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RESISTENZA AL NAZIFASCISMO /34

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Genova 2001
 

 

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Di Maio , il 25 aprile e la Brigata  Ebraica

La vera storia della Brigata Ebraica

Autor  Antonio Camuso

 

…”-Nel Tirolo non c’erano foibe, quindi  facevamo  scavare la fossa  agli ex nazisti e loro collaboratori che rapivamo in Austria e  li giustiziavamo…”-

brigata ebraica stemma

Nel clima arroventato tra i due partner di governo (Di Maio e Salvini) anche il 25 aprile è divenuto motivo del contendere in questa campagna elettorale infinita.  Mentre Salvini annunciava di andare a Corleone tra la polizia impegnata nella lotta alla mafia, il suo scomodo partner replicava che la festa della Liberazione l’avrebbe celebrata nella sinagoga di Roma per omaggiare la memoria e il contributo alla lotta antinazista della Brigata Ebraica.

Ancora una volta il nome di questa minuscola unità militare (circa cinquemila uomini) che combattè negli ultimi due mesi di guerra in Italia, con un ruolo irrilevante, sotto le insegne dell’esercito britannico, è sfruttato strumentalmente; la cosa singolare è che mentre negli anni scorsi erano gli esponenti del CentroDestra, Lega compresa che si indignavano delle contestazioni di piazza dei filo palestinesi, all’apparire della bandiera israeliana, durante le sfilate del 25 aprile, quest’anno è il massimo esponente dei Cinquestelle a usare strumentalmente il nome della Brigata Ebraica.

Ritengo giusto, come ricercatore storico, contribuire a collocare nella giusta prospettiva, l’operato della Brigata Ebraica nella campagna d’Italia, mettendo in luce aspetti inediti e  paradossali, se confrontati sul fango gettato sui partigiani comunisti, additati a  infoibatori e spietati assassini dal revisionismo di destra.

Per non  esser accusato di dare giudizi di parte, ho ritenuto opportuno, non utilizzare  fonti ritenute della“sinistra antisionista e filo palestinese”, bensì   autori e associazioni  che fanno riferimento al sionismo italiano e internazionale e siti  facilmente verificabili, delle comunità ebraiche  che con dovizia di particolari narrano con”giusta enfasi” delle imprese della Brigata Ebraica nel suo soggiorno in Italia.

…”-Nel Tirolo non c’erano foibe, quindi  facevamo  scavare la fossa  agli ex nazisti e loro collaboratori che rapivamo in Austria e  li giustiziavamo.”

 Si potrebbe condensare in queste poche parole l’operato antinazista della Brigata Ebraica, in Italia a guerra ormai finita, se non ci fossero da annoverare le perdite subite nei due mesi di guerra convenzionale, dal febbraio 1945 all’aprile del 1945, in altre parole cinquantadue morti e qualche centinaio di feriti e ammalati vedi articolo odierno sul sole ventiquattro ore , 24 aprile 2019.

Squadroni della morte a caccia di nazisti

 

Grazie a preziosi articoli come quelli pubblicati sul sito dell’associazione ebraica milanese sin dall’aprile del 2015 ad opera della  ricercatrice ebrea  Marina Gersony, nella pagina http://www.mosaico-cem.it/attualita-e-news/mondo/chaim-miller-il-cacciatore-di-nazisti che possiamo scoprire come fosse ancora in vita nel 2015 il 93enne Chaim Miller, austriaco di nascita, fiero di aver condotto con gli uomini della Brigata Ebraica l’operazione Nakam (vendetta). “… La Brigata, suddivisa in gruppi di otto/dieci persone che agivano indipendentemente tra di loro, era fortemente motivata a scovare i nazisti che si erano macchiati di atti criminali (o di persone che in qualche modo avevano collaborato con loro), catturandone e giustiziandone molti, … Del resto le autorità britanniche che presidiavano la Carinzia non muovevano un dito per punirli».

prigionieri tedeschi

miller

Legger ciò fa comprendere  come altri  partigiani slavi e Italiani, maquis francesi , belgi e olandesi, a guerra finita abbiano in modi e tempi diversi, in qualche modo giustiziato alcune migliaia di nazisti e fascisti rei di una  guerra di aggressione di cinquanta milioni di  morti.

