetto annuncio - dopo quello della TAV in Val di Susa " la Torino-
Lione si farà" -  quello delle 4 centrali nucleari in condominio con la Francia
!!
Berlusconi dovrà fare i conti con i movimenti più risoluti e rispettosi della
salute, dei beni ambientali e culturali, del benessere sociale.
E dove li trova i soldi ? Chi paga ?? 4 centrali nucleari significano a costi
attuali 48 miliardi di euro ( quasi 100.000 miliardi delle vecchie lire) per
avere forse i primi Kwh nel 2020, quando Berlusconi sarà morto e sepolto ! Si
inventerà già ora sulla bolletta elettrica la sopratassa atomica , un CIP6
nucleare ??! O taglierà i già magri sussidi di disoccupazione-cassintegrazione
?? Di sicuro Enel, Sorgenia, Acea ,....Edf,Edison,A2A, non cacciano un euro, come
per la CAI post Alitalia !
Si badi bene , sono centrali nucleari di vecchia generazione , con molteplici
problemi di sicurezza e tenuta intrinseca ( nel 2008 in Francia , ben il 35% di
incidenti nucleari in più) e senza aver risolto l´annoso e infinito problema
del deposito di scorie nucleari.
Mentre gli Usa di Obama - Germania,Spagna,Scandinavia - vanno a
solare/energie rinnovabili , i due pollastri transalpini fanno blocco
protezionista sul nucleare obsoleto.
Quella del nucleare  è una scelta disperata ,la più inquinante e dirompente:
anche in campo energetico ,l´Italia di Berlusconi " è un paese per vecchi"!
Il prossimo 15 marzo a Lucca verrà presentato il Coordinamento Nazionale
Antinucleare "salute-ambiente-energia"- , che si propone di dare battaglia al
ritorno della lobby nucleare , come già fece nel dopo Cernobyl , vincendo e
chiudendo in Italia il ciclo del nucleare civile.
A Lucca , che diventerà dal 11 al 14 giugno la sede del " G8 Energia" , dove
i ministri dei paesi più industrializzati (G14) concorderanno i piani per nuove
rapine-sfruttamento-guerre per l´accaparramento energetico, compreso il
nucleare : troveranno ad attenderli gli attivisti"dell´altro mondo possibile" ,
capaci di indicare la strada di uscita dall´energia padrona e dalla crisi del
sistema capitalistico.

Vincenzo Miliucci - Confederazione Cobas  

Roma,24 febbraio 2009


DA PARTE DI ALFONSO NAVARRA - COORDINAMENTO FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO

Coordinamento FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO, c/o Campagna OSM/DPN, Via M. Pichi, 1 - 20143 Milano

sito web: ilnuclearenonlopaghiamo.wordpress.com/

email: locosm@tin.it

Il movimento no-war da Stoccarda ha lanciato un appello, ripreso dal Forum Sociale Mondiale di Belem, per invitare ad un controvertice, dal 2 al 5 aprile 2009, in occasione del 60° anniversario della NATO.

E' importante - ritengo - menzionare questa montante campagna intenazionale disarmista: "NATO, 60 anni bastano" nel momento in cui i media diffondono la notizia dell'accordo italo-francese per la collaborazione sull'atomo "civile", che è stato siglato proprio oggi (24 febbraio 2009) da Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy.

Questo collegamento va fatto per, schematicamente, mettere in chiaro che:

- il nucleare "civile" è trainato da quello militare;

- la tecnocrazia ufficiale agita la carota della "Quarta generazione" di reattori per propinarci invece il bastone della "Terza" (avanzata), che è in realtà la "Seconda" un po' migliorata (e ricavata dalla tecnologia militare dei sommergibili nucleari);

- il nucleare militare in Europa trova la sua giustificazione nella NATO e nelle sue strategie ufficiali;

- esiste una autonoma lobby europea dell'atomo che ha oggi nella Francia, il Paese della "Force de Frappe", la sua locomotiva (cui il vagone italiano si sta di fatto attaccando). Ma un altro veicolo trainante è costituito dalla Germania, quale potenza atomica "in pectore" (insieme al Giappone).

A suo tempo, come Comitato Promotore della Legge di Iniziativa Popolare sui trattati e sulle basi militari, approvammo un documento che focalizzava la "questione atomica" all'interno della nostra campagna.

Adesso possiamo considerare maturato il momento di proporre il disarmo atomico, inserito come mobilitazione in un contesto internazionale, sia come fuoriuscita dalla NATO sia, in piena coerenza, come denuclearizzazione non solo militare ma anche civile.

