ARCHIVIO STORICO BENEDETTO PETRONE

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RICORDI      

MOUSTAKI E

LOTTA CONTINUA

A TARANTO

SEZIONE 5:Taranto
1)Moustaki


 

 

Riportiamo qui  un bellissimo ricordo di Moustaki inserito in una raccolta di scritti prodotta da Marcello Pantani dirigente di Lotta Continua , inviato a Taranto negli anni 70 che , in occasione del trentennale del 77 l'autore ha prodotto e non ancora pubblicato.

Ringraziando Pantani di questo dono che  fa a tutti i compagni  pugliesi che con lui vissero quell'esperienza straordinaria e che pubblichiamo in forma di stralcio

LA redazione dell'Archivio Storico Benedetto Petrone

4. Il pettine di Mustakì

 Già, gli operai dell’Italsider. Da quando LC sta lavorando a Taranto, l’Italsider è ogni giorno nella sua iniziativa politica, e si deve forse alla sua campagna per l’apertura di una vertenza aziendale con l’adozione di forme di lotta efficaci se i sindacati decidono (la cosa risale ad alcune settimane fa) di proclamare una specie di sciopero a scacchiera, così come richiesto dalle assemblee dei lavoratori per far pagare più pesantemente all’azienda il costo del muro opposto alle rivendicazioni sindacali.

A questa modalità di lotta, la direzione risponde con la “messa in libertà”, cioè con la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione, dei lavoratori dei reparti che si trovano a valle di quelli in sciopero e che non potrebbero produrre perché non riforniti del semilavorato.

A questo punto occorrerebbe, da parte dei sindacati, radicalizzare il conflitto. Ma questo li condurrebbe a infilarsi in una situazione che non rientra nei loro progetti. Così, preferiscono costruirsi un capro espiatorio.

 

Quando sta per terminare il presidio delle portinerie per il cambio turno delle 14 (presenti i dirigenti sindacali, gruppi di operai e i militanti di LC), durante il quale da parte della Fim-Cisl si è anche tentato di fare provocazioni nei confronti di un militante di LC (apostrofato a più riprese come uno “vestito casual alla Gianni Agnelli”), ancora la Fim, approfittando del fatto che i picchetti si sono ormai sfoltiti, decide di passare alle vie di fatto.

Quelli della Fim si allontanano come per andarsene, seguiti da quelli della Fiom-Cgil e della Uilm, mentre noi rimaniamo per un attimo ancora davanti alla portineria. E lì, i “rappresentanti dei lavoratori”, ritornati indietro, ci prendono a sassate, gridandoci “provocatori”, “figli di papà”, “pagati dai padroni”. Devono essersi ispirati alla lapidazione (vista da poco in televisione) del film “Improvvisamente l’estate scorsa”, tratto dal dramma di Tennessee Williams.

Rispondiamo con le poche pietre che riusciamo a raccogliere, le stesse usate prima da loro. E la cosa finisce lì, ma qualcuno di noi è stato colpito di brutto alla testa, qualcun altro in altra parte del corpo.

 

La sera ritorniamo al presidio per il cambio turno delle 22, frequentato anche da “quadri” sindacali interni ed esterni e da carabinieri su un lato e poliziotti su quello opposto. Come per annunciare che stavolta all’ordine del giorno ci sono “mazzate” di stato, anziché pietre.

Noi siamo al gran completo come militanti “forestieri” e come giovani proletari della città vecchia, non solo Lucio Battisti, Enzo, Lino. Luccio Mustakì, ma anche alcuni loro amici operai delle ditte.

Non c’è luce abbastanza....

Gli autobus arrivano praticamente vuoti di operai in entrata e sono davvero pochi gli operai in uscita: segno che lo sciopero è andato e sta andando bene e che alla grinta del padrone gli operai stanno rispondendo con forte determinazione.

Nessuna azione particolare rivolta verso i crumiri. Ma, mentre le forze di polizia si stanno ritirando, si mettono a marciare verso di noi quelli dei sindacati, con l’aria spavalda di chi ha al proprio attivo la coraggiosa azione delle sassate del primo pomeriggio (ci spiace vedere tra loro, anche se si limita a seguirli titubante in coda, il delegato Fiom aderente alla IV Internazionale, forse per godersi la scena). Decidiamo di non fare una piega e li aspettiamo: siamo un po’ meno di loro, ma neppure tanto. Quando ci arrivano proprio vicino, si accorgono che stavolta bisogna menar le mani e si fermano.

Mustakì, di scatto, si abbassa, si tura su una gamba del pantalone ed estrae una cosa affilata da sotto la calza, rivolgendola a mo’ di avvertimento verso il manipolo sindacale, il quale indietreggia, fa dietrofront e si mette a gridare verso la polizia: “Coltello, hanno un coltello!”. Accorrono dei poliziotti, mentre Mustakì, sghignazzando come il Gasparazzo di Roberto Zamarin, comincia a fare uso proprio di quell’oggetto affilato, pettinandosi.

I poliziotti si ritirano, gli attivisti sindacali abbandonano la scena con la coda tra le gambe, noi ci facciamo quattro risate e andiamo a scrivere il testo di un volantino per raccontare e commentare la giornata, da diffondere il giorno successivo agli operai dell’Italsider.

 

.... davanti alle portinerie dell’Italsider il nostro volantino ha successo, nel senso che sono molti gli operai che non attendono che glielo diamo noi, ma vengono a prenderselo loro, e si formano molti capannelli di discussione non solo sulla vertenza, sulla “messa in libertà”  e sulla risposta di lotta da preparare, ma anche sulle sassate e sul pettine di Mustakì.

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CIAO MOUSTAKÍ....

Salvatore Gigante,"Moustakí",é morto