Così di fronte alla giusta convinzione che nessuno  avrebbe perseguito con altri tribunali di Norimberga, i cosiddetti pesci piccoli nazisti e fascisti, ci fu chi decise nel primo dopoguerra di farsi giustizia da sé:

«Il primo uomo delle SS l’ho ucciso dopo la guerra nel 1945, in Italia. Era un nazista di Vienna, la mia città natale, che aveva fatto stragi durante la Shoah. Quando l’ho rapito, l’ho portato in un bosco e l’ho messo di fronte alle sue azioni. Ha ammesso tutto… ho emesso il verdetto, lui ha scavato una fossa e si è inginocchiato ... È morto prima che potesse sentire il botto».

Gesta da giustizieri,  se non proprio da Squadroni della Morte , o da” infoibatori

Altri particolari interessanti provengono da un articolo di Marco di Blas  apparso sul messaggero veneto nel 2009 e rintracciabile anche  sul sito ebraico  filo-sionista. http://www.ilvangelo-israele.it/news/isr_464.html

Criminali nazisti giustiziati dalla Brigata ebraica 

Il racconto di Chaim Miller, 88 anni, tornato in Carinzia e in Friuli da Gerusalemme dove vive in un kibbutz. Decine di esecuzioni e i corpi sepolti nella Valcanale. 

di Marco Di Blas 
https://ricerca.gelocal.it/messaggeroveneto/archivio/messaggeroveneto/2009/05/30/NZ_10_SPEA1.html

Dichiarazioni e interviste…racccolte in un documentario trasmesso, sempre in Germania, dall'emittente televisiva Zdf. 
    La svolta arriva con il libro di Howard Blum La brigata. Una storia di guerra, di vendetta e di redenzione, edito in Italia dal Saggiatore nel 2005. E nello stesso anno arriva in Friuli il colonnello Jonathan Pelz, ex ufficiale della Brigata ebraica, che per la prima volta ne parla al Circolo ufficiali di Udine e a Tarvisio. Pelz …accenna anche «all'Operazione Vendetta nei confronti di criminali nazisti nascosti in Carinzia». 

I boschi della Valcanale celano da oltre sessant'anni un segreto. Lungo le valli che si dipartono da Malborghetto, Camporosso, Tarvisio sono sepolti criminali nazisti giustiziati sommariamente da cellule della Brigata ebraica di stanza nella zona tra maggio e luglio del 1945, nell'ambito di un'operazione denominata "Nakam", che nella lingua ebraica significa "Vendetta". La loro ricerca, cattura e uccisione - con un colpo di pistola alla nuca o con un cappio al collo - costituisce un capitolo della storia della seconda guerra mondiale ancora non scritto, anzi rigorosamente taciuto per più di mezzo secolo.

L’inedita collaborazione tra partigiani comunisti slavi “titini” e i giustizieri della Brigata Ebraica

 «Ricevevamo indicazioni sulla presenza di ex nazisti dai partigiani jugoslavi. Di giorno facevamo sopralluoghi per localizzare le persone. La nostra uniforme britannica (distinta soltanto dalla stella di Davide su una manica, ndr) ci consentiva di attraversare il confine di Coccau e di muoverci liberamente». 
    La cattura delle persone accusate di crimini avveniva però sempre all'imbrunire: «Bussavamo alla porta, presentandoci come polizia militare. Invitavamo le persone ricercate a seguirci al comando per essere interrogate, ma anziché al comando le portavamo in Italia, dove potevamo agire senza problemi. Raggiungevamo una baita in un bosco tra Tarvisio e Malborghetto, dove la persona fermata era interrogata da altri membri della cellula. Se le accuse nei suoi confronti trovavano conferma, lo si fucilava sul posto, seppellendolo in una fossa che prima lo avevamo costretto a scavare
»

Di tutto ciò i superstiti della Brigata Ebraica ne hanno voluto parlare per rendere perpetua la memoria di questo “glorioso passato” in un film documentario dellaTelevisione tedesca ZDF, la cui copia forse sarebbe opportuno regalare insieme a quella del libro al nostro vice primo ministro Di Maio in occasione del 25 aprile. Una copia da regalare anche  ai denigratori della resistenza comunista e yugoslava, che si professano filosionisti…  e forse il rileggere di quella collaborazione tra partigiani yugoslavi  e giustizieri della Brigata Ebraica, farebbe bene anche per chi , a sinistra, condanna tout court la presenza dergli striscioni della Brigata Ebraica nei cortei del 25 aprile .

Ora  e sempre Resistenza !                            

Antonio Camuso

Archivio Storico Benedetto Petrone-

Brindisi 25 aprile 2019

 

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