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Comitato regionale contro l´espulsione e per la liberazione di Avni Er

Il 10 giugno 2010

in occasione dell'udienza che deciderà il destino di Avni Er 
presidio davanti al Tribunale civile di Bari,

in Piazza Enrico De Nicola 1
dalle h. 8.30 fino alle h.16
 in difesa dei diritti umani,
contro l’espulsione in Turchia!

 
 
 
In concomitanza con l’udienza di Bari
presidio davanti al Tribunale di Torino
Giovedi 10 Giugno dalle h. 9.00
 
per info su Avni: www.avni-zeynep.net

segue appello antifascisti torinesi

7.05.2010

 

Comunichiamo a tutti coloro che stanno seguendo con grande partecipazione la vicenda di Avni Er, che l’udienza con cui il Tribunale di Bari, il 6 maggio 2010, si sarebbe dovuto pronunciare  sulla richiesta di asilo politico avanzata da Avni Er, è stata rinviata al 18 maggio prossimo per assenza degli avvocati della difesa.

Un presidio, colorato e vivace si è comunque tenuto ieri nel piazzale antistante al Tribunale.

Oltre quaranta compagni giunti da varie parti d’Italia, in rappresentanza di vari organismi, associazioni e Partiti hanno testimoniato con la loro presenza la grande solidarietà che circonda Avni e il grande impegno che attorno a questa battaglia in difesa dei diritti umani, del diritto alla contestazione sociale, alla libera informazione, sta unendo forze molto diverse tra loro.

L’Arci, Sinistra Ecologia e Libertà, il PDAC, il PRC, il Partito dei CARC, gli SLL, l’ASP, il Comitato Iqbal Masih di Lecce, i compagni antifascisti di Corato, il Collettivo Baruda di Napoli, gli immigrati, e chiediamo scusa se dimentichiamo qualcuno, hanno con le loro bandiere, i loro striscioni, i loro discorsi e tante canzoni, attirato l’attenzione dei passanti che hanno dimostrato grande sensibilità verso la vicenda particolare di Avni, come anche verso la denuncia delle responsabilità della banda di criminali e di razzisti che ci governa nella crisi attuale che sta portando le masse popolari italiane ed immigrate verso condizioni di vita sempre peggiori e meno dignitose.

Grande interesse è stato dimostrato anche dai numerosi avvocati e frequentatori del Tribunale che all’ingresso si sono fermati a prendere i nostri volantini, segno evidente anche dell’insofferenza che la parte più democratica di questa categoria sviluppa verso le continue ingerenze e i continui attacchi dell’Esecutivo nei confronti della Magistratura.

 

Rinnovando l’invito ad estendere e a tener viva la mobilitazione diamo sin da ora appuntamento a tutti al presidio che si terrà:

 

Il 18 maggio 2010 
davanti al Tribunale civile di Bari,

in Piazza Enrico De Nicola 1
dalle h. 8.30 fino alle h.16
per il diritto d’asilo

contro l’espulsione in Turchia di Avni Er!

 

In allegato il volantino distribuito ieri dai compagni di Resistenza Universitaria (collettivo politico de La Sapienza di Roma), un comunicato di solidarietà giunto e la storia di Avni raccontata da Linkredulo.

 

Presto diffonderemo altro materiale sulla giornata di ieri.

 

Per maggiori info: www.avni-zeynep.net

 

 

***************************

 

Il Coordinamento per la Legalità e La Giustizia di Bari, comprendente un gruppo di credenti a vario titolo impegnati in associazioni e movimenti di ispirazione cristiana, esprime solidarietà al giornalista turco Avri Er, chiede che nei suoi confronti venga al più presto riconosciuto il diritto di asilo e comunque che per motivi umanitari venga in tutti modi impedito il suo rientro in Turchia dove troverebbe di sicuro la morte.

 

 

***************************************************

 

Forza Avni, noi siamo con te.

 

Giovedì 06 Maggio

 

di Enrico Consoli

Oggi il Tribunale di Bari dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta di asilo politico di Avni Er, giornalista turco e dissidente politico che ha scontato sei anni in Italia per associazione sovversiva e che ora rischia l'estradizione in Turchia: attualmente Avni si trova nel Cara di Bari. Ieri pomeriggio Avni ha accettato di raccontare la sua storia a Linkredulo.

Incontro Avni Er nella sede dell’Arci di Largo Ciaia in un pomeriggio che sembra un anticipo di estate: è la vigilia dell’udienza che potrebbe decidere il suo destino, fra la speranza dell’accoglimento della sua domanda di asilo politico e l’incubo di un respingimento forzato in Turchia, dove lo aspetterebbero le violenze e le vessazioni delle carceri turche.

