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VINTAGE

Ricordi   e restauro Vintage  all'insegna del riciclo e del riuso

la Polveriera Cillarese e il restauro di un centenario tavolo

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Radioriparazioni

vintage

2024

 

Capodanno 2024, la Polveriera Cillarese, ricordi d’infanzia  e il restauro del centenario tavolo della mensa dei marinai  .

La riparazione d’inizio anno di Antonio Camuso. nella pagina vintage  di Pugliantagonista , all’insegna del riciclo e del riuso.

di Antonio Camuso

Pur consapevole del proverbio che cita:

”-Chi lavora a Capodanno, lavora tutto l’anno…”- in occasione dell’approssimarsi del 2024, mi sono “imbarcato”- e questo termine è attinente all’argomento in questione- in un’impresa che nove anni fa, a un anno dalla morte di mio padre, lasciai incompiuta, pur avendo  a disposizione l’amico Davide che mi aiutava a ripulire il giardino da oggetti inutili, deteriorati o/ e ingombranti.

Quel massicio e pesante “tavolone”aveva sempre avuto in me un effetto “revival” facendomi ritornare bambino quando mio padre, “il maresciallo”Camuso Luigi, mi portava con sé presso la vicina polveriera Cillarese della Marina Militare, distante un paio di centinaia di metri dalla nostra abitazione rurale e dove prestava servizio quale capo artificiere.

In quel tempo, metà anni 50, divenni la mascotte dei marinai della Polveriera ed io mi aggiravo liberamente tra le camerate, la sala mensa, ove troneggiava un oggetto misterioso, la TV, e imparai a giocare a bocce nel vicino campetto retrostante la guardiola d’ingresso. A volte nelle calde estati brindisine, i marinai trasportavano all’esterno, sotto gli eucalipto piantati 30 anni prima, per mimetizzare quel luogo, quei lunghi tavoli su cui pranzavano e le panche ove sedersi. Tavoloni e panche autocostruiti sul luogo utilizzando per i piedi, le traversine della ferrovia decauville, che congiungeva l’Arsenale con la Polveriera, e per gli assi dei piani, il legno proveniente dagli imballaggi di munizioni e armamenti stoccati in caverna.

Come ogni altro manufatto della Polveriera Cillarese, la vernice prevalentemente utilizzata era un celeste chiaro, il grigio o un tenue verde pisello a seconda delle vernici disponibili e residue da altre lavorazioni più importanti.

 Quei tavoli prodotti a finire degli anni 20, sopravvissuti alla Seconda Guerra mondiale, giunsero a fine vita dopo mezzo secolo di onorato servizio, quando, negli anni 70, la Polveriera Cillarese fu dismessa, passando al Demanio e poi al Consorzio SiSRI che ne fece un Invaso per un possibile uso delel acque per le necessità industriali.

 Fabbricati e mobili finirono distrutti, ma mio padre riuscì ad avere il permesso da chi curava la demolizione di recuperare uno di quei lunghi tavoli in legno, disponendolo in giardino dove dal 1978 troneggia all’ombra di un mandarino. Un tavolo utilizzato primariamente da mio padre nei lavori di bricolage da pensionato, ma nei giorni di festa trasformato in desco famigliare ove ritrovarsi insieme tutti noi, con le nostre rispettive famiglie.

Un cimelio il cui valore affettivo va oltre a fumose reminescenze d’infanzia ma soprattutto a ricordi di momenti lieti o perlomeno significativi della mia vita familiare.

Nove anni fa, insieme all’amico Davide, ripulendo il giardino fummo indecisi se dismettere quel tavolo divenuto traballante o provare ad allungarne  la vita.  Gli riforzammo i piedi e l’impalcatura portante, trattando poi il tutto con impreganti e vernici idrorepellenti ma, sfiancati dal caldo, evitammo di smantellare la copertura in plastica del piano per provare a sotituire gli assi del piano, che a un primo controllo a vista, dal disotto, presentavano già un forte deterioramento.

 Quest’anno, approfittando del perdurare di una fase metereologica di tempo mite, nonostante l'arrivo della stagione invernale, ho proseguito i lavori di manutenzione esterni all’abitazione che da mesi mi stanno impegnando con i miei figli.  Per queste attività quel tavolo è stato utilizzato dal sottoscritto quotidianamente, costatando però uno stato di grave deterioramento che senza interventi lo avrebbe portato a un’inesorabile demolizione.