Quest'ultimo aspetto - la denuclearizzazione civile - può oggi farsi forza, nel suo rivolgersi all'opinione pubblica, del tentativo portato avanti dalla nuova Amministrazione USA, di affrontare la gravissima crisi economica in atto puntando sullo sviluppo delle energie rinnovabili: 150 miliardi di dollari di investimenti dovrebbero produrre due milioni e mezzo di posti di lavoro nel piano già approvato dal Congresso.

E' evidente che oggi la lobby nuclearista europea, con la sua diramazione italiana, espressione di un vero e proprio comitato di affari, tenta di imporsi forzosamente con l'aiuto del Governo italiano; ma è altrettanto evidente che in questo modo l'Italia si porrà controcorrente rispetto al "tentativo obamiano" di salvare il capitalismo nella sua pretesa versione "sostenibile". Il problema, per i governanti, non è solo e tanto quello di rientrare nei parametri di Kyoto, bensì di promuovere e gestire una - forse impossibile - riconversione capitalistica "verde", impedendo che il capitalismo del parassitismo militare e della speculazione finanziaria trascini tutto il mondo in una irrimediabile e catastrofica crisi di civiltà.

Ma anche per noi, antimilitaristi, disarmisti, ecopacifisti, si prospetta la responsabilità di impedire che la crisi (o il collasso?) del capitale, che forse, come scrive ed argomenta Paolo Cacciari sul settimanale "Carta", ha in questo drammatico ingripparsi raggiunto il suo estremo limite, non degeneri nella "barbarie" ed apra invece la possibilità ad "un altro mondo possibile".

Il Governo Berlusconi dà per scontata l'approvazione della legge Scajola, che per ora è all'esame del parlamento, ma dimentica che i cittadini italiani hanno deciso con un referendum che l'Italia doveva restare fuori dal nucleare e ancora oggi l'opinione pubblica, come dimostrano gli ultimi sondaggi, per una buona metà non è favorevole, soprattutto tra i giovani.

Quindi il Governo ha venduto anzi tempo la pelle dell'orso, non ha fatto i conti con l'oste dei movimenti e dell'opinione pubblica, ha preso impegni che probabilmente non riuscirà a mantenere perché la gente comune si opporrà con ogni mezzo possibile su questa scelta, a partire dalle lotte territoriali che sicuramente si scateneranno nelle località che verranno individuate come siti delle centrali (o di scorie, o di quant'altro collegato al ciclo nucleare).

Immagino che nostro sforzo sarà di fare pienamente parte di questo movimento di resistenza popolare.

Nel file allegato si affronta, concentrando le informazioni essenziali, i termini dell'intesa Berlusconi-Sarkozy, la si inquadra nella road map, si spera resistibile, per il "ritorno" del nucleare in Italia; sviluppa alcune considerazioni e riflessioni sulla lobby europea dell'atomo, che è oggi trainata dallo Stato francese proprio perchè il nucleare civile trova la sua spinta e la sua giustificazione di fondo nelle esigenze della potenza militare.


Zombie nucleari e affari economici
 

 

Della serie, va in scena l'ennesimo atto della farsa "Zombie nucleari" dal titolo: "Sarkozy va a caccia di commesse nucleari e Berlusconi ne approfitta per dare una svolta al suo progetto di foraggiare la lobby degli industriali nucleari italiani".

Il 24 febbraio in un vertice bilaterale svoltosi a Villa Madama, a Roma, Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy hanno firmato un Protocollo che getta le basi per una cooperazione in tutti i settori della filiera produttiva dell'energia atomica che accompagna il primo concreto atto verso il ritorno dell'Italia al nucleare. Gli attori tecnici ed economici dell'intesa sono le due principali compagnie energetiche nazionali, Enel e Edf.

L'accordo prevede la costruzione in joint venture in Italia di quattro centrali di terza generazione del tipo Epr (European Pressurized water Reactor), un reattore di progettazione interamente europeo nato dalla collaborazione della francese Areva e della tedesca Siemens. In cambio l'Enel collaborerà alla costruzione della nuova centrale atomica di Flamanville, in Francia, e di altri cinque reattori Epr.

Ma gli obiettivi futuri dello Stato italiano in campo energetico, del tutto in linea con la berlusconiana megalomania, sono molto più ambiziosi del suddetto protocollo d'intesa e prevedono entro il 2020 un contributo dell'energia nucleare sulla potenza totale elettrica italiana installata del 12%.