Non è difficile sciogliere il ghiaccio e dopo le presentazioni di rito Avni mi racconta subito la sua incredibile storia, fatta di carcere e persecuzioni, ma anche di un impegno costante volto a denunciare l'oscenità del Potere.

«Manco dal mio paese da 16 anni – esordisce – e ho scontato sei anni qui in Italia per associazione sovversiva: la mia “colpa” sarebbe quella di aver diffuso notizie sulle violazioni dei diritti umani in Turchia, sui soprusi del Governo, sulla tortura, ma ho fatto solo il mio dovere di giornalista al servizio del popolo. Io ho sempre inteso il giornalismo come denuncia del lato oscuro del Potere e per questo dormo ogni notte tranquillo, senza scrupoli di coscienza; tanti altri miei colleghi credo non possano fare lo stesso».

Gli articoli che portarono alla condanna di Avni nel 2004 sono stati pubblicati su una rivista chiamata “Ekmek Ve Adalet” (Pane e Giustizia), che sarebbe legata alla formazione di estrema sinistra DHKP-C, inserita nella lista nera delle organizzazioni terroristiche dopo l’11 Settembre: Avni si è sempre dichiarato innocente, sostenendo di essersi solo limitato a denunciare da cronista la tortura e le violazioni dei diritti umani, e devo dire che la dolcezza straordinaria che emana a tutto lo fa assomigliare fuorché ad un "pericoloso sovversivo".

Per un aspirante “cronista indipendente” come me, viene naturale chiedergli un giudizio su una professione delicata come quella del giornalista:

«Il giornalismo oggi è quasi sempre al servizio dei grandi potentati economici – mi dice con un pizzico di amarezza – e serve a mascherare la realtà e persino a cambiarla: i media oggi hanno un potere straordinario, possono far cadere i governi e provocare guerre. In Turchia chi prova a raccontare il conflitto sociale, la condizione dei detenuti nelle carceri, le continue violazioni dello stato di diritto è perseguitato, bollato come sovversivo e incarcerato con pretesti assurdi».

Poi all’improvviso il viso si fa cupo e Avni mi racconta uno degli episodi più vergognosi della storia della Turchia, la strage di detenuti politici del 19 dicembre 2000: «quel giorno morirono 28 detenuti politici che si erano rifiutati di andare nelle famigerate celle d’isolamento F: avevano iniziato un lungo sciopero della fame, decidendo di ribellarsi ai soprusi e per questo furono bruciati vivi con il fosforo bianco. Alcuni giornali turchi il giorno dopo giustificarono l'azione, denominata “Ritorno alla vita”, capovolgendo la realtà dei fatti. Poi i morti diventarono 120 e cominciarono i primi scrupoli di coscienza fra i giornalisti. Grazie alla battaglia di un avvocato difensore di alcuni detenuti lo Stato Turco ha poi dovuto ammettere che le celle di tipo F sono luoghi di isolamento e ha permesso ai detenuti di usufruire di dieci ore di socialità alla settimana: ma questo non succede mai, visto che per ottenere la concessione bisogna rinnegare le proprie idee e dichiararsi pentiti».

Se Avni dovesse essere espulso, rischierebbe seriamente di essere torturato e rinchiuso nelle durissime carceri turche: io gli chiedo com’è possibile che un paese che si candida a far parte dell’Unione Europea violi in questo modo ogni sorta di stato di diritto:

«se la Turchia vuole cominciare a rispettare i diritti umani - mi risponde - non deve farlo per “farsi bella” agli occhi dell’Europa: il cambiamento è necessario indipendentemente dall’adesione all’Ue, perché bisogna mettere fine alle violenze nelle carceri, alle ingiustizie sociali, alle sofferenze che infliggiamo agli armeni, ai curdi e ai ciprioti».

Ma in tutta sincerità, se penso alle peripezie di Avni nel nostro paese, mi sento fortunato fino a un certo punto rispetto a chi vive nell’avamposto occidentale in Medioriente: sarò retorico, ma questo ragazzo ha scontato sei anni nelle carceri di Rebibbia, Nuoro, Spoleto, Benevento, per poi finire nel Cie di Bari e tutto questo sembra non bastare, sembra che il suo conto con la giustizia non sia sanabile, in un paese in cui l’impunità dei potenti è spesso un dato di fatto. Per questo non posso fare a meno di confidare nel buon senso dei giudici del Tribunale di Bari.

