| LUIGI "GINO" CARRINO | ||
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        I  
        In ricordo del compagno Luigi (Gino) Carrino 
        Tutti gli uomini muoiono, ma la morte di 
        alcuni ha più peso del monte Tai,... 
        Con alcuni giorni di ritardo  ho avuto la 
        notizia della morte, a Brindisi,  del compagno Gino Carrino, operaio 
        metalmeccanico in pensione, col quale abbbiamo diviso nei primi anni 
        settanta lotte e sogni, sudore e sangue, un rivoluzionario, un  maoista 
        coerente come lui stesso si definiva, un uomo che aveva nell'anima ciò 
        che per noi  ragazzi di allora, era solo una parola d'ordine appresa sul 
        un libretto di color rosso: -è giusto ribellarsi-. 
        Si presentò nell'inverno del 71 nella 
        sede dell'UNIONE DEI COMUNISTI ITALIANI (M-L) di Brindisi, in via
        Bastioni San Giacomo con in 
        mano una copia di Servire il Popolo
        che avevamo diffuso durante uno 
        sciopero generale e con la quale , agitandola quasi fosse una bacchetta 
        con la quale ci volesse mettere  di fronte alle nostre responsabilità, 
         ci invitò ad essere coerenti con quello che professavamo e 
        presentarci  l'indomani mattina davanti al cancello della sua fabbrica: 
        la SIDELM. 
        Quel fare irruento spigoloso, visceralmente 
        radicale portò una ventata di energia tra noi giovani maoisti che  ci 
        accompagnò per molto tempo,  facendo di lui un personaggio di cui avere 
        un profondo rispetto,anche quando  vicende personali e politiche di 
        ognuno di noi ci portò nel corso degli anni nel  perderci di vista. 
        Avemmo con lui l'esperienza della lotta per 
        la salvaguardia del posto di lavoro , ma anche della salute, nella 
        Sidelm ed in cui lui  era il punto di riferimento  per tutti i 
        lavoratori. 
        Quella era un'azienda che riparava e 
        manuteneva carri merci e bestiame ferroviari  e nella quale si entrava 
        in contatto con il Killer silenzioso dell'amianto e dei tanti solventi e 
        vernici che si respiravano nei capannoni,  siti in una zona che nel 
        primo dopoguerra era alla periferia di Brindisi ma che poi si ritrovò 
        circondata dagli insediamenti urbani e che convisserro di riflesso con i 
        rischi ambientali provocati da quelle lavorazioni. 
        Una fabbrica il cui padrone si chiamava 
        Fiore, napoletano, che un bel giorno decise di chiudere e di fare di 
        quell'area un'operazione di speculazione edilizia in combutta con i "palazzinari" 
        brindisini ed i loro protettori democristiani, che in quell'epoca 
        avevano fatto di Brindisi, carne di porco, assaltando col cemento 
        ovunque e regalandoci in cambio fabbriche di morte come il 
        petrolchimico. 
        Contro questo tallone di ferro il piccolo 
        grande uomo Gino Carrino ci portò a combattere, noi giovanissimi 
        "aspiranti rivoluzionari", regalandoci un'esperienza di vita 
        meravigliosa anche se dura , che purtroppo fu pagata duramente in prima 
        persona dallo stesso Gino. 
        Si riuscì a rinviare di più di un anno la 
        chiusura ( tanto che il padrone si vide svanire gran parte del possibile 
        guadagno dalla speculazione edilizia progettata), ma il compagno Carrino , 
        che entrava ogni giorno in fabbrica con la sua copia di Servire il 
        Popolo infilata nella giacca, fu oggetto di pesanti provocazioni da 
        parte di quelli che chiamava sindacalisti corrotti, fino al punto che un 
        brutto giorno fu aggredito fisicamente da uno di questi e licenziato 
        dall'azienda per rissa nonostante la sua innocenza. 
        Fu un momento triste , ma lui da vero 
        maoista non si perse d'animo , trovò un altro lavoro, ma seguì la 
        vicenda dei suoi excompagni di lavoro , ritornando tra di loro quando si 
        occupò la fabbrica e si riuscì  a trasformare la gestione in forma 
        coperativa salvaguardando il posto a coloro che non erano ai limiti di 
        pensione e mantenendo l'appalto con le ferrovie dello stato. 
        ...quella scritta enorme
        rossa ( Fiore licenzia, la lotta si 
        estende...Il compagno Carrino deve tornare 
        a lavorare!) che rimase 
        per oltre trent'anni sui muri della Sidelm, tracciata insieme al 
        compagno Gino è stata lì a pochi passi da casa mia  durante gran parte 
        della mia vita ed anche se lo avevo perso di vista ( dopo la crisi dei 
        gruppi  e della stessa Unione trasformatasi per un breve periodo in 
        Partito  Comunista M-L. I mi era sembrato in tutto quel tempo che lui  fosse sempre 
        lì presente con quel suo sorriso sardonico ed il suo fare irruento, poco 
        incline a rispettare le regole, da vero ribelle. 
        Un grande rimpianto non aver potuto avere il 
        tempo o la volontà di rincontrarti compagno Gino ma so comunque il tuo 
        nuovo indirizzo. è quello dove riposano coloro che non hanno avuto paura 
        di affrontare nemici che sembravano invincibili ma che si son dimostrati 
        tigri di carta, dove riposano gli umili, piccoli grandi eroi di 
        un'umanità che non si vuole piegare a coloro che la vogliono sottomessa, 
        umiliata sotto il tallone capitalista 
        a pugno chiuso compagno Gino 
 
        Antonio Camuso 
        Brindisi 9 gennaio 2007 
 ----------------------------------------------------------------------- 2 GENNAIO 2008 UN SALUTO DAI SUOI COMPAGNI LOTTA 
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