Ciò significa mettere in campo circa 12 mila megawatt e per realizzare questo obiettivo i nostri governanti non disdegnano di rivolgersi anche alla concorrenza dei francesi, ossia l'americana Westinghouse, costruttrice degli impianti Ap1000.

E ciò significa costruire almeno una decina di centrali, calcolando un cocktail tra gli Epr, aventi una potenza media di circa 1600 megawatt, e gli Ap1000 più piccoli, con potenza media di 1100 megawatt. La media di una centrale ogni due regioni.

Tutto ciò quando, nella peggiore delle ipotesi, noi sfruttiamo nei momenti di maggior consumo solo il 75% della potenza elettrica gia installata nel nostro territorio, con una riserva di potenza elettrica che non ha eguali nel mondo.

Le ragioni che vengono addotte per giustificare tali scelte sono le stesse che da tempo vanno ripetendo con ostinata quanto pelosa ostentazione: l'indipendenza energetica dagli altri paesi con la necessità di svincolarsi dalle altre fonti fossili, prima tra tutti il petrolio, la riduzione delle emissioni gassose, l'economicità dell'energia nucleare rispetto alle altre fonti, insieme ad una fiducia assoluta nella sicurezza degli impianti Epr e nella capacità tecnica dell'industria nucleare di risolvere il problema dello stoccaggio delle scorie nucleari.

Si parla di indipendenza energetica come se l'Italia fosse tra i maggiori produttori di uranio al mondo, quando noi in realtà non ne possediamo nemmeno uno straccio di giacimento, senza pensare poi che l'uranio è un elemento di quantità finita e che la sua rarità e, conseguentemente, il suo prezzo aumenteranno di pari passo col suo sfruttamento. D'altronde basta considerare come sono sfumate, nel nulla dei pii desideri, le velleità autarchiche francesi, che, pur possedendo il maggior arsenale nucleare civile europeo, sono costrette ad importare petrolio e gas quanto noi. (Qualcuno suggerisca a Scajola che se non si converte energeticamente l'intero settore degli autotrasporti, a ben poco serviranno le sue centrali nucleari dal punto di vista della diversificazione energetica e dal punto di vista dell'indipendenza.)

Considerare poi il nucleare come la panacea ecologica da contrapporre ai danni provocati dalle emissioni gassose della combustione delle fonti fossili, è una sottile quanto meschina operazione di falsità mediatica... Come se l'uranio si trovasse così, sparso sulla superficie terrestre e non aspettasse altro che essere raccolto, senza sforzo e, soprattutto, senza nessun impatto sull'ambiente.

L'uranio è un elemento alquanto raro e per ottenerne delle quantità sufficienti da essere sfruttate nelle operazioni di conversione energetica, abbiamo bisogno di trattare (per non dire devastare) immense quantità di roccia che lo contiene, con enormi emissioni di CO2. Per non parlare poi dei processi di arricchimento, senza i quali non potrebbe essere impiegato, che comportano emissioni di CO2 ancora più pesanti dei processi estrattivi.

Vogliamo parlare dell'aspetto economico? Che, come vedremo in seguito, è poi l'argomento più caro ai nostri industriali, specialmente quando si tratta di fare affari con i soldi dei lavoratori.

Facciamo due semplici conti, chiarendo prima di tutto che non bisogna dargli assolutamente retta quando vogliono farci credere che l'energia nucleare è a buon mercato, perché nei loro conti non entrano affatto le spese relative allo smaltimento ed allo stoccaggio delle scorie, ne tanto meno le spese relative allo smantellamento dei vecchi impianti.

Allora: per costruire una centrale nucleare di 1000 megawatt ci vogliono dai 3 ai 5 miliardi di euro (secondo alcune delle agenzie mondiali che si occupano di energia). Prendiamo il valore medio di 4 miliardi. L'Italia ha intenzione di installare 4 centrali entro il 2020 per un totale di circa 6000 megawatt, corrispondenti a 24 miliardi di euro.

Si tratta di una cifra notevole. Quale impresa privata rischierà l'investimento quando per cominciare a intravedere un qualche guadagno dovranno passare almeno una quindicina di anni? Col rischio inoltre che quando si tratterà di cominciare a raccogliere i frutti ci si troverà di fronte ad una tecnologia obsoleta non più competitiva sul mercato capitalista.