«Tre anni fa la Turchia ha chiesto la mia estradizione – mi racconta Avni, spiegandomi come mai si trovi a Bari – ma il tribunale di Sassari ha sempre rigettato la richiesta; successivamente ho fatto richiesta di asilo politico e, scontata la pena, sono finito per 42 giorni nel Cie di Bari perché “in attesa di espulsione”. Lo scorso 29 marzo la Commissione territoriale competente ha rigettato la mia richiesta di asilo ma fortunatamente il Tribunale di Bari ha disposto la revoca dell’espulsione e della permanenza nel Cie fino al 6 maggio e quindi ora mi trovo nel Cara in attesa della sentenza».

L’udienza di oggi potrebbe essere decisiva: tanta gente parteciperà al sit-in per Avni davanti al Tribunale Civile, sperando in un lieto fine, e continuando a manifestare quell’affetto che tanto è stato importante per lui in questi giorni: «vorrei ringraziare dal profondo del mio cuore tutti quelli che mi hanno dimostrato vicinanza nei momenti più bui con la loro solidarietà disinteressata - conclude Avni – vorrei poterli abbracciare tutti, sono davvero commosso. C’è una spada di damocle che pende su di me, ma non ho perso la speranza proprio perché tanta gente ha dimostrato di saper sentire sulle proprie guance ogni schiaffo inflitto a me e a tutte le persone che si trovano nella mia stessa condizione».

Forza Avni, noi siamo con te.


 

Appuntamento a Bari il 6 maggio 2010 
davanti al Tribunale civile, in Piazza Enrico De Nicola 1
dalle h. 8.30 fino alle h.16
In difesa dei diritti umani,
contro l
espulsione in Turchia!

Articolo di osservatorio balcani e Caucaso

visita il sito www.avni-zeynep.net

 


Video sul sit in del 20 aprile a Bari:

http://www.youtube.com/watch?v=eoGeDmZCB4o

 

Il 6 di Maggio2010 saremo di nuovo a Bari davanti al tribunale per sostenere il diritto d'asilo per Avni Er. Il Giudice che deve decidere ha già concesso la sospensione della decisione della commissione che aveva respinto la richiesta d'asilo per Avni.

    Rafforziamo, con la nostra presenza, la tendenza democratica e antifascista del Giudice che non si è piegato ai dik tat del governo della banda Berlusconi,
che vorrebbe invece respingere Avni Er in Turchia col serio rischio per la sua incolumità.

    Tutti sanno che cosa succede nelle carceri Turche agli oppositori politici che lottano contro il regime fascista e per la libertà popolare.


 

    Appello

 La Commissione Territoriale per il Riconoscimento della Protezione
Internazionale di Bari, il 29 marzo scorso, ha rigettato la richiesta di
protezione internazionale per Avni Er.
    Secondo la Commissione, quindi, Avni Er non corre il "rischio di essere
sottoposto a tortura o altre violazioni dei diritti umani" in Turchia.
   Secondo noi, invece, permettere l´espulsione di Avni in Turchia significa
condannarlo a morte certa.
   Infatti in Turchia, come ben sostiene Amnesty International, nel suo
appello per Avni Er del 2 aprile 2010, torture o altre violazioni dei
diritti
umani sono all´ordine del giorno.
   Avni, attualmente detenuto nel CIE di Bari Palese, dopo aver scontato sei
anni di galera con l´accusa di appartenenza al DHKP-C (Partito-fronte
Rivoluzionario del popolo turco), rischia di essere espulso dall´Italia da
un
momento all´altro, anche prima che il Tribunale di Bari possa pronunciarsi
in
merito al ricorso presentato il 02 aprile dai suoi legali. Siamo pertanto
profondamente preoccupati sia per le condizioni disumane in cui si trovano
tanti fratelli e sorelle immigrati rinchiusi nel CIE (per le inadeguate
condizioni igieniche, per la carenze sanitarie e di assistenza medica, per
le
violenze percosse e omicidi) così come lo siamo altrettanto per la probabile
sorte in cui si potrebbe trovare il compagno Avni Er se dovesse essere
espulso
in Turchia.
   Amnesty International nel suo appello ha recensito casi di tortura
e di altri trattamenti disumani commessi proprio durante il fermo di polizia
o in prigione nei confronti di persone sospettate di essere simpatizzanti
del
DHKP-C, in particolare, un gruppo di persone tra le quali si trovava Engin
Çeber,
che è morto il 10 ottobre del 2008 in seguito alle torture che aveva subito.
     Perciò facciamo appello a tutti i compagni e le compagne, le forze
democratiche
e a tutti coloro, a cominciare dalle istituzioni che hanno già preso posizione
sino
ad oggi contro l´espulsione di Avni, a mobilitarsi concretamente.
     Convochiamo un presidio per mercoledì 14 aprile in piazza Prefettura a
Bari
dalle h 17.
     La lotta continua sino alla liberazione di Avni.
Sabato 10 aprile, inoltre, parteciperemo al presidio davanti al CIE per
rivendicare,oltre la liberazione di Avni, la chiusura di tutti i lager per
immigrati.

