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Torino: una pietra contro il Tav

Il 28 giugno piazza XVIII dicembre a Torino si è riempita di No Tav, che,
sfidando il caldo feroce e i divieti di polizia, hanno dato una prima,
importante, risposta a chi in queste stesse ore stava decidendo sul futuro
di Torino e della Val Susa.

Foto a quest’indirizzo:
http://piemonte.indymedia.org/article/2449

La giornata No Tav, organizzata da Saldatura – rete contro le nocività di
Torino e dintorni – si è aperta con un’assemblea di piazza, nella quale
sono state illustrate le conseguenze disastrose della costruzione del Tav
a Torino, dove ben 250.000 torinesi saranno investiti dalla costruzione
della nuova linea. 30 anni di cantieri per servire gli interessi della
solita lobby di costruttori, interessata a drenare soldi pubblici per
un’opera inutile, che assorbirà risorse che potrebbero essere impiegate
per migliorare i servizi destinati alle persone, cominciando dal trasporto
ferroviario per i pendolari.

Dopo l’assemblea i No Tav sono scesi in strada diretti in corso Francia,
che nei giorni precedenti la questura aveva vietato con il pretesto
dell’interruzione del traffico. Evidentemente chi si appresta a bloccare
la città per 30 anni non gradiva che la protesta No Tav lo facesse per 30
minuti.
La passeggiata che, vista la partecipazione, ha assunto i caratteri di un
vero corteo, si è diretta in piazza Statuto e qui ha svoltato per corso
Francia. Lo schieramento di polizia era imponente. In testa al corteo tre
sindaci si Tav con tanto di fascia tricolore accompagnati da operai in
tuta armati di cazzuola e bugliolo, un trattore bonsai, una corte di
portaborse e cortigiani. I No Tav sono dilagati ovunque per la piazza,
bloccando il traffico in ogni direzione, mentre partiva la cerimonia di
posa della prima pietra, con tanto di discorso inaugurale, taglio del
nastro e cementazione della pietra.
La manifestazione si conclusa in piazza XVIII dicembre con toma, birre,
musica, l’acqua della Fonte Penturetto di Vaie, e giochi per i bimbi.
In molti hanno manifestato l’intenzione di salire il giorno successivo a
Prà Catinat, dove i sindaci si incontravano per farsi presentare l’accordo
sul Tav, siglato dall’Osservatorio.
La Stampa nella sua edizione serale annunciava che l’incontro era stato
spostato in prefettura a Torino. Nonostante continuino a raccontare che il
popolo No Tav è ormai scomparso, è bastato l’annuncio che qualche macchina
di No Tav sarebbe salita a Prà Catinat, per suggerire una rapida fuga nel
chiuso della Prefettura. In questo fine settimana, dopo tre anni di
concertazione si sta sancendo la conclusione dei lavori dell’Osservatorio
Virano, il tavolo tecnico che il governo Berlusconi mise in piedi in
fretta e furia il 9 dicembre del 2005, per arginare la rivolta in Val
Susa, culminata con la riconquista, l’8 dicembre, dei terreni di Venaus
presi con la forza dalla polizia due giorni prima.
Il movimento No Tav, sin dal 10 dicembre del 2005, quando la delegazione
guidata da Ferrentino tornò da Roma con questa polpetta avvelenata,
comprese che il ruolo dell’Osservatorio era di far passare con le “buone”,
quello che non era stato possibile imporre a suon di botte e occupazioni
militari.
In questi tre anni è stato messo in moto un apparato propagandistico
enorme, appoggiato e voluto dal governo Prodi non meno che da quello del
Cavaliere. Si trattava di creare i presupposti per far credere che, poco a
poco, l’opposizione al Tav si riduceva solo ad una minoranza di
estremisti, facilmente criminalizzabili, facilmente isolabili.

Nonostante il fronte istituzionale sia poco a poco rientrato tra i ranghi,
mettendo fine all’anomalia valsusina di sindaci e amministrazioni
schierati contro le direttive dei loro partiti, il popolo No Tav non ha
mai interrotto la sua marcia. Il gusto per l’agire in prima persona, per
la politica dal basso, fatta nelle assemblee popolari, nei comitati, nel
lavoro quotidiano in strada è di quelli che restano e resistono alle
sirene di chi vorrebbe si mollassero gli ormeggi, tornando a casa.

Il 17 giugno i tecnici della Comunità montana Bassa Val Susa hanno
presentato le loro “suggestioni” sul futuro della Val Susa attraversata
dal Tav, chiamando la nuova linea “F.A.R.E.” – Ferrovie Alpine Ragionevoli
ed Efficienti, sostenendo che il Tav si può F.A.R.E.
In un’affollatissima assemblea svoltasi a Villardora il 27 giugno i No Tav
hanno esaminato le varie proposte, presentate ed analizzate da vari
tecnici, ed hanno detto a chiare lettere che le “suggestioni” dei tecnici
della Comunità montana sono sin troppo simili a quelle di chi da quasi un
ventennio propaganda la devastazione del territorio ed il saccheggio di
risorse pubbliche.
Il 28 giugno si è ribadito che l’opposizione al Tav sta crescendo, poco a
poco, anche a Torino, da dove, secondo quanto illustrato nel piano
F.A.R.E., dovrebbero partire i lavori.

Un’ultima notazione di cronaca. Il toretto in fondo a piazza XVIII
dicembre, chiuso da anni per timore che l’acqua attirasse immigrati poveri
e senza casa, è stato riaperto dai No Tav all’uso pubblico della
cittadinanza.

No Tav Autogestione – Torino
Il nostro Comitato aderisce alla Rete
“Saldatura – contro tutte le nocività”
di Torino e dintorni – www.saldatura.org

Per info:
notav_autogestione@yahoo.it
338 6594361