Indovinate un po' allora da dove verranno i soldi necessari a coprire gli investimenti? È ovvio, dallo Stato, ossia dalle tasche di coloro che maggiormente contribuiscono alle sue casse, cioè la classe lavoratrice. E indovinate un po' chi ne sfrutterà i possibili guadagni? Risposta altrettanto facile: tutti quegli industriali che da anni scommettono su questa operazione. E lo Stato non solo offrirà su un piatto d'argento questa possibilità di guadagno ai soliti noti, ma si caricherà sulle spalle (ovviamente sempre su quelle dei lavoratori) tutti gli oneri legati al trattamento, smaltimento e stoccaggio delle scorie.

E sono spese enormi che abbiamo pagato e che continuiamo a pagare per il cosiddetto "decommissioning" dei vecchi impianti costruiti prima del referendum del 1987 e che continuiamo a sostenere per lo stoccaggio provvisorio delle scorie nel nostro territorio e per quelle, sempre italiane, sparse per l'Europa. Solo per fare un esempio, qualcuno ha quantificato il totale delle spese sostenute dal 1987 ad oggi in 11 miliardi di euro, considerando anche che in questa cifra è compresa anche quella parte che va sotto la dicitura di "oneri nucleari" pagata alla lobby nuclearista per compensare gli investimenti fatti per le infrastrutture e l'acquisto del combustibile, inutilizzati dopo la rinuncia referendaria all'atomo. Tutti questi soldi continuiamo a pagarli sotto forma di quote prelevate dalla bolletta elettrica.

Perché tutti questi costi in termini capitalistici che si tramutano poi in costi di salute e ambientali pesanti? Perché nessuno fino ad oggi ha risolto il problema della produzione e dello stoccaggio definitivo delle scorie nucleari. Non ci sono riusciti gli statunitensi, che pure sono il primo paese ad avere avuto a che fare con l'energia atomica, alle prese con problemi insormontabili da questo punto di vista, e avendo speso dei capitali paragonabili al Pil annuo di qualche Stato più piccolo nel tentativo di risolverlo. Stati Uniti che, pur avendo un territorio molto meno densamente abitato del nostro, non riescono a trovare un sito geologico idoneo alla conservazione definitiva delle stesse scorie.

Come ancora non è stato risolto il problema della sicurezza degli impianti nucleari. E per quanto Stati, agenzie addette, industrie nucleari, si impegnino allo spasimo nel cercare di nascondere gli incidenti che periodicamente avvengono in tali impianti, mettendo a repentaglio la salute, oltre che dei lavoratori, di uomini e donne di intere regioni. Senza scomodare il ricordo degli incidenti più gravi che si sono susseguiti, come quello di Chernobyl, basta ricordare che solo nei primi otto mesi del 2008 sono stati 27 gli incidenti di un certo rilievo, che hanno comportato l'inquinamento radioattivo di terreni coltivati, corsi d'acqua, falde freatiche, ecc.

Oppure vogliamo dire qualcosa sulla sicurezza degli impianti di tipo Epr, cosiddetti impianti di III generazione, che pur avendo un sistema di difesa attiva contro gli effetti della fusione del nucleo, non convincono nemmeno le agenzie ufficiali come la "Union of Concerned Scientists", scettica sui programmi di sicurezza legati al progetto Epr e nemmeno eminenti scienziati che certamente non sono degli antinuclearisti dell'ultima ora, come Carlo Rubbia, il quale così si espresse rispetto ai reattori di III generazione, intervistato dal Corriere della Sera nel 2003: "È un dinosauro, un reattore vecchio che cercano di ammodernare e che alla fine avrà costi di produzione dell'energia troppo elevati".

Se non altro anche perché l'Epr può utilizzare come combustibile il famigerato e più a buon mercato "MOX" (costituito da una miscela di plutonio e uranio), combustile di impiego più rischioso a causa della maggiore attività del plutonio.

Che dire allora di questo accordo tra Sarkozy e Berlusconi se non che sia la convergenza di interessi di chi ha necessità, come il primo, di piazzare i prodotti di un'industria civile sempre più capitalisticamente antieconomica in un mercato liberista, e di chi, come il secondo, vuole a tutti i costi continuare a far arricchire quella lobby di parassiti senza scrupoli dei nostri industriali, bravi come nessuno nel resto del mondo a far affari rischiando i soldi dei lavoratori.

Federazione dei Comunisti Anarchici
Gruppo di Lavoro Ambiente ed Energia

27 febbraio 2009

 

 

 

 

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