Comitato regionale contro l´espulsione e per la liberazione di Avni
Er                     

                                                                                                                                  
Bari, O7/O4/2010


 

MERCOLEDÌ,  7 Aprile 2010, ore 18.30, a BARI, in Via Buccari 112,
(parallela di Via B. Croce),
INCONTRO REGIONALE
per la LIBERAZIONE di AVNI ER


1)CONTRO la sentenza della Commissione Territoriale di Bari che ha negato il
DIRITTO d'ASILO in data 29 Marzo 2010;
2)PER decidere insieme le diverse forme di lotta e rilanciare la SOLIDARIETÀ
INTERNAZIONALISTA e concretizzare il nostro appoggio al compagno turco AVNI ER,
prigioniero in Italia, da ormai sette anni e rinchiuso nel CIE (Centro di
Identificazione ed Espulsione) di Bari a partire dal 19 febbraio 2010, giorno
coincidente con la sua uscita dal carcere di Benevento.
3)CONTRO i tentativi borghesi dello stato italiano di espellere in Turchia il
compagno in barba alla stessa Convenzione di Ginevra e di altri organismi
internazionali  che già hanno avuto modo di esprimersi in favore di AVNI, non
ultimo l'appello di Amnesty International.

4) PER dar concretezza, a partire da questa battaglia, ad un Coordinamento
Regionale stabile di denuncia e di lotta contro la repressione dello stato
borghese italiano, con i suoi CIE, pacchetti di sicurezza e lager di stato.

                                                                       Leggere
Diffondere Partecipare.

Saluti Comunisti
CSIDF (Collettivo di Solidarietà Internazionalista "Dino Frisullo" - Lecce)
Lecce, 04/04/2010


 

PUBBLICHIAMO DI SEGUITO UN COMUNICATO,  UN APPELLO E LA NOTIZIA DELLA CONDANNA DA PARTE DELLA CORTE TURCA DELLA DEPUTATA kURDA PREMIO SAKAROW 1995

Una delegazione dell'ASP, accompagnata dal Consogliere regionale Campano, Vito Nocera, ha incontrato Avny Er ed altri detenuti nelle carceri di Benevento.

 

Nell'inoltrare questo comunicato, cogliamo l'occasione per sollecitare i compagni, che non l'hanno ancora fatto, di darci una risposta sulla proposta da noi indicata per il presidio del 18 agosto a Roma in occasione del processo ad Avny e riportata in questo comunicato dai compagni dell'ASP.

 saluti Comunisti  "Iqbal Masih"

 ASPComunicato del 31-07-‘09Questa mattina, dietro la sollecitazione dell’ASP e del SLL, una delegazione di solidarietà guidata dal Consigliere regionale campano del PRC Vito Nocera, ha fatto visita alla Casa Circondariale di Benevento per verificare in generale le condizioni dei detenuti e in particolare per appurare lo stato di detenzione del prigioniero politico turco Avni Er. Per questo prigioniero politico infatti, è in corso una campagna di solidarietà al fine di evitagli l’espulsione dall’Italia prevista a fine pena e fare in modo che gli venga riconosciuto lo status di rifugiato politico.

 

 Nel corso della visita, la delegazione ha avuto modo di costatare il grado di sovraffollamento del carcere che ospita attualmente almeno 400 detenuti, mentre in realtà ne potrebbe contenere, per spazi e servizi, solo la metà dell’attuale popolazione.

In particolare nel visitare le sezioni di alta sicurezza (AS), la delegazione ha raccolto le segnalazioni di protesta di alcuni detenuti politici islamici e dello stesso prigioniero turco Avni Er. Tutti questi hanno lamentato l’applicazione alle finestre delle celle, già protette da robuste grate di ferro, di spessi pannelli di vetro opaco che non lasciano passare aria nelle celle e non fanno vedere il ben che minimo sprazzo di cielo. Tali pannelli chiamati “gelosine”, sono state disposte dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziari (DAP) sotto la direzione del ministro Angelino Alfano, come misura di ulteriore sicurezza e controllo.

I prigionieri hanno fatto notare che in realtà la sezione di AS in cui sono reclusi, è di per se totalmente isolata dalle altre sezioni e che le gelosine applicate alle finestre sono solo una misura di inasprimento ingiustificato del regime di isolamento carcerario. Per questa situazione, diversi prigionieri rinchiusi nella sezione AS, soffrono di disturbi dovuti all’aria poco ossigenata, che in particolare con le elevate temperature estive, tali disturbi fisici si aggravano ancora di più.

