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INDICE GENERALE

ITALIA i gruppi 

della sinistra rivoluzionaria 1968-1988:

l'UCI(ml) nei libri

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UCI (M-L)

 
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LOTTA CONTINUA
DEMOCRAZIA PROLETARIA
 ALTRI
 
 

 Avvertenza: La redazione segnala i libri senza che vi sia identità di vedute con gli autori degli stessi.


I LIBRI

SULL'UNIONE DEI COMUNISTI ITALIANI (MARXISTI-LENINISTI)

UCI (m-l)

tra revisionismo, mistificazione e facili condanne sul dogmatismo di allora, ...ma ci fu una generazione che visse il maoismo come una liberazione...

 

la prefazione del libro

Linda Lanzillotta fu espulsa perché s´era messa con un uomo sposato. Antonio Polito perché frequentava il circolo del tennis di Castellamare di Stabia. Nicola Latorre, oggi capofila dei dalemiani, nella sua Fasano diffondeva 90 copie di Servire il popolo, quante ne vendeva l´Unità, ragion per cui Alfredo Reichlin lo convinse a passare nel Pci. Renato Mannheimer, militante a Milano, si offrì di smerciare i libri che i compagni ricchi avevano sottratto alle biblioteche paterne per l´autofinanziamento: in parte li comprò lui stesso e s´edificò così la libreria. A quei tempi perfino Diabolik era maoista. Piombato a Kuantaj, paese fantastico identificabile con la Cina, giunse all´amara conclusione: «Qua io non avrei ragione di esistere». I poster di Mao campeggiavano nei cessi delle sezioni, come scoprì Fabrizio Dentice dell´Espresso visitando il collettivo di Paola, in Calabria. Il motto era «mettere al primo posto la politica».
Una gita al mare si declinava in un noioso esercizio di militanza: «Ogni volta che qualcuno sbagliava assumendo atteggiamenti borghesi ci si riuniva tutti, si leggeva la apposita citazione del presidente Mao e si sviluppava la critica collettiva contro questi errori», come riferiva un surreale resoconto di La bandiera rossa, il mensile dell´Unione dei comunisti italiani (marxisti-lenisti). Il Mao italiano, Aldo Brandirali, oggi è consigliere comunale a Milano, dopo una lunga militanza in Comunione e Liberazione. «Don Giussani mi ha rimesso in piedi».
La breve parabola dei maoisti italiani è raccontata con amore per le spigolature da Stefano Ferrante, giornalista de La7, in La Cina non era vicina, (Sperling&Kupfer, pagg. XI-276, euro 16) in libreria da oggi. Sette anni di vita: 1968-1975. I primi quattro come movimento. Gli ultimi tre come partito. Diecimila militanti.
Un giornale che per gli avversari di Potere operaio era "Servire il pollo". Slogan di replica: «Se vuoi fare la rivoluzione non ti fidare di Oreste Scalzone». Il Pci prendeva le distanze da Mosca e loro ripubblicavano l´opera omnia di Stalin. Negli anni dei freak Brandirali si faceva fotografare in giacca e cravatta. A Pilar Castel, attrice e sorella di Lou, venne vietato di andare ai picchetti in minigonna.
Banditi i nomi stranieri. Mojmir Jezek - disegnatore di avi cecoslovacchi - venne ribattezzato in Emilio. Un discreto fanatismo ideologico. Fumisterie incomprensibili. Documenti perlopiù illeggibili. C´erano anche crudeltà indicibili. Marco Bellocchio racconta che si tenne un soviet per decidere se era giusto che una donna abortisse, o se non conveniva far nascere un figlio rivoluzionario. Collettivizzazioni forzate: «A un certo punto avevano puntato la mia 500 blu, ma non l´ho mollata, io non ho mai collettivizzato nulla» confessa la Lanzillotta. E poi l´episodio più noto, il matrimonio comunista celebrato a Milano l´8 gennaio 1972 fra Sergio Bisi e Cristina Soraci davanti ai ritratti di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao. Fu soprattutto una grande mossa di marketing, ma i due stanno ancora insieme: hanno gestito un distributore di benzina, ora commerciano in libri antichi. Furono maoisti anche Michele Santoro, i fratelli Antonio e Gianni Pennacchi, quest´ultimo al Giornale, l´ex ministro Barbara Pollastrini, impegnato nel doposcuola proletario, Enzo Lo Giudice, che non vota dal 1968 e che difese Craxi durante Tangentopoli, Fausto Luppetti, editore, Giovanni Fasanella che ha fatto il film sulle Br, Giuliana del Bufalo, lo scrittore Fulvio Abbate. Il pittore Mario Schifano devolveva parte dei suoi guadagni al movimento. Il direttore politico di Servire il popolo Angelo Arvati ha semplicemente cambiato chiesa: ora è diacono nella diocesi di Casale Monferrato.


La produzione (libri e riviste) dell'UCI(m-l) e del PC(m-l)I

 

 

 
 

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