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Osservatorio sui Balcani di Brindisi
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pagine di Storia e di poesia

 

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1929

poesia

 


 

ODE AL PASSAPORTO SOVIETICO

VLADIMIR MAIAKOVSKI

 1929

Dalla raccolta di versi di Vladimir Maiakovski

Marcia di sinistra ediz Editori Riuniti 1958

 

In questo tragico momento in cui all’umana solidarietà per

 gli innocenti coinvolti in questa  guerra tra Russia ed

 Ucraina,spesso  si accompagna l’erroneo accostamento

 tra la Russia di Putin e l’idea di fratellanza dei popoli

 ch’era nei fondatori della Unione Sovietica di Lenin,

vogliamo far rileggere i versi scritti  nel 1929 da Vladimir

 Maiakovski in ode al passaporto sovietico … nel suo stile

 affermava il suo odio per tutte le carte bollate e il

 burocratismo ma come non in inorgoglirsi per quel rosso

 libricino con la falce e martello stampigliati?

 

VERSI SUL PASSAPORTO SOVIETICO

Come un lupo

divorerei

il burocratismo.

Per i mandati non ho

alcun rispetto.

A tutti i diavoli

insieme alle madri

vada

ogni carta. ..

Ma questa...
Per un lungo fronte

dì cabine

e di scompartimenti

un funzionario

garbato

s'avanza.

Porgono il passaporto,

e anch'io

porgo

il mio

libriccino purpureo.
Per alcuni passaporti

ha un sorriso

sulle labbra.

Per altri

un contegno indifferente

 

Con rispetto

prende, ad esempio,

i passaporti

con il leone inglese

che giace su due lati.

Divorando

con gli occhi

il bravo zio,

senza smetterla

dì fare inchini,

prende,

come fosse una mancia,
il passaporto

d'un americano.
Su quello polacco

fìssa lo sguardo,

come una capra

che guarda un manifesto.
Su quello polacco

spalanca gli occhi

con poliziesca

lentezza d'elefante:

di dove, dice,

che sono queste
novità geografiche?
E, senza volgere

la palla della testa,

senza provare

sentimento

alcuno.

egli prende,

senza battere ciglio,
i passaporti dei danesi

e vari

altri

di svedesi.

Ma d'un tratto,

come

scottata,

la bocca

si storce

al signore.
Il signor funzionario

sta

prendendo

il mio

passaporto dalla pelle rossa.
Lo prende

come una bomba,

come un riccio

lo

come un rasoio

a due tagli,

lo prende come

un serpente a sonagli,
con venti lingue,

lungo due metri.

Ha ammiccato

in modo espressivo

l'occhio del facchino,

pronto a portarvi

gratis il bagaglio.
Il gendarme interroga

con lo sguardo

l'agente,

l'agente

il gendarme.
Con che voluttà

dalla casta gendarmesca
sarei frustato c crocifìsso
perché

ho fra le mani

col martello

e la falce

il passaporto sovietico.
Come un lupo

divorerei

il burocratismo.

Per i mandati non ho

alcun rispetto.

A tutti i diavoli

insieme alle madri

vada

ogni carta.

Ma questa...

Io

la tiro fuori

dai

dai larghi calzoni
come duplicato

d'un peso inestimabile.

Leggete

invidiate,
io

sono cittadino
dell'Unione Sovietica.

1929

Vladimir Maiakovski

 

Copia cartacea e digitalizzata  per l’Archivio Storico Benedetto Petrone

13 marzo 2022

archiviobpetrone at libero.it

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