Il prigioniero Er Avni, ha colto l’occasione per segnalare alla delegazione il caso della prigioniera politica turca Guler Zere ammalata di cancro nelle carceri turche in cui è reclusa da diversi anni. Per questa prigioniera, per la quale è in corso una campagna di solidarietà internazionale, Avni a chiesto di fare qualcosa anche in Italia.  Di fare in particolare pressioni sulle autorità turche affinché Guler Zere venga messa in libertà in modo che possa curarsi in strutture sanitarie idonee.La delegazione si è impegnata a fare tutto il possibile affinché il DAP faccia rimuovere le gelosine dalle celle. E in particolare intervenire presso le autorità italiane affinché il prigioniero Avni Er non venga estradato in Turchia ove correrebbe il grave rischio di un’ennesima ingiusta carcerazione e per giunta in un contesto politico istituzionale dove la tortura contro gli oppositori politici fatti prigionieri, è una prassi del regime turco abbastanza consolidata.

 

 L’ASP coglie l’occasione per ricordare a tutti i compagni, ai lavoratori avanzati, agli studenti e ai sinceri democratici, l’appuntamento per il presidio di solidarietà che si terrà a Roma il 18 agosto prossimo presso la Corte di Cassazione, dove verrà celebrato il processo di terzo grado contro Avni Er. Il presidio sarà anche l’occasione per vedersi e concordare un piano unitario di iniziative contro l’espulsione del compagno turco dall’Italia al momento della sua scarcerazione che è prevista per novembre prossimo.

Uniamoci nella solidarietà di classe internazionale!

Facciamo fronte comune contro la repressione, il razzismo e il fascismo!

La solidarietà è un arma, usiamola!

Associazione Solidarietà Proletaria (ASP)
CP 380 - 80133 Napoli
www.solidarietaproletaria.org
info@solidarietaproletaria.org

 

APPELLO :

SALVIAMO LA VITA DEI PRIGIONIERI POLITICI  TURCHI ,  CURDI E PALESTINESI USATI COME MERCE DI SCAMBIO

 

Compagni e compagne,
ultimamente la situazione politica, in particolare per ciò che riguarda la
sfera repressiva, sta diventando sempre più pesante, per cui sentiamo la
necessità di rimboccarci le maniche e ritessere i fili della solidarietà di
classe ed internazionalista contro le espulsioni e le estradizioni dal
territorio italiano di migranti, profughi e prigionieri politici.
É SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI:
1)la triste vicenda di Abu Omar;
2)l'espulsione, in Germania. della prigioniera politica kurda Zeynep KILIÇ
alias Nazan Ercan;
3)l'estradizione di Al Molky, prigioniero politico palestinese, in Giordania,
dopo che in Italia aveva già scontato una pena di ben 23 anni di carcere;
4)l'udienza in cassazione, il 18 agosto prossimo, per Avni ER, prigioniero
politico turco che rischia l'estradizione in Turchia.

Pertanto, innanzitutto, PROPONIAMO:
A) di presenziare all'udienza del 18 agosto in solidarietà con Avni ER
;
   

                                           PROPONIAMO,
                               invece,  nel sottoscrivere l'APPELLO
                    lanciato dai compagni del Iqbal Masih di Lecce
     per un INCONTRO NAZIONALE CONTRO LA REPRESSIONE 

B) di anticipare la data, quanto prima possibile, (- al massimo nella prima
decade di agosto -, e quindi prima dell'udienza di Avni e non certamente dopo,
come da loro proposto per il 5 o 6 setttembre), a ROMA, in un pomeriggio
infrasettimanale, affinché, di mattina, si possa organizzare un sit-in di
fronte al Ministero di Grazia e Giustizia per contestarne la pericolosità della
sua filosofia e e chieder conto delle numerose estradizioni ed in particolar
modo di quella di Al Molky.

                                                                                                                                             
Saluti Comunisti
 Hasta la Victoria SIEMPRE
e puru dopu


Collettivo Salentino Internaziomalista "Dino Frisullo"
Rete 28 aprile - Puglia 
Cobas Brindisi

La corte di Diyarbakir condanna di nuovo Leyla Zana

Alla compagna Leyla Zana il grande affetto e la solidariet&agrave;, l'impegno della Confederazione Cobas per il riscatto delle popolazioni oppresse, per i diritti umani,civili,politici e sindacali, per la tutela dei beni comuni e del patrimonio culturale.

A presto insieme, per contribuire in settembre  alla riuscita del Forum Mesopotamia a Diyarbakir e nel giugno 2010 a Istambul per imprimere una svolta liberatrice con il Forum Sociale Europeo.


