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Nassirya e la sindrome di Giarabub

PUBBLICATO ARTICOLO IN NAMIR - GIORNALE ON LINE
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Quelle  poche notizie  che in queste ore che ci giungono  dopo essere state  filtrate e censurate dagli organi militari dal teatro di guerra  di Nassirya ci danno il quadro di una situazione drammatica  tinta però da connotati che giungono alla farsa.
Da parte di governo e militari ci si ostina  ancora nell'imporre la Censura di Guerra ,( quella che io ho denunciato sulle pagine di Liberazione il 13 aprile scorso dopo la "battaglia dei ponti")ad un nutrito stuolo di reporter , presenti in una Nassirya in preda ad una rivolta generale da tre giorni,  e dai quali  abbiamo  solo  cronache frammentariee a volte drammatiche:
due sere fa  la giorrnalista della RAI, la Cuffaro  ,assediata nell'edificio della CPA  è passata alla storia  del giornalismo con  un suo "porca putt.." sovrastato da un'esplosione, smentendo in diretta le rassicuranti parole pronunciate poco prima  dai nostri ufficiali , o come  nella stessa serata ,sempre  a Contropiano TG3 si impediva addirittura di filmare alla RAI  dalla base di White Horse  il cielo in fiamme di Nassirya assediata ritenendo quello spettacolo di chissà quale importanza strategico militare. 
Oggi 16 maggio siamo al terzo giorno di rivolta ed ho la presunzione di affermare che fino al 20 maggio , giorno del dibattito in Parlamento italiano sull'Iraq, tale situazione non cesserà mentre a fare la figura degli assediati di Fort Alamo sono un pugno di militari del San Marco e dell'Ariete rintanati nei rifugi e riforniti  solo ieri da uno di quei convogli che agli studiosi di cose militari fanno ricordare quelli che raggiungevano nel 41 la mitica oasi di Giarabub (e la canzone a lei dedicata "...colonnello non voglio pane ma proiettili per il mio moschetto..")
E come quella sperduta oasi che ,nel quadro di una sconfitta militare dell'armata italiana in Libia ,  resistendo ai reparti inglesi che la cingevano d'assedio  divenne un cavallo di battaglia della propaganda di guerra fascista,  così oggi il nostro governo in combutta con le forze dalla coalizione e vergognosamente coperti a Nassirya dalla Barbara Contini  ci si ostina a non voler evacuare pena lo smacco politico la sede dell'Autorità provvisoria (CPA).
In queste ore la situazione si è complicata militarmente e politicamente: da un lato gruppi di sciti anche se poco numerosi e male armati hanno occupato l'ospedale di Nassirya distante solo un centinaio di metri da Fort Alamo e si divertono a fare il tiro al bersaglio, dall'altra il generale Chiarini che , memore del polverone alzatosi dopo la" battaglia dei ponti "sa che Berlusconi gli farebbe pagare caro un intervento massiccio (alla Falluja) dei soldati italiani, magari appoggiati da forze terrestri ed aeree angloamericane, che portasse sì alla fine della rivolta , ma anche ad una sfilata di cadaveri iracheni per  le strade della città in pieno dibattito al Parlamento.
 Così da Nassirya ci giungono i soliti messaggi , con relativa censura di immagini di scontri e di soldati italiani in azione, in cui si dice che si sta trattando con i capi locali ( ovvero si stanno tirando fuori al suk, il mercato arabo, una catasta di soldi, di noi contribuenti) e dall'altro che noi non stiamo reagendo per non far male ai civili.
L'assurdo è che in questo caso c'è un bel po' di ostaggi in mezzo: quelli , anche se consapevoli , dei marò del San Marco, ma anche delle loro famiglie qui in Italia ed in particolare della provincia di Brindisi.
Tra questi ultimi  ho dei vicini e vecchi conoscenti i cui figli, coetanei dei miei e che ho visto crescere sotto i miei occhi , sono appunto lì in quell'inferno, con il San Marco e che non hanno la forza di dire BASTA, RIENTRATE! ma che portano l'angoscia stampata in faccia.
 
 
Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
 
Brindisi 16 maggio 04

 

 


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