L’intervento restaurativo.

Scheda tecnica;

Tempi tecnici: Inizio lavori 28 dicembre 2023, fine lavori  3 gennaio 2024

Attrezzatura: trapano Black e Decker acquistato luglio 1978, , 750W 2 velocità ( pluririparato e riassembalto con parti di altri Black e Decker); regolatore di velocità autocostruito proveniente dalla demolizione di un trapano cinese; Levigatrice orbitale Bosch , PSS23A, acquistata 1999  e riparata dal sottoscritto una sola volta( made in Swiss), Levigatrice Orbitale  Telefunken MO1704 regalatami da un amico  perché bloccata, l’ho  riparata funziona da 10 anni, Sega circolare Bosch CD 600 donatami  5 anni fa durante una iniziativa di Riuso della precedente gestione  RiusoEcotecnica.  Attrezzi vari: martello , cacciaviti, sega a mano, pinze e tenaglie e un piede di porco/palanchino. Le coperture in cartone sul pavimento, affinchè non si sporcasse di vernice, sono  locandine pubblicitarie di farmaci dismesse e regalatemi dalla vicina Farmacia Minnuta .

Le fasi di lavoro

Rimossa dal piano, la copertura di plastica dura/antitaglio che mio padre aveva inchiodato “meticolosamente” su quel tavolo per proteggerlo dalle intemperie (fogli di plastica provenienti anch’essi da uno dei suoi famosi “recuperi”), costatavo lo stato pietoso di tutta quella parte superiore, sulla quale nove anni fa non eravamo intervenuti.

Gli assi del piano, in un massiccio pino rosso, marciti in più parti, facevano coppia con quelli che trasversalmente li sotenevano. Per un attimo lo scoraggiamento, mi stava per prendere ma… la voglia di salvare quel tavolo e i ricordi a esso legati sono stati più forti. In mio aiuto è giunta “l’eredità “ lasciataci da mio padre, ovvero una collezione di assi e altri legnami di falegnameria da lui “recuperati” da amici e conoscenti in nome dell’amore per il legno instillato in ogni figlio di boscaioli qual era lui, essendo nato nella verde Irpinia.

Insieme a mio figlio, abbiamo “pescato nell’eredità” alcuni assi in pino di circa tre metri, alcuni verniciati su una facciata, altri invece allo stato grezzo, mentre i sostegni trasversali, in faggio, li abbiamo ricavati dalla demolizione di un solido “pianale/pallet”.

Dopo il taglio e la smerigliatura delle parti grezze, abbiamo trattato tutti gli assi …bando all’avarizia… anche il resto della struttura con una mano d’impregnante e poi con vernici flatting “ color noce”.

Nella fase di montaggio abbiamo rinforzato con altre assi le fasce laterali del tavolo e poi rinforzato le estremità dove presumevamo inserirvi in seguito morse da banco o altra attrezzatura da lavoro.

 Le foto evidenziano l’utilizzo di materiale riciclato, a costo zero, mantenendo fede a quei sani princìpi di sobrietà e praticità, insegnatami da mio padre.  Per tramettere ai posteri questo glorioso manufatto abbiamo ricoperto la superficie piana, con una copertura plastica morbida acquistata dall’amico Adalberto Malorzo, dal cui negozio mi sono approvvigionato di viti e vernici.

Una copertura morbida , necessaria di un rinforzo con un foglio  in plastica grigia antitaglio, anch’essa lasciataci in eredità da nostro padre.

 Infine vi ho aggiunto una morsa da fabbro che giaceva da oltre venti anni nella mia attrezzatura

Nella foto essa, si appoggia su una piastra in alluminio proveniente da un mio “recupero” di un trasmettitore Ote aeronautico che quasi un decennio fa avevamo messo fuori uso in aeroporto.   A causa dell’arrivo del maltempo ho rinviato la verniciatura della morsa e dopo averla lubrificata, collaudato la stessa e la solidità del supporto, l’ho protetta dalla pioggia con una copertura momentanea.

PS: In quanto al materiale di risulta dalla demolizione è stato portato presso l'isola ecologica del nuovo gestore presso il quartiere Paradiso nell'apposito contenitore del Legno affinche esso possa essere riciclato e rinascere sotto un'altra forma

Antonio Camuso

 Brindisi 8 gennaio 2024

Archivio Storico Benedetto Petrone

Brindisi