Vincenzo Miliucci - Confederazione Cobas
Un anno e tre mesi di prigione per Leyla ZanaLa corte di Diyarbakir ha condattato la politica Zana per "propaganda organizzativa" La corte a Diyarbakir ha condannato la politica kurda Leyla Zana a un anno e tre mesi di prigione presumibilmente per aver diffuso propaganda a favore del PKK in un discorso tenuto in un seminario all' universita' di Londra il 24 maggio 2008.Nel suo discorso lei aveva equiparato l'importanza del Pkk e il suo leader incarcerato al popolo kurdo come all'importanza che il  cuore e il cervello hanno per gli umani.Loro hanno creato una nuova vita per il popolo kurdo,cosi che la gente che usava vergognarsi della propria esistenza ha acquistato uno spirito di liberta' e di resistenza. L'ex deputata al Parlamento per il Partito per la democrazia (DEP) era accusata dall'articolo 7/2 della legge aniterrorismo e il procuratore ha domandato 5 anni di incarcerazione.La polizia ha monitorato le registrazioni sul canale satellitale ROJ TV e aveva presentato una denuncia penale contro di lei.La precedente lunga prigioniaNel 1994,Zana e altri politici kurdi erano stati arrestati per avere utilizzato il kurdo durante la cerimonia di  giuramento.Loro sono stati incarcerati per 15 anni e rilasciati nel 2004.I sostenitoridi Zana in Turchia e in Francia avevano organizzato campagne dopo che lei era stata condannata a 10 anni di prigione lo scorso anno per i discorsi che aveva tenuto.Il caso e' attualmentealla suprema corte di appello.La campagna in Turchia ha chiesto alla suprema corte di rovesciare la sentenza e di sollevare gli ostacoli  legali alla liberta' di espressione.In Francia una campagna partita il 10 febbraio e' stata firmata da diversi intellettuali.Nel rapporto del Comitato Affari Esteri del Parlamento Europeo sono citati i problemi della liberta' di espressione,e il caso alla corte di Leyla Zana per effetto della legge 301.L'Ue aveva asegnatoa Leyla Zana il premio Sakarow nel 1995

Iran, colpi di stato in america Latina e prigionieri politici.

( quando le sbarre sono un problema  per il potere e la gente "perbene"

 

I G8 esprimono deplorazione ma non condanna contro la repressione degli oppositori in Iran…realpolitik nel giorno in cui gli americani si ritirano dalle città irachene e chiedono all’iran di partecipare alla caccia ai talebani e a fermare alQeda e i talebani….

Alcune agenzie di stampa parlano di sei oppositori iraniani impiccati…

 

Negli ultimi giorni sui media  e su internet sono riapparsi titoli allarmistici relativi al fatto che in occasione del19 giugno dedicata alla solidarietà con i prigionieri politici di tutto il mondo  fossero circolati comunicati e appelli in particolare dalle “aree più radicali dell’antagonismo sociale” che manifestavano a favore di detenuti politici, compresi quelli delle varie formazioni armate quali le nuove BR

Riportiamo per dovere di cronaca uno di essi, firmato a nome dell’organizzazione Proletari comunisti

il 19 giugno 1986 nelle carceri peruviane ebbe luogo una grandiosa rivolta e
resistenza eroica di 300 prigionieri politici e di guerra, appartenenti al
Partito Comunista del Perù (noto
come 'Sendero Luminoso'), impegnati in una guerra popolare contro il regime
fascista e asservito all'imperialismoUsa di Alan Garcia. 300 prigionieri, in
questo giorno
dell'eroismo, furono massacrati.
Ma da quella data le forze comuniste e rivoluzionarie, i prigionieri
politici e di guerra in tutte le carceri dell'imperialismo nel mondo, hanno
considerato quella giornata, il 19 giugno,
come giornata di resistenza, lotta e solidarietà, celebrata con iniziative
in tante parti del mondo.
Ogni anno questa data si riempie dei contenuti specifici di questa lotta
contro l'imperialismo, i suoi governi, i suoi Stati.
Quest'anno nel nostro paese su questi punti vogliamo mettere l'accento e
l'appello
a lottare unitariamente con campagne di informazione, assemblee e iniziative
di piazza:
1contro la repressione, gli arresti che il governo Berlusconi attua contro i
movimenti di lotta. Dalle cariche contro gli studenti nei mesi dello
sviluppo delle proteste dell'Onda, a quelle contro gli operai come è
avvenuto a Pomigliano, alle cariche e agli arresti in occasione delle
proteste contro il G8, in particolare a Torino, allecariche, fermi e denunce
contro gli antifascisti in occasione di manifestazioni, come a Bergamo, ecc.
2 contro le campagne di criminalizzazione con il pretesto del terrorismo e
l'uso
dell'art.270bis contro i comunisti ele avanguardie operaie: dalle condanne
contro i compagni di Milano, Padova, Torino, accusati per appartenenza al
Partito Comunista pm, agli arresti recenti di compagni accusati di
appartenenza alle Brigate Rosse
3 contro i processi e montature giudiziarie contro il Carc, l'Asp, contro
Proletari comunisti e lo slai cobas per il sindacato di classe, contro
organizzazioni e militanti rivoluzionari
anarchici, area no global Taranto, ecc.
4 contro l silenzio esistente sulle condizioni di vita dei prigionieri
politici, dei detenuti immigrati nelle carceri, vittime di campagne di
vessazione, persecuzione, e per i detenuti immigrati di stampo razzista.

in queste iniziative noi riproponiamo a tutti di costruire insieme una
struttura nazionale unitaria di soccorso rosso proletario e di massa, che
nasca attraverso una assemblea nazionale di tutte le forze, organismi e
compagni disponibili da realizzarsi verso la fine di settembre

 prol fascista e asservito all'imperialismoUsa di Alan Garcia. 300 prigionieri, in
questo giorno
dell'eroismo, furono massacrati.
 
in tante parti del mondo.
Ogni anno questa data si riempie dei contenuti specifici di questa lotta
 verso la fine di settembre

proletari comunisti
ro.red@fastwebnet.it

 Comunicati come questo ha fatto gridare allo scandalo e all’allarme che una nuova ricompattazione di forze osannanti alla lotta armata possa partire da chi reclama il rispetto dei diritti umani compresi coloro che  a ragione o a torto sono accusati di gravi delitti contro la persona, quali l’omicidio politico o la strage. In queste ore,in  Iran altre centinaia di terroristi, sovversivi che  hanno cercato di ribaltare un “democratico” risultato elettorale scendendo in piazza , distruggendo cose e fomentando disordini che hanno provocato decine di morti, centinaia di feriti, sono stati arrestati e corrono il rischio di essere condannati a pene severissime compresa la pena di morte, Terroristi sovversivi come quelli che affollano le carceri di Guantanamo o di Abu Graib, o quelle israeliane o ancora in queste ore, quelle di un Honduras in cui il solito golpe militare ha decretato la fine della “democrazia” o la “dittatura”di un presidente troppo amico di Chavez e che anch’esso si stava ponendo su posizioni troppo anti-americane e antimultinazionali.

Una gran confusione questa dei prigionieri politici che affollano le carceri del potere capitalista mondiale e forse è meglio chiudere gli occhi e tapparsi il naso quando finiscono bruciati nelle loro celle come è successo nelle carceri turche, americane o di tanti altri paesi…

Per non incorrere nelle ira della giustizia americana Obama chiede che i prigionieri politici di Guantanamo siano distribuiti per il mondo e Berlusconi ne ha subito accettati un gruppo…una bella idea  che allo slogan delle reti antirazziste “-chiudere i lager aprire le frontiere”-  il potere risponde “-aprire le frontiere per riempire i lager”- in nome della sopravvivenza del sistema capitalistico mondiale e dell’imbarbarimento totale. Esseri umani ridotti a merce di scambio e trofei da esibire di fronte alle moltitudini ed etnie tumultuanti in un pianeta sempre più in ebollizione, trofei da portare in catene sotto gli archi di trionfo dell’Impero garantendo il loro esser cancellati dalla razza umana e resi esseri abbietti a cui tutto si può negare

Ma troppo semplice è cancellare le motivazioni di gesti a volte estremi e spesso irrazionali di fronte alla totale irrazionalità di un sistema che distrugge milioni di tonnellata di derrate alimentari per non perdere profitti nella catena della distribuzione dei supermercati e poi far vivere nella fame un miliardo di persone e accettare che gli affamati  aumentino di cento milioni l’anno…

Troppo semplice è sperare di chiudere la bocca con il piombo o il carcere chi protesta o si rivolta contro questo…

Noi come Pugliantagonista non voltiamo la testa dall’altra parte e siamo anche noi solidali con tutti coloro che soffrono nel silenzio tombale delle carceri che esse siamo quelle cinesi o iraniane che siano quelle cecene o afgane, che siano le carceri speciali italiane o le colonie private statunitensi, o quelle sudamericane , siamo vicini a tutti gli esseri che soffrono non solo il 19 giugno ma ogni giorno poiché…”- dove soffre un uomo soffre tutta l’Umanità.”-…

 

LA REDAZIONE DI PUGLIANTAGONISTA

1 luglio 2009

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PERUGIA 23 SETTEMBRE 2010

CAMPO ANTIMPERIALISTA TUTTI ASSOLTI

NON ERANO TERRORISTI!!!!....

Ancora un assoluzione dalla grave accusa di terrorismo, accusa a cui si ricorre sempre più spesso per tagliare le gambe a chi lotta e si batte contro questo sistema pudrido che stà mandando in crisi totale il lavoro, il nostro ambiente e la nostra salute.
Quando sono stati arrestati questi compagni personalmente mi recai a Perugia... per solidarizzare con loro e con tutti i compagni del campo antimperialista, li conoscevo da qualche mese ma già avevo visto che erano compagni impegnati nella solidarietà internazionale e nella lotta all'imperialismo Americano, difendevano le lotte di resistenza di quei popoli come la Palestina, L'iraq, e l'afganistan che, come i nostri partigiani, resistono all'invasore.
Moreno, Mariagrazia e Alessia, Auguri.

Rosario del Collettivo "Iqbal Masih" Di Lecce

 

ECCOLA QUI LA VERITÀ!
 
Assolti Moreno, Maria Grazia e Alessia. Spazzato via il teorema accusatorio che portò agli arresti del 1 aprile 2004.

 
 
23 Settembre 2010. Un giorno che difficilmente dimenticheremo: «In base allArt. 530, primo comma, si assolvono gli imputati perché il fatto non sussiste». Vittoria piena, sul piano giuridico anzitutto, ma pure politico e morale.
 
Non scorderemo infatti,  e come potremmo, nemmeno il 1 aprile 2004, quando fummo arrestati con laccusa di appartenere ad  una rete terroristica internazionale.
 
Lunica rete di cui facevamo parte era invece il Campo Antimperialista. Una rete che il governo Berlusconi, lallora Ministro degli Interni Pisanu e il sottosegretario Torquemada-Mantovano, da tempo avevano in mente di togliere di mezzo, per colpa delle sue grandi campagne di solidarietà con la Resistenza dei popoli oppressi.
 
Per anni, allo scopo di incastrarci, venimmo attenzionati dai Ros e dalla Digos. Non trovarono né la pistola fumante, né prove degne di questo nome. Ripiegarono su un teorema, che la Procura di Perugia si ingegnò a confezionare.
 
Il teorema era semplice: in base alla legislazione speciale vigente sui reati associativi (270Bis) e al suo inasprimento del dicembre 2001 (270 Ter, Quater, ecc.), sostenere le Resistenze alle guerre doccupazione come quella palestinese e irachena, o quelle turca e curda contro la dittatura militare, equivaleva ad essere dei terroristi o, come minimo a fiancheggiare il terrorismo. La sentenza di assoluzione piena demolendo questo dispositivo accusatorio, non solo rifiuta di considerare delinquenti gli antimperialisti; spinge a riflettere sulla legittimità costituzionale della legislazione cosiddetta antoterrorismo, in particolare deglli inasprimenti adottati a partire dal 2001.
 
Lo stesso giorno degli arresti, mentre a sirene spiegate venivamo tradotti in carcere, mentre media compiacenti ci dipingevano come pericolosi criminali, fu lo stesso Ministro degli Interni Giuseppe Pisanu a metterci la faccia e a consacrare la montatura: «Si consolida l'ipotesi che gruppi o singoli personaggi dell'eversione italiana possano entrare in contatto e collaborare con organizzazioni terroristiche internazionali, spinti dai comuni orientamenti antiamericani e antioccidentali».
 
La sentenza di oggi, spazzando via quel teorema, ristabilendo la verità per cui sempre e in ogni sede ci siamo battuti, ci riconsegna la cosa più preziosa: la dignità di militanti antimperialisti e anticapitalisti.
 
Il nostro pensiero corre ora a chi come noi, in ogni parte del mondo e in Italia, subisce la galera per le sue idee e per il suo impegno nei movimenti di liberazione. La persecuzione e gli arresti non ci hanno cambiati, siamo stati, siamo e saremo vicini agli oppressi, a maggior ragione a quei popoli che hanno il coraggio di ribellarsi alla prepotenza imperiale americana, guardiamo di un sistema mondiale che rischia di condurre lumanità verso  labisso.
 
Ringraziamo tutti i compagni che si sono attivati allora per la nostra scarcerazione, e la cui solidarietà non è mai venuta meno in tutti questi anni di tormento. E salutiamo i tanti amici e i comuni cittadini che non ci hanno fatto mancare il loro affetto e la loro stima.
 

Perugia, 23 settembre 2010